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Messaggi del 28/06/2017
Post n°13903 pubblicato il 28 Giugno 2017 da Ladridicinema
Tag: film in uscita Bedevil - Non installarla Bedeviled
Codice criminale Trespass Against Us
Le Ardenne - Oltre i confini dell'amore D'Ardennen
2:22 - Il destino è già scritto 2:22
Il tuo ultimo sguardo The Last Face
L'infanzia di un capo The Childhood of a Leader
Ninna Nanna Ninna Nanna
The Latin Dream The Latin Dream
Post n°13902 pubblicato il 28 Giugno 2017 da Ladridicinema
Transformers 5: L'ultimo Cavaliere (Guarda la videorecensione) vince il weekend con quasi 2 milioni di euro complessivi, distanziando nettamente tutti i concorrenti. Il film è però partito peggio dei predecessori, com'è avvenuto in gran parte dei mercati occidentali, e non pare avere la forza per migliorare il record del quarto episodio, che con 8,7 milioni di euro ottenne nel 2014 il dato migliore per il franchise nel nostro Paese. Più probabile che Transformers 5: L'ultimo Cavaliere si fermi attorno ai 4/5 milioni.
Post n°13901 pubblicato il 28 Giugno 2017 da Ladridicinema
da antidiplomatico Sulla deriva autoritaria in Europa... Quello che è accaduto negli Stati Uniti dopo l'11 settembre è noto. Con le rivelazioni sulla “sorveglianza di massa” della NSA da parte di Edward Snowden sappiamo come quel paese si sia trasformato in uno dei regimi più oppressivi conosciuti in termini di libertà. Dopo il 13 novembre parigino, l'Unione Europea si appresta a fare lo stesso, iniziando una guerra generale e indistinta a sacrificio di diritti e libertà all'interno. In una bellissima intervista a l'Espresso del maggio scorso, il noto giurista e candidato Presidente della Repubblica per il Movimento 5 Stelle nel 2013, Stefano Rodotà, anticipava proprio questo, riferendosi alla strage di Charlie Hebdo. Il professore emerito spiegava questo: “Sta accadendo, e non è la prima volta, che utilizzando come argomento, o meglio, come pretesto, fatti riguardanti il terrorismo o la criminalità organizzata si dice 'l'unico modo per tutelare la sicurezza è quello di diminuire le garanzie e di aumentare le possibilità di controllo che le tecnologie rendono sempre più possibile'. E questo è sempre avvenuto, è avvenuto in particolare dopo l’11 settembre, vicenda che ho vissuto in prima persona perché all’epoca presiedevo i garanti europei e ho avuto una serie di contatti continui con gli Stati Uniti che chiedevano un’infinità di informazioni da parte dell’Europa, cui abbiamo in parte resistito. E sul pericolo della democrazia: “Questo momento rappresenta un passaggio istituzionale importante, vi è una prepotenza governativa, rispetto alla quale i parlamenti non se la sentono di resistere: tanto in Spagna quanto in Francia, in sostanza c’è una accettazione sia della maggioranza che dell’opposizione. In Francia addirittura l’iniziativa è di un governo socialista, anche se sappiamo chi è Manuel Valls e perché è stato scelto. Tutto questo sta spostando l’attenzione e le garanzie nella direzione degli organismi di controllo giurisdizionali, cioè gli organismi che vegliano sulla legittimità di queste leggi dal punto di vista del rispetto delle garanzie costituzionali. Che sono le Corti Costituzionali in Europa e negli Stati Uniti le Corti Federali. Non vorrei che si dicesse "Eh cari miei voi la privacy l’avete già perduta perché la tecnologia in ogni momento vi segue e vi controlla", perché la verità è che l’attentato ai diritti fondamentali legati alle informazioni viene dalla politica e questo è il punto. Non è la tecnologia. [….] “La legge spagnola e la legge francese mettono radicalmente in discussione la libertà di manifestazione del pensiero. Finora commettere un reato nell’accesso ad un sito era previsto solo per la pedopornografia. Adesso in Spagna è previsto "l’indottrinamento passivo": il semplice fatto che io vada su un certo sito può essere reato. D’altro canto, nella norma francese in discussione si è introdotta la possibilità di mettere in rete strumenti che consentono di seguire continuamente l’attività delle persone. Nella legge francese si usa addirittura l’espressione "boîtes noires" per definire dei congegni che riducono le persone ad oggetti, utilizzando un apparato tecnologico per verificarne minuto per minuto, il comportamento. E qui c’è una trasformazione stessa del senso della persona, della sua autonomia, del suo vivere libero. La Germania ha stabilito che non è possibile farlo, esiste una privacy dell’apparato tecnologico che si utilizza, estendendo l’idea di privacy dalla persona alla strumentazione di cui si serve. Inoltre, relativamente alla possibilità di entrare all’interno dell’apparato tecnologico dell’utente, che è una delle ipotesi al vaglio del legislatore, la Corte costituzionale tedesca recentemente ed ancor più recentemente la Corte Suprema degli Stati Uniti hanno affermato che non è legittimo. Se la Francia porta avanti questa discussione e la Germania resta ferma sui principi enunciati dalla sua Corte Costituzionale allora avremo nuovamente un’Europa a due velocità, dove i cittadini francesi perdono velocità, perdendo diritti”. Dopo il 13 novembre il carro della democrazia sembra essere partito con tutti i buoi.
Post n°13900 pubblicato il 28 Giugno 2017 da Ladridicinema
Giurista, politico e accademico. La camera ardente nella sala Aldo Moro della Camera LAPRESSE La camera ardente di Stefano Rodotà è stata aperta nella sala Aldo Moro della Camera. Raffinato giurista e appassionato politico, una vita spesa per difendere i diritti e la legalità, Rodotà è morto venerdì a 84 anni. Intellettuale di sinistra, si è contraddistinto per la sua libertà, dalla militanza radicale alla presidenza del Pds. Primo Garante della Privacy, nel 2013 è stato candidato al Quirinale con il sostegno di M5S e di pezzi di centrosinistra. Nell’ultima intervista a La Stampa, smontò il mito della democrazia diretta. Una passione politica precoce Nato a Cosenza nel 1933, si laurea alla Sapienza di Roma in Giurisprudenza. Così La Stampa ne raccontava (in un articolo del 2013) gli anni giovanili: «Ha una passione politica antica, sin dagli anni dell’adolescenza, quando correva nella notte all’edicola ad attendere l’uscita del mitico Mondo di Mario Pannunzio. Bambino, nella piccola casa del padre che era un semplice insegnante di matematica di origine albanese, in quella Cosenza in cui si sciolse il Partito d’Azione, passavano personaggi del calibro di Riccardo Lombardi e Ugo La Malfa. Passione politica divampata subito, nell’animo del giovane Stefano, che s’iscrive al partito radicale di Pannunzio, che conosce insieme a Luigi Spaventa e Tullio De Mauro su presentazione di Elena Croce, ma poi rifiuta di candidarsi in Parlamento per il partito di Pannella. Radicale nella difesa del principio di uguaglianza, in Parlamento Rodotà entra come indipendente nelle liste del Pci».
Primo garante della privacy Una volta giunto alla Camera, approda alla commissione Affari costituzionali e vi ritorna nel 1983, quando diventa presidente del gruppo Misto. È prima ministro ombra della Giustizia di Occhetto e poi il primo presidente del nuovo partito della sinistra. Fa parte delle commissioni bicamerali Bozzi e De Mita-Iotti per la modifica della Costituzione. Esce dal Parlamento nel 1994 e torna all’insegnamento universitario, ma nel 1997 diventa il primo presidente dell’Autorità per la privacy e vi rimane fino al 2005. Tra gli autori della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea. È stato componente del Gruppo europeo per l’etica delle scienze e delle nuove tecnologie. Fra i più accesi oppositori del ddl bavaglio sulle intercettazioni proposto dall’ultimo governo Berlusconi.
La candidatura al Quirinale Nel 2013 ha firmato l’appello di MicroMega per l’ineleggibilità di Berlusconi e nello stesso anno è stato il candidato per il Quirinale dal Movimento 5 Stelle. Era arrivato terzo alle consultazioni online dei grillini, ma Milena Gabanelli e Gino Strada rinunciarono. «Vivo queste manifestazioni con il giusto distacco ironico, è un periodo ipotetico dell’irrealtà - disse -Ho lasciato la politica parlamentare quasi vent’anni fa, non ho tratto benefici personali dai miei incarichi, ho rifiutato diverse offerte: una volta mi chiamò Prodi dalle Nazioni Unite chiedendomi di fare il commissario della Federcalcio, amo molto lo sport, a malincuore dissi di no. Se guardo indietro vedo che ho fatto sempre quello che mi sentivo capace di fare. E alla mia età mi fa sinceramente piacere che qualcuno si ricordi di me».
La sua candidatura al Quirinale spaccò il Pd (Fabrizio Barca: «Incomprensibile che il partito non appoggi Rodotà»), fu tuttavia ufficialmente appoggiato solo dal Movimento 5 Stelle per i sei scrutini che portarono poi alla rielezione di Giorgio Napolitano (prese 240 voti al primo; 230 al secondo; 250 al terzo; 213 al quarto; 210 al quinto; 217 al sesto).
La famiglia Rodotà lascia la moglie Carla Pogliano e due figli, fra cui Maria Laura, giornalista del Corriere della Sera, che ha lavorato anche alla Stampa. In famiglia era soprannominato “il Garante”. La camera ardente resterà aperta anche domenica dalle 10 alle 19.
Post n°13899 pubblicato il 28 Giugno 2017 da Ladridicinema
da antidiplomatico
Sono tanti gli ambiti politici, militari e finanziari nonché i media e gli analisti che, se anche non potranno mai ammetterlo pubblicamente, concordano con le idee di McCain. Da questo punto di vista appare alquanto significativo l’incidente avvenuto tre giorni fa, quando un caccia della Nato ha inseguito l’aereo sul quale viaggiava il ministro della Difesa russo (vedi Piccolenote), allontanandosi solo dopo l’arrivo di un caccia russo.
Post n°13898 pubblicato il 28 Giugno 2017 da Ladridicinema
da antidiplomatico Il Segretario del Partito comunista siriano: " Adesso che non hanno avuto quella vittoria che immaginavano stanno zitti, ma dopo il fallimento del tentativo di rovesciare il governo, stanno cercando di logorare la Siria con altri strumenti, per questo motivo la battaglia è ancora molto lunga." di Francesco Stilo, con Bassam Saleh - Marx21
Quale significato attribuisce all'attacco americano del 7 aprile scorso alla base di Al Shayrat, con il lancio di ben 59 missili tomahawk? Esistono due fattori che bisogna considerare per comprendere questo fatto ma i mass media occidentali hanno concentrato la propria attenzione soltanto sul primo fattore, offrendo la lettura secondo cui Trump avrebbe voluto affermarsi, con questo gesto, agli occhi dell'America come un presidente forte. Poi c'è il secondo fattore, che è più importante, ovvero l'annuncio esplicito degli USA di voler avere una propria area di influenza sul territorio siriano, in modo particolare nel nord-est e nel sud-est. I media italiani hanno recentemente abbassato il grado di attenzione sulla Siria, può illustrarci gli ultimi sviluppi? La Siria è salva? Il popolo siriano può dormire sonni tranquilli? I media hanno smesso di parlare della Siria perché l'imperialismo è stato sconfitto. Adesso che non hanno avuto quella vittoria che immaginavano stanno zitti, ma dopo il fallimento del tentativo di rovesciare il governo, stanno cercando di logorare la Siria con altri strumenti, per questo motivo la battaglia è ancora molto lunga. Come giudica il rapporto della Siria con la Federazione Russa? In questo momento gli interessi geopolitici ed economici della Federazione Russa si incontrano, e in molti aspetti combaciano, con gli interessi nazionali della Siria. Ma noi non ci facciamo nessuna illusione, e sappiamo bene che l'intervento della Russia attuale non è motivato da solidarietà internazionalista, come ci si sarebbe potuti invece aspettare dall'Unione Sovietica, ma ciò non significa che non dobbiamo approfittare delle contraddizioni dei centri di potere internazionali. In che modo potrebbero cooperare i partiti comunisti del mediterraneo per determinare in chiave internazionalista uno sviluppo della macroregione? La solidarietà è di fondamentale importanza, la nostra posizione come partito è riassunta nello slogan "Per un fronte internazionalista contro l'imperialismo!". L'unità nei principi e le responsabilità che condividiamo devono essere poste al centro di qualsiasi azione.
Post n°13897 pubblicato il 28 Giugno 2017 da Ladridicinema
27 giugno 2017 In un precedente articolo, mi sono occupato delle polemiche relative il nuovo contratto che il Cda della Rai ha proposto a Fabio Fazio per continuare la sua collaborazione con Viale Mazzini, spostando contestualemente – dalla prossima stagione – “Che tempo che fa” da Rai3 a Rai1. In queste ore, più di un lettore ha chiesto lumi sugli incassi pubblicitari della trasmissione, invitando il sottoscritto a fornire dati precisi per aiutare chi legge farsi un’idea più chiara delle proporzioni tra il cachet pagato a Fazio e quanto questo incida sui guadagni dell’azienda. Rispondo volentieri alla richiesta, aggiungendo qualche numero a sostegno delle conclusioni del passato commento. I prezzi dei listini pubblicitari dei canali televisivi variano rispetto agli ascolti complessivi delle reti, a quelli dei programmi e alla fascia oraria in cui vanno in onda. Altra variabile considerata, la “qualità” degli spettatori, ovvero il ceto socio economico di appartenenza, l’età media, la scolarizzazione e la posizione geografica. Questo perché – soprattutto rispetto ad alcuni i prodotti e servizi pubblicizzati negli spot, come automobili o altri beni dai costi elevati – il pubblico più ambito (e, per così dire, pregiato) è costituito da chi verosimilmente può divenire consumatore del prodotto sponsorizzato. Partiamo dagli ascolti. Nella stagione che si è appena conclusa, le trasmissioni condotte da Fabio Fazio su Rai3 sono risultate le più seguite di tutta la programmazione della rete; durante alcuni picchi d’ascolto sono state le più viste di tutti i palinsesti Rai e Mediaset. Nella tabella in basso, la media ascolti di “Che tempo che fa”, “Rischiatutto” e “Che fuori tempo che fa”.
Arriviamo, dunque, ai guadagni che derivano da questi ascolti. La pubblicità di Rai e Mediaset è gestita da due grandi broadcaster: Rai Pubblicità e Publitalia. Sono loro a decidere – basandosi su una serie di parametri – il prezzo degli spazi pubblicitari nei vari periodi dell’anno, nelle diverse fasce orarie e all’interno di singole trasmissioni, vendendo pacchetti di spot di diversa durata (soprattutto 10,15 e 30 secondi). Un esempio pratico: nell’aprile 2017, gli spazi di 30 secondi all’interno di “Striscia la notizia” su Canale5 (uno dei programmi con la media ascolti più alta di Mediaset) sono stati venduti a 82.500 euro, mentre nel mese di maggio sono stati valutati 94mila euro (Fonte: Italia Oggi). Gli spazi pubblicitari di “Che tempo che fa” sono divisi in diversi scaglioni, a seconda dell’orario di messa in onda. Nella tabella in basso, i prezzi di listino degli spot da 15”, venduti in vari pacchetti personalizzati (che comprendono quindi eventuali sconti decisi da Rai Pubblicità in fase di singola contrattazione). Il prezzo medio per il mese di aprile 2017 è stato di 38.880 euro, salendo a 46.320 nel mese di maggio. Per tutte le reti, il prime time della domenica ha una valutazione nettamente più alta rispetto alla media. La trasmissione di Fazio conta 20 minuti di spot per 64 puntate, con un ricavo medio calcolabile in circa 3 milioni di euro a serata (al netto delle spese e dei pacchetti sconto). È chiaro che parliamo di valutazioni base di listino e che uno spot che cade durante l’intervista di un attore di grido o di una star della musica è probabilmente venduto a un prezzo più alto, così come sono applicati sconti sui prezzi fissati in caso di acquisto di pacchetti di lunga durata, in base alle regole della normale contrattazione tra aziende che si verifica in ogni settore. Gli spazi di “Che tempo che fa” sono stati, nella passata stagione, tra i più “pregiati” delle tre reti Rai e – come detto in precedenza – il loro prezzo è stato fissato basandosi sulla media ascolti della trasmissione e su uno share che nel pubblico laureato sfiora il 20%. La “qualità” del pubblico fidelizzato, d’altronde, è proprio uno dei punti di forza della trasmissione. Il nuovo cachet di Fabio Fazio (poco inferiore ai tre milioni di euro)? Tutto fuorché spropositato: la cifra, infatti, verrà abbondantemente assorbita dalle 64 puntate previste che, trasmesse sulla rete ammiraglia, produrranno ascolti e quindi ricavi pubblicitari assai maggiori rispetto alla passata stagione. Insomma, Fabio Fazio fa incassare molti più soldi di quelli che guadagna e le polemiche sul suo stipendio sono solo l’ennesimo sintomo dell’impazzimento di un paese dove lo sport nazionale è quello di guardare nel portafoglio altrui, il più delle volte per invidia sociale, in altri casi per un rigurgito di egualitarismo ottocentesco ormai caricaturale in un contesto di mercato globale. Il presentatore e il suo pubblico sono dunque un patrimonio della Rai e il rinnovo del suo contratto – per usare le parole pronunciate dal direttore Mario Orfeo a conclusione dell’ultimo Cda – è stato «un passaggio determinante nella strategia di consolidamento della leadership dell’azienda». Con buona pace di chi tira in ballo l’odiato canone, da cui né il presentatore né i suoi collaboratori di “Che tempo che fa” attingono neanche un euro, poiché serve a coprire altre spese. Questa, però, è un’altra storia…
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Inviato da: Mr.Loto
il 28/03/2022 alle 11:57
Inviato da: Mr.Loto
il 15/10/2020 alle 16:34
Inviato da: RavvedutiIn2
il 13/11/2019 alle 16:33
Inviato da: surfinia60
il 11/07/2019 alle 16:27
Inviato da: Enrico Giammarco
il 02/04/2019 alle 14:45