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« Tradimento democratico e...Sulla strada. (Senza regole). »

"Versus"

"Nessuno parla del suo diritto più appassionatamente di colui che in fondo alla sua anima nutre un dubbio sul suo diritto. Tirando la passione dalla sua parte, egli vuole stordire l'intelletto che dubita: così acquista la buona coscienza e con essa il successo presso il prossimo". (Friedrich Nietzsche)

Incipit. Allorché mi si domandi: "chi è il tuo cantante preferito"? La risposta è sempre la stessa: "Freddie Mercury". Analogamente, nel caso in cui mi si chieda: "chi è il tuo stilista preferito"? Non ho tentennamenti nel rispondere: "il Re della Moda! Chi altro se no"? La consapevolezza che la parola Amore abbia avuto (nel primo caso, ndr) e continui ad avere (nel secondo, ndr) un senso "diverso", mai ha scalfito le mie certezze, né ha influenzato sulle mie scelte con giudizi lesivi o preconcetti. Ciò, partendo dal sicuro presupposto che la mia lancetta punti dritta sul "regular".

Mi capita spesso di essere inviato a sfoderare la penna, prendendo posizione nelle moderne battaglie per i Diritti Civili, forse dando per scontato che io sia o debba essere ad esse favorevole, sempre e comunque. E' per questo che talvolta finisca mio malgrado, ad osservare le facce di quanti restino di sasso, esterrefatti e increduli, quando, in tutta onestà, mi trovi a rispondere: "spiacente, non sono le mie battaglie". 

Ovviamente, ciò non toglie che io abbia una personale opinione sui temi etici, sociali e familiari che interessino la Comunità contemporanea. Rendendo omaggio a Cartesio, posso dire fieramente: "Cogito ergo sum"... Tuttavia, il mio pensiero si trova spesso ad essere "contro" il sentire comune. Un sentire comune a volte "forzato", che non può essere da me condiviso e accettato come un indiscutibile dogma. E se mi astengo dal condividere le mie idee è soltanto perché "vivi e lascia vivere" è un motto utile al mantenimento della "Pace cosmica"...

Nella nostra "Società dell'inflazione dei diritti", pretesi e sottintesi, che non vuole obblighi e che rifugge i doveri, nella quale si finisce allineati o peggio, appiattiti, più o meno consapevolmente, sul "mainstream" imposto dai mass media, dagli intellettuali o pseudo-tali e dalla Politica subdola al seguito, è sempre difficile trovare qualcuno in grado di dire "no" e di esprimere il proprio disaccordo, reggendo il conseguente urto proveniente dai "benpensanti" schierati compatti dall'altra parte.

Parimenti, nella nostra Società post-borghese, post-rivoluzionaria e post-proletaria, che fatica a riposizionarsi "ante" qualsiasi cosa, è difficile esporre qualunque punto di vista che risuoni dissimile da quello professato da una massa incapace di cambiare opinione, di accettarne di diverse e in grado soltanto di radicalizzare le proprie, se non a rischio di essere etichettati come blasfemi figli del pregiudizio.

Dopo una lunga e combattuta riflessione, ho deciso che sarebbe stato da codardi continuare a tenersi in disparte, non rispondendo al questionare altrui. Ergo, senza nulla togliere a chi rispettosamente la pensi in maniera contrapposta, conscio che non basterebbero tutte le pagine di una vita per terminare un'infinita discussione e desideroso di non perdermi in arzigogolati e vuoti ragionamenti, voglio esprimermi brevemente su taluni argomenti di sicuro impatto emotivo.

Partiamo da principio.

La famiglia. Prescindendo dalle disposizioni dell'art.29 della Costituzione Italiana (che essendo una legge degli uomini, per gli uomini, può sempre essere modificata, ndr), per quanto mi riguardi, la famiglia è un nucleo sociale composto da un uomo e da una donna, possibilmente sposati e con figli. "Tradizionale", per dirla alla maniera di oggi. Chiaramente, conscio di non vivere l'oscurantismo medioevale, comprendo l'idea di quanti estendano il concetto di famiglia alle coppie conviventi "more uxorio", anche dello stesso sesso, chiedendo un conseguente adeguamento del Diritto

Quel che non sopporto invece, a cui cioè sono "contro", è il fatto che la Politica ciarlatana si mostri aperta, per mero calcolo elettorale, alle richieste di coloro che si battano nel nome della famiglia "Alternativa" e si mostri sorda, cieca e muta, al cospetto di chi pretenda il rispetto delle altre. 

Mi pare incredibile che le nostre Istituzioni si trovino ad appoggiare, concedendo magari il proprio patrocinio, eventi discutibili in cui si mostrino le "terga al vento" per le strade delle città, mentre si scaglino contro le manifestazioni in cui a regnare siano i passeggini, definendole "retrogradi esempi di discriminazione e di omofobia". Nonostante tutto, credo ancora nel comune senso del pudore, nell'etica e nella morale (no, "moralista" non è affatto una brutta parola, ndr). 

Il matrimonio. Sono del parere che l'istituto matrimoniale sia e debba rimanere nella natura delle cose, ovvero: un contratto tra un uomo e una donna. Un rapporto giuridico che veda protagoniste persone dello stesso sesso, non può e non deve essere identificato come tale. Insistere in direzione opposta vuol dire dar sfogo alla peggiore Demagogia ideale e fattuale. Il Sole non è la Luna e non si può affermare il contrario, pretendendo di avere ragione. Che lo si chiami "Pacs", "Dico" o in altri modi pittoreschi, ma non matrimonio. L'importante (al di là della recente condanna inflitta al nostro Paese dalla Corte di Giustizia Europea, ndr) è definire una volta per tutte i diritti e i doveri delle coppie di ogni estrazione, ma con dei distinguo (ad esempio, mi parrebbe eccessivo consentire la reversibilità della pensione, ndr). 

L'adozione. Molto semplicemente, sono dell'idea che un bambino debba contare su due genitori: il padre e la madre. L'Ordinamento non può arrogarsi la facoltà di decidere differentemente da quanto biologicamente determinato, inventando di sana pianta il principio di "parentalità". A dispetto dell'arcobaleno, il Bene Comune va oltre la pretesa del caso singolo. Non è in ballo soltanto l'educazione dei figli, ma il loro "posto nel mondo". E se la preoccupazione (addotta in modo fazioso, ndr) è quella di "svuotare" gli orfanotrofi, che si renda più rapido la procedura di affidamento. 

Inoltre, riguardo all'educazione dei bambini, rifiuto in assoluto qualunque richiamo a una fantomatica "teoria del gender", che mette a rischio il nostro fin troppo destabilizzato Sistema Scolastico e soprattutto, il futuro delle nuove generazioni, in un momento delle vita in cui sono i dubbi, le incertezze e le perplessità a farla da padrone.

La fecondazione assistita e l'aborto. La Paternità e la Maternità non sono un diritto naturale, ma un dono della Natura. Per quanto mi riguardi, al pari della clonazione umana (follia che prima o poi, c'è da giurarci, si ridesterà dall'oblio, ndr), i lucrosi ed estremi procedimenti di "fertilizzazione femminile" messi sul Mercato dalla Scienza Medica, andrebbero banditi. Soprattutto quando si parli di procedimento eterologo. Da avventate mostruosità di laboratorio non possono che discendere delle tardive amenità legislative o peggio, delle pericolose "sentenze tappa-buchi" emesse dalla Magistratura (con la Consulta e la Corte di Cassazione in prima fila, ndr). 

D'altro canto, potrei cominciare citando Pier Paolo Pasolini, che ebbe a dire: "Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell'aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano - cosa comune a tutti gli uomini - io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente". Tuttavia, mi limiterò ad esprimere un augurio, ovvero che non si cerchi di "allargare le maglie" della legge attualmente in vigore. Per inciso, così come non posso giudicare una donna che liberamente scelga di compiere tale passo, non mi sento di criticare i "camici bianchi" che dichiarandosi obiettori di coscienza si rifiutino di metterlo in pratica.

Il Divorzio breve. Indubbiamente, tutti vorremmo che una volta deciso il "grande passo", una coppia fosse destinata a una vita serena e felice, ma chiaramente, a leggere le statistiche, ciò non è. Se la riforma del Diritto di Famiglia avvenuta negli anni '70 (in conseguenza del Referendum sul divorzio, ndr) consentì alla famiglia il "lusso" di sentirsi meno unita e stabile, è indubbio che l'accorciamento dei tempi che dalla separazione portano al divorzio, siano figli della modernità. 

Insomma, è evidenza quotidiana che nessuna fanciulla si neghi il diritto di sentirsi principessa per un giorno e che nessun principe azzurro si neghi l'opportunità di montare il bianco destriero per correre al galoppo dall'amata. Peccato che al di là della "favola per un giorno", la realtà dimostri che troppo spesso si giunga all'altare senza aver fatto i conti con la ragione. Anziché legiferare in favore del Divorzio breve, sarebbe stato bene farlo per l'Intelligenza lunga...

Eutanasia. Suicidio Assistito, dolce morte... Certamente le radici Cristiane del nostro Paese (un insopportabile peso per molti, una benedizione per altri, ndr) hanno profondamente influenzato il Parlamento sul tema, causandone il persistente immobilismo. Quel che posso dire, è che il documento di fine vita che stilai all'indomani del trapasso di Eluana Englaro, recita ancora: "....Nel pieno possesso delle mie capacità fisiche e mentali e libero da qualsivoglia pressione di terzi, dichiaro che: 1) qualora si riscontri nella mia persona, l'incapacità sopravvenuta ed improvvisa, di condurre una vita autonoma (vale a dire priva di supporti medici, assistenza continua, duratura e compassionevole), imputabile ad incidenti o malattie (ad es.: omissis), tali comunque da indurre, anche in maniera indefinita, lo stato di Coma (non indotto) o Vegetativo Permanente, autorizzo il distacco di ogni meccanismo elettrico e/o meccanico, che sia destinato al mio mantenimento in vita (ad es.: per consentire la circolazione sanguigna o la respirazione, oppure per operare interventi di nutrizione ed idratazione), nonché l'interruzione di terapie farmacologiche, ad eccezione di quelle palliative ed antidolorifiche. 2) Testamento ed ultime volontà: omissis". Senza cadere nel baratro dell'estremismo, perdendosi nel solco pericolosamente tracciato da Nazioni quali il Belgio e i Paesi Bassi, sono convinto che l'Italia debba comprendere il peso della sofferenza, adeguandosi di conseguenza...

In conclusione di questa mia riflessione, che non pretende approvazione, né acclamazione e che nel contempo si augura di non aver provocato eccessivo biasimo o risentimento, mi si conceda comunque il potere di ristoro, tanto per metterci "una pezza": ho espresso la mia opinione in Libertà fin dove princìpi la Vostra... Questa sì che è un'ineffabile certezza!

D.V.

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