Creato da: Ladridicinema il 15/05/2007
Blog di cinema, cultura e comunicazione

sito   

 

Monicelli, senza cultura in Italia...

 
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Agosto 2014 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

tutto il materiale di questo blog può essere liberamente preso, basta citarci nel momento in cui una parte del blog è stata usata.
Ladridicinema

 
 

Ultimi commenti

Contatta l'autore

Nickname: Ladridicinema
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 40
Prov: RM
 
Citazioni nei Blog Amici: 28
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

FILM PREFERITI

Detenuto in attesa di giudizio, Il grande dittatore, Braveheart, Eyes wide shut, I cento passi, I diari della motocicletta, Il marchese del Grillo, Il miglio verde, Il piccolo diavolo, Il postino, Il regista di matrimoni, Il signore degli anelli, La grande guerra, La leggenda del pianista sull'oceano, La mala education, La vita è bella, Nuovo cinema paradiso, Quei bravi ragazzi, Roma città aperta, Romanzo criminale, Rugantino, Un borghese piccolo piccolo, Piano solo, Youth without Youth, Fantasia, Il re leone, Ratatouille, I vicerè, Saturno contro, Il padrino, Volver, Lupin e il castello di cagliostro, Il divo, Che - Guerrilla, Che-The Argentine, Milk, Nell'anno del signore, Ladri di biciclette, Le fate ignoranti, Milk, Alì, La meglio gioventù, C'era una volta in America, Il pianista, La caduta, Quando sei nato non puoi più nasconderti, Le vite degli altri, Baaria, Basta che funzioni, I vicerè, La tela animata, Il caso mattei, Salvatore Giuliano, La grande bellezza, Indagine su di un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Todo Modo, Z - L'orgia del potere

 

Ultime visite al Blog

vento_acquaalex.18trancoacer.250AVV_PORFIRIORUBIROSATEMPESTA_NELLA_MENTESense.8cassetta2surfinia60monellaccio19iltuocognatino1mario_fiyprefazione09LiledeLumiLMiele.Speziato0Ladridicinema
 

Tag

 
 

classifica 

 

Messaggi del 22/08/2014

 

George R.R. Martin parla del suo stile di scrittura e del perché non ci sia sesso gay nei suoi libri da comingsoon

Post n°11660 pubblicato il 22 Agosto 2014 da Ladridicinema
 

13 agosto 2014

Poster

 

In questi giorni George R.R. Martin sta facendo un bagno di folla all’Edinburgh International Book Festival; Non che non si sia prestato alla partecipazione di molti eventi pubblici in questi mesi. Lo so, voi lo volete chiuso a casa a scrivere, ma almeno è l’occasione per dare qualche dettaglio in più sullo stato delle cose.

Per esempio commentando il fatto che nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco ci sia violenza sanguinosa e decisamente molto sesso, ma non gay, mentre qualcosa è stato aggiunto nella serie televisiva.

Martin ha risposto, come riportato dal " Guardian", che le inserirà, con due libri ancora da finire, se si accorderanno con la trama. I libri sono narrati in terza persona seguendo il punto di vista di una ventina dei personaggi principali, così è più limitato rispetto alla serie. “Francamente, è la maniera che preferisco di scrivere perché è il modo in cui ciascuno di noi vive la vita. Se mi vedi dal tuo punto di vista, non vedi quello che qualcuno da un’altra parte sta osservando”.

Siccome nessuno dei personaggi è gay, allora non ci sono scene di sesso esplicito gay nei primi libri. “Una serie tv non ha queste limitazioni – ha detto – Cambierà? Potrebbe. Ho ricevuto lettere da fan che vogliono che inserisca in particolare una scena di sesso maschile esplicita. La maggior parte delle lettere erano di donne. Non lo farò solo per il gusto di farlo, ma se la trama mi ci porterà attraverso il punto di vista di uno dei personaggi. Non è una democrazia. Se lo fosse [attenzione spoiler], allora Joffrey [il re ragazzino sadico] sarebbe morto decisamente prima”.

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

O capitano! Mio capitano! Il viaggio di Robin Williams da popoff

Post n°11659 pubblicato il 22 Agosto 2014 da Ladridicinema
 
Tag: news, STORIA

 2 commenti

L’omaggio di Popoff all’attore che ogni studente avrebbe voluto avere come professore.

di Giorgia Pietropaoli

L'attimo fuggente

«Lo so che giunti al termine di questa nostra vita tutti noi ci ritroviamo a ricordare i bei momenti e dimenticare quelli meno belli, e ci ritroviamo a pensare al futuro. Cominciamo a preoccuparci e pensare: “Io che cosa farò? chissà dove sarò da qui a dieci anni?” Però io vi dico: “Ecco guardate me!” Vi prego, non preoccupatevi tanto, perché a nessuno di noi è dato soggiornare tanto su questa terra. La vita ci sfugge via e se per caso sarete depressi, alzate lo sguardo al cielo d’estate con le stelle sparpagliate nella notte vellutata, quando una stella cadente sfreccerà nell’oscurità della notte col suo bagliore, esprimete un desiderio e pensate a me. Fate che la vostra vita sia spettacolare».

Vogliamo ricordarlo così Robin Williams, con queste parole. Parole che pronuncia nel film Jack di Francis Ford Coppola e che ci fanno pensare a tutti i ruoli superbi, istrionici, buffi, commoventi che la sua poliedrica carriera di attore ci ha regalato.
Morto a sessantatré anni per un probabile suicidio, soffriva da tempo di depressione ed era in riabilitazione per abuso di alcol. Ma non è con queste poche informazioni sulle sue ultime ore di vita che ci lascia uno dei più grandi attori di Hollywood. Ci lascia con il personaggio di John Keating de L’attimo fuggente, di Peter Pan in Hook – Capitan Uncino, di Sean McGuire in Will Hunting, di Adrian Cronauer in Good Morning Vietnam , di Mork nella serie televisiva Mork & Mindy e di tanti altri.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Facebook, privacy da huffingtonpost.it

Post n°11658 pubblicato il 22 Agosto 2014 da Ladridicinema
 

Facebook, privacy: i termini e le condizioni del contratto che gli utenti non leggono mai, ma che dovrebbero conoscere 

FACEBOOK

Sono oltre un miliardo gli utenti attivi ogni mese su Facebook. Ciò significa che oltre un miliardo di persone in tutto il mondo ha accettato, senza leggere o chiedere un parere legale, le condizioni generali di contratto - scritte in piccolo - che disciplinano le modalità e i termini con cui Facebook fornisce ai clienti il servizio concordato, soprattutto per quanto riguarda la gestione della privacy.

Il fatto che praticamente nessuno degli iscritti al social network più famoso del mondo abbia mai letto le clausole dell'accordo è stato dimostrato da un gruppo di ricercatori della Carnegie Mellon. Gli studiosi hanno, infatti, calcolato che per prendere visione di tutte le condizioni contenute nel contratto occorrerebbero in media 76 giorni lavorativi. Un discorso che vale per ogni sito Internet, specifica il team.

Di seguito, una dettagliata spiegazione di tutte le condizioni che ogni utente accetta dal momento in cui risulta completata con successo l'iscrizione su Facebook:

terms

Innanzitutto: niente su Facebook è privato, il concetto di privacy non esiste e nulla di ciò che fai resta privato:

facebook

Le clausole del contratto sono applicate anche a ciò che non è ancora pubblico e potrebbe non diventarlo mai.

Facebook ha iniziato a studiare i messaggi che gli utenti hanno scritto, ma che poi hanno deciso di cancellare prima di essere pubblicati. Un recente studio ha analizzato le abitudini di 3,9 milioni di persone di lingua inglese iscritte a Facebook per analizzare i diversi comportamenti di "auto-censura" messi in atto. In particolare, la ricerca ha misurato la frequenza sia dei messaggi eliminati dopo essere stati pubblicati sia di quelli cancellati ancor prima di essere mai stati postati. 
Facebook è anche in grado di ricostruire i post rimossi dalla bacheca, determinando anche quando sono stati scritti e se sono stati pubblicati entro un tempo massimo di dieci minuti dalla scrittura del messaggio.

Cancellarsi da Facebook, non significa scomparire per sempre.

Anche se si disattiva il proprio account, secondo quanto stabilito dalle condizioni generali del contratto, i video e le foto condivise da altri utenti resteranno visibili sul sito e saranno soggette alle impostazioni sulla privacy degli utenti in questione.

Facebook può vendere i dati personali dei clienti a marchi e aziende, interessate a conoscere i profili di potenziali acquirenti.

brands

Ciò significa che Facebook viene pagato, con l'approvazione dell'utente, dalle aziende per fornire loro i dati ritenuti "sensibili" a fini commerciali. Le campagne del cosiddetto "social media marketing" si basano sempre di più sulle informazioni raccolte dal social network.

Una volta completata l'iscrizione, l'utente accetta che Facebook possa monitorare la sua attività di navigazione sul web dal momento in cui compie il login al sito.

Ciò è stato confermato dallo stesso social network in un recente post:

learn

Facebook si è giustificato dichiarando che questo comportamento viene attuato da tutti i siti. Tuttavia nessun sito gestisce una mole di dati personali paragonabile, considerando che gli utenti accedono all'applicazione da device mobile, in media, 14 volte al giorno.

Facebook si serve di partnership strategiche per monitorare gli acquisti degli utenti nella vita reale.

Dal 2013, il social network ha stipulato un accordo di collaborazione con diverse società specializzate nella raccolta di dati sui consumatori a fini commerciali. Informazioni collezionate in gran parte all'insaputa degli stessi. Datalogix e Acxiomsono due delle aziende diventate socie di Facebook. In particolare, la partnership permette loro di monitorare la correlazione tra gli annunci pubblicitari presenti sul sito e gli acquisti effettuati in negozio. Al contempo, l'analisi delle informazioni relative agli utenti serve per erogare annunci in base ai loro stessi interessi.
La raccolta dei dati è ormai estesa alla conoscenza di ogni abitudine e tendenza del potenziale consumatore: dalla presenza di una persona anziana o di bambini all'interno del nucleo familiare, allo stato civile, sino al resoconto dettagliato di tutti gli acquisti online e offline.

Facebook utilizza tutte le informazioni fornite dagli utenti per erogare pubblicità mirata.

Nel mese di giugno, il social network ha annunciato che a breve userà i dati sulla navigazione su siti e app per erogare pubblicità mirata:

tv

Si tratta di advertising basato sugli interessi, i quali sono suddivisi in base alle seguenti categorie:

life events

Per il momento, questo nuovo tipo di pubblicità riguarda solo gli Stati Uniti, anche se l’obiettivo è quello di un lancio globale nei prossimi mesi. 
Facebook ha giustificato questo nuovo tipo di pubblicità altamente mirata sostenendo che siano stati gli stessi utenti a chiedere di poter ricevere solo gli annunci pubblicitari conformi ai loro interessi. In realtà, secondo uno studio del Center for Digital Democracy, sono le società finanziarie i principali soggetti che si servono del social network a fini pubblicitari, "bombardando" gli utenti con annunci su carte di credito, prestiti e altri servizi.
Contestualmente, ha annunciato la creazione di nuovi strumenti per garantire la privacy degli utenti. Innanzitutto sarà possibile disattivare totalmente questo tipo di pubblicità utilizzando lo strumento messo a disposizione dalla Digital Advertising Alliance (opt-out tool), oppure utilizzando gli strumenti forniti dal proprio device Android o iOS. Inoltre, le persone potranno verificare e gestire le categorie di interessi associate al proprio profilo attraverso il nuovo strumento Ad Preference.

Facebook ha presentato per la prima volta servizi di localizzazione in grado di trasformare ogni dispositivo mobile in un efficace navigatore.

location tracking

Facebook a breve utilizzerà i dati relativi alla localizzazione a fini commerciali.

Nel mese di aprile, il social network presentò la nuova applicazione di geo-tag per dispositivi mobile “Trova amici nelle vicinanze” che permette di trovare gli amici iscritti al sito che si trovano nei paraggi. Già allora, la società ammise l'interesse nello sviluppo della app in futuro a fini di marketing e pubblicità.

Facebook può usare voi e i vostri dati per la ricerca.

research

La "clausola ricerca" compare nei termini del contratto e nell'estate del 2012, Facebook ha condotto una serie di ricerche ed esperimenti su quasi 700.000 ignari utenti per un'intera settimana. L'obiettivo di questi studi consisteva nel capire se le emozioni potessero diffondersi in modo contagioso attraverso il social network.

L'intera banca dati di Facebook è potenzialmente a disposizione delle agenzie governative.

Facebook ha dichiarato di ritenere incostituzionale la richiesta di informazioni relative agli utenti da parte del governo statunitense.Tuttavia, la società ha ammesso di consentire al governo l'accesso ai dati in oltre l'80 per cento dei casi:

screen

Facebook si riserva, per contratto, il diritto di poter cambiare in ogni momento le condizioni e i termini di utilizzo.

Ciò significa che ogni utente che usa il social network acconsente a ogni potenziale modifica operata all'interno delle stesse clausole del contratto.

use

Traduzione di Alessia Biancalana

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

La sfida del Valle verso un nuovo inizio costituente da controlacrisi.org

Post n°11657 pubblicato il 22 Agosto 2014 da Ladridicinema
 

La dif­fi­cile trat­ta­tiva intorno al destino del Tea­tro Valle che inau­gu­rerà in set­tem­bre una nuova fase ha fin qui dimo­strato che lo sforzo non sem­plice di man­te­nere tre anni di occu­pa­zione nel qua­dro di una con­sa­pe­vole lega­lità costi­tuente ha dato i suoi frutti. La piena inte­rio­riz­za­zione da parte dei “comu­nardi” di una genuina padro­nanza del tema giu­ri­dico ed isti­tu­zio­nale dei beni comuni ha favo­rito una inter­lo­cu­zione costrut­tiva e corag­giosa con l’amministrazione capitolina.

Que­sta, a sua volta, ha dimo­strato corag­gio e capa­cità di ascolto nella scelta dei sog­getti più ido­nei a non far per­dere alla città di Roma una grande occa­sione per valo­riz­zare la pro­pria imma­gine inter­na­zio­nale. Mi giun­gono con­ti­nue, qui a Ber­ke­ley, le mani­fe­sta­zioni di inte­resse di col­le­ghi anche molto auto­re­voli per la vicenda Valle. “Occupy Oakland” è ormai uno sbia­dito ricordo, sic­ché i miei col­le­ghi sono col­piti dal fatto che in Ita­lia una espe­rienza coeva non abbia incon­trato i man­ga­nelli della poli­zia ma abbia piut­to­sto avuto il tempo di gene­rare cul­tura, anche isti­tu­zio­nale, nella forma della Fon­da­zione Tea­tro Valle Bene Comune.
In che modo si pas­serà dal rico­no­sci­mento poli­tico lar­ga­mente otte­nuto in que­ste set­ti­mane alla costru­zione di una nuova isti­tu­zione del comune suf­fi­cien­te­mente matura per pro­vare ad inter­pre­tare una ine­dita forma di col­la­bo­ra­zione con le isti­tu­zioni del pub­blico è un pas­sag­gio che genera un cre­scente inte­resse anche internazionale.

E’ chiaro che non pos­siamo per­met­terci un calo di ener­gia poli­tica e che anzi il cam­mino da set­tem­bre in avanti richiede il per­se­gui­mento con­sa­pe­vole di un obiet­tivo politico-istituzionale e non solo arti­stico. Vor­rei dun­que ini­ziare a discu­tere sulla que­stione dell’assetto giu­ri­dico defi­ni­tivo del Tea­tro Valle, qua­lora dav­vero, magari dopo un periodo tran­si­to­rio più o meno lungo in cui si pos­sono spe­ri­men­tare forme diverse di col­la­bo­ra­zione fra il Tea­tro di Roma e la Fon­da­zione Tea­tro Valle Bene Comune, si trovi la forza per imporre la spe­ri­men­ta­zione di un assetto isti­tu­zio­nale coe­rente con l’interesse della cul­tura e delle gene­ra­zioni future.

29soc1 sotto vallePer noi giu­ri­sti si tratta di una ghiotta occa­sione pra­tica di imma­gi­nare un’istituzione cul­tu­rale bene comune, par­te­ci­pata e aperta. Più in gene­rale Roma ha la pos­si­bi­lità di rea­liz­zare un’esperienza di ammi­ni­stra­zione della cul­tura fon­data su una inter­pre­ta­zione forte, pro­prio per le ori­gini con­flit­tuali, del prin­ci­pio di sus­si­dia­rietà, pro­po­nendo un modello che potrebbe essere repli­cato nella ricon­qui­sta e nel governo dei beni comuni cul­tu­rali in tutta Europa. A tal fine occorre la forza anche morale di imporre la “desti­tuenza” al fine di costi­tuire un’istituzione giu­ri­dica del comune che sia genui­na­mente alter­na­tiva al “pub­blico” così come lo cono­sciamo oggi. Infatti, la strut­tura gerar­chica e con­cen­trata che carat­te­rizza l’amministrazione pub­blica fon­data su un potere buro­cra­tico, con­trol­lato sola­mente dalla Corte dei Conti, capace di limi­tare nei fatti la stessa azione poli­tica, è quanto di più lon­tano si possa imma­gi­nare rispetto al buon governo dei beni comuni.
Gra­zie all’ occu­pa­zione si è scon­giu­rata la pri­va­tiz­za­zione ma il pub­blico auto­ri­ta­rio non è un nemico meno temi­bile dei beni comuni. Nelle set­ti­mane pas­sate si è par­lato di un pre­sunto danno era­riale creato dal paga­mento delle bol­lette del Tea­tro Valle. Un tale ragio­na­mento non sta in piedi. Qual­siasi ammi­ni­stra­zione del mondo met­te­rebbe la firma per orga­niz­zare a meno di 100.000 euro l’anno tre sta­gioni come quelle scorse al Valle! Tut­ta­via, il sem­plice fatto che l’argomento del danno era­riale abbia potuto essere seria­mente avan­zato da qual­che alto buro­crate comu­nale, dimo­stra come la stessa discre­zio­na­lità poli­tica sia assai limi­tata nel modello ammi­ni­stra­tivo verticale.

E’ neces­sa­rio supe­rare que­sto modello ammi­ni­stra­tivo recu­pe­rando la fles­si­bi­lità di governo neces­sa­ria per qual­siasi pro­getto in cui la crea­ti­vità sia un valore. Nella cul­tura, nei tea­tri, nell’università la crea­ti­vità non può essere umi­liata. Essa va asse­con­data con un assetto isti­tu­zio­nale con essa com­pa­ti­bile. Si colga quest’occasione per uscire dal vec­chio schema: il Tea­tro Valle non sia più un bene pub­blico, appar­te­nente in modo pro­prie­ta­rio e dun­que auto­ri­ta­rio al Mini­stero, che con forme più o meno bizan­tine lo tra­sfe­ri­sce al Comune il quale a sua volta si sente respon­sa­bile di fronte alla Corte dei Conti della sua gestione, tra­mu­tando una grande espe­rienza cul­tu­rale in un incubo buro­cra­tico fatto di Mini­steri, Asses­so­rati, Sovrin­ten­denze, Uffici….

Il Tea­tro Valle diventi dav­vero una prima espe­rienza a livello inter­na­zio­nale di bene comune uffi­cial­mente costruito come tale, con una gover­nance coe­rente con l’interesse di tutti. Per farlo, sap­piamo bene che esso va orga­niz­zato su un assetto pro­prie­ta­rio auto­nomo e “gene­ra­tivo”, capace di dif­fon­dere il potere senza con­cen­trarlo nelle mani di qual­cuno (sia esso un Mini­stro, un Sin­daco o un Asses­sore che in futuro potreb­bero essere bene meno lun­gi­mi­ranti di quelli attuali). Sap­piamo che si deve dare al Valle uno Sta­tuto (che è il Dna delle isti­tu­zioni) che metta al cen­tro prima di tutto l’interesse della cul­tura e delle gene­ra­zioni future. Gli ammi­ni­stra­tori del Valle dovranno seguire que­sto Sta­tuto e saranno con­trol­lati nella loro azione da quella grande agen­zia di con­trollo che è la par­te­ci­pa­zione. Esi­stono già oggi fior di strut­ture giu­ri­di­che adat­ta­bili a que­sto bisogno.

Un modello potrebbe essere il tra­sfe­ri­mento del Tea­tro ad una Fon­da­zione in par­te­ci­pa­zione, (in Ita­lia il Fai è orga­niz­zato così) aggiu­stando natu­ral­mente lo sta­tuto in modo da ampliare la par­te­ci­pa­zione assem­bleare. Un’altra pos­si­bi­lità, vali­dis­sima e rico­no­sciuta in Ita­lia dalla Con­ven­zione dell’Aja del 1985, è la costi­tu­zione del Valle in un com­mu­nity trust nell’ inte­resse delle gene­ra­zioni future. Que­sto modello, dotato di grande fles­si­bi­lità, è la forma giu­ri­dica più adatta per costruire un assetto isti­tu­zio­nale che non sia né pri­vato né pub­blico, ma appunto “comune”. Un comune che, non meno della pro­prietà pri­vata, potrà final­mente godere di tutela giu­ri­sdi­zio­nale di rango costi­tu­zio­nale ponen­dosi così al riparo tanto dalle pri­va­tiz­za­zioni quanto da ten­ta­tivi di restau­ra­zione della logica auto­ri­ta­ria del pub­blico verticale.

Sal­va­guar­dare il modello Valle signi­fica prima di tutto pren­dere sul serio la pro­po­sta costi­tuente dei beni comuni che da esso è partita.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963