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Deve tornare San Francesco il "rivoluzionario"

Post n°61 pubblicato il 02 Agosto 2005 da zetek

Riporto qui sotto un pezzo di Massimo Fini, dal "Il resto del carlino" di mercoledì 27 luglio

Deve tornare San Francesco il "rivoluzionario"

Da quando in Cina è cominciato il "miracolo economico" i suicidi sono diventati la prima causa di morte fra i giovani (250 mila l'anno, 850 ogni giorno, più tre milioni di tentati suicidi) e la terza fra gli adulti. Per quanto tarate su una popolazione di più di un miliardo di persone sono cifre spaventose che dovrebbero farci riflettere e allarmarci molto di più del fatto che i cinesi, col loro espansionismo, minacciano i nostri mercati e il nostro cosiddetto benessere.
Perchè proprio per la loro enormità illuminano ciò che non vogliamo vedere e cioè che lo stesso fenomeno riguarda anche il mondo occidentale, "il migliore dei mondi possibili", da quando, con la Rivoluzione Industriale, ha imboccato la strada del "benessere" e dell'attuale modello di sviluppo basato sulla produzione-consumo al più alto livello possibile.
Nell'Europa del 1650, preindustriale, i suicidi erano 2,5 per 100mila abitanti. Nel 1850, un secolo dopo il take -off, erano già triplicati, attualmente sono oltre 20, decuplicati. Nevrosi e depressione sono malattie della Modernità. Si affacciano all'inizio dell'Ottocento, non a caso nel mondo borghese, mercantile, quindi agiato, diventano un problema sociale delle classi benestanti fra Ottocento e Novecento, tanto che nasce la psicoanalisi, per esplodere poi come forme di disagio acutissimo diffuso fra tutti i ceti sociali del mondo sviluppato.
L'alcolismo di massa ha inizio con la Rivoluzione industriale, il fenomeno della droga è sotto gli occhi di tutti. E negli Stati Uniti 566 americani su mille fanno uso abituale di psicofarmaci. Cioè nel Paese-guida del modello, il più potente, il più ricco, più di un abitante su due non sta bene con la proprio pelle, non regge la società in cui vive. Ora i dubbi sono i seguenti: se noi non ci si ostini a chiamare "benessere" quello che invece è  uno straordinario malessere e se la "ricchezza delle nazioni", per usare un'espressione di Adam Smith, valga di più della qualità della vita dei loro abitanti. E se quella che noi chiamiamo "qualità della vita" identificandola con la possibilità di produrre, consumare e possedere al più alto livello, sia veramente tale o non, piuttosto, il suo contrario.
Sono domande che, dal nostro piccolo buco, rivolgiamo alle classi dirigenti mondiali, politiche ed economiche. Noi non ne possiamo più di essere "modernizzati". Non vogliamo ulteriori espansioni del Pil, della ricchezza, della crescita dello sviluppo. Vogliamo essere più poveri, anche molto più poveri, senza doverci nevrotizzare, deprimere, frustrare, alcolizzare, drogare, suicidare. San Francesco, e non Marx o Adam Smith, sarebbe oggi il vero rivoluzionario.

 
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