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« Carro attrezzi del silenzio | Un Taxi per Cancun, trad... » |
Dal Messico tornerai
alla mia clessidra,
dal tuo taxi per Cancun
alle mie lacrime di sabbia
Attraversai con te
lo Yucatan da Merída
fino a Isla Mujeres,
lì ci perdemmo tra tequila
ed erbe, Fabiola Mirenio,
ci spogliammo degli abiti
non del vento, ci togliemmo
le scarpe e calzammo stelle
azteche, musica spiovente
da quelle sfere, sguardi
che sussurravano spiagge
senza oceano di sale nel battito
assorto dei polsi e nelle orecchie
Ti ho detto “Sposami”,
Fabiola Mirenio, sospirando
al velo di una nube bianca
trascinato al sommo della luna,
avrei chiamato anche i Mariachi
a suonare le loro corde di ramarro,
ma tu eri già salita in bikini
e sandali su un taxi per Cancun
C’è silicio aguzzo, non ancora
sabbia, deserto, sotto le mie suole,
il film riarso in pelle d’anaconda
e sangue d’orchidea meticcia, cucito
alla tomaia di mocassini yaqui
Cammino come Zarathustra sull’abisso:
ho inviato l’aquila e il suo serpente
regale inanellato al collo, a cercarti
sul pelo del diluvio che sommerge
ora il mondo e lo zenit originario
Ma io ti ho dato un nome
nel cuore di piramide e pietra,
nell’idra di luna e pianto,
un nome di sposa segreta,
Fabiola Mirenio, e tu ritornerai
alla mia voce attraversando
la clessidra dallo Yucatan
a Cancun, con il bikini in taxi
e l’assassino di sabbia morto.
(Zagreus_va)
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