Creato da caterina.x il 23/03/2008

...Caterina...

condividiamo parole ed emozioni

 

« Decantando (travasi d'anima)Prima di andare a mare p... »

Lavoro. Un diritto, un dovere, un privilegio? (Non sono ancora in grado di darmi una risposta.)

Post n°289 pubblicato il 30 Maggio 2011 da caterina.x

Ho quarant’otto anni, e credo che sia frustrante alla mia età, essere ancora alla ricerca di lavoro. E si che son decenni che lavoro!

Di che ti lamenti?  Direbbe qualcuno! Infatti, non mi lamento, ma di tanto in tanto un “bruciorino” allo stomaco e un leggero brontolio lo sento, e come se lo sento!

Sono calabrese, la regione con il più alto tasso di disoccupazione in assoluto di tutta la penisola. Pare che per quanto riguarda la disoccupazione giovanile deteniamo, addirittura, il primato europeo!

Non mi voglio soffermare su dati e resoconti ISTAT, perché non è di numeri che voglio parlare. Non siamo numeri, infatti, da incolonnare e ridurre a schemi colorati. Dietro ogni numero si nasconde un volto,un uomo, una donna,  che stenta  a trovare un lavoro.

Ho studiato, a dire il vero, ho quasi scatenato la terza guerra mondiale per conseguire il diploma di maturità. Sono cresciuta in una famiglia in cui si sosteneva che le donne non hanno bisogno di lauree e orpelli vari, tanto prima o poi, si sposano, procreano ed è  l’uomo a dover  “mantenere” la famiglia.

Beh, sarà che sono un tantino  storta, ma a me le cose sono andate in tutt’altra maniera. Sposata, divorziata e con un figlio da mantenere, mi son trovata catapultata nel “mondo del lavoro” in men che non si dica. Ed eccomi qui a fare tutto quel che mi capita a portata di mano. Tutto bene, ma vi prego di credermi che è stata un’impresa a dir poco titanica arrivare fin qui.

Di aneddoti potrei raccontarne tanti, ma mi soffermo su un episodio accadutomi un paio di estati fa.

Mi dissero che in un supermercato cercavano un’addetta al banco salumi. Perché non provare? Il giorno che varcai la soglia dell’ufficio, con il mio bel C. V. in tasca, il proprietario del negozio, si alzò e mise da parte un mucchio di scartoffie, credetemi non esagero se dico che pareva quasi in  preda a una crisi mistica. Mi guardò dall’alto del suo metro e novanta centimetri e mi fece accomodare nel suo ufficio privato. Ero io, la soluzione, la salumiera con decenni di esperienza che faceva al caso suo, potevo incominciare già l’indomani mattino. Certo avrei dovuto chiudere un occhio sugli orari. Poiché conoscevo il mestiere e ci saremmo risparmiati le due settimane di prova, sarebbe stato generosissimo, incominciavo con il massimo dello stipendio….seicento euro…per almeno dieci ore di lavoro giornaliero.  Queste sono bazzecole, quando si ha voglia di lavorare non ci si sofferma su certe cose!  Certo, avrei dovuto tener conto che nei mesi di luglio e agosto saremmo rimasti aperti anche di domenica, giornata extra e non pagata, per supplire ai periodi in cui, a sua detta, non si lavorava tanto, in compenso più in la mi avrebbe dichiarato.

Vi sembrerà strano ma accettai. Non mi soffermo sui particolari, vi basta sapere che in media un paio di volte il mese, il datore di lavoro o la segretaria, arrivava di corsa e mi pregava di accomodarmi fuori da un’uscita secondaria, perché di lì a poco ci sarebbe stato un controllo. Spesso il tutto si rivelava un falso allarme. Rientravo come se nulla fosse e riprendevo il mio posto, chiedendomi chi si prendeva la briga di avvisarli!

 Un giorno chissà come e per quale motivo gli ispettori, anzi le ispettrici arrivarono veramente. Quella volta la segretaria non riuscì a farmi prendere la via dell’uscio, le gentili signore mi beccarono sul fatto! Mi recai in ufficio ostentando sicurezza e determinazione. Ero stanca, da anni recitavo la stessa commedia, firmavo dichiarazioni false per non contraddire il mio datore di lavoro e mantenermi il posto, questa volta ero determinata a “denunciare”. In effetti, è quel che feci.  Dissi chiaramente che non ero disposta ad accettare quanto mi proponevano, cioè un contratto part-time, sempre che tre ore giornaliere possano essere considerate un part-time, semplicemente perché lavoravo almeno dieci ore il giorno, anche se in realtà ricevevo un compenso che non sarebbe bastato a coprirne cinque. Non avevo più voglia di firmare buste paga “gonfiate”, in breve,  me ne sarei andata il giorno stesso.

Beh, sapete quale fu la risposta di una delle due gentili ispettrici?  “ Certo, signora lei ha ragione, faccia pure come crede, se pensa di trovare di meglio se ne vada, ma nel frattempo potrebbe accontentarsi di ciò che ha, per quanto ci è dato sapere non troverà di meglio .”

Con questo chiudo, perché credo che non ci siano commenti da aggiungere. Chi ci salverà da noi stessi?

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

ULTIME VISITE AL BLOG

Buba11caterina.stassanoaneresdgl10bossu1munchnonurlaixtlannbon.pierTerzo_Blog.GiusAsk_For_MoreSpartanLXIIIpacha210alexenzo22cambia_la_passwordlubopoiunco1900
 
Citazioni nei Blog Amici: 28
 

I MIEI BLOG AMICI

FACEBOOK

 
 
 
 
 

CHI PUŅ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore puņ pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
 
 

POESIE SUFI

Nasciamo senza portare
nulla,moriamo senza poter
portare nulla,ed in mezzo,
nell'eterno che si
ricongiunge nel breve
battito delle
ciglia,litighiamo per
possedere qualcosa.
 
N.Nur-ad-Din
 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963