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Pesaro Rovigno 2012: la regata

Post n°421 pubblicato il 04 Maggio 2012 da Zero.elevato.a.Zero
 

RegataRestano molte immagini intense di questa nuova esperienza di mare, restano sottopelle, con un chiacchierio dolce e saggio che assomiglia al suono dell’acqua contro lo scafo quando sono assicurati gli ormeggi. Non so quanto pochi giorni possano cambiarmi, ci sono comunque alcuni punti che desidero affidare alla memoria di queste pagine, per oggi inizio con la corsa, la regata, il tratto di mare percorso alla massima velocità tra Pesaro e Rovigno: edizione 2012.
Una regata d’altura è cosa molto differente da quelle di flotta a bastone che frequento con cadenza domenicale; invece di ronzare come vespe svegliate dalla Primavera in un piccolo scorcio d’acqua davanti al porto, ci aspettano 75 miglia (circa 140 km) di mare aperto da vivere tra il pomeriggio e la notte, si comincia però con un breve trasferimento a Pesaro, da dove l’avventura ha inizio. Completate le operazioni di iscrizione si attende l’ora di uscire con un ultimo briefing nel quale analizzare gli aggiornamenti meteo, pianificare definitivamente la tattica e mettere qualcosa nello stomaco, possibilmente di gradevole, perché poi l’agone della competizione chiama ad un’attenzione costante.
La cosa più bella della vela è che tutto il concerto segue la bacchetta del direttore che è il vento, i tempi di percorrenza, la stima dell’arrivo, sono speranze affidate al soffio del cielo. Vaticinarlo, ingraziarselo, interpretarlo in una carta sinottica, è la lettura degli arcani che descrivono il futuro imminente, completata la partenza, con la consueta concitazione e la fierezza spavalda di un carosello medievale a lancia in resta ti aspetta il mare, che si apre come il palmo della mano quando si saluta.

in corsa

Le distanze minimali del primo momento si dilatano, come le narici che fiutano per sentire la rotta migliore, la vela più opportuna da usare,  tutto si distende senza mai perdere di tensione, con qualche barca a portata di voce che ha scelto lo stesso percorso: un respiro trattenuto accoglie l’avanzare del crepuscolo con un quarto di luna che promette compagnia e un pennello d’argento per le ore a venire.
Com’è diverso correre di notte, quando lo scuro e la distanza mostrano i contendenti che si concentrano in piccoli fanali di via, diventa impossibile capire se cambiano vele, se scoprono raffiche migliori inclinando l’albero in un inchino grato. In queste tenebre le manovre sono più elementari, meno raffinate  e precise, ammainare una vela per il cambio del vento, issare la nuova è una sensazione tattile, gli occhi contano di meno, la mano capisce meglio la tensione della scotta, e la bordatura si affida ai fanali di prua che colorano la tela di rosso o di verde con qualche breve lampo di pila per vedere come scorre il vento su su, fino alla testa dell’albero.
E le stelle corrono veloci, non c’è lo spazio dei racconti, ma la sorveglianza vigile della sentinella. Il vento fresco di questa edizione poi, rende superflui i turni di avvicendamento al timone, si arriverà di notte, cavalcando al galoppo, tutto l’equipaggio sveglio, tutti assieme.
Finalmente le prime luci dalla costa e il faro di S. Giovanni in Pelago, proprio in questo momento la voce alla radio, la voce di un amico che conosco, annuncia di essere il primo in vista del traguardo. Si contano nel buio le luci avanti e quelle dietro, il tempo che manca, il tempo… il tempo degli uomini che usano il mare per le loro sfide, questo mare che sentiamo nostro ma è una dimensione più grande ed oltre: chiediamo in prestito per una notte o per una rotta questo abisso che accoglie i nostri sogni e culla in un abbraccio liquido il bisogno di avventura. Sono passate in fretta queste ore e solo un ultimo tratto di bonaccia, proprio in prossimità dell’arrivo, quando si avvicina la barca giuria troppo lentamente, fanno sentire la stanchezza di un volo oltre il mare, al massimo possibile della velocità: una voluttà del tutto effimera, ma che riempie di gioia e di emozioni.

Magia

Mentre si arriva all’approdo le luci delle banchine mostrano chi è già arrivato, per capire posizioni classifiche e tutte quelle cose che rendono una notte di mare qualcosa di troppo breve, che coprono di cose umane il mistero profondo di un immenso, poi la tensione si scarica e si scopre la magia, sempre presente, ma prima troppo confusa dai pensieri turbolenti per essere apprezzata. Alghe luminescenti tracciano di luce mistica l’ultimo taglio della prua, il campanile che svetta illuminato racconta ai marinai di avere ritrovato la quiete di un porto ed un riposo senza pensieri, senza più sogni veloci, con una ninna nanna brevissima sussurrata dallo sciabordio dello scafo che immerge in un sonno finalmente fuori dal tempo.

Arrivo


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