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IL CONCERTO di Radu Mihailenau
Post n°168 pubblicato il 10 Marzo 2010 da toughenough
Dopo Train de Vie, che in Italia visse un singolare contenzioso con “la Vita è Bella” di Benigni circa la paternità sull'ispirazione della sceneggiatura, di Radu Mihaileanu in Italia ne si sono perse le tracce, vista la scarsissima distribuzione del suo film del 2005 “Vai e Vivrai”. Porta ora sullo schermo “il Concerto”, commedia dolce/amara in pieno stile Mihaileanu sulla musica, la russia e le persecuzioni antisemite.Il direttore che si oppose, per difendere la sua orchestra e la sua musica, alle proscrizioni verso gli ebrei di Breznev, dopo trent'anni è l'uomo delle pulizie del Bolchoi, grande teatro russo (con lo splendore un po' appannato) dopo essere passato attraverso anni di alcolismo e disperazione in seguito all'interruzione del suo concerto di Čajkovskij, l'apice musicale della sua carriera e della sua ricerca musicale, da parte del kgb, con la conseguente distruzione della vita di tutti i musicisti coinvolti. Tramite una serie roccambolesca di accadimenti, l'intento di Andrej Filipov, l'ex-direttore, è quello di sostituirsi, insieme ai suoi amici di sempre, all'orchestra Bolchoi concordando una data a Parigi, per chiudere idealmente il cerchio e portare a compimento il “Concerto per Violino e Orchestra”, grazie anche all'ausilio di un giovane talento, Anne-Marie Jaquet, legata misteriosamente a Čajkovskij ed a Filipov.Il film, come mi si è fatto notare, è impietoso verso la russia moderna, fatta di pavidi, trafficoni, bifolchi, capitani d'industria e mafiosi. Ciononostante spiccano alcune figure positive, come la moglie di Andrej Filipov, Irina, interpretata magistralmente da Anna Kamenkova, e il grande cuore del popolo russo, che nonostante sia mestamente occupato a sopravvivere è capace di trasporto e lealtà. Nella prima parte il film sembra non decollare appieno, la parte di commedia è troppo sparpagliata, e la presa emotiva è scarsa. Piano piano però, quando i tasselli della sceneggiatura prendono il loro posto, il film cresce, probabilmente anche grazie al crescendo della musica stessa (non ricordo un altro film con un così ampio stralcio di concerto senza interruzioni, forse “Shine”) e tocca corde che ci sono care.Nonostante questo, che lo rende un film più che appetibile (e quindi consigliabile) la pellicola non raggiunge le vette che uno si aspetta, forse non tanto per demerito del girato, ma anche per le grandi aspettative che si ripongono in registi come Mihaileanu, che sfiora questi temi sempre con una “leggerezza profondissima”. Degno di nota, come sempre nei suoi film, il casting. Tra gli altri Mélanie Laurent, già vista in “Bastardi senza gloria” di Tarantino, che conferma la sua bellezza magnetica, e l'estromissione in fase di montaggio delle parti riguardanti Jacquelin Bisset.
T.
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Hank
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HAGAKURE
Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.
Yamamoto Tsunetomo(1 - 79)
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LA MORTE E IL BUSHIDO
Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte,è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a termine la propria missione equivale a una morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi di orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un'imitazione grottesca dell'etica del samurai.
E' quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che sceglie di farlo pur avendo fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed al tempo stesso è un vigliacco e un perdente.
Chi muore senza aver portato a termine la propria missione muore da fanatico, in modo vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.
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