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Qualcosa di filosofia: Plotino

Post n°88 pubblicato il 23 Aprile 2017 da infernox

Prima di Cartesio esisteva la certezza dell’esistenza della realta’, fatta di oggetti, di “cose”, pur nella loro imprevedibile variabilita’.   Un’altra convinzione dei vecchi filosofi e’ che esistesse un rapporto fra il materiale di cui era composta la realta’ e il fantomatico “ordinatore”, denominato in vario modo, che operava ed opera sul suddetto materiale per confezionare le cose che ci circondano.

            Ma pensiamo (immagine che mi e’ cara) al nostro mondo fatto di particelle, come ci ha ormai dimostrato la fisica.   In fondo, esaminando il contesto, le cose sono fatte di vuoto.  Sono, come dire, “configurazioni di nulla”, dove il nulla confina con l’energia e le forze di campo.  In quest’ ottica mi affascina la visione antica della filosofia di Plotino, l’ultimo grande filosofo platonico dell’antichita’.

            In un certo senso Plotino supera il dualismo platonico.   Non c’e’ piu’ distinzione fra materia e “ordinatore”, ma coesistenza.   Per esistere, il principio primo (che Plotino definisce come “Uno”), deve “creare” la materia.   Ecco, in fondo, l’immagine del “big bang”, un punto (quindi, privo di dimensioni) che genera dal nulla il tutto.  Da quel punto deriva l’esistenza delle cose, e quindi la nostra stessa esistenza.

            Pensiamo bene a quel “punto”.   Da li’ deriva l’esistenza delle cose, e quindi l’essere di ogni Ente.   In effetti, Plotino afferma che l’Uno e’ oltre l’Essere, al di la’ dell’Essere.  Prima del big bang c’era l’Uno, oltre l’Essere, in una dimensione a noi sconosciuta, impossibile neppure da immaginare (in fondo, anche il “pensiero” e’ un Ente”).

            Plotino dice anche che tutte le cose sono “contenute” nell’Uno, nella sua dimensione (sconosciuta) al di la’ dell’Essere.    E’ qui evidente un’ipotesi che prelude ad un contesto finalistico: perche’ le cose sono come sono, e non sono diverse da come sono?   Il concetto e’ quello di “sovrabbondanza”.    Le cose sono prodotte (create) in un processo se si vuole “necessario”, dovuto allo sbordamento dell’Uno da se’, dalla sua non-dimensione in una dimensione del reale (come il latte da una pentola per il calore).

 

            Le cose create pero’ non sono della stessa sostanza dell’Uno (anche se della sostanza dell’Uno non si puo’ avere idea).    Sono “apparenze”, come forme riflesse da uno specchio.  La loro realta’ deriva dall’Uno.    In effetti, se si pensa a questo immenso Universo originato da un punto, e’ una visione che puo’ andare.     Come e’ possibile che siano reali tutte queste forze generate dal nulla?  Allora c’e’ qualcosa oltre il nulla!

 
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