Creato da zitelle.e.cornuti il 07/05/2006
Storie vere di un paese inventato

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« Documento di spiate circostanzeVincenzina (Zitelle e Cornuti) »

"...non c'è vita, nè voglia di vivere..."

Post n°7 pubblicato il 06 Novembre 2006 da zitelleecornuti

...Un immaginario paesino italiano dal nome bizzarro (come d’altronde tutti i suoi abitanti), la Contrada delle Ghiande, in cui accade di tutto, dagli amori clandestini ai giochetti di potere politico, fino ad arrivare al substrato più intimo della Contrada: il pettegolezzo. Non c’è vita né voglia di vivere, si devono dire le comari di quel paesino, se non si viene a sapere tutto degli altri, ma soprattutto se non si riesce a tessere trame sordide all’inversosimile costellate da aborti, vedove che rimangono incinte (ma di chi?) e amori impossibili. Se poi la fantasia supera la realtà, o se la morale e il perbenismo vengono schiaffeggiati dalle azioni umane degli abitanti, tanto meglio perché le trame si ispessiscono e le comari parlano e parlano...

Così capita che un giorno la vedova Bosco rimane incinta e l’intera cittadina la addita a poco di buono ergendole un muro di odio spesso e soprattutto ben visibile. Cosa fare? Scappare o rimanere in un posto dove tutti la vorrebbero vedere alla gogna?

Succede anche che una ragazzina sedicenne innamorata e ricambiata  rimanga incinta. Ma il peggio è in agguato! E non tanto perché sia minorenne, quanto perché l’innamorato è un batterista senza futuro né soldi e il padre di lei è candidato quale futuro sindaco della Contrada. Che dire poi della Regina, la contessa Luisa Mugaci, che regna da grande sovrana nel palazzo che si erge vicino alla piazza? Neanche il prete rimane immune al suo potere e le va a spifferare i peccati degli abitanti.

Ma per fortuna la vita scorre e va avanti implacabile e lascia dietro di sé ricordi rarefatti e memorie sbiadite. In questo modo gli abitanti della Contrada delle Ghiande tirano avanti e continuano a vivere le loro vite e a rovinare quelle dei vicini, instancabili, anno dopo anno, vita dopo vita. In questo romanzo però esiste la giustizia e come nel famoso trapasso dantesco i padroni cattivi diventano gli schiavi soggiogati e i poveri servi hanno, qualche volta, la giusta rivalsa sui loro carnefici.

E’ comunque dura la vita alla Contrada se non ergi la tua esistenza al pettegolezzo e alle malelingue! Per fortuna che il paesino è inventato, gli abitanti pure, i nomi delle vie non esistono di certo nella realtà, i nomi dei personaggi sono più strani che veri e le storie, quelle poi sono veramente bislacche. Bislacche al punto tale da pensare che per fortuna la nostra vita, quella reale, è diversa, ma proprio diversa. Ma sorge un dubbio: è veramente diversa la realtà rispetto al romanzo di Antonio Ravi Monica? Chi lo sa! Sta di fatto che leggendo di nomi improbabili di vie e di contesse che si muovono su fantomatiche sedie a rotelle meccaniche, la fantasia - ci viene da dire - ha preso spunto dalla realtà e “Zitelle e cornuti” è forse emblema della nostra società con i suoi pregi e i suoi difetti. Non ci credete? Allora leggete il romanzo e lasciatevi catturare dallo stile dolce e sarcastico  dello scrittore Ravi Monica.

 cdb

(tratto da Popolo e libertà)

 
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