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Wenders: "Il mio cinema, per guarire"

Post n°12164 pubblicato il 11 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Cristiana Paternò10/02/2015
BERLINO - Il cielo sopra Berlino è tutto per Wim Wenders, berlinese di adozione, anche se è nato a  Düsseldorf , quasi 70 anni fa, e cantore di questa straordinaria città, cosmopolita eppure così tedesca. Orso d’oro alla carriera in questo 65° Festival, ha portato qui in anteprima mondiale, fuori concorso naturalmente, la sua nuova fatica, Every Thing Will Be Fine. Un’opera che mette insieme, senza paura di costruire un ossimoro, la spettacolarità all'apparenza tutta esteriore del 3D e una ricerca intima, silenziosa e sussurrata come quella del superamento del senso di colpa e dell'elaborazione del lutto. Anzi, il suo autore, che quest’anno è candidato all’Oscar per lo splendido documentario su Salgado Il sale della terra, lo definisce come una fiaba sulla guarigione. “Il cinema parla spesso di ferite, ma non molto della cura, che invece è un tema tanto importante per tutti noi esseri umani. Anzi, più invecchio, più penso che sia importante. Non è il tempo che guarisce le ferite, siamo noi che dobbiamo fare qualcosa per uscirne”. 

James Franco, che qui alla Berlinale è l’attore più ricercato, visto anche in Queen of the Desert di Herzog, nel ruolo del principe azzurro di Nicole Kidman, e in I am Michael in quello di un attivista gay, è Tomas, uno scrittore instabile che trova il successo dopo che un tragico avvenimento gli sbarra la strada. La sua auto, in una sera di neve, investe qualcosa. Da sotto le ruote spunta il piccolo Christopher col suo slittino. Tutto bene, quindi. E invece no, il fratellino più piccolo è rimasto schiacciato. Non si può dire che sia veramente colpa di Tomas, ma la sua vita sarà sconvolta da questo evento. Come quella della mamma dei due bambini (Charlotte Gainsbourg). Una depressione, un tentativo di suicidio, una relazione finita con la sua compagna che vorrebbe un figlio ma lui non può averne. Una nuova storia con una donna che ha già una bambina. Ma soprattutto nuova linfa per la sua arte. Tema che nella sceneggiatura del norvegese Bjørn Olaf Johannessen ha subito affascinato Wenders quando l’autore, un giovane scrittore che aveva premiato al Sundance, gliel’ha spedita chiedendogli di leggerla. “Fino a che punto – si è chiesto l'autore di Paris, Texas – abbiamo il diritto di usare quello che sperimentiamo e le sofferenze nostre e altrui per farne un’opera d’arte”. 

Così Every Thing Will Be Fine, cinque anni di lavoro e un grande peso specifico emotivo, ha tutta l’aria di un film personale, quasi autobiografico. Ma perché il 3D, usato in modo sublime nel documentario su Pina Bausch? “Non pensavo di tornare ad usarlo dopo Pina, ma ho scoperto che ha altre potenzialità. Perché è il modo migliore per esprimere le emozioni, perché mette gli attori in primo piano come mai prima, con una sottigliezza assoluta, specie nel piano ravvicinato”. Oltre a James Franco e Charlotte Gainsbourg, ancheRachel McAdams e la canadese Marie-Josée Croze (le due donne amate dallo scrittore in due momenti della sua vita), poi Patrick Bauchau (il padre di Tomas), Peter Stormare (l’editore) e Robert Naylor(Christopher ormai adolescente e segnato dall’incidente). La vicenda si dipana attraverso 17 anni, in cui la vita dei personaggi continua ad essere condizionata dall'incidente. 

Il Canada, fotografato dal belga Benoit Debie alla sua prima esperienza col 3D, è lo scenario ideale per questo dramma del congelamento interiore, tutto giocato in minore, senza esplosioni, spesso senza parole, anzi con un protagonista prigioniero della sua imperturbabilità. E anche le musiche del francese Alexandre Desplat vanno in questa direzione. Per James Franco è stata una sfida speciale lavorare con un autore che definisce attento ad ogni singolo dettaglio del cinema - musica, montaggio, fotografia. “La mia recitazione è minimalista, per attingere allo stato interiore della persona che interpreto". E azzarda un paragone tra i due registi tedeschi che l’hanno diretto: “Herzog è intenso e lavorare con lui è spesso una sfida fisica, anche se in Queen of the desert ho soprattutto scene d’amore. Wim ha un tocco più leggero e delicato, ma è altrettanto profondo. Girerei di nuovo con entrambi e nel frattempo studio letteratura all’università”. Every Thing Will Be Fine sarà distribuito in Italia da Teodora nel prossimo autunno. 

 
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