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« Il ricliclo e la riconci...Deliri e follia. Integra... »

Non chiedetemi il perché vi mentono. Alle bugie ripensate io rispondo con una Londra magica, di tanti anni fa.

Post n°249 pubblicato il 18 Ottobre 2011 da djchi
 

Non chiedetemi il perché. Io non ho la soluzione. Vivo in Senegal ma conosco il Senegal attraverso il filtro dei miei occhi, dei miei pensieri, della mia esperienza, personale, unica, irripetibile. Dovrei scrivere un libro, mi dicono spesso. Per raccontare cosa? Storie tutte uguali, cloni di sofferenze ripetute, di prese in giro, bugie, corna, soldi rubati. Non mi va, davvero. Ho caricato sulle mie spalle il peso della scrittura, delizia e croce di chi, come me, ama mettere su carta i propri pensieri, le proprie esperienze quotidiane nella paura che possano scivolare via veloci come acqua dalle mani. Non posso dire a ciascuna ciò che vorrebbe sentirsi dire. Troppo stanca di storie negative, di amori mai stati amori. Ho bisogno di respirare, di sorridere di nuovo, come tanti anni fa, in uno dei miei primi viaggi a Londra, giovane e speranzosa quando ascoltavo incantata Roxanne da un negozio di dischi imbiancato dalla neve appena caduta. La musica rendeva magica quella città ed ogni persona che passava era speciale, contorno di un momento che mi sembrò durare un'eternità. Vorrei ritrovare quelle sensazioni passate, dove tutto era ancora bello, dove le persone erano ancora buone, dove le cose apparivano esattamente per com'erano. Non esistevano maschere, per quella Chiara, sorridente e un po' impacciata. Mi chiedete consigli ma non li volete sentire perché, in fondo, voi vorreste che io parlassi male degli uomini senegalesi, vorreste sentirvi dire che sono tutti uguali, che sono loro la causa dei vostri mali, loro che vi hanno usato, mentito, tradito. Loro che, tempo prima, vi hanno fatto sentire belle, desiderate, volute come era da tempo che non vi sentivate più, sì, belle, desiderate, volute ed è bastato un attimo davvero perché questa storia nascesse. E poi il mito della coppia mista, voi sì che siete alternative, controcorrente, comuniste, radical chic, voi che avete il fidanzato che arriva da un continente povero e tanti amici gay e il nero, quel colore tanto osteggiato ma oggi così tanto di moda. Mentono gli uomini senegalesi, mi dite. Voi che eravate piombate nello sconforto, lasciandovi andare, non curandovi più di voi, della vostra persona, della vostra personalità, del costro corpo, sciatte e troppo spesso, tristi, grigie. Ne avete cercata con forza una diversa, di personalità, quella senegalese, quella di yayefall, quella roots e non so quale altra ancora per piacere ad altri più che a voi stesse, per gongolarvi in complimenti che anche voi sapevate falsi. E' impossibile essere amate se noi stesse non sappiamo amarci; impossibile pretendere sincerità quando noi, per prime, mentiamo a noi stesse; impossibile quando noi vestiamo abiti che non sono i nostri; creiamo una personalità che non ci è propria. Davvero sono loro ad essere i “cattivi”? La menzogna è propria della natura umana. Ognuno di noi, in situazione di difficoltà, tende alla bugia, per trarne vantaggio o per non subire un torto. E la realtà, per quanto vogliamo celarla, distorcerla, cambiarla, beh, alla fine, essa esce allo scoperto prepotente, come uno scarabocchio che cerchiamo di cancellare su un foglio. E' lì, di fronte ai nostri occhi. No. Non sono solo i senegalesi che mentono, che ingannano, che usano. Noi donne usiamo noi stesse e la nostra voglia di avere una storia a tutti i costi, non ci importa nemmeno più delle peculiarità di ognuno, l'importante che sia nero, senegalese, diverso, costi quel che costi, anche il rispetto che noi stesse dovremmo avere di noi. E allora perdoniamo cose che prima non avremmo mai perdonato, ci facciamo mezzo di risoluzione di ogni problema, affettivo, economico, materiale, sentimentale. Non chiediamo nulla, perché, poverino, lui, immigrato e nero, è debole, ha bisogno di aiuto. Diamo e non chiediamo, siamo noi che dobbiamo capire. Accettiamo e ci va pure bene così. No. Non sono gli uomini. Sono le donne. Le donne che, testarde e cocciute, si tuffano in situazioni complesse negando l'evidenza, la verità, con quel pizzico di razzismo che, per quanto ci sforziamo, rimane radicato nella nostra coscienza più profonda. Quando impareremo a vedere nel nostro compagno un uomo e non un immigrato, un nero, un africano che dobbiamo assistere; un uomo pronto a sostenerci, amarci, aiutarci almeno quanto noi saremo disposte a fare con lui; quando impareremo che il rispetto e la reciprocità non generano dubbi ma danno certezze; quando saremo disposte ad amare finalmente noi stesse, a chiedere di più da noi stesse e per noi stesse, forse e dico, solo forse, ritorneremo a sorridere, a sperare. Ci sono storie felici, ma quelle non fanno rumore, la gente è oggi troppo impegnata a nutrirsi del dolore altrui, per affievolire il proprio. Il bene, l'amore non fanno ascolti, non interessa, genera solo gelosia e invidia. Io mi cullo finalmente nei pensieri positivi, come tanti anni fa, a Londra, ora che finalmente ho imparato ad amarmi, ora che finalmente ho imparato a rispettarmi, ora che ho imparato a non temere l'amore e ad affrontate la solitudine. Ora che ho finalmente imparato a non temere di chiedere di essere amata come ho sempre sognato. No. Non sono i senegalesi che mentono, non ve lo dirò, per farvi piacere. Siamo noi che troppo spesso mentiamo a noi stesse. E riascolto Roxanne da una stanza che dà su una Yoff affollata e rumorosa, un po' meno incosciente, un po' più adulta ma pur sempre speranzosa. Prima o poi, qualcosa di positivo accadrà anche al mio cuore stanco.

 

 
Rispondi al commento:
djchi
djchi il 22/10/11 alle 18:02 via WEB
Che dire, questo è un terreno di discussione minato perché si rischia di cadere spesso nello stereotipo (da entrambe le parti). Gli elementi in gioco sono svariati, non solo culturali ma anche legati al fenomeno migratorio. Non dobbiamo mai dimenticare che i senegalesi, come molti altri migranti, non sono liberi di spostarsi come meglio credono, vincolati a leggi a volte davvero troppo dure. In questo tessuto di ragnatele sono obbligati a tenere conto che il loro, in generale, più che un viaggio è un investimento familiare e non possono permettersi in alcun modo di fallire. C'è chi non torna per decenni se non è riuscito a mettere via una base minima per investire. In queste condizioni c'è chi poi si aggrappa alle persone che gli vogliono bene, per cercare di giungere all'obiettivo in maniera più rapida e facile. A volte si passa sopra i sentimenti, ferendo. La mia esperienza migratoria mi ha aiutato a capire molte cose che prima non capivo. Le difficoltà anche economiche a cui ho dovuto fare fronte mi hanno reso più materialista e anche un poco calcolatrice. Spirito di soravvivenza, direi. E per rimanere a galla, non lo nego, mi sono aggrappata alle persone che mi stavano accanto, senegalesi per lo più. Quello che penso è che bisognerebbe cercare di creare un dialogo limpido e trasparente per poter far fronte assieme alle problematiche che vengono a crearsi, come in qualsiasi coppia. Cercare di venirsi incontro e di avere obiettivi comuni perché, senza questi, vengono a mancare le basi. Per quanto riguarda tornare qui, non c'è solo l'associazzionismo o il mondo delle ong (di cui io sono la prima critica) ma esiste molto altro. Hai ragione quando dici che esiste uno spirito neo colonialista in molti europei che sbarcano qui, tutto dipende dalla visione che abbiamo di questo continente. Se cominciassimo a considerarlo alla pari degli altri continenti, forse non ci vedremmo nulla di male a venire per viverci, come nessuno giudica chi va a Londra, Parigi o NY....
 
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