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Istantanee ...immagini sbiadite.

Post n°279 pubblicato il 25 Marzo 2011 da caterina.x

Sei chilometri a pena, ma a me pareva un lungo viaggio. Avrò avuto sette otto anni e seduta sul sedile posteriore di una vecchia Simca, con il naso appiccicato al finestrino, guardavo il paesaggio scivolare via. Alla mia sinistra il mare. Il mio Ionio azzurro e spumeggiante, alla mia destra le colline. Aspettavo quasi con il cuore in gola d’avvistare il castello, solitario e diroccato sulla rupe, immaginando una corte festosa, piena di dame e cavalieri. Il tempo di riassestare i miei sogni e il castello era già sparito, e con lui armigeri e dame. Eravamo già in paese. Pochi minuti e la macchina svoltò a destra, inerpicandosi per una strada stretta e irta. Io chiusi prontamente gli occhi, come faccio ancora oggi quando ho paura. Li riaprii però poco dopo, perché sapevo che a un certo punto avrei rivisto il mio castello. Mi beai a quell’apparizione, ma solo per pochi secondi, perché la macchina svoltò a sinistra. Io ci rimasi male. Speravo che qualcuno si rendesse conto dei miei pensieri, quasi fossero trasparenti e visibili a tutti, e magari proseguisse il viaggio, su fino al mio immaginario mondo di dame e cavalieri pronti a dar battaglia, ma i bambini a quell’epoca erano abituati a stare zitti, e gli adulti non leggevano il pensiero!

Il viaggio finiva li. Ci addentrammo in casa attraverso un ampio portone, e fu lì che, soffermandomi nell’entrata, sul terzo gradino di una scala alla mia sinistra, che portava al piano di sopra, erano sedute due persone. Una bella ragazza dai capelli biondi e gli occhi blu, come un cielo primaverile, di fronte a lei un ragazzo. La guardava intensamente e il suo sorriso illuminava il mondo, pareva quasi, che nessuna cosa lo potesse distogliere da quegli occhi!

Rimasi per una serie d’interminabili secondi a guardarli, domandandomi cosa stesse succedendo, quale mistero nascondevano quegli occhi, e se mai fosse lei, la principessa che abitava il mio castello!

Un tintinnio, un rumore metallico, un rimbalzare di qualcosa, mi fece sussultare. Le chiavi mi erano scivolate di mano. A quel punto, anche i due ragazzi si girarono. Lui mi sorrise.

Un’istantanea, un flash back, forse si dice così. Oggi mi domando quanti fotogrammi si saranno interposti tra quei due. Quante situazioni, vicende tristi o belle, avranno contribuito a separare quell’abbraccio di sguardi e sorrisi?

Un’istantanea in bianco e nero, questo è quanto  conserva il mio cervello, sbiadita dal tempo e dai ricordi. Bianco e nero. Solo il nocciola di due occhi vispi che si riflettevano in un azzurro cielo!

 

 

 
 
 
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