Creato da: anpi_cadore il 14/08/2008
ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D'ITALIA sezione "Cadore - Giovanna Zangrandi"

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Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 12 Settembre 2008 da anpi_cadore
 

IL RICORDO
Granzotto: «Vero costruttore di libertà»
Pieve

Arturo Fornasier è stato consigliere comunale a Pieve, consigliere della Magnifica Comunità e presidente dell'Anpi Cadore. Appresa la notizia della sua scomparsa, l'ex sindaco di Pieve, Roberto Granzotto, così lo ricorda: «Ci sono persone che, al di fuori della famiglia e più di altre, ci aiutano a crescere, ad imparare e, di conseguenza a migliorare. Ci sono persone che, al di fuori della famiglia e più di altre, ci fanno capire quali siano i valori dell'esistenza ai quali aderire ed ai quali, se investiti di responsabilità pubbliche, improntare la propria azione quotidiana per il bene comune. Arturo Fornasier, il partigiano "Volpe", è stato il mio mentore, saggio consigliere, punto di riferimento quotidiano per dodici anni di impegno amministrativo e politico in Cadore. Mi ha condotto per mano insegnandomi la storia del Cadore, delle sue genti, mi ha fatto conoscere la difficile lotta di liberazione in Cadore che l'ha visto attore-protagonista di prim'ordine. Mi ha ha raccontato della Zangrandi, dei sacrifici durante gli anni della lotta partigiana, ha raccontato a intere generazioni di studenti la storia della guerra tra le nostre montagne. Attento osservatore del territorio, profondo conoscitore delle persone, paladino della conservazione della storia e delle storie del Cadore, instancabile costruttore di libertà».

 
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Post N° 15

Post n°15 pubblicato il 12 Settembre 2008 da anpi_cadore
 

PIEVE
È morto Arturo Fornasier, il coraggioso partigiano "Volpe"
Pieve

Sofferente da qualche tempo, Arturo Fornasier non c'è più. A pieno titolo cittadino di Pieve, dove era nato l'8 novembre 1923, lascia una vasta eco di ricordi e di rimpianti: di spiccata personalità, determinata e schietta, lo contraddistinse un carattere cordiale e forte al tempo stesso. Aveva lavorato moltissimi anni in banca, era stato amministratore in Comune e nella Magnifica Comunità, offrendo sempre un contributo di saggezza e di moderazione, ma la sua figura risplende per il ruolo ricoperto nel movimento della resistenza in Cadore, di cui egli era forse l'ultimo sopravvissuto. Fornasier non mancava mai alle celebrazioni del 25 aprile, al sacrario della chiesa dell'Orsina, ed era lui a parlare, con la sua voce suadente, per rivestire di contenuti moderni il sempre più lontano movimento nato per ridare libertà e indipendenza al Cadore. Sandro Gallo "Garbin", il leggendario comandante della brigata partigiana "Cadore", era morto accanto a lui, quell'infausto 20 settembre 1944, sotto il fuoco delle mitragliatrici tedesche che sparavano sul ripido che saliva dalla curva "dei sindaci", a Lozzo. Tre compagni caddero uccisi, lui si salvò miracolosamente e lasciò una testimonianza indimenticabile nel libro "Il nonno racconta...", citata da tutti gli studiosi del movimento partigiano cadorino. Nei confronti del quale egli rifiutò sempre l'interpretazione mitica che lui definì "l'inganno della nostalgia"; di lui Fiorello Zangrando disse che era ribelle ed entusiasta, romantico ed idealista, coraggioso ed ironico, doti che lo consegnano definitivamente alla storia del Cadore, quella sofferta e nello stesso tempo esaltante, e che lo avvicinano sorprendentemente a coloro che, tanti decenni prima, si unirono a Pier Fortunato Calvi per ridare forza al vento della libertà che aveva cominciato a spirare tra le vallate del Cadore. Decisamente un protagonista, "Volpe" lascia un vuoto e un esempio. Se i giovani leggeranno il libro delle sue "memorie autobiografiche" capiranno perchè.Bortolo De Vido


 
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Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 13 Settembre 2008 da anpi_cadore
 

ARTURO FORNASIER – Il partigiano “VOLPE”

Orazione funebre – Pieve di Cadore 10.09.2008

 

 

In occasione del 25 aprile dell’anno scorso, e l’anno prima ancora, Arturo mi chiese di tenere il discorso di celebrazione alla manifestazione dell’Orsina.

In quelle due occasioni rifiutai garbatamente l’invito, non tanto e non solo per pudore nei suoi confronti (cosa avrei potuto dire al Suo cospetto di così interessante da non deluderlo!), quanto perchè ritenevo che dovesse continuare a svolgere quel  “DIRITTO-DOVERE DI TESTIMONIANZA” di cui era investito.

 

Il “diritto-dovere di testimonianza”, dopo la fine della guerra, divenne una delle principali ragioni del suo vivere quotidiano assunto con totale convinzione e dedizione; dovere che a maggior ragione percepiva, probabilmente anche a seguito degli esiti del drammatico scontro a fuoco della curva dei Sindaci del 20 settembre ‘44 ove persero la vita il comandante “Garbin” ed altri due compagni: “Lilli” e “Mingi”.

Arturo ed il compagno “Carlo” si salvarono.

Uno dei più grandi scrittori del nostro tempo, Gabriel Garcia Marquez, amava dire che “talune persone non muoiono quando dovrebbero, ma quando possono”: quante volte Arturo si sarà ripetuto che avrebbe dovuto morire anche lui tra Lozzo e Domegge quel 20 settembre!

Ma non poteva; qualcuno avrebbe dovuto testimoniare gli eventi, dolorosamente sopravvivere a quegli atroci fatti per farsi carico, oltrechè di essere sopravvissuto ai compagni, anche di testimoniarli e difenderli.

 

Arturo era sempre in prima linea, con energia ed intelligenza, usando la forza delle parole e con la fermezza ed il garbo che noi tutti ricordiamo, a difendere fatti, compagni ed amici, valori ed ideali messi ripetutamente in pericolo da falsità ignoranti, mistificazioni e revisionismi animati da meri fini politici.

Il dolore di essere sopravvissuto al suo comandante ed ai suoi amici e compagni non lo schiacciò, così come negli anni successivi non si lasciò schiacciare da attacchi personali ed ingiusti.

In quei momenti, scrisse ne “Il nonno racconta…”, si è sempre sentito rinascere dentro quella forza che lo ha sorretto allora, quando sulle montagne combatteva per poter costruire un futuro di libertà e di dignità per lui e per la sua famiglia.

 

Il “Diritto-Dovere di testimonianza” lo ha assolto con l’impegno quotidiano nel ricordare ai giovani, personaggi, fatti, valori ed ideali del movimento di liberazione cadorino, lo ha assolto con l’impegno pubblico di amministratore difendendo anche in quella sede la memoria degli amici caduti, dei patrioti risorgimentali ai quali si ispirarono i combattenti della “Calvi”, difendendo i luoghi della memoria dalla superficialità e dalla dissennatezza degli uomini, difendendo la libertà, le libertà.

Impresse nella nostra memoria sono le ultime parole del suo libro“…non ho mai atteso che la libertà, quella libertà di cui Garbin mi parlava, mi venisse regalata da altri: l’ho conquistata io giorno per giorno, tra pericoli e paure inimmaginabili, lottando a fianco di compagni il cui sacrificio è stato oggi da molti dimenticato”.

 

Generoso verso gli altri, quanti sodalizi l’anno visto socio, spesso fondatore e Presidente, sempre disposto ad aiutare il prossimo anche nell’esercizio della sua attività lavorativa, sempre pronto ad aiutare gli amici in difficoltà.

 

Proprio vent’anni fa, nel 1988, moriva Giovanna Zangrandi, l’amica partigiana accudita amorevolmente da Arturo negli ultimi anni della malattia:  Giovanna e Arturo, sopravvissuti della “Calvi”, entrambi investiti di quel “diritto-dovere di testimonianza” che spinsero l’una a scrivere pagine memorabili come ne “I giorni veri”, il nostro Arturo a trascorrere innumerevoli giornate nelle aule scolastiche ritenendo suo precipuo compito raccontare la verità alle giovani generazioni.

Non è un caso che oggi qui ci sia l’amico Giuseppe Chiarillo, Sindaco di Galliera, la città natale della Zangrandi, giunto per ricordare quanto il partigiano “Volpe” e l’amico Arturo hanno fatto anche per la sua concittadina, la cui memoria è stata negli ultimi anni onorata a Galliera anche grazie all’intervento di Arturo. 

 

Ci sono persone che, al di fuori della famiglia e più di altre, ci aiutano a crescere, ad imparare e, di conseguenza, a migliorare.

Ci sono persone che, al di fuori della famiglia e più di altre, ci fanno capire quali siano i valori dell’esistenza ai quali aderire ed ai quali, se investiti di responsabilità pubbliche, improntare la propria azione quotidiana per il bene comune.

Sono uno dei privilegiati che ha potuto beneficiare dei preziosi consigli di Arturo uomo pubblico, consigliere comunale, consigliere ed assessore della Magnifica Comunità di Cadore, presidente di commissioni consiliari e comunali: in quelle sedi pensava ed agiva solo ed esclusivamente per il bene degli altri e mai per il proprio, sempre con un occhio di riguardo nei confronti delle nuove generazioni, sempre pronto a riprenderci laddove dimentichi dei doveri di conservazione e memoria, disarmandoci con la sua candida ed intelligente ironia: “La libertà comincia dall’ironia”, diceva Victor Ugo, e quanta ironia aveva Arturo, pari alla sua intelligenza e voglia di libertà.

Quante giornate ha trascorso negli archivi comunali per ricostruire le vicende dei moti risorgimentali, epopea di libertà anche delle genti cadorine, quante ore spese per seguire le tracce di una medaglia d’oro che a tutti i costi voleva che ritornasse a decorare la bandiera del Comune di Pieve di Cadore, dovere di conservazione della memoria e della dignità dei patrioti caduti.

Attento osservatore del territorio, profondo conoscitore delle persone, paladino della conservazione della storia e delle storie del Cadore, instancabile costruttore di Libertà.

 

Ieri il Sindaco di Pieve di Cadore ha giustamente definito Arturo LA MEMORIA STORICA DI PIEVE DICADORE, oggi Arturo è PARTE DELLA STORIA DEL CADORE.

Alla compagna di tutta la Vita ElisaMaria, alle “figliole” MariaCarla e Roberta, ai nipoti, ai generi, ai parenti tutti, la consapevolezza che i tanti amici qui riuniti ricorderanno e, se necessario, insieme a loro difenderanno la Tua memoria, Arturo, e quella di coloro che ti hanno preceduto e si faranno carico, come ci hai insegnato, di custodire quella bandiera che per decenni hai gelosamente conservato e che oggi ti ha accompagnato fino qui.

Saremo sempre vigili, Arturo, per difendere la VERITA’, perché “Si dice che la VERITA’ trionfa sempre, ma questa non è una VERITA’” (Anton Cechov).

 

Grazie amico Arturo per la Libertà che ci hai dato, per i valori che ci hai trasmesso, per le conoscenze che ci hai donato, per l’amicizia di cui mi hai onorato.

 

 

                                                                  Roberto Granzotto

 
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Post N° 17

Post n°17 pubblicato il 13 Settembre 2008 da anpi_cadore
 

 CELEBRAZIONE

ANNIVERSARIO

AZIONE PARTIGIANA

“CURVA DEI SINDACI”

20 SETTEMBRE 1944

SABATO 20 SETTEMBRE 2008

Programma:

-  Ore 10.00, ritrovo presso la chiesetta della Madonna della Neve

In località Somacros di Domegge di Cadore;

-  Ore 10.30, inizio cerimonia con interventi delle autorità

presenti;

-  Ore 11.00, inizio corteo per recarsi sul luogo dell’azione

partigiana;

-  Ore 11.10 , inaugurazione croce con targa a ricordo;

-  Ore 11.30, lezione aperta di Giovanni De Donà per i ragazzi

Delle scuole che interverranno;

-  Ore 12.15, visita libera ai luoghi dell’azione partigiana.

TUTTA LA POPOLAZIONE E’ INVITATA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
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Post N° 18

Post n°18 pubblicato il 16 Settembre 2008 da anpi_cadore
 




































LOZZO
Rievocazione di uno scontro tra partigiani e tedeschi

Lozzo

L'anniversario
di un evento cruento della resistenza cadorina: il 20 settembre 1944,
presso la curva dei sindaci, tra Lozzo e Domegge, in un conflitto a
fuoco con i tedeschi trovarono la morte Alessandro Gallo (Garbin),
comandante della brigata partigiana Calvi, Alfredo Piccin (Mingi) e
Giovanni Valentini (Lilli). Si salvò fortunosamente Arturo Fornasier
"Volpe". A distanza di sessantaquattro anni, la sezione "Cadore -
Giovanna Zangrandi" dell'Anpi (l'associazione dei partigiani) ha deciso
di ricordare quel tragico avvenimento organizzando nel giorno
dell'anniversario, sabato 20 settembre, e sul luogo esatto del fatto,
una cerimonia commemorativa dedicata alla memoria dei partigiani
caduti. L'iniziativa, sostenuta dai Comuni di Lozzo e di Domegge, vedrà
la presenza dei comitati provinciali Anpi di Belluno e di Venezia
(Alessandro Gallo era nativo della città lagunare), della sezione Anpi
"Sette martiri" di Venezia, che sarà presente con il gonfalone insieme
a quelli di vari comuni del Cadore. Oltre agli interventi delle varie
autorità, sarà presentata al pubblico la croce posta sul luogo dello
scontro armato. Ci saranno anche alcune scolaresche del Cadore e di
Venezia; lo studioso Giovanni De Donà, conoscitore di tutte le vicende
resistenziali cadorine, illustrerà agli alunni il senso di
quell'incontro, soffermandosi sui particolari e rispondendo alle
domande che gli verranno poste. "Sarà un incontro destinato soprattutto
alle giovani generazioni perchè sappiano del sacrificio costato per
riconquistare la libertà e l'indipendenza", ha detto Claudio
Michelazzi, il giovane presidente della sezione Anpi "Cadore-Giovanna
Zangrandi" , che ha sottolineato i contenuti didattici dell'iniziativa,
la prima di una serie di attività inserite in un progetto di
rivalutazione del patrimonio storico dislocato sul territorio: "è un
quadro di proposte che saranno inserite in un cartellone di
manifestazioni rivolte soprattutto alle scuole, invitate a seguire un
percorso di "storia viva" che metterà insieme i tasselli di un racconto
avvincente e da conoscere". Il programma della giornata prevede, alle
10, il ritrovo presso la chiesetta della Madonna della Neve a Somacros
di Domegge, la cerimonia con i discorsi alle 10.30, il corteo per il
luogo dell'azione partigiana alle 11, l'inaugurazione della croce con
targa a ricordo alle 11.10, l'intervento di Giovanni De Donà per i
ragazzi delle scuole alle 11.30; a seguire la visita libera ai luoghi.
La commemorazione avrà luogo con un grande assente: Arturo Fornasier,
uno dei quattro protagonisti dell'azione, scomparso qualche giorno fa.

Bortolo De Vido

 
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Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 17 Settembre 2008 da anpi_cadore
 

GARIBALDINI CADUTI NELLA LOTTA DI LIBERAZIONE

GALLO   ALESSANDRO   Garbin

RIZZARDI SEVERINO      Tigre

FRESCURA RENATO        Max

GANDIN GIUSEPPE           Stris

PAPAZZONI ARRIGO       Linda

ZANDANEL VELlO

BIANCHI GIACINTO

PEIS SPARIN  PIO            Brusco

CARAMALLI CESARE     Tell

STIZ ATTILIO                     Bill

PICCIN ALFREDO                        Mingi

VALENTINI GIOVANNI  Lilli

DE MARCO ITALO

BANDELLONI GIORGIO Tosco

DE CANDIDO GINO         Bill

BAZZO FRANCESCO       Fido

FRESCURA  LORIS          Folgore

DE BERNARDO RENATO          Ivan

CIAN  DUILIO

DA COL ENZO                   Belli

LANTSCHNER KARL        Franco

DE ZORDO RENATO       Giulio

BONI MARCELLO                        Nino

DE ZORDO GIUSEPPE     Bepi

CACCIATORE Salvatore  Ciro

DALLA SEGA FRANCESCO

CELSO GIUSEPPE                        Diana

ZANDEGIACOMO ATTILIO

BORSOI VITTORIO

NICOLAI  AUGUSTO         Pink

ZOPPA TADDEO 

LARESE MORO PIO         Trieste

DE SANDRE NILO APOLLONIO 

DE SANDRE ONOFRIO  COSTANTE

DEL LONGO EMILIO

ZANETTO GIOVANNI BATTISTA Selva

DA RIN CELESTINO          Lune

BALDOVIN TERENZIO

GIACOBBI  GUIDO

DE BON MARIO

STEVE HALL capitano dell’OSS  Missione Mercury-Eagle

 
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Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 18 Settembre 2008 da anpi_cadore
 

179599MUSIZZA - DE DONA'Guerra e resistenza in CadoreISBREC, Belluno 2005, pp.429 , cm.14,8x22,8, euro 14.50.


Edizione: dicembre 2005

Cronache di venti mesi di lotta tra Pelmo e Peralba
Sommario
1 - Il Cadore dopo il 25 luglio
2 - La figura di Alessandro Gallo "Garbin"
3 - La formazione del distaccamento "Cadore" a Vedorcia
4 - Le prime azioni del distaccamento "Cadore"
5 - L'aviolancio della Mauria e altri fatti del giugno 44
6 - I primi rapporti con la resistenza carnica
7 - Le azioni in Cadore del luglio 44
8 - Gli avvenimenti dell'agosto 44 e l'arrivo del capitano Hall
9 - Gli avvenimenti dal primo al 15 settembre 44
10 - La morte di "Carbin" e gli altri avvenimenti dal 16 al 30 settembre 1944
11 - I rastrellamenti di ottobre e il frazionamento della "Calvi" e gli altri avvenimenti del dicembre 44
12 - Cattura e morte del capitano Hall
13 - La stasi militare invernale e il lavoro di riorganizzazione interna           14 - La liberazione
15 - Indice dei nomi

I

 
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Post N° 21

Post n°21 pubblicato il 23 Settembre 2008 da anpi_cadore
 

RIEVOCAZIONE PARTIGIANA
Commemorato "Garbin", leggendario comandante della brigata "Calvi"
Lozzo

"Garbin", al secolo Sandro Gallo, il leggendario comandante della brigata partigiana "Calvi", morì in azione il 20 settembre 1944, sulla strada tra Domegge e Lozzo.

A distanza di 64 anni, lo stesso giorno, il Cadore e Venezia, la città di Garbin, hanno ricordato insieme il cruento evento, rivestendolo dei significati attuali che partono da lontano e dai valori che muovono da sempre, allora come oggi, l'uomo: l'amore alla libertà, all'indipendenza, alla giustizia.

Dopo Pier Fortunato Calvi, l'eroe del 1848, un altro veneziano si è meritato, quasi un secolo dopo, la gratitudine dei cadorini, entrando autorevolmente nel novero dei benemeriti. A Lozzo, sul luogo esatto dell'eccidio (morirono in tre), è stata innalzata e benedetta una croce in legno, alta più di tre metri, che oltre a far rivivere gli ideali dei caduti suonasse monito e avvertimento soprattutto per i giovani.«Non è con la forza bruta delle armi che ci si fa giustizia ma con il dialogo, il confronto delle idee, gli obiettivi condivisi. In tempo di guerra i valori sono tutti sovvertiti ma prevalgono quelli di chi lotta per ridare dignità alla propria terra calpestata dal tallone straniero o privata delle libertà fondamentali»: questi i concetti che sono stati espressi nel corso della cerimonia, di fronte a tanta gente affluita anche dai Comuni vicini, e riassunti da Claudio Michelazzi, presidente dell'Anpi cadorina, l'organizzatore dell'evento insieme ai Comuni di Lozzo e di Domegge.

Con Garbin, è stato ricordato anche "Volpe", Arturo Fornasier, altro personagio di spicco della resistenza cadorina che un destino beffardo ha voluto morisse alcuni giorni prima di una ricorrenza che era soprattutto sua: unico sopravvissuto dell'eccidio, avrebbe potuto raccontare, con sobrietà ma con la precisione che gli era propria, l'intensità di quei momenti drammatici e le motivazioni di una lotta che aveva coinvolto tanti giovani.

L'hanno fatto, con parole loro, i rappresentanti dell'Anpi del Cadore, di Belluno e di Venezia, i sindaci di Lozzo e di Domegge, lo studioso Giovanni De Donà, che di fronte alle scolaresche attente ha ricostruito tutte le fasi drammatiche dello scontro a fuoco. Poi la visita ai cippi e ai luoghi. Con le illustrazioni necessarie. Un pellegrinaggio che ha avuto il sapore di una lezione vera e propria.

Bortolo De Vido


 
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Post N° 23

Post n°23 pubblicato il 29 Settembre 2008 da anpi_cadore
 

Una piastra in marmo al monumento dei caduti con i nomi dei tre partigiani trucidati nel 1944

Sappada, 16 agosto 2008 - Finalmente a Sappada è stata apposta una piastra di marmo per ricordare Manlio Silvestri “Monteforte” di Saccolongo (Padova) (nella foto) , un grande eroe “dimenticato” della lotta di Liberazione che fu trucidato il 29 luglio 1944 nella piazza centrale del Paese dell’Alto Cadore, impiccato con altri due partigiani: Angelo Peruzzo di Borgo Valsugana e Armando Bortolotti, detto "Mando" di Bolzano.

 
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Post N° 24

Post n°24 pubblicato il 29 Settembre 2008 da anpi_cadore
 

A Manlio Silvestri

“Monteforte”

composta dal compagno Pietro Basso

 

 

Onore a Te splendido fiore

reciso dalla falce nazista.

Onore ai Tuoi anni giovanili

immolati all’estremo sacrificio.

Onore al Tuo indomito… nobile

coraggio… splendido ragazzo.

Dalla Spagna, alla Francia…

all’Italia che fortemente volevi

“Libera”.

Lotte, carcere, torture e

fame, sofferenze, privazioni …

furono compagne della Tua

“Gioventù”.

Quel dì, di fine Luglio,

da quassù lanciasti un grido …

un grido di vittoria

un grido di speranza e di certezza

un grido di grande Dignità !!!

 

Sappada 1° ottobre 2006

 

Il Partito dei Comunisti Italiani di Padova

 

 

 
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Post N° 25

Post n°25 pubblicato il 29 Settembre 2008 da anpi_cadore
 

Manlio Silvestri
 

Nato a Saccolongo (Padova) il 9 settembre 1916, impiccato a Sappada (Belluno) il 29 luglio 1944, operaio.

Volontario nelle Brigate Internazionali in Spagna, Silvestri, dopo la ritirata dalla Catalogna, passò in Francia, dove fu internato nel campo di Vernet d’Ariège. Nel 1941, consegnato alle autorità d’occupazione italiane, fu rimpatriato e, il 7 novembre, inviato al confino per cinque anni. Caduto Mussolini e rimesso in libertà, "Monteforte" – questo il nome di battaglia dell’operaio padovano – tornò nel Veneto e qui prese subito parte alla Resistenza in provincia di Belluno, come commissario politico della formazione "Buscarin".
Passato nel Trentino, "Monteforte" cadde in mano ai tedeschi che lo condannarono a morte. I giudici del Tribunale militare nazista, dopo la sentenza, gli dissero che avrebbe potuto salvarsi se avesse presentato una domanda di grazia. Silvestri rispose che sarebbe stato disposto a sottoscriverla, solo nel caso avesse potuto usare la grazia, eventualmente concessa a lui, per salvare un altro compagno. Così i tedeschi lo impiccarono

 
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Post N° 26

Post n°26 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da anpi_cadore
 

Sabato 11 ottobre una rappresentanza del Comune, della Pro Loco e della Polisportiva di Galliera sarà a Pieve di Cadore per un incontro con l’ANPI e domenica 12 per ricordare la figura di Giovanna Zangrandi si recherà al Rifugio Antelao, che fu costruito nel 1948 proprio dalla scrittrice su progetto del geom. Eugenio Zuanetti di Tai.

 

GIOVANNA ZANGRANDI RICORDATA NEL SUO RIFUGIO

 

Poco più di 20 anni fa, il 20 gennaio 1988, moriva a Borca, in estrema solitudine, la scrittrice Giovanna Zangrandi “Anna”, dimenticata dal pur folto pubblico di lettori che nei suoi numerosi lavori, come ebbe a dire un autorevole critico, “aveva ritrovato un'essenza perduta della vita: l'orgoglio della povertà, lo stoicismo di saper resistere ad ogni colpo sinistro dell'esistenza”.

In tutto il Cadore, nelle valli del Piave, Boite ed Asiei, tra le staffette partigiane il suo nome è certo tra i più  famosi e, sebbene non sia nata nel Bellunese, per questa terra “Anna” ha dato davvero i migliori anni della sua vita. Alma Bevilacqua - questo era il suo vero nome - era nata nel 1910 a Galliera in provincia di Bologna, da famiglia borghese. Figlia unica, si laureò in chimica e farmacia e fu  per alcuni anni assistente universitaria di geologia, carriera che abbandonò ben presto per salire in montagna alla ricerca di un legame intimo e vero con la natura.

Una scelta davvero difficile, che la portava in un territorio povero, tra gente semplice e non agiata. Trovò lavoro in un liceo di Cortina D’Ampezzo e dopo l'8 settembre 1943 iniziò a lavorare per la resistenza, da principio assieme ai ferrovieri del trenino delle Dolomiti, aiutando tanti soldati italiani  che facevano ritorno a casa o che tentavano di fuggire dai treni che li stavano deportando in Germania.

Nel gennaio del 1944, conobbe "fortuitamente" sul trenino Alessandro Gallo "Garbin" definito "l'uomo segreto dell'Alto Bellunese", che si sta già muovendo per dare vita al movimento partigiano cadorino e con il quale  instaurò un rapporto di amicizia e collaborazione.

Ricercata dai tedeschi, fuggì da Cortina e ed entrò come staffetta nella formazione militare partigiana, la Brigata “Calvi”. Questi furono i mesi più intensi e vissuti, che la portarono a scrivere certamente il suo più bel romanzo autobiografico, “I giorni veri”. Anna scontò sulla propria pelle il trauma della guerra con la morte di tanti compagni, con i quali aveva condiviso la lotta clandestina, una esperienza unica, che la portò, dopo il conflitto a lasciare la scuola, trasferirsi a Borca in una casetta sul limitare del bosco e ad intraprendere lo studio delle tradizioni locali.

Nel 1950 diede alle stampe il suo primo libro: “Le leggende delle Dolomiti” e in quell'occasione apparve anche lo pseudonimo di Giovanna Zangrandi, scelto in omaggio alla gente Cadorina e alla sua terra d’adozione: Zangrandi infatti ricalca il cognome di un antico ceppo familiare del Cadore.

Scrive Marco Sala ("Il Cadore", 1993): “Con questo suo primo lavoro la Zangrandi si inserisce nel filone della narrativa memoriale atta a rivalutare il presente con il passato… Dalle pagine di questo libro si svaporano delle atmosfere particolarissime, si scoprono i veli di un mondo nordico, chiuso e segreto, avito e quasi renitente a farsi scoprire… Nello stile iniziale della Zangrandi traspare una netta tendenza al favolistico, unita ad un rapporto con quella cultura letteraria, orale, non colta che caratterizzava il “sapere” delle nostre valli montane, una cultura vera e profonda, ricca di sentimenti elementari ma puri e volta a cogliere il senso pratico delle cose”.

Nel 1954 pubblicò per Mondadori “I Brusaz”, che vinse il Premio Deledda - Nuoro, “un romanzo diverso, dove scompare quel mondo favolistico e quel lessico epico-lirico che avevano contrassegnato il suo primo lavoro di scrittrice”.

Nel 1957 uscì “Orsola delle stagioni”, nel 1959 “Il Campo rosso” (Premio Bagutta, Milano), nel 1963 “I giorni veri” (Premio Venezia), nel 1966 “Anni con Attila” (Premio Puccini, Sinigallia), nel 1972  “II diario di Chiara” romanzo per i ragazzi sulla vita dell’eroe risorgimentale  P. F. Calvi,  nel 1974 “Gente della Palua”, ed infine nel 1975 “Racconti partigiani e no”.

Proprio in concomitanza col successo letterario, si manifestarono i primi sintomi del morbo di Parkinson, male che doveva portarla alla morte. Gli ultimi anni della sua vita li trascorse in una difficile situazione economica, con una irrisoria pensione di invalidità, alleviata dai proventi di quei pochi articoli che ancora riusciva a spedire a riviste e giornali. Per lei, ricca di vitalità, dotata di quella tenacia che l’aveva fatto superare le fasi più dure della vita, fu duro accettare una malattia che inesorabilmente la costringeva al silenzio.

Oggi ormai le sue opere si trovano solo nelle biblioteche e sarebbe davvero auspicabile che esse venissero ristampate e fatte conoscere alle nuove generazioni: un riguardo - il minimo - che “Anna” possa aspettarsi dalla terra eletta a sua piccola patria d’elezione.

 

Walter Musizza e Giovanni De Donà

 

 
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SAPPADA 19 OTTOBRE 2008, IL RICORDO

Post n°27 pubblicato il 16 Ottobre 2008 da anpi_cadore
 

 

I drammatici avvenimenti del 27 e 28 luglio 1944, tra attacchi partigiani e ritorsioni naziste

 

60 ANNI FA GLI ECCIDI DI SAPPADA

 

La delicata posizione del paese cadorino sotto l’influenza della resistenza carnica

 

All’alba del 26 luglio, dopo cruenti scontri nella valle del But ed il drammatico eccidio di 15 valligiani a “Malga Pramosio”, i partigiani carnici decisero di assalire il presidio della Feldgendarmerie a Sappada, fuori dalla Zona Libera, ma ritenuto assai pericoloso per essa.

Incaricato dell’azione fu il Battaglione Garibaldi “Carnico”, comandato da Italo Cristofoli “Aso”, che partì da Ovaro con un camion su cui c’erano circa 30 partigiani, tra cui il commissario Augusto Nassivera (“Nembo”) e il vice commissario Giancarlo Franceschinis (“Checo”).

Il gruppo da Forni Avoltri, proseguì a piedi nel fitto del bosco verso Cima Sappada e verso le ore 16 guadò il Piave, raggiungendo l’obiettivo intorno alle 17, l’ora prevista per la cena. Il piano prevedeva di strisciare ventre a terra fino al terrapieno che circondava la casermetta, che si trovava sull’ultima curva della statale prima del rettilineo in discesa che porta al centro, per poi irrompere di corsa attraverso il giardino fino alla porta d’ingresso e alle finestre. Non si tenne conto però del fatto che un alto reticolato circondava la costruzione e che le finestre erano quasi tutte murate. Pur davanti all’imprevisto e nonostante il fuoco subito aperto su di loro dai tedeschi, alcuni partigiani riuscirono a raggiungere la porta, ma proprio qui “Aso” restò colpito a morte. Il Fraceschinis, anche se convinto di essere caduto in una trappola, decise di continuare l’attacco, riuscendo dopo due ore di fuoco ad indurre alla resa il presidio, che, perduto il maresciallo comandante, era di 19 uomini, un sergente prussiano e 18 altoatesini. I partigiani entrarono subito nella villa e scovarono in cucina una donna, ritenuta una delatrice, e pure un soldato tedesco morto. Se il sergente tedesco e la presunta donna spia vennero giustiziati dal reparto garibaldino al rientro nella Zona Libera, gli altri invece furono liberati.

Fin qui la versione “partigiana” dei fatti, con la quale contrastano altri racconti locali. Uno di questi vuole che durante la marcia d’avvicinamento alla caserma il gruppo si sia imbattuto nel pittore Pio Solero e nella di lui moglie Maria Treichl: il primo riuscì a fuggire, mentre la seconda venne subito arrestata. Durante l’attacco il “Meister”, il Comandante del reparto, uscì di corsa e, pur colpito subito, cercò scampo in una casa vicina: trasportato dapprima nella casa del dr. Carfagnini per essere curato, venne infine riportato sulla strada e seduta stante giustiziato.

Nel frattempo continuava l’assalto alla Gendarmeria e ad un certo punto il Comandante “Aso”  restò fulminato, proprio sulla porta, per un colpo forse sparatogli alle spalle, vale a dire da uno dei suoi uomini. Finalmente il presidio, dopo una lunga sparatoria, si arrese ed i superstiti furono incolonnati ed avviati verso Cima Sappada, mentre un gruppo di partigiani iniziava a saccheggiare alcune abitazioni della borgata “Bach” ed un altro arrestava alcune persone iscritte in un’apposita lista di proscrizione: tra queste figuravano Pio Solero, Gabriele Kratter, il Podestà Fasil, Luigi Cecconi ed altri ancora. Dopo aver devastato alcune case, verso sera i partigiani tornarono a Cima Sappada, presso l’albergo “Alle Alpi”: qui uccisero il vice Comandante della Gendarmeria e, come recita il “Registro dei Morti” della Parrocchia di Sappada, “massacrarono” la signora Maria Valentinotti di 50 anni, accusata di essere la cuoca abituale della Gendarmeria.

Quando i partigiani se ne andarono, portando con sé i gendarmi e tre ostaggi sappadini, ben sei cadaveri giacevano per terra. Alcuni giorni dopo il Fasil fu liberato, mentre il Cecconi e la signora Solero rimasero nelle mani dei carnici, finendo in seguito uccisi.

La reazione tedesca si manifestò il 28 luglio, allorché a Sappada furono portati tre partigiani in catene con una drastica minaccia: o i partigiani restituivano i prigionieri o i tre finivano subito impiccati sul posto. Così in effetti avvenne, giacché il giorno seguente, alle ore 17.30, non essendo stata recata alcuna risposta da parte partigiana, vennero impiccati davanti alla chiesa di S. Margherita i tre prigionieri “foresti”: Armando Bortolotti di Castel di Fiemme, Manlio Silvestri di Saccolongo e Angelo Peruzzo di Enego.

Tali drammatici avvenimenti, cui la popolazione di Sappada assistette sgomenta, ebbero comunque un merito, percepito in fondo da tutto il Cadore: il quietismo non salvava dalla rappresaglia e la lotta era necessaria anzitutto per non subire un destino programmato da altri, fossero tedeschi o partigiani di zone limitrofe.

 

WALTER MUSIZZA – GIOVANNI DE DONA’

 

 
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Post N° 28

Post n°28 pubblicato il 25 Ottobre 2008 da anpi_cadore
 

Le drammatiche vicende del '44  ricordate domenica 19 con una cerimonia

 

I MARTIRI DI SAPPADA

                                

Di Walter Musizza e Giovanni De Donà

                                                                            

Il destino di Sappada nel '44 -'45 fu sempre quello di doversi guardare su  due fronti,  vale  a  dire dalle rappresaglie tedesche conseguenti alla notevole attività partigiana in zona e contemporaneamente  dall'astio  di  molti partigiani carnici, che tacciavano i sappadini di germanofilia ed  apparivano sospettosi,  invero a torto, delle stesse radici etniche e culturali di questa comunità.

Alla  fine  del  luglio  '44 c'era stato  l'infelice  e  discusso  attacco  di partigiani carnici alla Gendarmeria di Sappada,  che aveva causato la morte di 6 persone,  tra cui quella del Comandante “Aso” (Italo Cristofori)  e del “Meister” tedesco, e che aveva portato,  tra l'altro, alla cattura di diversi militari tedeschi, a quella di Maria Treichl, moglie del pittore Pio Solero, uccisa dopo una farsa di processo, in un bosco di Pesariis, nonché di Luigi Cecconi, assassinato pure lui in Carnia dopo pochi giorni.

La  reazione  tedesca  non si fece attendere e truppe  tedesche  arrivarono  a Sappada il 28 luglio,  portando  3 partigiani in catene, che - si minacciava - sarebbero stati impiccati se i prigionieri non fossero stati resi.

Il  29 luglio,  non ottenendo risposta dai partigiani e per dimostrare che non scherzavano,  i tedeschi impiccarono davanti alla chiesa di S. Margherita, alle ore 17.30  i tre partigiani prigionieri: si trattava di Armando Bortolotti da Castel di Fiemme (cl.1900),  di Manlio Silvestri da Saccolongo (cl.1916) e di Angelo Peruzzo da Enego (cl. 1894).

Don Valentino  Quinz  salesiano di Sappada (1915-2006) ricordava ancora  che  i  tre partigiani  furono  visitati  la  sera prima  dell'esecuzione  da  Don  Pietro Giorgis,  Arciprete di Sappada, che impartì loro l'estrema unzione.  Uno solo dei  tre  rifiutò,  acconsentendo  peraltro  che  il  sacramento  gli  venisse somministrato dopo la morte.

Presenziarono all’esecuzione, perché obbligati, il Parroco, il dr. Carfagnini Ufficiale sanitario, e il sig. Lodovico Kratter  applicato comunale.

Così  racconta  Luigi Boschis  ("Le  popolazioni  del  Bellunese  nella  guerra  di Liberazione", Castaldi Feltre, 1986): "I  tre patrioti conservarono una calma ammirabile anche nell'atto di  passare la  testa nel laccio mortale:  guardarono in faccia con fierezza gli  aguzzini con  aperto senso di disprezzo e di sfida.  Chiesero di consegnare al  Parroco l'indirizzo  dei  parenti  e gli ultimi ricordi dei quali  erano  in  possesso perché giungessero alle loro famiglie.  L'ufficiale tedesco si oppose,  ritirò tutto,  credendo di scoprire in quei biglietti, in quei pochi oggetti, nomi di altri patrioti da passare al capestro. 

Avvenuta l'impiccagione, tornò il sole a baciare i cadaveri dei martiri,  le salme furono raccolte amorosamente e coperte di fiori nella cella mortuaria e il giorno 31 si svolsero i funerali con larga partecipazione di sappadini.

Le efferate violenze cui la popolazione di Sappada assistette muta e sgomenta, i tremendi timori di vedere le proprie case incendiate e saccheggiate come quelle di Forni di Sotto, ebbero comunque un merito, percepito ed interiorizzato in fondo da tutto il Cadore. Fu uno "choc" psicologico importante, capace di segnare la morale individuale e collettiva, il comportamento personale e sociale, un’esperienza nuova e terribile.

Si capiva finalmente che una guerra di Liberazione non si poteva fare solo con gli "altri", magari lontano dal proprio paese, senza rischi per le proprie case: essa chiedeva l’abbandono di ogni compromesso ed impartiva l’imperativo categorico di una scelta discriminante. Non era più tempo davvero per quella "casa in collina" così ben dipinta e sofferta da Cesare Pavese in analoghe circostanze storiche e psicologiche.

 

 
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Post N° 29

Post n°29 pubblicato il 28 Novembre 2008 da anpi_cadore
 

 

ANPI "CADORE-G.ZANGRANDI" 

 

ORGANIZZA

 

VENERDI' 5 DICEMBRE 2008

ORE 18.00

 

SALA  PUBBLICA "G. COLETTI"

TAI DI CADORE

 

INCONTRO E DIBATTITO

 

 

DEMOCRAZIA , MOVIMENTI E LIBERTA'.
 
RIFORMA GELMINI: QUALE FUTURO E QUALI POSSIBILITA' PER LA SCUOLA DI DOMANI?
 
Interverranno:
 
FELICE DORIA  -  Dirigente Scolastico (Polo Val Boite)
 
LUCIA ARRIGONI - Rete degli Studenti Medi (Belluno)
 
LUCIO SANTIN - Rete degli Studenti Medi (Belluno)
 
FRANCESCO CODELLO - Dirigente Scolastico (Treviso)
animatore dell'IDEN (international democratic education network)
 
 
 
 
 

 
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Post N° 30

Post n°30 pubblicato il 28 Novembre 2008 da anpi_cadore
 

"L'A.N.P.I. sezione "Cadore-Giovanna Zangrandi" organizza per venerdì 5 dicembre 2008, presso la Sala pubblica "G.Coletti" di Tai di Cadore un interessantissimo incontro dibattito dal titolo "Democrazia, movimenti e libertà. La riforma Gelmini: quale futuro e quale possibilità per la scuola di domani?" su uno dei più scottanti e problematici temi di attualità.
E l' Associazione Nazionale Partigiani d'Italia lo fa perchè da sempre attenta, non solo a quella Resistenza da cui è nata, ai valori incommensurabili che quel movimento ha ribadito come fondanti per la modernità civile e sociale, ma anche a tutti quei fermenti di resistenze piccole o grandi che consentono, giorno dopo giorno di portare avanti elaborare e sviluppare proprio quei principi di libertà, democrazia, pace e solidarietà che in questi ultimi tempi sembrano messi pericolosamente  in dubbio ad ogni istante da una politica anomala e incurante.
Il tema della serata-dibattito verrà trattato come un percorso. Percorso che si aprirà con l'introduzione di Felice Doria, Dirigente Scolastico del Polo Valboite, che illustrerà, in un' interessante sintesi, le tappe ed i contenuti della riforma Gelmini. Toccherà poi a due studenti,rappresentanti della Rete degli studenti di Belluno, Lucia Arrigoni e Lucio Santin, parlare di quel grande movimento studentesco che proprio in questi giorni è andato auto-organizzandosi e che diventa sempre più una strepitosa dimostrazione di senso della democrazia, di antifascismo, di civiltà e di libertà. Chiuderà poi gli interventi Francesco Codello, Dirigente Scolastico di Treviso ed animatore dell' IDEN (international democratic education network), grande esperto e studioso di problemi pedagogici e sociali, che illustrerà un affascinante percorso sulle pedagogie possibili per una scuola del domani che sia foriera di una civiltà e di una società migliori."



CLAUDIO MICHELAZZI

 
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Post N° 32

Post n°32 pubblicato il 01 Dicembre 2008 da anpi_cadore
 






PIEVE DI CADORE
Il futuro della riforma Gelmini nell'incontro voluto dall'Anpi

Pieve di Cadore

(Bdv)
'Riforma Gelmini: quale futuro e quali possibilità per la scuola di
domani?': è questo l'argomento di un incontro-dibattito che la sezione
'Cadore-Giovanna Zangrandi' dell'Anpi ha promosso venerdì 5 dicembre
alle 18, nella sala 'Coletti' di Tai di Cadore. Sono previsti
interventi di Felice Doria (dirigente scolastico del Polo Valboite),
Lucia Arrigoni (rete degli studenti medi di Belluno), Lucio Santin
(rete degli studenti medi di Belluno) e Francesco Codello (dirigente
scolastico di Treviso e animatore dell'Iden, International democratic
education network). Sulle motivazioni dell'iniziativa ha parlato il
presidente dell'Anpi cadorina, Claudio Michelazzi. «L'Anpi è
interessata a ogni tipo di discorso culturale in cui vengano dibattuti
i valori di fondo dell'uomo: le motivazioni, le scelte, le dinamiche
delle democrazia, dove l'uomo non è soggetto passivo ma attore». Per
Michelazzi, l'esigenza di ribadire la validità dei valori che emersero
in un determinato periodo storico torna puntualmente alla ribalta
quando è in discussione il divenire della società e quando, come nel
caso attuale, si parla della scuola, degli alunni e degli insegnanti,
cioè del futuro del paese. «È opportuno cogliere il momento propizio
alla discussione e al confronto per fornire occasioni al mondo
giovanile di raggiungere una maggiore consapevolezza in un momento di
profonda trasformazione dei modelli e delle modalità per esprimerli» ha
detto Michelazzi, convinto che il dibattito pubblico sia uno degli
strumenti che permette di radicare le conoscenze e di far crescere la
responsabilità. «L'incontro organizzato dall'Anpi si inserisce
utilmente in un circuito di discussione e di approfondimento di una
riforma fortemente innovativa come quella del ministro Gelmini, che
esige ampia percezione dei contenuti introdotti e un atteggiamento
consapevole nella valutazione delle reazioni registrate nel mondo della
scuola» ha concluso Michelazzi, augurandosi la presenza all'incontro di
un gran numero di studenti.

 
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Post N° 33

Post n°33 pubblicato il 01 Dicembre 2008 da anpi_cadore
 



DEMOCRAZIA, MOVIMENTI E LIBERTA’

INCONTRO-DIBATTITO
sulla Riforma Gelmini

TAI DI CADORE
5 dicembre 2008 - ore 18.00


L'A.N.P.I. sezione "Cadore-Giovanna Zangrandi" organizza per venerdì 5 dicembre 2008, ore 18.00, presso la Sala pubblica "G.Coletti" di Tai di Cadore un interessantissimo incontro dibattito dal titolo "Democrazia, movimenti e libertà. La riforma Gelmini: quale futuro e quale possibilità per la scuola di domani?" su uno dei più scottanti e problematici temi di attualità.

E l' Associazione nazionale Partigiani d'Italia lo organizza perchè da sempre attenta, non solo a quella Resistenza da cui è nata, ai valori incommensurabili che quel movimento ha ribadito come fondanti per la modernità civile e sociale, ma anche a tutti quei fermenti di resistenze piccole o grandi che consentono, giorno dopo giorno di portare avanti elaborare e sviluppare proprio quei principi di libertà, democrazia, pace e solidarietà che in questi ultimi tempi sembrano messi pericolosamente in dubbio ad ogni istante da una politica anomala e incurante.

Il tema della serata-dibattito verrà trattato come un percorso. Percorso che si aprirà con l'introduzione di Felice Doria, Dirigente Scolastico del Polo Valboite, che illustrerà, in una interessante sintesi, le tappe ed i contenuti della riforma Gelmini. Toccherà poi a due studenti rappresentanti della Rete degli studenti di Belluno, Lucia Arrigoni e Lucio Santin, parlare di quel grande movimento studentesco che proprio in questi giorni è andato autorganizzandosi e che diventa sempre più una strepitosa dimostrazione di senso della democrazia, di antifascismo, di civiltà e di libertà. Chiuderà poi gli interventi Francesco Codello, Dirigente Scolastico di Treviso ed animatore dell' IDEN (International Democratic Education Network), grande esperto e studioso di problemi pedagogici e sociali, che illustrerà un affascinante percorso sulle pedagogie possibili per una scuola del domani che sia foriera di una civiltà e di una società migliori.

CLAUDIO MICHELAZZI
Segretario A.N.P.I. Sez “Cadore-Giovanna Zangrandi”




 
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Post N° 34

Post n°34 pubblicato il 01 Dicembre 2008 da anpi_cadore
 

I NOSTRI EROI NON SONO SOLO I PARTIGIANI, MA TUTTE QUELLE VITTIME, INTERNATI E DEPORTATI, CIVILI E MILITARI, DEGLI ORRORI DEL FASCISMO E DEL NAZISMO.

NON SOLO COLORO CHE SONO MORTI IN QUEL PERIODO TERRIBILE , MA ANCHE COLORO CHE, SOPRAVVISSUTI A QUELLA TRAGEDIA, HANNO PORTATO DENTRO, PER UNA LUNGA VITA, LE IMMAGINI, IL DOLORE, I SUONI, LE GRIDA, LA NEVE IRREALE, LA PAURA, L'INDICIBILE TERRORE DI ATTIMI ETERNI.

A PERENNE MONITO E CONSAPEVOLEZZA DELLA CRUDELTA' UMANA.

ORA E SEMPRE.

 
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Post N° 38

Post n°38 pubblicato il 05 Gennaio 2009 da anpi_cadore
 




Sabato 13
dicembre 2008 GALLIERA



Sala
consiliare “Falcone e Borsellino



 



Incontro
tra le Amministrazioni, le
ANPI e le



AUSER
dei Comuni di Galliera e Pieve di
Cadore.



 



Programma:



 



Ore
16.00



:
Cimitero di San Venanzio.



Deposizione
di una corona di fiori alla tomba di Giovanna Zangrandi



Ore
16.30



:
Sede Comunale—Incontro tra le Amministrazioni, le
ANPI



e le
AUSER del Comune di Galliera e di Pieve di
Cadore.



 



Interverranno:



 



Giuseppe
Chiarillo—Sindaco di Galliera



Maria
Antonia Ciotti—Sindaco di Pieve di
Cadore



Luigi
Crescimbeni - Segretario
ANPI Provincia Bologna



Gianfranco
Orlandini —Sezione
ANPI Galliera



Edgarda
Degli Esposti — Presidente AUSER Provincia Bologna



Giuseppe
Melloni —Sezione AUSER Galliera



Claudio
Michelazzi—Segretario Sez.
ANPI Pieve di Cadore



Luciano
Padovani—Presidente Comitato Prov.le
ANPI di Belluno



Carlo
Baldessari—AUSER Pieve di
Cadore



 



Comune
di Galliera



Comune
di Pieve di
Cadore



 

 
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