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Ricambiare un dono in versi non si può fare che con altri versi. Così questo è oggi il mio regalo e i miei auguri a Jezabels, che ieri mi ha confenzionato il regalo di una traduzione in spagnolo con i fiocchi di alcuni miei versi. "Descrivi l'aroma del caffé! - scrive Wittgenstein - Perché non si riesce? Ci mancano le parole?". Quante storie per un caffé! Una diatriba ontologica antica - anche tra me e Jeza. L’aroma del caffé rimase
ad aspettare nella tazza
che arrivasse un treno
un passeggero, un incontro
a un tavolo del Bar Destino
Passò un funambolo del clarinetto,
un’ubriaca di stelle e di milonghe, un cacciatore di macachi rabdomanti,
un incantatore di preti e rane afgane:
quante storie per un caffé,
senza labbra quel mattino,
suonarono e raccontarono
agli avventori indifferenti
o storditi del Bar Destino.
Passarono le nubi, la luna
spuntò rasa, irreale all’orizzonte,
catturò quell’aroma remoto
nel suo alone e se ne inebriò
Sulla sponda arsa del mare
un aereo solcò lento il disco
ramato ancora della memoria.
Quante storie per un caffé
senza rendez-vous o una canzone,
sospirò a una stella vaga nel cielo amaro il cameriere,
ritirando la tazzina fredda:
ogni mattina c’è una calda
e un'aroma di speranza nuova
ai tavoli del Bar Destino. (Zagreus_va) |
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quanti metri è alto il Monte Bianco –
come viene usata la parola ‘gioco’ –
che suono ha un clarinetto.
Chi si meraviglia che si possa sapere qualcosa, e non essere in grado di dirlo, pensa forse a un caso come il primo. Certo non a un caso come il terzo.
(Ludwig Wittgestein, Ricerche filosofiche, Einaudi - pensiero 78).
Grazie per l’apprezzamento dei versi.
Buon pomeriggio:)