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Post N° 838

Post n°838 pubblicato il 07 Agosto 2007 da cgil3palermo
 

Cassazione: "Via Rasella fu atto di guerra"
Il Giornale condannato per diffamazione

Nel 1996 Il Giornale scatenò una vera e propria campagna contro i partigiani che compirono l'azione di via Rasella. Quell'attacco che provocò 33 morti e scatenò la rappresaglia delle Ss alle Fosse Ardeatine. Articoli che, in pratica, tendevano a "scaricare" sul gruppo dei gappisti guidato da Rosario Bentivegna, le responsabilità della strage che provocò 335 morti. Ora, però, la Cassazione, confermando la condanna al risarcimento per diffamazione (45 mila euro) a beneficio dei gappisti e di Rosario Bentivegna che li guidava, boccia quella campagna di stampa, ne sottolinea le falsità e condanna il quotidiano di Paolo Berlusconi.

La Cassazione parte da un dato di fatto: l'attentato contro i tedeschi del battaglione 'Ss Bozen', fu un "legittimo atto di guerra rivolto contro un esercito straniero occupante e diretto a colpire unicamente dei militari". Militari che non erano, come aveva sostenuto Il Giornale "vecchi militari disarmati", ma "soggetti pienamente atti alle armi, tra i 26 e i 43 anni, dotati di sei bombe e pistole".

Ed ancora. Non è vero che il 'Bozen' "era formato interamente da cittadini italiani" in quanto, continuano gli ermellini, "facendo parte dell'esercito tedesco, i suoi componenti erano sicuramente altoatesini che avevano optato per la cittadinanza germanica".

Poi la Cassazione si dedica alla contabilità delle vittime civili dell'attentato. Secondo Il Giornale erano sette. Ma non è così: "Ora nessuno più mette in discussione che le vittime civili furono due". Così come non era vero che dopo l'attentato erano stati affissi manifesti che invitavano gli attentatori a consegnarsi per evitare rappresaglie". Un punto, questo, portato avanti da una certa storiografia revisionista. Per smentire, la Cassazione parte dai fatti. "L'asserzione trova puntuale smentita nel fatto che la rappresaglia delle Fosse Ardeatine era iniziata circa 21 ore dopo l'attentato - dicono i giudici - , e soprattutto nella direttiva del Minculpop la quale disponeva che si tenesse nascosta la notizia di Via Rasella, che venne effettivamente data a rappresaglia già avvenuta".

Ad avviso dei supremi giudici, tutti questi fatti "non rispondenti al vero non possono essere considerati di carattere marginale". E anche se la Corte di Appello di Milano ha riconosciuto che si sarebbero potute esprimere "dure critiche sulla scelta dell'attentato, l'organizzazione, i suoi scopi", questo non basta per mettere in piedi un castello di inesattezze e falsità.

Per questo è da ritenersi "lesiva dell'onorabilità politica e personale" di Bentivegna "la non rispondenza a verità di circostanze non marginali come l'ulteriore parificazione tra partigiani e nazisti con riferimento all'attentato di via Rasella e l'assimilazione tra Erich Priebke e Bentivegna". Un parallelo che Vittorio Feltri, allora direttore del quotidiano, aveva azzardato in un editoriale.

 
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Post N° 837

Post n°837 pubblicato il 06 Agosto 2007 da cgil3palermo
 

Ecco perché è buono l'accordo raggiunto per i lavoratori tlc
Alessandro Genovesi*
Con l'ipotesi di accordo siglata il 31 luglio sul rinnovo del biennio economico per le imprese di telecomunicazioni e per i call center associati a Confindustria abbiamo ottenuto un importante risultato, sia sindacale che politico.
A livello sindacale non solo abbiamo ottenuto un aumento di 94 euro al 5° livello (in linea con gli aumenti passati) senza una sola ora di sciopero, ma anche e soprattutto abbiamo sancito un importante precedente con una tantum di 410 euro uguale per tutti e al netto delle somme già riconosciute a titolo di "indennità di vacanza contrattuale" (quindi 410+14/16 euro circa).
Inoltre, con gli aumenti che partiranno dal 1 ottobre 2007 (50 euro) e dal 1 giugno 2008 (44 euro) abbiamo aumentato in termini assoluti il montante erogato dalle imprese rispetto al biennio precedente, con un differenziale positivo che aumenta verso le qualifiche più basse. Per intenderci: un 5° livello con gli aumenti del biennio 2005-2006 aveva percepito 1428 euro in più, con questa ipotesi ne percepisce 1612 in più (+ 184); un 4° livello (dove si addensano molti lavoratori delle grandi imprese tra cui Telecom) aveva percepito 1280 euro di aumento mentre ora ne percepirà 1492 (+212); un 3° livello (la stragrande maggioranza dei giovani nei call center) 1180, mentre ora ne percepirà 1403 (+223); un 2° livello (una parte importante dei giovani neo stabilizzati a seguito della c.d. circolare Damiano) nel biennio passato aveva ottenuto 1047 euro in più, ora saranno 1291 in più (+ 244).
L'una tantum ed i 94 euro rappresentano quindi, a fronte di nessun recupero previsto sull'inflazione passata, un aumento del 6% che non solo tiene conto dell'inflazione attesa (3,7% per il biennio 2007-2008), ma anche degli andamenti economici del settore. Molto importante è stato poi il riconoscimento di una tantum di 410 euro per tutti (e non, come per il passato, riparametrata sui diversi livelli inquadramentali) perché si tratta di un atto di attenzione e di solidarietà verso le tante ragazze ed i tanti ragazzi che lavorano nei call center, inquadrati al 2° o al 3° livello e che sono, per la maggior parte, privi di un contratto aziendale. Se si deve poi giudicare questo rinnovo da un punto di vista politico, come SLC-CGIL non possiamo che definirci molto soddisfatti, anche per il peso che il CCNL delle TLC ha sempre avuto in ambito confindustriale (spesso accostato pur nelle minori dimensioni, a torto o a ragione, a quello dei meccanici). L'ipotesi sottoscritta è un'ipotesi "pulita": senza cambi normativi e senza nessun sforamento o ampliamento della vigenza e delle coperture salariali, nonostante le pressioni di Confindustria. Due anni puliti insomma (1 gennaio 2007- 31 dicembre 2008) che sanciscono la capacità delle Organizzazioni Sindacali del settore di respingere il tentativo delle associazioni datoriali di alterare gli equilibri ed i modelli contrattuali sanciti dall'accordo del luglio 93. Un alterazione che oggi potrebbe passare allungando la vigenza, domani - magari - svilendo il peso del contratto nazionale e della sua funzione di solidarietà universale, a favore dei contratti aziendali.
Ora la parola passa ai lavoratori che, a settembre, dovranno valutare l'ipotesi di accordo appena raggiunta. Un'ipotesi che i lavoratori - grazie al protocollo sulla democrazia che unitariamente con Cisl e Uil di categoria abbiamo concordato e allegato alla piattaforma rivendicativa - potranno votare, anche con voto segreto e urne aperte tutto il giorno sui luoghi di lavoro.

* Segretario Nazionale SLC-CGIL

 
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Post N° 836

Post n°836 pubblicato il 05 Agosto 2007 da cgil3palermo

 
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Post N° 835

Post n°835 pubblicato il 05 Agosto 2007 da cgil3palermo
 

Dipendenti in lotta per i precari
Uno, anzi due scioperi, in solidarietà dei lavoratori interinali col contratto in scadenza, non sono cosa da poco a due giorni dall'inizio delle ferie. L'iniziativa è dei dipendenti Fiom della Powertrain di Mirafiori, azienda del gruppo Fiat che produce e assembla i componenti per il cambio per le auto della casa automobilistica italiana. Protagonisti i lavoratori dipendenti del settore di lavorazione (Ute 202) e dell'assemblaggio, giovedì e ieri pomeriggio con mezzora di stop, per il mancato rinnovo del contratto di alcuni lavoratori interinali, che tradisce le promesse sottoscritte dall'azienda a metà luglio.
«Ci avevano chiesto di assicurare ore di straordinario per tre sabati di luglio e quattro a settembre - lamenta Rosy Conza, delegata Fiom della Rsu - per questo abbiamo ottenuto una maggiorazione di 18 euro per ogni sabato sulla paga dei dipendenti». Ma la posta in gioco valeva di più, e si è deciso di portare avanti la lotta anche per i colleghi «esterni», cioè per i 58 lavoratori interinali il cui contratto scadeva a fine luglio: «Abbiamo fatto fronte anche alle proteste dei nostri stessi associati - continua la delegata Fiom - che non volevano che cedessimo sugli straordinari. Ma noi abbiamo portato avanti una battaglia giusta, e abbiamo convinto anche loro».
Gli interinali della Powertrain sono dipendenti di società di somministrazione di lavoro, ma svolgono le stesse mansioni dei lavoratori subordinati. L'accordo, firmato da sindacati e azienda, prevedeva oltre alla maggiorazione di 18 euro per i dipendenti, anche il rinnovo dei contratti degli interinali (in scadenza a fine luglio/inizio agosto) fino alla fine del 2007, poi un contratto di apprendistato di due anni e tenerne alla fine il 95%. Non siamo nemmeno a metà agosto, e la Powertrain ha già disatteso i patti, non rinnovando il contratto a cinque di loro, che da oggi sono a spasso. L'atteggiamento dell'azienda appare quello di tenere i più «mansueti», e far sì che altri se ne vadano, per assumerne di nuovi. «Li vorrebbero tutti inquadrati, a comando - spiega Fiorella, una dipendente - non possono prendere nemmeno un giorno di mutua se stanno male senza il consenso dei capi, altrimenti vengono accusati di assenteismo».
Ad aggravare la situazione c'è il clima non idilliaco, al limite del mobbing, secondo quello che raccontano gli stessi lavoratori: «Quando una volta alcuni pezzi non mi sono venuti bene - racconta proprio uno degli interinali da oggi senza contratto - il mio superiore mi ha detto esplicitamente dove me li potevo mettere. Sono venuto al lavoro anche con la febbre per non essere accusato di assenteismo». Forse anche in conseguenza di questo ambiente quattro di loro hanno deciso di non continuare la loro esperienza alla Powertrain, e se ne sono andati.
Per aggiungere carico su carichi, anche la discriminazione politica sembra non mancare: «Non possono nemmeno partecipare alle assemblee sindacali - aggiunge ancora Rosy Conza - e sono stati presi di mira soprattutto quelli che esprimevano idee politiche di sinistra». Lo sciopero ha avuto alta adesione (80%) tra i lavoratori della Fiom, una bella dimostrazione di solidarietà: «C'è stata quasi più partecipazione questa volta rispetto che alle vertenze per il rinnovo del contratto - spiega Giuseppe Costa, del direttivo Fiom - perché è una cosa molto vicina a noi, dentro la nostra fabbrica. E' la prima volta che ci troviamo a lavorare con gli interinali, anche extracomunitari. Ma abbiamo sentito il bisogno di solidarizzare e combattere per loro».

 
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Post N° 834

Post n°834 pubblicato il 05 Agosto 2007 da cgil3palermo
 

Alle firmatarie e ai firmatari dell’appello per la manifestazione del 20 ottobre

Carissime e carissimi,
ho letto il vostro appello per manifestare il 20 ottobre per un cambiamento nelle politiche economiche, sociali, internazionali, dei diritti e delle libertà.
Ottimo. Gli obiettivi sono assolutamente condivisibili ed è sacrosanto per essi scendere in piazza. Tuttavia mi frulla in testa una domanda: perché nell’appello non si fa alcun cenno al protocollo del 23 luglio 2007 presentato dal Governo e sottoscritto dalla Confindustria e da Cgil, Cisl e Uil? Eppure molti degli obiettivi sociali che proponete, dall’abolizione dello scalone Maroni a una vera lotta contro la precarietà, hanno oggi di fronte, come primo immediato ostacolo, quel protocollo che sostanzialmente conferma e rafforza la legislazione sociale del Governo Berlusconi e i principi sanciti nel patto per l’Italia. Non riesco a concepire una mobilitazione su questi temi senza entrare in conflitto esplicito con questo protocollo. Credo anche che questo giudizio, oggi sicuramente non scontato nella sinistra politica e sindacale, sarebbe invece filato via liscio come l’olio se gli stessi contenuti dell’accordo fossero stati proposti da un Governo di destra. Allora i dubbi e le riserve della Cgil sarebbero diventate subito opposizione esplicita e lo stesso sarebbe avvenuto per i tanti tormenti delle sinistre. La sola differenza, purtroppo, è determinata dal fatto che è un governo di centrosinistra a proporre e a imporre il nuovo protocollo del 23 luglio. Questo protocollo che santifica la legge 30, che porta l’età pensionabile a 62 anni, che beffa i lavoratori usurati contingentandoli in 50 mila in 10 anni, molti meno di coloro che nello stesso periodo moriranno per infortuni o malattie professionali. Questo protocollo che, nel nome dei diritti dei giovani, taglia i coefficienti delle future pensioni e rende stabile il precariato. Questo protocollo che annuncia la flex security sul mercato del lavoro, che esalta e finanzia il salario variabile e flessibile in azienda a danno del contratto nazionale, che aumenta l’orario di lavoro togliendo i contributi pensionistici dallo straordinario. La questione sta tutta qui. Ciò che con Berlusconi al Governo sul piano dei contenuti sarebbe scontato, ora non lo è più. La causa di questo si chiama sindrome del governo amico, ben rappresentata dal fatto che Cgil, Cisl e Uil sono arrivate a un accordo così negativo senza proclamare neppure un minuto di sciopero. Capisco che quando si vuole manifestare si cerchi di coinvolgere il fronte più ampio possibile. C’è però un limite determinato dal significato stesso che si vuol dare alla manifestazione. Non inciderebbe una manifestazione che potesse essere utilizzata sia da chi è contro l’accordo, sia da chi lo difende. Anch’essa finirebbe vittima del crescente distacco tra il sistema politico e la partecipazione civile e sociale. La furbesca lettera di Prodi che, con antica tecnologia democristiana cerca di inglobare e svuotare il senso della vostra proposta, è la dimostrazione dei rischi che corrono anche le migliori intenzioni di fronte all’attuale degrado della politica italiana. Per questo, con tutta l’amicizia, il rispetto profondo, l’affetto che ho per voi, vi chiedo di chiarire questo punto. Dite che il 20 si scende in piazza per tutte le cose che voi sostenete e proprio per questo anche contro il protocollo del 23 luglio 2007. Ne guadagneranno sia il valore che la riuscita della manifestazione.

Giorgio Cremaschi

 
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Post N° 833

Post n°833 pubblicato il 05 Agosto 2007 da cgil3palermo
 

Arrivano moltissime adesioni all'appello lanciato ieri da "il manifesto" e da "Liberazione" per dare una scossa di sinistra al governo
Tra le altre quella di Rifondazione, del Pdci, di dirigenti di Sinistra democratica, dei Verdi, di moltissimi dirigenti sindacali e associazioni

La sinistra raccoglie l'invito
il 20 ottobre si va in piazza


Piero Sansonetti


Abbiamo ricevuto molte adesioni alla proposta di scendere in piazza, il 20 ottobre, che abbiamo avanzato ieri sul nostro giornale e su il manifesto . Potete leggere un primo elenco di nomi e alcuni messaggi nelle pagine interne del giornale. Quello che ci sembra molto importante è che abbiamo potuto registrare una buona unità della sinistra. Sia di quella sociale, che di quella sindacale e di quella politica. Naturalmente ci sono dei distinguo, qualcuno chiede una piattaforma più netta, più precisa di quella che abbiamo pubblicato ieri, come "base" per una discussione che poi ci porti fino al 20 ottobre. Qualcuno ancora non si è pronunciato. E' giusto che sia così, che ciascuno faccia le sue osservazioni, ragioni, chieda garanzie. Mi sembra però che una cosa sia chiarissima a tutti: il governo Prodi non può proseguire con il passo che ha tenuto sinora e soprattutto non può proseguire nella direzione sulla quale fin qui ha proceduto. Come abbiamo scritto ieri, serve una scossa, una svolta a sinistra.
Molti amici e compagni ci fanno una osservazione e una domanda: rischia di diventare una manifestazione contro il governo ed è producente una manifestazione di sinistra contro un governo di centrosinistra?
E' difficile rispondere a questa domanda. Sapete perché? Io credo perché la domanda è sostanzialmente sbagliata. Nel senso che non possiamo continuare in eterno a subordinare qualunque gesto, o pensiero, o azione, o parola della nostra politica - cioè della politica della coalizione del centrosinistra - ai dubbi sulla tenuta del governo. Altrimenti l'unica forza di questo governo diventa la sua debolezza, cioè la sua paura di cadere e l'imperativo categorico di restare in sella. Ma che politica è questa? Possiamo pensare di trasformare la prima esperienza di governo di centrosinistra (senza confini alla sua sinistra), anziché in un laboratorio di riforme e di trasformazione, in un semplice grande gioco della "sopravvivenza", quasi fosse un reality show televisivo?
E' chiaro che nei cromosomi (recenti) del popolo della sinistra c'è stampato in modo indelebile il gene dell'antiberlusconismo, che provoca una insopprimibile paura del ritorno di Berlusconi e pone questa paura al di sopra di ogni altra considerazione politica. E' un gene pericolosissimo perché - come si dice in medicina - è "autoimmune". Nel senso che trasforma il terrore del berlusconismo in "berlusconismo realizzato". L'antidoto in malattia. Succcede che uno schieramento politico costretto nello stato di necessità finisce per fare qualunque cosa con l'unico obiettivo di impedire il ritorno di Silvio, e cioè finisce per fare esattamente le cose che avrebbe fatto Silvio.
Se vogliamo uscire dalla subalternità alla destra, liberiamoci di questa ossessione. Rinunciamo alla religione della "stabilità di governo". Torniamo a considerare il governo uno strumento e non un idolo, non un feticcio. E allora scopriremo che nella coalizione ci sono due componenti: come dice il nome, una di centro, imperniata sul Partito democratico, e una di sinistra, più piccola ma combattiva. La componente centrista crede nel mercato, vuole riformarlo, migliorarlo, renderlo più forte e sano. La componente di sinistra critica il mercato, vuole riformarlo, renderlo meno invadente, più debole. La componente centrista preferisce le privatizzazione, la componente di sinistra è contraria e chiede l'intervento dello Stato in economia. La componente centrista punta sulle imprese e sulla competitività, la componente di sinistra sul lavoro e sulla solidarietà. Non si può immaginare un governo di coalizione che "assuma" come sua la filosofia di una delle due componenti. Occorre una mediazione. Questa mediazione era stata scritta nel programma, è saltata per l'invadenza del Partito democratico. Va ricostruita e ricontrattata. La manifestazione del 20 ottobre a questo serve: a verificare se è possibile una mediazione, cioè uno spostamento a sinistra dell'asse del governo.

 
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Post N° 832

Post n°832 pubblicato il 05 Agosto 2007 da cgil3palermo

Giorgio Cremaschi

Gli accordi si firmano o non si firmano, il resto non conta molto. Per quanto ci riguarda riteniamo che questo accordo non doveva essere firmato e ci batteremo a settembre per il no ad esso, in tutti i luoghi di lavoro. D’altra parte la stessa posizione assunta dalla Segreteria Cgil è contraddittoria: non si può giudicare negativamente una parte rilevante dell’accordo, chiedere di cambiarla e poi sottoscriverla. Il solo modo per cambiare un accordo è di non sottoscriverlo o di far sì che i lavoratori in consultazione lo respingano. Solo il no a un accordo lo può far cambiare, altrimenti tutto resta com’è. La posizione assunta dalla Segreteria Cgil, di adesione critica, ha per noi la sola conseguenza di rendere ancor più convinto l’impegno contro il Protocollo del 23 luglio .

 
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Post N° 831

Post n°831 pubblicato il 05 Agosto 2007 da cgil3palermo
 

Dal 6 al 9 settembre a Parma la festa della Rete28Aprile

Con inizio nel pomeriggio del 6 settembre, si svolgerà fino a domenica 9 settembre, a Sala Baganza (a 9 chilometri da Parma), la prima festa della Rete28Aprile nella Cgil.
L’appuntamento è nuovo per l’esperienza delle aree organizzate della Cgil e vuole mettere assieme sia le modalità della tradizionale festa, come quelle organizzate dai giornali della sinistra, e quelle dell’esperienza degli incontri dei movimenti no global.
Per questo accanto ai dibattiti tradizionali e ai momenti di spettacolo e di festa, si svolgerà l’attività della Rete28Aprile. Essa avrà luogo con un seminario per i gruppi di coordinamento e continuità che si svolgerà venerdì e sabato. Domenica mattina, invece, nell’area della festa, ci sarà un’assemblea pubblica dei militanti della Rete28Aprile, con al centro l’organizzazione della campagna d’autunno contro l’accordo del 23 luglio 2007.
Tra i dibattiti c’è da segnalare l’incontro sui temi dei movimenti nella politica, a cui partecipano intellettuali come Marco Revelli e esponenti di tutti dei movimenti pacifisti, noTav, noDal Molin di Vicenza. E poi l’incontro tra le sinistre della Cgil a cui, tra gli altri, parteciperà Gianni Rinaldini, con all’ordine del giorno: il che fare in Cgil dopo l’accordo del 23 luglio e la crisi evidente di strategia del principale sindacato italiano.
L’appuntamento di Parma apre quindi la stagione dell’autunno, nella quale la Rete28Aprile nella Cgil vuole essere presente con particolare determinazione e diffusione di iniziative.

 
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Post N° 830

Post n°830 pubblicato il 03 Agosto 2007 da cgil3palermo
 

FERRERO, DIFFERENZE CON PRODI SU VALUTAZIONE GOVERNO

''La lettera che il leader della Cgil ha inviato al presidente del Consiglio indica quello che il governo deve ancora fare per rispettare il programma con il quale l'Unione ha vinto le elezioni. Percio' non posso che valutare positivamente il fatto che Prodi dialoghi con la parte sinistra dell'Unione, come mostra la lettera, ed e' bene che riconosca che la partecipazione dal basso sia una risorsa e non una minaccia'. A dirlo è il ministro della Solidarieta' Sociale Paolo Ferrero, commentando le lettere inviate dal leader della Cgil Guglielmo Epifani al premier Romano Prodi, e dallo stesso presidente del Consiglio alle forze della sinistra: 'Solo che c'e' con Prodi un'evidente differenza di valutazione su quello che il governo ha fatto fin qui: certo, si e' fatto il risanamento e sono emersi elementi positivi per lo sviluppo economico. Ma non credo si sia fatto abbastanza nella difesa degli strati piu' deboli della societa' e nella redistribuzione del reddito verso questi strati'. Conclude il ministro: 'C'e' ancora troppa gente che sta grosso modo come prima rispetto alla precarieta', alle pensioni basse, alla casa. E' verso questi settori della societa' che vanno spese piu' risorse, invece che regalarle a Montezemolo per ridurre le tasse''.

 
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Post N° 829

Post n°829 pubblicato il 03 Agosto 2007 da cgil3palermo

Armi e svastiche Tre naziskin arrestati

Inchiodati sei "naziskin": violenti, razzisti, armati. Dopo anni di spedizioni punitive - il gruppo era attivo dal 2002 - tre sono già in carcere (in tutto erano in 27). Uno fa l'operaio, uno monta piscine e un altro è trasportatore. Nel loro tempo libero, però, andavano in giro a picchiare e offendere - secondo la procura di Bologna, che ha disposto misure cautelari a loro carico - militanti di sinistra, immigrati, ebrei e gay. Facevano incursioni notturne nei centri sociali e allo stadio "Renato Dall'Ara" gridavano cori di stampo neofascista.

Si chiamano Alessandro Carapezzi, Alessandro Limido e Fabio Carlini: i primi due da venerdì mattina sono in carcere, il terzo è agli arresti domiciliari. Insieme ad altre due persone (il milanese Matteo Minonzio e Luca Confalonieri di Bolzano), per i quali il gip di Bologna, Gabriella Castore, ha richiesto solo obblighi casalinghi a determinate fasce orarie, sono ritenuti i cinque promotori e organizzatori di un'associazione per delinquere di 27 persone (tra loro anche due-tre iscritti a Forza Nuova) attiva con un duplice scopo.

Da una parte c'erano le lesioni personali, il porto abusivo di armi improprie e la violenza privata (concretizzatisi in una sequela di «spedizioni punitive» in provincia di Bologna dal 2002 al 2006); dall'altra la discriminazione, l'odio e la violenza per motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi. Finalità che secondo il gip Castore sono indipendenti l'uno dall'altra: nell'ordinanza infatti, scrive, la discriminazione sussiste anche indipendentemente dalle azioni violente.
 
Se gli «organizzatori» individuati dalla Procura (pm Morena Plazzi) son  cinque, sei sono le misure cautelari e oltre 40 le perquisizioni eseguite sempre venerdì mattina da Digos e carabinieri del reparto anticrimine di Bologna, anche a Pavia e Bolzano. Agli obblighi domiciliari è finito anche Alessandro Vigliani, carcere invece per Vittorio Greco, trovato in possesso di una pistola steiner di fabbricazione austriaca risalente al 1915 ma funzionante e con 39 cartucce.

 
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Post N° 828

Post n°828 pubblicato il 02 Agosto 2007 da cgil3palermo
 

Eternit, inchiesta chiusa. L'accusa e' di strage dolosa
La procura di Torino ha chiuso l'inchiesta sui quattro stabilimenti italiani di Eternit che avrebbero causato quasi 3.000 casi di malattie, la maggior parte di cui mortali. I casi conteggiati dai magistrati inquirenti sono 2.969, quasi tutti mortali, negli ultimi dieci anni; casi dovuti, secondo l'accusa, ad esposizione ad amianto sul luogo di lavoro.

Secondo i magistrati i vertici dell'azienda erano a conoscenza dei rischi per la salute dei lavoratori e per questo l'accusa è di strage dolosa.

I destinatari dell'avviso di chiusura indagini sono il miliardario svizzero Stefan Schmidhaeny, della famiglia proprietaria della multinazionale, e il belga Jean Louis De Cartier, che ha avuto incarichi di responsabilità.

Gli stabilimenti in questione sono a Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia). Il procuratore aggiunto Raffaele Guariniello contesta l'omissione volontaria di cautele contro gli infortuni e il disastro doloso. Nell'elenco delle persone morte o malate sono compresi i nomi di circa 500 residenti a Casale Monferrato, che sarebbero stati colpiti dalle patologie per la grande diffusione, in città, di manufatti in amianto.

 
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Post N° 827

Post n°827 pubblicato il 02 Agosto 2007 da cgil3palermo
 

Gli accordi si firmano o non si firmano, il resto non conta molto. Per quanto ci riguarda riteniamo che questo accordo non doveva essere firmato e ci batteremo a settembre per il no ad esso, in tutti i luoghi di lavoro. D’altra parte la stessa posizione assunta dalla Segreteria Cgil è contraddittoria: non si può giudicare negativamente una parte rilevante dell’accordo, chiedere di cambiarla e poi sottoscriverla. Il solo modo per cambiare un accordo è di non sottoscriverlo o di far sì che i lavoratori in consultazione lo respingano. Solo il no a un accordo lo può far cambiare, altrimenti tutto resta com’è. La posizione assunta dalla Segreteria Cgil, di adesione critica, ha per noi la sola conseguenza di rendere ancor più convinto l’impegno contro il Protocollo del 23 luglio .

Giorgio Cremaschi

 
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Post N° 826

Post n°826 pubblicato il 02 Agosto 2007 da cgil3palermo
 

La lettera di Epifani a Prodi

Caro Presidente,

ho ricevuto la lettera con cui hai voluto rispondere alle osservazioni di metodo e di merito fatte proprie dal Comitato Direttivo della CGIL.

Anche in relazione a questo è perciò necessario che io puntualizzi definitivamente il punto di vista della CGIL sul confronto e sul suo esito.

Innanzitutto confermo che la CGIL sottoscrive il protocollo sulla "Previdenza, Lavoro e Competitività" e ti prego di considerare questa lettera come firma formale al testo in questione.

In secondo luogo, mantengo le riserve di metodo sollevate e che trovano riscontro nella tua risposta dove affermi esservi stata una "autonoma sintesi individuata dal Presidente del Consiglio, dopo lunghi mesi di confronto con le parti sociali". Ora, proprio questo è il punto non risolto: su materie come quelle attinenti le politiche del lavoro e i riflessi contrattuali che hanno, le soluzioni da ricercare vanno condivise.
Se questo non avviene, è evidente che si creano forzature in cui qualcuno si riconosce per intero e qualcuno per una parte.

In terzo luogo, mentre sul testo del protocollo la CGIL riconosce il valore e l'importanza delle scelte definite, soprattutto in materia di aumento delle pensioni e reddito dei pensionati, di ammortizzatori sociali, di interventi verso la condizione giovanile e anche di revisione della legge Maroni - temi che sono alla base della scelta della firma - su alcuni aspetti specifici ma rilevanti delle politiche del lavoro, il protocollo compie scelte inadeguate e contraddittorie.


Mi riferisco al fatto che il riordino della previdenza agricola, sul quale era stata raggiunta l'intesa tra le parti sia stato espunto dal protocollo senza alcuna ragione; al fatto che lo staff leasing, contrariamente alle dichiarazioni precedenti del Governo, non sia oggetto di cancellazione, e alle modalità con cui la materia del contratto a termine è stata affrontata, contraddicendo la giusta esigenza di riportare in un ambito più sostenibile socialmente (e penso in modo particolare alla condizione giovanile) l'uso di questo istituto.

Per ultimo aggiungo che la scelta sulla decontribuzione degli straordinari rende lo straordinario meno costoso dell'ora di lavoro ordinaria.

Tutto questo, ovviamente, non sposta il giudizio sull'insieme del protocollo fatto di tante parti positive per giovani lavoratori e anziani. Resta però il fatto, sul quale invito il Governo a riflettere serenamente, che un profilo riformatore deve sapere rispondere anche ai problemi sollevati che riconfermiamo.

Con stima,

Guglielmo Epifani
 
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Post N° 825

Post n°825 pubblicato il 02 Agosto 2007 da cgil3palermo
 

Welfare, Epifani scrive a Prodi
"Firmo l'accordo, ma con riserva"

Via libera, senza però nascondere le perplessità. L'ok della Cgil all'accordo sul welfare con il governo arriva con una lettera firmata dal segretario Guglielmo Epifani e indirizzata a Romano Prodi. Una missiva che da una parte approva l'intesa e dall'altra ne critica alcuni punti. Espressione di un contrasto che ha visto il maggiore sindacato italiano interrogarsi a lungo sul dare o meno il beneplacito all'accordo.

Epifani parte dalle cose positive. In particolare la Cgil ricorda che alla base della scelta della firma ci sono la revisione della legge Maroni sulla riforma della previdenza, l'aumento alle pensioni minime e la riforma degli ammortizzatori sociali. Poi, però, si arriva alle critiche.

"Su alcuni aspetti specifici ma rilevanti delle politiche del lavoro, il protocollo compie scelte inadeguate e contraddittorie" dice Epifani. "Mi riferisco al fatto - prosegue il segretario della Cgil - che il riordino della previdenza agricola sia stato espunto dal protocollo senza alcuna ragione. Che lo staff leasing non sia stato cancellato. E alle modalità con cui la materia del contratto a termine è stata affrontata, contraddicendo la giusta esigenza di riportare in un ambito più sostenibile socialmente. Aggiungo che la scelta sulla decontribuzione degli straordinari rende lo straordinario meno costoso dell'ora di lavoro ordinaria".

"Tutto questo - conclude Epifani - non sposta il giudizio sull'insieme del protocollo, fatto di tante parti positive per giovani lavoratori e anziani. Resta però il fatto, sul quale invito il governo a riflettere serenamente, che un profilo riformatore deve sapere rispondere anche ai problemi sollevati, che riconfermiamo".

Positiva la prima reazione del governo: "La firma della Cgil è un fatto positivo" dice il sottosegretario Enrico Letta. Perplessità da Piero Fassino: "Francamente non vedo quali riserve si possano esprimere - obietta il segretario Ds - su un accordo che introduce fattori di innovazione, riforma e stabilità sia per quel che riguarda il sistema previdenziale, sia per quel che riguarda il mercato del lavoro. E' un buon accordo, e a mano a mano che lo si esamina si può vedere che è davvero un atto importante".

E, in Aula, l'accordo sul welfare potrebbe trovare l'appoggio anche dell'Udc. "Gli abbiamo chiesto di sostenere l'accordo che noi riteniamo molto importante e che dà risposte a milioni di lavoratori, quei lavoratori più in difficoltà da molti anni" annuncia il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni dopo l'incontro con i vertici dell'Udc, guidati da Pier Ferdinando Casini e Lorenzo Cesa.

 
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Post N° 824

Post n°824 pubblicato il 02 Agosto 2007 da cgil3palermo
 

Prodi a Bologna: 27 anni fa la strage alla stazione

Le vittime delle stragi, come quella del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, «hanno bisogno di verità per perdonare», la stessa verità di cui ha bisogno la democrazia. Ne è convinto il presidente del Consiglio, Romano Prodi, intervenuto questa mattina alla cerimonia in ricordo della strage di 27 anni fa in cui persero la vita 85 persone e 200 rimasero ferite.

Dal palco il premier, più volte applaudito dai partecipanti, ha ricordato che la giornata della memoria deve servire come «insegnamento in particolare ai giovani». Quella di oggi «è una giornata per ricordare una strage terribile dove il terrorismo ha cercato di distruggere la democrazia, ma è stato sconfitto sul piano etico, culturale e politico». «Le vittime - ha aggiunto Prodi - hanno bisogno di verità per perdonare e anche la democrazia ha bisogno di verità. Quando la politica ha paura della verità è destinata al fallimento». Bologna e l'Italia, ha aggiunto il presidente del Consiglio, «non si stancano di ricordare. La memoria alimenta e rafforza la democrazia».

«Chi può stupirsi dei rigurgiti del terrorismo di ogni colore, se in Italia l'omicidio politico è stato un mezzo per fare carriera e ottenere insperati accessi mediatici? Chi può stupirsi, se in Parlamento siedono tanti amici dei terroristi?». Lo ha detto in un passo (molto applaudito) del suo discorso il presidente dell'Associazione Familiari vittime della strage della stazione di Bologna, Paolo Bolognesi, parlando alla cerimonia in occasione del 27/o anniversario della strage. «Gli amici dei terroristi hanno grandi e potenti mezzi», ha detto ancora Bolognesi citando il parlamentare («addirittura segretario di presidenza della Camera») Sergio D'Elia. Bolognesi ha detto che c'è un clima di «estrema indulgenza verso personaggi come Scalzone, oggi in Italia grazie alla totale prescrizione di suoi reati, Battisti, assassino latitante che secondo il senatore Russo Spena dovrebbe essere graziato, Renato Curcio, tra i fondatori delle Brigate Rosse, che gira il paese partecipando a conferenze in cui attacca il 41bis, e Mario Tuti, pluriomicida anch'egli neoconferenziere invitato a Trieste in occasione del 25 aprile, giorno della Resistenza».

Secondo Bolognesi, «tra i vari personaggi che hanno tentato di creare una impossibile verità alternativa rispetto agli accertamenti giudiziari, si è distinto Andrea Colombo, convinto assertore dell'innocenza dei suoi intimi amici Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, che ha presentato il suo libro sul Tg2, naturalmente senza contraddittorio. Colombo è portavoce del senatore Russo Spena - ha continuato - capogruppo del Prc al Senato e già fautore di una amnistia mirata sugli anni di piombo, tanto da avere proposto a più riprese colpi di spugna per gli ex terroristi e perfino per chi, responsabile di quattro omicidi e di avere ridotto una giovane vita su una sedia a rotelle, non ha scontato nemmeno un giorno di detenzione».     

«Qui oggi vogliamo esprimere un concetto forte e chiaro - ha concluso Bolognesi sempre tra gli applausi della piazza -. Se qualcuno vuole barattare l'impunità per i neofascisti Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini in cambio dell'impunità per i cosiddetti compagni che hanno sbagliato, ha fatto male i suoi conti. Se questa è, come appare, un'operazione di 'scambio di prigionierì, un meschino compromesso per autolegittimarsi e fare dimenticare gli scheletri nell'armadio di destra e di sinistra, l'Associazione 2 agosto 1980 ne sarà una fiera oppositrice».

Il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, durante il suo discorso è stato contestato da un piccolo gruppo di rappresentanti dei sindacati di base. A questo proposito, interpellato dai giornalisti a margine del suo discorso, il ministro ha spiegato: «La contestazione è solo marginale. Quello che mi interessa è parlare con la gente, la gente vera, con questo popolo che anche oggi ha ricordato, con i parenti delle vittime che hanno il diritto di sapere, che l'Italia non può dimenticare e noi vogliamo che l'Italia non si dimentichi e faremo del nostro meglio per continuare non solo nella memoria ma anche per la tutela dei parenti delle vittime».

«Le nuove normative, disposizioni, in materia di segreto di Stato rendono, mi pare, più coerente, più trasparente, più conforme al dettato costituzionale questo istituto». Lo ha detto il segretario dei Ds, Piero Fassino, a margine della manifestazione a Bologna per la commemorazione della strage del 2 agosto 1980, commentando le novità in materia di segreto di Stato per i reati di strage e terrorismo. Altre novità riguardano la legge 206 «nuove norme a favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice».

«Le misure che sono state approvate in questi giorni - ha commentato Fassino - consentono da un lato una maggiore tutela dei familiari delle vittime dando quei riconoscimenti morali, materiali e risarcitori che sono necessari perchè il dolore e la sofferenza di chi ha vissuto sulla propria pelle questa strage possa essere almeno lenito». Per Fassino, i due provvedimenti «vanno nella direzione di garantire che la sicurezza dello Stato sia tutelata sempre nel rispetto della verità e della legge. Credo - ha concluso - che abbiamo tutti il dovere di non dimenticare, perchè non dimenticare è la condizione fondamentale perchè quello che è accaduto ieri non accada mai più».

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano ha inviato a Paolo Bolognesi, Presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, un messaggio in cui esprime ai familiari colpiti così duramente nei loro affetti e alla nobile città di Bologna i sentimenti di vicinanza e solidarietà di tutti gli italiani. Lo riferisce un comunicato del Quirinale.

«Rivolgo il mio pensiero commosso - scrive il capo dello Stato - ai familiari delle ottantacinque vittime innocenti di quel tremendo e vile attentato che sconvolse l'intero paese. Il ricordo di quel giorno di ventisette anni fa è vivo in tutti noi. Davanti ai nostri occhi scorrono ancora le crude immagini di quella mattina: i volti dei feriti e dei loro soccorritori colmi di sgomento e dolore per tanta inumana ferocia».

«La legge recentemente approvata dal Parlamento che istituisce il "Giorno della Memoria" per ricordare tutte le vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice, dissipando ambiguità e reticenze su quei tragici eventi, - sottolinea Napolitano - costituisce il doveroso riconoscimento del dramma vissuto da famiglie che hanno perso i loro cari negli anni in cui una cieca trama eversiva ha tentato di scardinare il nostro sistema democratico. Il paese ha saputo reagire alle stragi e agli attentati con coraggio e determinazione, grazie a un comune impegno per il consolidamento dei valori fondanti delle nostre istituzioni».

«Tale impegno - esorta il presidente della Repubblica - va rinnovato ogni giorno ed a tal fine è indispensabile mantenere viva la memoria di quella drammatica stagione della storia del nostro paese, assicurando la necessaria attenzione al dolore non meno che ai diritti dei familiari delle vittime, anche attraverso le iniziative commemorative che con la giornata ora istituita per legge assumeranno nuovo rilievo».

La strage di Bologna del 2 agosto del 1980 è ancora «coperta da un velo di opacità che alimenta una memoria colma di sofferenza». È «necessario ribadire l'impegno a fare piena luce» perché «una memoria scissa dalla verità è una memoria negata». Lo scrive il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, nel messaggio inviato al sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, e al presidente dell'Associazione familiari vittime della strage del 2 agosto, Paolo Bolognesi.

«In occasione del XXVII anniversario della strage alla stazione di Bologna - osserva Bertinotti - desidero esprimere la mia più intensa vicinanza a tutti voi oggi riuniti per commemorare le persone innocenti che hanno perso la vita in quella tragedia e per ricordare tutte le vittime delle stragi e della violenza terrorista».

«Al feroce attacco del 2 agosto 1980, volto a minare nel profondo l'ordinamento democratico del Paese - sottolinea il presidente della Camera - la città di Bologna, e con essa l'intera comunità nazionale, hanno saputo rispondere con fermezza, testimoniando la volontà di non lasciarsi piegare dalle logiche aberranti del terrorismo. Ancora oggi, tuttavia, la storia di questa terribile strage è coperta da un velo di opacità che alimenta una memoria colma di sofferenza. Nel rinnovare la più viva solidarietà ai familiari delle vittime e alla comunità bolognese, colpita più volte, anche in anni recenti, dalla follia del terrorismo, è dunque necessario ribadire l`impegno a fare piena luce su questa dolorosa pagina ed a giungere alla ricostruzione della verità: una memoria scissa dalla verità è una memoria negata; un Paese che non riesce a guardare con serenità al suo passato, non può progettare il futuro di una convivenza realmente democratica».

«Nell'inviare a Lei, alle altre autorità presenti, ai familiari delle vittime ed all`intera città di Bologna il mio caloroso saluto, formulo a tutti gli intervenuti alla cerimonia odierna un sincero augurio per  il suo miglior esito», conclude Bertinotti.

 
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