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il Blog di RANDAGIO CLANDESTINO

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BONTA’ NATALIZIE...

Post n°203 pubblicato il 23 Dicembre 2012 da bonicaM
Foto di bonicaM

La piazza del mercato era affollata di gente di ogni età, tutti ugualmente vogliosi di fare il pieno di cibarie succulente per il pranzo della festa. Dall’alto avresti potuto vedere una fiumana umana muoversi avanti e indietro, disordinatamente, tra le macchie di colore degli ombrelloni delle bancarelle quasi addossate l’una all’altra ai lati e in mezzo alla piazza. C’era una grande abbondanza di merci esposte sui banconi delle botteghe, frutti e verdure d’ogni specie (anche rare e fuori stagione), ma soprattutto le botteghe della carne erano una festa per gli occhi e per il palato. Una folla di donne e bambini, anziani vispi e arzilli, lavoratori senza occupazione, gente di ogni età e stato sociale stava accalcata attorno ai banconi stracolmi di lacerti e quarti di manzo, alle costate di vitella, al tritato di carne ammonticchiato accanto ai due zamponi ripieni. E, nell’attesa del turno, tutti stavano col naso in su a godere dello spettacolo delle salsicce appese agli uncini, degli agnelli squartati dalla carne bianca e le interiora penzolanti dai teneri costati, e poi i posteriori tagliati perfettamente in due dei maiali appesi per la zampa e i polli a testa in giù con l’occhio vitreo e la pelle raggrinzita e giallastra, interi o a metà, corpi interi o a quarti, comunque sia una vera festa di carni da gustare in appetitose ricette natalizie. In una delle botteghe più affollate c’erano anche le teste di due maialini che quasi oscillavano al vento gelido di una fredda mattinata dicembrina. In una delle due teste c’era ancora attaccato un brandello di pelle quasi a testimoniare che quel muso da lattante aveva avuto pure un piccolo corpo già acquistato intero forse il giorno prima da qualche avventore in vena di spese pazze. Gli occhietti di quei due maialini sembravano fissare con terrore quella massa di umani che avrebbero gioito di masticare il loro dolore e la propria morte atroce, magari mangiati da madri con il loro neonato attaccato al seno, attorno alla tavola imbandita del santo natale, madri di cuccioli d’uomo che mangeranno le teneri carni di cuccioli di scrofa, quell’altra madre finita pure lei al macello dopo mesi di pene tra le strette sbarre dell’allevamento… Tutti si accalcavano e vociavano per poter finalmente accaparrarsi quel pezzo prelibato di cadavere di mucca o di maiale, o il cadavere intero di quel coniglio scuoiato di fresco col musetto ancora gocciolante il sangue rappreso o il cadavere della rinsecchita gallina ovaiola ormai improduttiva perché stanca di produrre uova per una massa di corpi ormai privi di testa e di cervello chiamati esseri umani, così buoni così giusti e religiosi nel giorno di natale… E i garzoni della macelleria affilavano coltelli e asce per smembrare in fretta le costatine del vitello e incartarle al cliente pretenzioso o affettare con precisione il cuore o il fegato del manzo sul marmo insanguinato del bancone o tagliare di netto quel brandello più tenero di trippe, mentre due metri più avanti, nella bancarella del pescivendolo le anguille si agitavano nelle vasche d’acqua e sui tavolacci da taglio quelle di loro già sezionate in piccoli tronchi continuavano a sopravvivere in un’agonia senza fine e qualche aragosta annaspava stancamente in cerca di un mare rapito. Auguri, auguri, certo la crisi ma il cotechino non può mancare né il tacchino altrimenti non è nemmeno natale… e qui c’è solo l’imbarazzo della scelta, ci vorrebbero i soldi che non ci sono per poter comprare tutta questa carne e il pesce ch’è così caro… Auguri auguri al piccoletto… ora fa due mesi… proprio il 25… è un cucciolotto affamato… certo, prende il latte della madre…Le due teste dei maialini vorrebbero intanto chiudere gli occhi e dormire, dormire al calduccio fra le zampe di mamma scrofa e dimenticare quel giorno terribile in cui li hanno strappati dalle mammelle materne per trascinarli in un luogo pieno di gemiti e di urli e di tanto tanto sangue e tanta disperazione di corpi ancora senzienti immersi nell’acqua bollente, a decine a centinaia in una interminabile catena di smontaggio di esseri viventi ridotti ad anonimi oggetti di consumo per rendere appetitosi i pranzetti di quella folla che ora si accalca nella piazza del mercato davanti ad altri luoghi da incubo chiamati macellerie dove affettare cadaveri è proprio una festa, una grande gioia natalizia.

 
 
 
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