« Catullo in sovrappeso | ORO INCENSO E ZMYRNA » |
Post n°261 pubblicato il 28 Dicembre 2018 da HansSchnier
"Catullo è divenuto per la tradizione occidentale il fondatore di una gran parte del linguaggio della poesia d'amore. Aggiungerei che, in parallelo, la sua acutezza di valutazioni e la sua spinta poetica a condividerle in versi con la cerchia (e con noi) ha finito per fondare anche l'analisi poetico-psicologica dei rapporti d'amore, con le varie traversie e le più sottili singolarità che costellano un'esperienza così centrale nella vita di tutti: circostanza che fa di lui un inossidabile contemporaneo. [...] Lontana da noi più di duemila anni, la poesia di Catullo, con la sua introspezione che conquista comprensione dei fatti e loro icastica, perfetta configurazione espressiva nell'atto stesso in cui si dispone a meditarli con stilo e tavolette cerate, funziona già come ci aspettiamo che funzioni una meditative lyric di oggi" (Alessandro Fo). E meno male che sei devoto di Medjugorje, professò! Catullo come Petrarca, instancabile analista e sistematico moralizzatore dei propri turbamenti? Ma c'è il cristianesimo di mezzo, ci sono le Confessioni di sant'Agostino! Forse in questa nostra società scristianizzata Catullo suona più "contemporaneo", proprio perché il poeta antico non si proponeva obiettivi esplicitamente spirituali. Petrarca, al contrario, si sentiva in dovere di trovare il "senso profondo" della propria vicenda umana, così da renderla esemplare. Catullo non aveva di questi problemi e, di conseguenza, nella sua poesia non c'è quel pesante filtro morale-intellettuale che, a dire il vero, può stancare il lettore del Canzoniere. |
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