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Monicelli, senza cultura in Italia...
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Messaggi del 22/08/2014
Post n°11660 pubblicato il 22 Agosto 2014 da Ladridicinema
In questi giorni George R.R. Martin sta facendo un bagno di folla all’Edinburgh International Book Festival; Non che non si sia prestato alla partecipazione di molti eventi pubblici in questi mesi. Lo so, voi lo volete chiuso a casa a scrivere, ma almeno è l’occasione per dare qualche dettaglio in più sullo stato delle cose. Per esempio commentando il fatto che nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco ci sia violenza sanguinosa e decisamente molto sesso, ma non gay, mentre qualcosa è stato aggiunto nella serie televisiva. Martin ha risposto, come riportato dal " Guardian", che le inserirà, con due libri ancora da finire, se si accorderanno con la trama. I libri sono narrati in terza persona seguendo il punto di vista di una ventina dei personaggi principali, così è più limitato rispetto alla serie. “Francamente, è la maniera che preferisco di scrivere perché è il modo in cui ciascuno di noi vive la vita. Se mi vedi dal tuo punto di vista, non vedi quello che qualcuno da un’altra parte sta osservando”. Siccome nessuno dei personaggi è gay, allora non ci sono scene di sesso esplicito gay nei primi libri. “Una serie tv non ha queste limitazioni – ha detto – Cambierà? Potrebbe. Ho ricevuto lettere da fan che vogliono che inserisca in particolare una scena di sesso maschile esplicita. La maggior parte delle lettere erano di donne. Non lo farò solo per il gusto di farlo, ma se la trama mi ci porterà attraverso il punto di vista di uno dei personaggi. Non è una democrazia. Se lo fosse [attenzione spoiler], allora Joffrey [il re ragazzino sadico] sarebbe morto decisamente prima”.
Post n°11659 pubblicato il 22 Agosto 2014 da Ladridicinema
12 agosto 2014 L’omaggio di Popoff all’attore che ogni studente avrebbe voluto avere come professore. di Giorgia Pietropaoli «Lo so che giunti al termine di questa nostra vita tutti noi ci ritroviamo a ricordare i bei momenti e dimenticare quelli meno belli, e ci ritroviamo a pensare al futuro. Cominciamo a preoccuparci e pensare: “Io che cosa farò? chissà dove sarò da qui a dieci anni?” Però io vi dico: “Ecco guardate me!” Vi prego, non preoccupatevi tanto, perché a nessuno di noi è dato soggiornare tanto su questa terra. La vita ci sfugge via e se per caso sarete depressi, alzate lo sguardo al cielo d’estate con le stelle sparpagliate nella notte vellutata, quando una stella cadente sfreccerà nell’oscurità della notte col suo bagliore, esprimete un desiderio e pensate a me. Fate che la vostra vita sia spettacolare». Vogliamo ricordarlo così Robin Williams, con queste parole. Parole che pronuncia nel film Jack di Francis Ford Coppola e che ci fanno pensare a tutti i ruoli superbi, istrionici, buffi, commoventi che la sua poliedrica carriera di attore ci ha regalato. Morto a sessantatré anni per un probabile suicidio, soffriva da tempo di depressione ed era in riabilitazione per abuso di alcol. Ma non è con queste poche informazioni sulle sue ultime ore di vita che ci lascia uno dei più grandi attori di Hollywood. Ci lascia con il personaggio di John Keating de L’attimo fuggente, di Peter Pan in Hook – Capitan Uncino, di Sean McGuire in Will Hunting, di Adrian Cronauer in Good Morning Vietnam , di Mork nella serie televisiva Mork & Mindy e di tanti altri.
Post n°11658 pubblicato il 22 Agosto 2014 da Ladridicinema
Facebook, privacy: i termini e le condizioni del contratto che gli utenti non leggono mai, ma che dovrebbero conoscere Sono oltre un miliardo gli utenti attivi ogni mese su Facebook. Ciò significa che oltre un miliardo di persone in tutto il mondo ha accettato, senza leggere o chiedere un parere legale, le condizioni generali di contratto - scritte in piccolo - che disciplinano le modalità e i termini con cui Facebook fornisce ai clienti il servizio concordato, soprattutto per quanto riguarda la gestione della privacy. Il fatto che praticamente nessuno degli iscritti al social network più famoso del mondo abbia mai letto le clausole dell'accordo è stato dimostrato da un gruppo di ricercatori della Carnegie Mellon. Gli studiosi hanno, infatti, calcolato che per prendere visione di tutte le condizioni contenute nel contratto occorrerebbero in media 76 giorni lavorativi. Un discorso che vale per ogni sito Internet, specifica il team. Di seguito, una dettagliata spiegazione di tutte le condizioni che ogni utente accetta dal momento in cui risulta completata con successo l'iscrizione su Facebook: Innanzitutto: niente su Facebook è privato, il concetto di privacy non esiste e nulla di ciò che fai resta privato: Le clausole del contratto sono applicate anche a ciò che non è ancora pubblico e potrebbe non diventarlo mai. Facebook ha iniziato a studiare i messaggi che gli utenti hanno scritto, ma che poi hanno deciso di cancellare prima di essere pubblicati. Un recente studio ha analizzato le abitudini di 3,9 milioni di persone di lingua inglese iscritte a Facebook per analizzare i diversi comportamenti di "auto-censura" messi in atto. In particolare, la ricerca ha misurato la frequenza sia dei messaggi eliminati dopo essere stati pubblicati sia di quelli cancellati ancor prima di essere mai stati postati. Facebook è anche in grado di ricostruire i post rimossi dalla bacheca, determinando anche quando sono stati scritti e se sono stati pubblicati entro un tempo massimo di dieci minuti dalla scrittura del messaggio. Cancellarsi da Facebook, non significa scomparire per sempre. Anche se si disattiva il proprio account, secondo quanto stabilito dalle condizioni generali del contratto, i video e le foto condivise da altri utenti resteranno visibili sul sito e saranno soggette alle impostazioni sulla privacy degli utenti in questione. Facebook può vendere i dati personali dei clienti a marchi e aziende, interessate a conoscere i profili di potenziali acquirenti. Ciò significa che Facebook viene pagato, con l'approvazione dell'utente, dalle aziende per fornire loro i dati ritenuti "sensibili" a fini commerciali. Le campagne del cosiddetto "social media marketing" si basano sempre di più sulle informazioni raccolte dal social network. Una volta completata l'iscrizione, l'utente accetta che Facebook possa monitorare la sua attività di navigazione sul web dal momento in cui compie il login al sito. Ciò è stato confermato dallo stesso social network in un recente post:
Facebook si è giustificato dichiarando che questo comportamento viene attuato da tutti i siti. Tuttavia nessun sito gestisce una mole di dati personali paragonabile, considerando che gli utenti accedono all'applicazione da device mobile, in media, 14 volte al giorno. Facebook si serve di partnership strategiche per monitorare gli acquisti degli utenti nella vita reale. Dal 2013, il social network ha stipulato un accordo di collaborazione con diverse società specializzate nella raccolta di dati sui consumatori a fini commerciali. Informazioni collezionate in gran parte all'insaputa degli stessi. Datalogix e Acxiomsono due delle aziende diventate socie di Facebook. In particolare, la partnership permette loro di monitorare la correlazione tra gli annunci pubblicitari presenti sul sito e gli acquisti effettuati in negozio. Al contempo, l'analisi delle informazioni relative agli utenti serve per erogare annunci in base ai loro stessi interessi. La raccolta dei dati è ormai estesa alla conoscenza di ogni abitudine e tendenza del potenziale consumatore: dalla presenza di una persona anziana o di bambini all'interno del nucleo familiare, allo stato civile, sino al resoconto dettagliato di tutti gli acquisti online e offline. Facebook utilizza tutte le informazioni fornite dagli utenti per erogare pubblicità mirata. Nel mese di giugno, il social network ha annunciato che a breve userà i dati sulla navigazione su siti e app per erogare pubblicità mirata:
Si tratta di advertising basato sugli interessi, i quali sono suddivisi in base alle seguenti categorie:
Per il momento, questo nuovo tipo di pubblicità riguarda solo gli Stati Uniti, anche se l’obiettivo è quello di un lancio globale nei prossimi mesi. Facebook ha giustificato questo nuovo tipo di pubblicità altamente mirata sostenendo che siano stati gli stessi utenti a chiedere di poter ricevere solo gli annunci pubblicitari conformi ai loro interessi. In realtà, secondo uno studio del Center for Digital Democracy, sono le società finanziarie i principali soggetti che si servono del social network a fini pubblicitari, "bombardando" gli utenti con annunci su carte di credito, prestiti e altri servizi. Contestualmente, ha annunciato la creazione di nuovi strumenti per garantire la privacy degli utenti. Innanzitutto sarà possibile disattivare totalmente questo tipo di pubblicità utilizzando lo strumento messo a disposizione dalla Digital Advertising Alliance (opt-out tool), oppure utilizzando gli strumenti forniti dal proprio device Android o iOS. Inoltre, le persone potranno verificare e gestire le categorie di interessi associate al proprio profilo attraverso il nuovo strumento Ad Preference. Facebook ha presentato per la prima volta servizi di localizzazione in grado di trasformare ogni dispositivo mobile in un efficace navigatore. Facebook a breve utilizzerà i dati relativi alla localizzazione a fini commerciali. Nel mese di aprile, il social network presentò la nuova applicazione di geo-tag per dispositivi mobile “Trova amici nelle vicinanze” che permette di trovare gli amici iscritti al sito che si trovano nei paraggi. Già allora, la società ammise l'interesse nello sviluppo della app in futuro a fini di marketing e pubblicità. Facebook può usare voi e i vostri dati per la ricerca. La "clausola ricerca" compare nei termini del contratto e nell'estate del 2012, Facebook ha condotto una serie di ricerche ed esperimenti su quasi 700.000 ignari utenti per un'intera settimana. L'obiettivo di questi studi consisteva nel capire se le emozioni potessero diffondersi in modo contagioso attraverso il social network. L'intera banca dati di Facebook è potenzialmente a disposizione delle agenzie governative. Facebook ha dichiarato di ritenere incostituzionale la richiesta di informazioni relative agli utenti da parte del governo statunitense.Tuttavia, la società ha ammesso di consentire al governo l'accesso ai dati in oltre l'80 per cento dei casi:
Facebook si riserva, per contratto, il diritto di poter cambiare in ogni momento le condizioni e i termini di utilizzo. Ciò significa che ogni utente che usa il social network acconsente a ogni potenziale modifica operata all'interno delle stesse clausole del contratto.
Traduzione di Alessia Biancalana
Post n°11657 pubblicato il 22 Agosto 2014 da Ladridicinema
La difficile trattativa intorno al destino del Teatro Valle che inaugurerà in settembre una nuova fase ha fin qui dimostrato che lo sforzo non semplice di mantenere tre anni di occupazione nel quadro di una consapevole legalità costituente ha dato i suoi frutti. La piena interiorizzazione da parte dei “comunardi” di una genuina padronanza del tema giuridico ed istituzionale dei beni comuni ha favorito una interlocuzione costruttiva e coraggiosa con l’amministrazione capitolina. Questa, a sua volta, ha dimostrato coraggio e capacità di ascolto nella scelta dei soggetti più idonei a non far perdere alla città di Roma una grande occasione per valorizzare la propria immagine internazionale. Mi giungono continue, qui a Berkeley, le manifestazioni di interesse di colleghi anche molto autorevoli per la vicenda Valle. “Occupy Oakland” è ormai uno sbiadito ricordo, sicché i miei colleghi sono colpiti dal fatto che in Italia una esperienza coeva non abbia incontrato i manganelli della polizia ma abbia piuttosto avuto il tempo di generare cultura, anche istituzionale, nella forma della Fondazione Teatro Valle Bene Comune. In che modo si passerà dal riconoscimento politico largamente ottenuto in queste settimane alla costruzione di una nuova istituzione del comune sufficientemente matura per provare ad interpretare una inedita forma di collaborazione con le istituzioni del pubblico è un passaggio che genera un crescente interesse anche internazionale. E’ chiaro che non possiamo permetterci un calo di energia politica e che anzi il cammino da settembre in avanti richiede il perseguimento consapevole di un obiettivo politico-istituzionale e non solo artistico. Vorrei dunque iniziare a discutere sulla questione dell’assetto giuridico definitivo del Teatro Valle, qualora davvero, magari dopo un periodo transitorio più o meno lungo in cui si possono sperimentare forme diverse di collaborazione fra il Teatro di Roma e la Fondazione Teatro Valle Bene Comune, si trovi la forza per imporre la sperimentazione di un assetto istituzionale coerente con l’interesse della cultura e delle generazioni future. 29soc1 sotto vallePer noi giuristi si tratta di una ghiotta occasione pratica di immaginare un’istituzione culturale bene comune, partecipata e aperta. Più in generale Roma ha la possibilità di realizzare un’esperienza di amministrazione della cultura fondata su una interpretazione forte, proprio per le origini conflittuali, del principio di sussidiarietà, proponendo un modello che potrebbe essere replicato nella riconquista e nel governo dei beni comuni culturali in tutta Europa. A tal fine occorre la forza anche morale di imporre la “destituenza” al fine di costituire un’istituzione giuridica del comune che sia genuinamente alternativa al “pubblico” così come lo conosciamo oggi. Infatti, la struttura gerarchica e concentrata che caratterizza l’amministrazione pubblica fondata su un potere burocratico, controllato solamente dalla Corte dei Conti, capace di limitare nei fatti la stessa azione politica, è quanto di più lontano si possa immaginare rispetto al buon governo dei beni comuni. Grazie all’ occupazione si è scongiurata la privatizzazione ma il pubblico autoritario non è un nemico meno temibile dei beni comuni. Nelle settimane passate si è parlato di un presunto danno erariale creato dal pagamento delle bollette del Teatro Valle. Un tale ragionamento non sta in piedi. Qualsiasi amministrazione del mondo metterebbe la firma per organizzare a meno di 100.000 euro l’anno tre stagioni come quelle scorse al Valle! Tuttavia, il semplice fatto che l’argomento del danno erariale abbia potuto essere seriamente avanzato da qualche alto burocrate comunale, dimostra come la stessa discrezionalità politica sia assai limitata nel modello amministrativo verticale. E’ necessario superare questo modello amministrativo recuperando la flessibilità di governo necessaria per qualsiasi progetto in cui la creatività sia un valore. Nella cultura, nei teatri, nell’università la creatività non può essere umiliata. Essa va assecondata con un assetto istituzionale con essa compatibile. Si colga quest’occasione per uscire dal vecchio schema: il Teatro Valle non sia più un bene pubblico, appartenente in modo proprietario e dunque autoritario al Ministero, che con forme più o meno bizantine lo trasferisce al Comune il quale a sua volta si sente responsabile di fronte alla Corte dei Conti della sua gestione, tramutando una grande esperienza culturale in un incubo burocratico fatto di Ministeri, Assessorati, Sovrintendenze, Uffici…. Il Teatro Valle diventi davvero una prima esperienza a livello internazionale di bene comune ufficialmente costruito come tale, con una governance coerente con l’interesse di tutti. Per farlo, sappiamo bene che esso va organizzato su un assetto proprietario autonomo e “generativo”, capace di diffondere il potere senza concentrarlo nelle mani di qualcuno (sia esso un Ministro, un Sindaco o un Assessore che in futuro potrebbero essere bene meno lungimiranti di quelli attuali). Sappiamo che si deve dare al Valle uno Statuto (che è il Dna delle istituzioni) che metta al centro prima di tutto l’interesse della cultura e delle generazioni future. Gli amministratori del Valle dovranno seguire questo Statuto e saranno controllati nella loro azione da quella grande agenzia di controllo che è la partecipazione. Esistono già oggi fior di strutture giuridiche adattabili a questo bisogno. Un modello potrebbe essere il trasferimento del Teatro ad una Fondazione in partecipazione, (in Italia il Fai è organizzato così) aggiustando naturalmente lo statuto in modo da ampliare la partecipazione assembleare. Un’altra possibilità, validissima e riconosciuta in Italia dalla Convenzione dell’Aja del 1985, è la costituzione del Valle in un community trust nell’ interesse delle generazioni future. Questo modello, dotato di grande flessibilità, è la forma giuridica più adatta per costruire un assetto istituzionale che non sia né privato né pubblico, ma appunto “comune”. Un comune che, non meno della proprietà privata, potrà finalmente godere di tutela giurisdizionale di rango costituzionale ponendosi così al riparo tanto dalle privatizzazioni quanto da tentativi di restaurazione della logica autoritaria del pubblico verticale. Salvaguardare il modello Valle significa prima di tutto prendere sul serio la proposta costituente dei beni comuni che da esso è partita.
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45