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La Mafia dell’Antimafia: l'inchiesta di Telejato audita in Parlamento

Post n°11979 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Diretta a Presidente Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi e 4 altri
Questa petizione sarà consegnata a:
Presidente Commissione parlamentare antimafia
Rosy Bindi
Vicepresidente Commissione parlamentare antimafia
Luigi Gaetti
Vicepresidente Commissione parlamentare antimafia
Claudio Fava
Segretario Commissione parlamentare antimafia
Angelo Attaguile
Segretario Commissione parlamentare antimafia
Marco Di Lello

C’è ancora un business di cui non si parla, un business di milioni di euro. Il business dell’Antimafia.

Quattro mesi dopo il brutale assassinio di Pio La Torre, nel 1982, viene approvata la legge Rognoni-La Torre, che consentiva il sequestro e la confisca di quei beni macchiati di sangue. Finalmente, lo Stato aveva le armi per attaccare gli ingenti patrimoni mafiosi. Nel ’96 grazie a Libera nasce la legge 109 che disponeva l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia, e finalmente terreni, case, immobili tornano alla comunità. 

Tutto bellissimo. Nella teoria. Qualcosa però non funziona. Questi beni, sequestrati, confiscati, falliscono l'uno dopo l’altro. Il 90% di imprese, aziende, immobili, finisce in malora spesso prima ancora di arrivare a confisca. 

A non essere rispettata e ad aver bisogno di una riforma strutturale è la Legislazione Antimafia - Vittime della mafia e relativo Decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.

Parliamo di aziende e imprese sequestrate perché di dubbia legalità: aziende che forse furono acquistate con proventi mafiosi, o che svolgono attività illecito-mafiose, e che per chiarire questo dubbio vengono poste sotto sequestro ed affidate alla sezione delle misure di prevenzione del Tribunale competente. In questo caso, parliamo del Tribunale di Palermo, che amministra la grande maggioranza dei beni in Sicilia. 

I beni confiscati sono circa 12.000 in Italia; di questi più di 5000 sono in Sicilia, circa il 40%. La maggior parte nella provincia di Palermo. Si parla di un business di circa 30 miliardi di euro, solo qui a Palermo. Questi beni sotto sequestro vengono affidati a un amministratore giudiziario scelto dal giudice del caso, che dovrebbe gestirlo mantenendolo in attività e tenerlo agli stessi livelli che precedevano il sequestro. 

Questa fase di sequestro secondo la legge modificata nel 2011 non deve superare i 6 mesi, rinnovabile al massimo di altri 6, periodo in cui vengono svolte le dovute indagini e si decide il destino del bene stesso: se dichiarato legato ad attività mafiose esso viene confiscato e destinato al riutilizzo sociale; se il bene è pulito viene restituito al precedente proprietario. Purtroppo la legge non viene applicata: il bene non viene mantenuto nello stato in cui viene consegnato alle autorità, né vengono rispettate le tempisticheIn media il bene resta sotto sequestro per 5-6 anni, ma ci sono casi in cui il tempo si prolunga fino ad arrivare a 16 anni. L’albo degli amministratori competenti che è stato costituito nel gennaio 2014 per legge dovrebbe essere la fonte da cui vengono scelti questi soggetti: in base alle competenze e alle capacità. Ma la scelta è arbitraria, effettuata dai giudici della sezione delle misure di prevenzione. Ritroviamo molto spesso la solita trentina di nomi, che amministrano decine di aziende e imprese. E non per capacità, perché la maggior parte di quei beni falliscono durante la fase di sequestro. Anche se poi vengono dichiarati esterni alla vicenda e gli imputati assolti da tutte le accuse. 

Telejato, la piccola emittente televisiva comunitaria siciliana che gestisco dal 1999 e che da allora non ha mai smesso di denunciare e lottare contro la mafia, ha sede a Partinico e copre un bacino d’utenza caratterizzato storicamente da una forte presenza mafiosa.

La dichiarazione di fallimento e la messa in liquidazione dei beni confiscati è la strada più facile per gli amministratori, perché li esonera dall’obbligo della rendicontazione e consente loro di “svendere” mezzi, attrezzature, materiali, anche con fatturazioni non conformi al valore reale dei beni, girando spesso gli stessi beni ad aziende collaterali legate agli amministratori giudiziari. 

La pratica di vendere parti delle aziende stesse mentre sono ancora sotto sequestro, è abbastanza consolidata, e ci si ritrova con aziende svuotate e distrutte ancor prima del giudizio definitivo, che sia di confisca o di dissequestro.

Questi sono solo alcuni esempi, alcune storture del sistema; ma molti sono i casi che riflettono un problema strutturale: una legge limitata, da aggiornare, che non permette gli adeguati controlli e conduce troppo spesso al fallimento dei beni per le - forse volute - incapacità del sistema. Posso fare nomi, esempi, citare numeri e casi.

Chiedo alla Commissione Antimafia di essere audito per esporre questa inchiesta che stiamo portando avanti a Telejato, con notevole fatica, perchè non abbiamo nessuno al nostro fianco.

LETTERA A
Presidente Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi
Vicepresidente Commissione parlamentare antimafia Luigi Gaetti
Vicepresidente Commissione parlamentare antimafia Claudio Fava
e 2 altri
Segretario Commissione parlamentare antimafia Angelo Attaguile
Segretario Commissione parlamentare antimafia Marco Di Lello
C’è ancora un business di cui non si parla, un business di milioni di euro. Il business dell’Antimafia.

Nel ’96 grazie a Libera nasce la legge 109 che disponeva l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia, e finalmente terreni, case, immobili tornano alla comunità. 

Tutto bellissimo. Nella teoria. Qualcosa però non funziona. Questi beni, sequestrati, confiscati, falliscono l'uno dopo l’altro. Il 90% di imprese, aziende, immobili, finisce in malora spesso prima ancora di arrivare a confisca. 

Parliamo di aziende e imprese sequestrate perché di dubbia legalità: aziende che forse furono acquistate con proventi mafiosi, o che svolgono attività illecito-mafiose, e che per chiarire questo dubbio vengono poste sotto sequestro ed affidate alla sezione delle misure di prevenzione del Tribunale competente. In questo caso, parliamo del Tribunale di Palermo, che amministra la grande maggioranza dei beni in Sicilia. 

I beni confiscati sono circa 12.000 in Italia; di questi più di 5000 sono in Sicilia, circa il 40%. La maggior parte nella provincia di Palermo. Si parla di un business di circa 30 miliardi di euro, solo qui a Palermo. Questi beni sotto sequestro vengono affidati a un amministratore giudiziario scelto dal giudice del caso, che dovrebbe gestirlo mantenendolo in attività e tenerlo agli stessi livelli che precedevano il sequestro. 

Questa fase di sequestro secondo la legge modificata nel 2011 non deve superare i 6 mesi, rinnovabile al massimo di altri 6, periodo in cui vengono svolte le dovute indagini e si decide il destino del bene stesso: se dichiarato legato ad attività mafiose esso viene confiscato e destinato al riutilizzo sociale; se il bene è pulito viene restituito al precedente proprietario. Purtroppo la legge non viene applicata: il bene non viene mantenuto nello stato in cui viene consegnato alle autorità, né vengono rispettate le tempistiche. In media il bene resta sotto sequestro per 5-6 anni, ma ci sono casi in cui il tempo si prolunga fino ad arrivare a 16 anni. L’albo degli amministratori competenti che è stato costituito nel gennaio 2014 per legge dovrebbe essere la fonte da cui vengono scelti questi soggetti: in base alle competenze e alle capacità. Ma la scelta è arbitraria, effettuata dai giudici della sezione delle misure di prevenzione. Ritroviamo molto spesso la solita trentina di nomi, che amministrano decine di aziende e imprese. E non per capacità, perché la maggior parte di quei beni falliscono durante la fase di sequestro. Anche se poi vengono dichiarati esterni alla vicenda e gli imputati assolti da tutte le accuse. 

Telejato, la piccola emittente televisiva comunitaria siciliana che gestisco dal 1999 e che da allora non ha mai smesso di denunciare e lottare contro la mafia, ha sede a Partinico e copre un bacino d’utenza caratterizzato storicamente da una forte presenza mafiosa.

La dichiarazione di fallimento e la messa in liquidazione dei beni confiscati è la strada più facile per gli amministratori, perché li esonera dall’obbligo della rendicontazione e consente loro di “svendere” mezzi, attrezzature, materiali, anche con fatturazioni non conformi al valore reale dei beni, girando spesso gli stessi beni ad aziende collaterali legate agli amministratori giudiziari. 

La pratica di vendere parti delle aziende stesse mentre sono ancora sotto sequestro, è abbastanza consolidata, e ci si ritrova con aziende svuotate e distrutte ancor prima del giudizio definitivo, che sia di confisca o di dissequestro.

Questi sono solo alcuni esempi, alcune storture del sistema; ma molti sono i casi che riflettono un problema strutturale: una legge limitata, da aggiornare, che non permette gli adeguati controlli e conduce troppo spesso al fallimento dei beni per le - forse volute - incapacità del sistema. Posso fare nomi, esempi, citare numeri e casi.

Chiedo alla Commissione Antimafia di essere audito per esporre questa inchiesta che stiamo portando avanti a Telejato, con notevole fatica, perchè non abbiamo nessuno al nostro fianco.

 
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La Mafia dell’Antimafia: l’inchiesta di Telejato audita in Parlamento. Petizione su Change.org

Post n°11978 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

da articolo 21

telejato

“Quattro mesi dopo il brutale assassinio di Pio La Torre, nel 1982, viene approvata la legge Rognoni-La Torre, che consentiva il sequestro e la confisca di quei beni macchiati di sangue. Finalmente, lo Stato aveva le armi per attaccare gli ingenti patrimoni mafiosi. Nel ’96 grazie a Libera nasce la legge 109 che disponeva l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia, e finalmente terreni, case, immobili tornano alla comunità. Tutto bellissimo. Nella teoria. Qualcosa però non funziona. Questi beni, sequestrati, confiscati, falliscono l’uno dopo l’altro. Il 90% di imprese, aziende, immobili, finisce in malora spesso prima ancora di arrivare a confisca.
A non essere rispettata e ad aver bisogno di una riforma strutturale è la Legislazione Antimafia – Vittime della mafia e relativo Decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.
Parliamo di aziende e imprese sequestrate perché di dubbia legalità: aziende che forse furono acquistate con proventi mafiosi, o che svolgono attività illecito-mafiose, e che per chiarire questo dubbio vengono poste sotto sequestro ed affidate alla sezione delle misure di prevenzione del Tribunale competente. In questo caso, parliamo del Tribunale di Palermo, che amministra la grande maggioranza dei beni in Sicilia […] continua a leggere il testo della petizione e firmala su  www.change.org/benisequestrati
Sostieni questa battaglia di legalità e aiutaci a passare parola”.

Fonte: Telejato

16 dicembre 2014

 
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Sosteniamo chi rischia di essere condannato al silenzio e all’oscuramento

Post n°11977 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Graziella Di Mambro premio

Illuminare le periferie del mondo e quelle dell’informazione, riaccendere i riflettori su argomenti lontani o dimenticati quali sono oggi le guerre cancellate, i bambini sfruttati, le spese militari, il femminicidio, la violenza contro le donne, le forme di contrasto alla esclusione sociale, al razzismo, alla xenofobia, la denuncia contro le morti sul lavoro, i delitti ambientali. 
Raccontare delle malattie che un’intera città può subire a causa delle polveri inquinanti di un porto piuttosto che di una fabbrica o fare il resoconto del business dell’elemosina a discapito di donne e minori, o parlare della tratta delle prostitute che si snoda sotto gli occhi di tutti eppure è invisibile nel suo bilancio economico illegale: è complicato, talvolta è impossibile perché sono storie e notizie che vanno necessariamente «in coda» ai titoli di politica, corruzione o cronaca nera impietosa.

Così qualcuno (più di uno) ha deciso di puntare l’obiettivo mediatico e civico esattamente su queste storie impossibili. E’ l’obiettivo che si pone la rete tra associazioni nata nel corso dell’assemblea di Articolo21 del 13 dicembre e nella quale si ritrovano siti, blog e associazioni che già adesso cercano ogni giorno di tenere accesi i riflettori sugli argomenti che non fanno audience immediata o che non raccolgono pubblicità. Dunque d’ora in poi si metteranno insieme le energie per essere più presenti e ancora più incisivi. Alla rete delle reti hanno aderito subito Liberainformazione, Tavola della Pace, Rete delle Reti, Premio Morrione, Premio Luchetta, Comitato 3 Ottobre, Unione degli Universitari, Rete degli Studenti, JobNews.it, Confronti, rivista San Francesco, Riccardo Noury, Amnesty Italia, Andrea Iacomini, portavoce Unicef, Giulio Vasaturo, Sportello anti querele, Associazione familiari vittime dell’amianto di Casale Monferrato...

E altre adesioni stanno arrivando a dimostrazione di quanto voglia ci sia di rimettere al centro dell’attenzione una serie di problemi dimenticati. Il primo appuntamento operativo per creare un coordinamento e promuovere da subito «campagne civili con l’obiettivo di sostenere e di dare visibilità e forza a chi rischia di essere condannato al silenzio e all’oscuramento» sarà fissato da Stefano Corradino direttore di Articolo 21 nei prossimi giorni.

E una delle prime campagne condivise potrebbe essere quella contro la «legge bavaglio camuffato», così ribattezzata dopo aver letto la proposta presenta in  Parlamento come «legge sulla diffamazione». Il testo mantiene solo uno degli obiettivi originari, la cancellazione del carcere per i giornalisti, ma in compenso in molti suoi aspetti è peggiorativo dell’attuale disciplina e probabilmente, se approvato, potrebbe contribuire oltremodo ad oscurare temi che sono già adesso  difficili da trattare. Ecco perché la campagna per «illuminare le periferie» di Articolo 21 e della rete delle reti potrebbe partire proprio dalla «base» del problema.

16 dicembre 2014

 
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Turchia: Siddi (Fnsi): “inaccettabili arresti di giornalisti, deriva autoritaria e vendicativa”

Post n°11976 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

turchia-prigione-300x179

“Quanto accaduto in Turchia, con l’arresto di 32 tra giornalisti, editori e dirigenti dei media è sconvolgente, è un attacco sfrontato alla libertà di stampa e di espressione inaccettabile. La Fnsi è solidale con i colleghi dei media della Turchia e sostiene con forza le azioni promosse dal giornalismo tutto con le sue organizzazioni internazionali, la IFJ e la Federazione Europea di categoria (EFJ), che hanno denunciato una deriva autoritaria e vendicativa del potere politico contro le opinioni diverse dalle sue scelte e dal suo percorso. Quanto accaduto è l’ultimo atto di disprezzo per il giornalismo dopo che già in passato decine e decine di giornalisti e scrittori erano già stati messi in carcere ingiustamente e senza aver commesso nessun crimine. Il giornalismo italiano e mondiale non faranno passare sotto silenzio questa persecuzione intollerabile.

La Fnsi apprezza le  dichiarazioni delle autorità del Ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, per il quale “la libertà di espressione è un valore irrinunciabile” e su queste deve ispirarsi ogni azione che tende a tenere aperto il dialogo tra l’Unione Europea e la Turchia. Ma è ben chiaro e condivisibile quanto affermato dall’ex Presidente vicario del Parlamento Europeo e capogruppo dei Socialisti e Democratici, Gianni Pittella: “Le recenti tendenze autoritarie del Presidente Erdogan “sono completamente incompatibili con i nostri valori e forniscono argomenti solidi a chi non vuole la Turchia nell’Unione Europea”.

In conclusione per la Fnsi è più che mai fondamentale assumere i valori e la pratica della libertà di espressione e di stampa come paradigma essenziale delle alleanze strategiche di qualsiasi Paese democratico”.

16 dicembre 2014

 
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Giulietto racconta: 'Un arresto preventivo per impedirmi di parlare' da megachip

Post n°11975 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Giulietto Chiesa racconta al telefono l'arresto, la cella, il decreto segreto del governo estone che, senza accusarlo di reati, l'ha arrestato per non farlo parlare.

Redazione
lunedì 15 dicembre 2014 23:05

 

Pandora TV  

15 dicembre 2014, Giulietto Chiesa, direttore di Pandora TV, viene arrestato a Tallin, in Estonia, poco prima di recarsi a una conferenza pubblica a cui era stato invitato. In questa telefonata racconta come sono andati i fatti: un arresto politico nel cuore dell'Europa "democratica"


Fonte: http://www.pandoratv.it/giulietto-chiesa-in-collegamento-telefonico-subito-dopo-larresto-in-estonia/.

 
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Giulietto Chiesa e le vesti della libertà

Post n°11974 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Giulietto di nuovo libero, ma il Cuore Nero dell'Occidente non vuole spiegare l'arresto in Estonia. Un'Europa da rovesciare usando di nuovo i diritti [Pino Cabras]

Redazione
martedì 16 dicembre 2014 01:54

 

 

di Pino Cabras.

Giulietto Chiesa è stato dunque rilasciato, ma non ha ancora ricevuto dalle autorità dell'Estonia un'esauriente spiegazione dei motivi per i quali è stato arrestato. C'è un decreto di espulsione, dicono. L'ha emanato ad personam il governo di un paese membro dell'Unione europea: senza nessuna accusa formulata in nome di una qualche fattispecie di reato. Si è voluto colpire un cittadino di quella stessa Unione europea, una personalità pubblica nel pieno dei suoi diritti politici e di parola, da sempre proclamati come il miglior primato dell'Europa.
In teoria, tutti hanno quei diritti, ma vengono usati poco e sempre meno.Per i diritti funziona al contrario dei vestiti: meno li usi più si sgualciscono. Giulietto indossa invece tutte le sfumature del diritto di parola e perciò mostra la veste integra della libertà, che spicca in mezzo a un sistema dell'informazione ormai agli stracci. Questa veste - a qualcuno - è sembrata troppo intatta. Non è un caso che si cominci da uno dei paesi baltici, quelli in cui, assieme alla Polonia e all'Ucraina, con la benedizione della NATO, si sta formando un cuore nero dell'Occidente: lì, in piena Europa, si sta "normalizzando" un modo di concepire l'Occidente alla maniera dell'America Latina degli anni settanta. È un sistema in cui le strategie militari e finanziarie le decide Washington, gli apparati repressivi sono in mano a manovalanza di ispirazione nazista, i simboli storici sono manipolati con ogni mezzo, si rimuove con la forza ogni memoria antifascista e si recuperano segni, monumenti, cimeli legati al peggiore nazionalismo. Per le idee diverse c'è la repressione.
Una parte dei lettori conoscerà uno dei libri più "strani" di Giulietto Chiesa, "Il candidato lettone", che racconta una storia - la sua candidatura in Lettonia alle elezioni europee del 2009 - per narrare una storia più grande ancora, che quasi nessuno a Ovest ha saputo vedere: quella delle repubbliche baltiche post-sovietiche (e fresche di NATO e di UE), dove intere comunità di lingua russa sono state private dei diritti elettorali e della cittadinanza, per ritrovarsi con il passaporto segnato dalla scritta "alien". Un capitolo di quel libro parla dell'Estonia e sembra spiegare perché oggi c'è stato questo arresto:
«Mi rendevo conto, nonostante fossi lontano, che si stava preparando un focolaio, che avrebbe presto potuto trasformarsi in un incendio. E avvertivo anche che l'informazione che arrivava da Tallinn era - per usare un eufemismo - incompleta, inadeguata, e che, per capirci qualche cosa, si doveva integrarla con le notizie che venivano da Mosca. L'esperienza mi diceva che le crisi non nascono per caso. Anche se appaiono all'improvviso, hanno sempre una gestazione lunga ed è quella che bisogna scandagliare. Sono come corsi d'acqua, che escono dagli argini all'ultimo momento. Ma è evidente che la questione non è soltanto se gli argini siano sufficientemente alti; bisogna capire perché tanta acqua sia scesa dai monti».
L'acqua baltica dell'ultimo decennio è quella del recupero della memoria delle SS, della persecuzione dei russi, delle ondate repressive in stile G8 di Genova, tutte raccontate nel libro, che ancora non poteva descrivere gli sviluppi che invece nel 2014 ha poi raccontato Pandora TV: la guerra ucraina, la veloce e drammatica militarizzazione NATO dell'Est europeo; l'oltranzismo dei leader di quell'area, sempre più organici ai loro burattinai d'Oltreoceano, al punto che cedono platealmente i ministeri chiave e la finanza a ministri stranieri, come in Ucraina; le stragi naziste e i villaggi bombardati dall'artiglieria, le centinaia di migliaia di profughi, l'Europa delle sanzioni autolesioniste. 
Su questo fiume di eventi c'è l'alba cupa dell'Europa che va incontro alla guerra da Est, non trattenuta dall'altra Europa più a Ovest, a sua volta devastata dall'austerity del regime europeo. Solo in un contesto simile potevano eleggere il polacco Donald Tusk come presidente del Consiglio Europeo. Ai piani alti vogliono quanta più russofobia possibile.
Non è che dovete andare d'accordo con Giulietto Chiesa. Non è che dovete leggere "Il candidato lettone". Vi basti rileggere Bertolt Brecht, quando riprende la poesia "prima vennero" di Martin Niemöller. Si tratta di capire in tempo dove si va.
Questo arresto ci dice che il regime europeo non solo emargina le voci dissidenti ma non vuole più tollerarne l'esistenza. Il silenzio mediatico su notizie importanti non basta più alle correnti atlantiste che dominano il continente. Vedono che c'è chi non si rassegna al silenzio, mentre avverte - qui e lì per l'Europa - che bisogna fare molto chiasso, e urlare che la guerra non sarà in nostro nome.
Le dichiarazioni a caldo di Giulietto Chiesa - di nuovo libero dopo le ore di cella e dopo l'estenuante lavorio dell'ambasciatore italiano - suonano, come di sua abitudine, in termini di un programma di impegni:«L'episodio è sicuramente grave. Ma è anche una lezione da imparare. Ci aiuta a capire che razza di Europa è quella che ci troviamo davanti ora. E che battaglia dovremo fare per cambiarla, per rovesciarla come un calzino. Se non vogliamo che questa gente rovesci noi.»

 
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Italiano Medio: ecco il trailer del primo film di Maccio Capatonda

Post n°11973 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Italiano Medio Trailer

da http://blog.screenweek.it/2014/12/italiano-medio-ecco-il-trailer-del-primo-film-di-maccio-capatonda-401449.php

Per gran parte degli internauti si tratta di un vero e proprio evento! Stiamo parlando del trailer di Italiano Medio, il primo film diretto e interpretato da Marcello Macchia, fenomeno del web meglio conosciuto come Maccio Capatonda e autore di alcuni divertentissimi finti trailer come La Febbra, Mobbasta, Il Vecchio Conio e Rocchio 47 (indimenticabile il tormentone “Aveva i pugni nelle mani!”). Il video è stato diffuso da Gazzetta.it e potete vederlo grazie al player che trovate qui sotto:

 

Italiano Medio è ispirato all’omonimo finto trailer realizzato d Maccio un po’ di tempo fa. Nel cast troviamo anche alcuni collaboratori storici di Maccio, come Herbert Ballerina (nome d’arte di Luigi Luciano) e Ivo Avido (nome d’arte di Enrico Venti). Questa la sinossi:

Giulio Verme è un ambientalista convinto in crisi depressiva, che alla soglia dei 40 anni si ritrova a fare la ‘differenziata’ in un centro di smistamento rifiuti alla periferia di Milano. Avvilito, furioso, depresso è ormai totalmente incapace di interagire con chiunque: con i colleghi di lavoro, con i vicini, con la famiglia e con Franca, la compagna di una vita.

L’incontro con l’agguerrita anche se poco credibile associazione ambientalista dei “Mobbasta” lo convince a combattere fervidamente contro lo smantellamento di un parco cittadino, ma per Giulio è l’ennesimo fallimento.

Non ci sono più speranze per il nostro protagonista fino a quando incontra Alfonzo, un suo vecchio e odiato amico di scuola che ha però un rimedio per tutti i suoi mali: una pillola miracolosa che gli farà usare solo il 2% del proprio cervello anziché il 20%, come si dice comunemente.

Ed è proprio così che Giulio supera la depressione: non pensa più all’ambiente ma solo a sé stesso, alle donne, ai vizi, passioni e virtù di ogni italiano medio.

Una battaglia senza esclusioni di colpi si consuma nel cervello e nella vita di Giulio tra l’Italiano Medio e quello impegnato ma inconcludente che lo porterà non solo a diventare il Vip più famoso d’Italia ma anche a cambiare gran parte della sua vita…

Italiano Medio farà il suo ingresso nelle sale italiane il 29 gennaio 2015, distribuito da Medusa Film. QUI trovate la nostra intervista a Maccio Capatonda.

 
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Padre vostro

Post n°11972 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Locandina Padre Vostro

Il giovane Padre Fabijan approda in un'isoletta della Dalmazia dove, come ovunque in Croazia, il tasso di natalità è crollato nel corso degli anni. Frustrato dalla popolarità dell'anziano parroco locale e desideroso di lasciare il segno nella storia dell'isola, nonché di incoraggiare il "decorso della volontà divina", Padre Fabijan ha un'idea geniale: bucare i preservativi che consentono la lussuria più sfrenata senza risultare in un boom delle nascite. Naturalmente l'ingegnoso prete ha bisogno della complicità di alcuni isolani: l'edicolante che vende ai compaesani i profilattici, ma anche il medico che dovrà sostituire con le vitamine le pillole anticoncezionali acquistate dalle donne del luogo. I risultati non tardano ad arrivare: gravidanze improvvise, matrimoni riparatori, altarini scoperchiati. Ma non tutte le conseguenze andranno nella direzione prevista da Padre Fabijan, che scoprirà che sostituirsi a Dio non è una buona idea nemmeno se si è convinti di rendergli un prezioso servigio.
Descrivere Padre Vostro come una commedia sarebbe riduttivo, anche se gli spunti comici abbondano e lo stralunato umorismo balcanico riesce a far ridere anche chi non ne conosce a fondo le tortuosità e le bizzarrie. Ci sono infatti momenti intensamente drammatici, dunque sarebbe più giusto definire il film una tragicommedia dai toni surreali. E laddove il cinema di Emir Kusturica, ormai diventato il parametro di riferimento quando si parla di ex Jugoslavia, è caotico, frenetico e sovraffollato, quello di Vinko Bresan rallenta il ritmo narrativo rarefacendo ogni inquadratura, in cerca di un effetto straniante che è cifra stilistica matura e consapevole.
Nessun dettaglio è lasciato al caso, ogni composizione scenica è calibrata al millimetro, anche perché la confezione sobria ed essenziale deve contenere una sceneggiatura che, al contrario, è dirompente per coraggio iconoclasta, affrontando di petto (pur in chiave ironica) temi incandescenti come il conflitto etnico e religioso nell'ex Jugoslavia, le rivendicazioni nazionalistiche croate (e il discusso rapporto fra Croazia e Germania), l'ipocrisia della Chiesa, i preti pedofili, il controllo delle nascite, la misoginia e il patriarcato nelle culture del Mediterraneo, la xenofobia e la (non) accettazione dell'omosessualità. 
Padre Vostro ne ha per tutti, e la sua scorrettezza politica non è mai fine a se stessa, ma sempre inserita organicamente nella trama da una sceneggiatura consona alla parabola laica che intende raccontare. Pur nella sua costruzione algida, il film si prende anche un buon numero di libertà visive, utilizzando stratagemmi cinematografici come gli sguardi in camera, la manipolazione di luci e colori, le visualizzazioni delle fantasie dei personaggi con disinvoltura e senza deformare la struttura narrativa portante. Il risultato è la creazione filmica di un immaginario molto specifico e ben codificato, che nonostante le lungaggini riesce a raccontare efficacemente una storiella morale senza mai sconfinare nel moralismo.

 
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Nebraska

Post n°11971 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Locandina Nebraska

Woody Grant ha tanti anni, qualche debito e la certezza di aver vinto un milione di dollari alla lotteria. Ostinato a ritirare la vincita in un ufficio del Nebraska, Woody si avvia a piedi dalle strade del Montana. Fermato dalla polizia, viene 'recuperato' da David, figlio minore occupato in un negozio di elettrodomestici. Sensibile al desiderio paterno e dopo aver cercato senza successo di dissuaderlo, decide di accompagnarlo a Lincoln. Contro il parere della madre e del fratello Ross, David intraprende il viaggio col padre, assecondando i suoi capricci e tuffandosi nel suo passato. Nel percorso, interrotto da soste e intermezzi nella cittadina natale di Woody, David scoprirà i piccoli sogni del padre, le speranze svanite, gli amori mai dimenticati, i nemici mai battuti, che adesso chiedono il conto. Molte birre dopo arriveranno a destinazione più 'ricchi' di quando sono partiti.
Autore indipendente e scrittore dotato, Alexander Payne realizza una nuova commedia 'laterale' come le strade battute dai suoi personaggi, che si lasciano indietro lo Stato del Montana per raggiungere il Nebraska in bianco e nero di Bruce Springsteen. E dell'artista americano il film di Payne mette in schermo la scrittura 'visiva', conducendo un padre e un figlio lungo un viaggio e attraverso un territorio che intrattiene un rapporto simbolico col loro mondo interiore. Oscillando tra dramma e commedia,Nebraska, versione acustica di Sideways, coinvolge lo spettatore in un flusso empatico coi protagonisti, persone vere dentro storie comuni e particolari da cui si ricava una situazione universale.
Ambientato nella provincia e lungo le strade che la raccordano al mondo, Nebraska frequenta una dimensione umana marginale e fuori mano rispetto all'immaginario hollywoodiano, prendendosi alla maniera del protagonista tutto il tempo del mondo per arrivare a destinazione. Una destinazione dove si realizza un passaggio che non può mai avvenire come effetto di una retorica pedagogica ma si fonda sull'impossibile, l'impossibilità di governare il mistero assoluto della vita e della morte. Non è per sé che il protagonista di Bruce Dern sogna quel milione di dollari, a lui basta un pick-up per percorrere gli ultimi chilometri di una vita spesa a bere e a rimpiangere quello che non è stato. La vincita della sedicente lotteria a Woody Grant occorre per i suoi ragazzi, per lasciare loro 'qualcosa' con cui vivere e per cui ricordarlo. Ma David, sensibile e affettuoso, è figlio profondamente umanizzato, testimonianza incarnata di un'eredità più preziosa del denaro. È il figlio 'bello' di chi è stato e di cui perpetua adesso il valore. 
Nebraska è una ballata folk che accomoda allora la bellezza e l'amore, quella di un figlio per il proprio genitore, che prima di lasciare andare torna a guardare dal basso, in una prospettiva infantile e accoccolata ai suoi grandi piedi e al suo piccolo sogno. Intorno a loro scorre l'America lost and found insieme a una storia sincera che battendo vecchie strade, la struttura da road movie che diventa pretesto di 'formazione' (Sideways), ne infila una nuova. Nebraska è una spoglia poesia di chiaroscuri, un'indicazione lirica verso le radici, verso i padri, davanti ai dilemmi di tempi paradossali e senza guida. Diversamente dagli antieroi springsteeniani, il protagonista di Payne non cerca terre promesse e non corre sulle strade di "un effimero sogno americano", decidendo per la lentezza, l'impegno, il rispetto e il senso di responsabilità. 
L'amabile David di Will Forte è il "giusto erede" di un genitore vulnerabile che Payne non presenta come esemplare ma come testimonianza eccentrica e irripetibile della possibilità di stare al mondo con qualche passione. E quella di Woody è l'amore, lingua franca di un viaggio che contempla le tracce paterne cicatrizzate nel proprio destino. Su quel padre incerto David ritrova il proprio senso e riprende la strada.

 
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Mr Morgan

Post n°11970 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Locandina Mister Morgan

Matthew Morgan è americano e vive a Parigi come il protagonista del celebre film. Tre anni prima ha perso la moglie e da allora si trascina per la città e nella vita, aspettando soltanto il momento giusto per farla finita. Cocciuto e refrattario al prossimo quanto alla lingua francese, Matthew incontra Pauline Laubie, giovane insegnante di cha cha cha orfana di padre. La distanza anagrafica viene riempita molto presto da un affetto sincero, lunghe promenade, pranzi in panchina e cene solenni, in cui Matthew e Pauline aprono i loro cuori e confrontano le rispettive paure. Ma a Pauline non riesce il miracolo di 'trattenere' Matthew, che sprofondato dal dolore cerca riparo nella morte. Sopravvissuto ai sonniferi e al tentativo di suicidio, l'uomo riceve in ospedale la visita dei figli, Karen e Miles, che equivocano la relazione tra il padre e Pauline. Anni di silenzi, rancori e recriminazioni sembrano aver congelato per sempre il cuore di Matthew e quello dei suoi figli. 
A volte una buona storia, una bella città e dei bei personaggi non sono sufficienti a fare un film di successo. Mister Morgan si iscrive nell'ordine e spreca il romanzo di Françoise Dornier, "La douceur assassine", preferendo uno sguardo straniero, accomodato sui cliché. Commedia umana e dramma familiare con vista sulla Tour Eiffel, Mister Morgan osserva il procedere affettivo tra un anziano professore in impasse e la sua musa ballerina. Sandra Nettelbeck, regista tedesca di Ricette d'amore, versione originale del più celebre Sapori e dissapori, mette mano al romanzo da invasore e ne realizza una versione esotica che trasforma un vecchio professore parigino in un americano ordinario e una vendeuse in un'insegnante di cha cha cha, che si sognadanseuse classique e ignora sorprendentemente chi sia Rudolf Nureyev. Le parigine lo sanno già in età prescolare ma sorvoliamo clementi. 
Confermati, nel romanzo come nel film, sono gli anni che separano Matthew e Pauline e la solitudine che condividono. Chiuso in una bolla di narcisismo personale e culturale l'uno e piena di una fiducia naïve e senza increspature l'altra, diventa impossibile 'resistersi' e resistere alla tentazione di colmare il vuoto, avviando una relazione inedita (e illibata) che costruisce il film come una beffa. Perché la Nettelbeck si abbandona al sentimentalismo e abbandona a metà il tema della senectutem e lo spazio di libertà che si sono conquistati quelli che come Mister Morgan non hanno più niente da cambiare e vorrebbero solo arrendersi con onestà e con stile. Così Mister Morgan naviga a vista, senza disciplina, senza direzione e senza il controllo emotivo dei dialoghi, dei personaggi, dello spazio. Lungo la strada si sovraccarica di una figlia shopaholic, un figlio scontroso e una liaison sentimentale, che ingolfano il motore fino a spegnerlo. 
Nella commedia pesante o nel dramma leggero della regista tedesca non c'è una sola battuta in grado di raccontare i personaggi, di drammatizzare due anime fragili in equilibrio sul ciglio del proprio tempo e della propria età. Meglio ripiegare su Paris, la Tour Eiffel, le vin rouge, la baguette e a un abusato verso di Leonard Cohen, dopo il quale la noia ha davvero il sopravvento. A guardarsi intorno senza trovare alcunché di interessante, tranne l'uno per l'altra, sono Michael Caine e Clémence Poésy stonati sopra una panchina e davanti a un immangiabile hot dog.

 
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Giulietto Chiesa arrestato in Estonia. Il ministero degli Esteri: “Sarà espulso”

Post n°11969 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 
Tag: news

da il fatto quotidiano

Giulietto Chiesa arrestato in Estonia. Il ministero degli Esteri: “Sarà espulso”

Cronaca

 

Il giornalista ed ex eurodeputato è stato fermato in albergo dopo aver partecipato a un convegno. Secondo il legale è stato dichiarato "persona non gradita", ma i motivi non si conoscono

Il giornalista Giulietto Chiesa, ex europarlamentare e ex corrispondente della Stampa e dell’Unità, è stato arrestato inEstonia. Alle agenzie di stampa la notizia è stata data dalla moglie di Chiesa, anche lei giornalista al Venerdì di Repubblica,Fiammetta Cucurnia. Invitato a partecipare ad un convegno aTallin e arrestato per essere espulso, probabilmente perché considerato ‘persona non gradita‘ dal potere estone. Il segretario generale della Farnesina, Michele Valensise, ha convocato l’ambasciatore dell’Estonia, Celia Kuningas, per chiedere urgenti chiarimenti sul fermo del giornalista.

“E’ un fatto molto grave una violazione dei diritti politici“, ha detto il suo avvocato Francesco Paola. “E’ molto grave che un fatto del genere sia avvenuto in Europa – ha sottolineato la moglie di Giulietto Chiesa, Fiammetta Cucurnia, giornalista a sua volta, che ha dato la notizia alla stampa – siamo nel cuore dell’Europa, per fare una cosa del genere ci deve essere un motivo”. Le ragioni dell’espulsione, però, non sono ancora state chiarite. Del caso si sta interessando anche la Farnesina e l’ambasciatore italiano aTallin, secondo quanto riferito dalla moglie, è andato di persona nel commissariato nel quale è stato portato il giornalista.

A colpire, anche le modalità dell’arresto: la polizia ha raggiunto Chiesa nel suo albergo, dove aveva fatto tappa, dopo essere intervenuto alla conferenza “La Russia è nemica dell’Europa?“, per prendere i bagagli e partire per Mosca. La polizia, ha raccontato la moglie, gli ha comunicato che era in “stato di arresto” e sarebbe stato “espulso entro 48 ore“. Quando il giornalista ha chiesto se avessero un mandato, si è sentito rispondere: “No, potrà sapere qualcosa una volta arrivati alCommissariato“. Strada facendo l’ex europarlamentare è venuto a sapere dagli agenti che nei suoi confronti esiste un mandato di espulsione al ministero degli Esteri estone.

Corrispondente prima dall’Urss e poi dalla Russia per vent’anni, firma dell’Unità e quindi della Stampa fino agli anni 2000, Chiesa ha sempre avuto una posizione piuttosto critica sulla politica occidentale sulla vicenda ucraina. Nel suo sito d’informazione online, nell’ultimo commento postato il 7 dicembre, commentando il discorso alla nazione di Putin ribadisce di ritenere che “laRussia non stia attaccando ma sia sotto attacco” e critica il modo in cui l’occidente la dipinge, “come uno stato canaglia che minaccia il resto del mondo”. Elementi di critica, nelle sue analisi recenti, non mancano in particolare nei confronti della Polonia e dei Paesi baltici: fra i più ostili verso Mosca e tra i più vicini agli Usa in seno alla Ue e alla Nato, di cui sono entrati a far parte fra la seconda metà degli anni ’90 e i primi dei 2000.

 
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Renato Zero, travestimenti e canzoni. L’arte del cantautore in una mostra

Post n°11968 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Renato Zero, travestimenti e canzoni. L’arte del cantautore in una mostra

 

Dal 18 dicembre al 22 marzo 2015 l’appuntamento è con "Zero", la prima grande retrospettiva allestita nel cuore del quartiere romano di Testaccio, a La Pelanda, Centro di Produzione Culturale

Renato Zero non è semplicemente un cantautore. Per i suoi fan storici, i “sorcini”, è uno di famiglia, una sorta di fratello maggiore, autentico, affettuoso, protettivo, irriverente. Probabilmente perché, in tempi culturalmente più difficili, con le sue canzoni e i suoi travestimenti ha sfidato le convenzioni sociali e l’opinione pubblica, ponendosi come baluardo della libertà di essere se stessi. Proprio per i suoi “sorcini”, che lo seguono da più di quarant’anni, e per tutti quelli che amano le sue canzoni, dal 18 dicembre al 22 marzo 2015 l’appuntamento è con “Zero“, la prima grande retrospettivache racconta la vita e l’arte di Renato. La mostra sarà allestita nel cuore del quartiere romano di Testaccio, a La Pelanda, Centro di Produzione Culturale, in collaborazione con il MACRO – Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Sei ambienti ad alta tecnologia raccoglieranno documenti inediti, suoni, immagini, musica, costumi e cimeli. Un allestimento monumentale e multisensoriale per raccontare un artista che ha segnato la storia della canzone italiana. Attraverso materiale inedito, si potranno rivivere travestimenti, battaglie e metamorfosi di Renato Zero, compiendo un viaggio nella parte ancora sconosciuta del suo pianeta.

A partire dagli anniSessanta, quando “sui suoi zatteroni, tra sogno e degrado, palco e periferia”, quel ragazzo dalla mente libera, senza pregiudizi né tessere di partito, entrava nel Piper, lo storico locale romano di via Tagliamento, apprendendo i “trucchi” del mestiere e cominciando a costruire il suo personaggio. Poi nel 1973 arriva l’esordio discografico con l’album No! Mamma, no!. È da quel momento che l’eccentrico Renato, grazie ai suoi travestimenti, agli atteggiamenti ambigui e ai temi delle sue canzoni, ha iniziato a far breccia nel cuore della gente, sfidando gli occhi indiscreti e scandalizzati di un’Italia non ancora pronta a personaggi irriverenti come lui. Ma soprattutto spiazzata davanti alle canzoni che arriveranno poco dopo: Il triangoloMi vendoSbattiamoci.

In un Paese in continuo cambiamento, tra vizi, virtù e contraddizioni, negli anni Settanta Zero si è ritagliato il suo spazio nella musica e nello spettacolo senza cedere agli sguardi inquisitori. Con i suoi successi, Il cieloAmicoIl carrozzone, ha scalato le classifiche e conquistato intere generazioni. Nel corso della sua carriera ha vissuto anche momenti difficili, soprattutto intorno alla metà degli anni Ottanta quando la sua popolarità ha conosciuto unmomento di stallo. Ma alla fine, grazie ai “sorcini” che gli sono rimasti sempre accanto, Renato si è rialzato ed è tornato al successo. E ha trovato il rilancio definitivo al Festival di Sanremo del 1991 con Spalle al muro, brano scritto per lui daMariella Nava. Da quel momento non si è più fermato: dal progetto Fonopoli, nato per dare spazio e voce ai giovani, agli stadi, dai palasport alle piazze. Sempre un pienone di vecchi e nuovi “sorcini”. Sì, perché la “zerofollia” è una sindrome contagiosa, che si trasmette dai genitori ai figli, di generazione in generazione. Ecco perché oggi ai suoi concerti si possono trovare persone dai 5 ai 90 anni.

Proprio per questa sua trasversalità generazionale, alla mostra è stata affiancata un’iniziativa dedicata agli adolescenti, promossa dall’associazione culturale Fonopoli: si tratta del concorso Zero in letteratura – percorsi poetici e sociali di Renato Zero. Il progetto è rivolto ai ragazzi delle scuole superiori di Roma e provincia che, fino al 31 gennaio, potranno analizzare i testi di alcuni suoi brani, scelti tra quelli proposti, attraverso un commento scritto o un’elaborazione visiva, un disegno o un lavoro informatico. Le canzoni e le tracce sono legate a temi di attualità dai molteplici risvolti sociali: La favola mia – Le nostre maschere, essere ed apparire, La tua idea – Disagi e opportunità nel mondo dei giovani, Dal mare – Storie di immigrazione e politiche di accoglienza, Immi Ruah – Ecumenismo e dialogo interreligioso e Qualcuno mi renda l’anima – I rischi della condizione infantile.

Gli elaborati saranno valutati da un comitato composto daVincenzo Incenzo, scrittore e paroliere che da anni collabora con Zero, dal giornalista Malcom Pagani e dal condirettore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio. Il vincitore e l’istituto superiore di appartenenza riceveranno due premi dal valore di 1000 euro ciascuno. Sarà Renato stesso a premiarli, dando il via a una nuova generazione di “sorcini”.

 
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Aldo, Giovanni e Giacomo sul podio

Post n°11967 pubblicato il 16 Dicembre 2014 da Ladridicinema
 

Box Office Italia
In Italia inizia ufficialmente la stagione natalizia, ma i grandi di un tempo non riescono più ad ottenere incassi significativi: un esempio paradigmatico è l'ultimo film di AldoGiovanni e Giacomo, cui "bastano" 2.3 milioni per ottenere il vertice della classifica. È pur vero che la stragrande maggioranza degli incassi di questo periodo si ottengono nelle due settimane comprese tra Natale ed Epifania, ma pare che per il trio i fasti di un tempo siano da archiviare. Parte malissimo Ma tu di che segno 6?, lo pseudo-cinepanettone di quest'anno che ottiene appena 1 milione di euro, nonostante i 450 schermi a disposizione, e viaggia con una media per sala imbarazzante. Perdono colpi anche Woody e I pinguini di Madagascar, arrivati rispettivamente a 2.8 e 7 milioni di euro, dati buoni ma non esaltanti, considerando le performance dei film precedenti. Esordio discreto per Storie pazzesche, settimo con 242mila euro, mentre salutano la top ten Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I e Interstellar, rispettivamente secondo e primo film della stagione con 8.7 e 10.4 milioni. Pride e Mommy si fermano appena fuori dalla top ten. La prossima settimana arrivano tutti i titoli forti di Natale: Lo Hobbit - La battaglia delle cinque armateUn Natale stupefacenteL'amore bugiardo - Gone Girl di FincherIl ragazzo invisibile di SalvatoresBig Hero 6 e gli autoriali St.Vincent e Jimmy's Hall - Una storia d'amore e libertà

Box Office USA
Che il 2014 non sia stato un anno memorabile per il box office americano era cosa nota, ma che la settimana "prenatalizia", almeno dal punto di vista delle uscite, fosse così moscia desta un certo sbigottimento. In testa alla classifica troviamo la new entry Exodus: Dei e Re, cui bastano appena 24 milioni di dollari per ottenere la vetta, davanti a Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte I che raggiunge quota 277 milioni di dollari sul suolo americano (sono 611 nel mondo). Al terzo posto perde poco, ma resta sempre su cifre insufficienti, I pinguini di Madagascar che non riuscirà ad arrivare nemmeno a 90 milioni, che risulta così il peggior film Dreamwork degli ultimi anni (per sua fortuna nel resto del mondo le cose vanno meglio, il film è a 174 milioni complessivi). Calma piatta per il resto, fatta eccezione per Top Five, commedia con Chris Rock, che ottiene la migliore media per sala della top ten con 7mila dollari. In calo fisiologico tutti gli altri film della top ten, dove al decimo posto fa capolino Wild, grazie al raddoppio delle sale a sua disposizione. La prossima settimana arrivano Lo Hobbit: La battaglia delle cinque armate(già uscito questo weekend in diversi paesi e che ha raccolto ben 117 milioni di dollari, dato che lo rende candidato a passare il miliardo worldwide), Annie (già piratato da un mese...) e Notte al museo 3 - Il segreto del faraone per cercare di vivacizzare un po' un box office che non vede l'ora di giungere velocemente al 2015, quando dovrebbero essere battuti tutti i record conosciuti... 

 
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