Un blog creato da Colchicas il 05/07/2006

Colchide

Il mio amore per Medea.

 
 
 
 
 
 

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Orpelli Indecisi.

Post n°33 pubblicato il 02 Ottobre 2006 da Colchicas
Foto di Colchicas

Il sonno ripara e cancella.
Ricordi spiacevoli della mia sciocca vita, emergono da pensieri ancora più sciocchi. Le brutte figure, le situazioni imbarazzanti e tutti i sogni mai realizzati si affollano nella mia mente, costringendomi in una espressione corrucciata e stantia. Giustifico il tutto con una piccola paralisi dei nervi facciali dovuta ad una dose esagerata di botulino che avrebbe dovuto alleviare i segni del tempo, ma pochi mi credono. Invento altre storie, altri mondi contornati di figure sinistre e meschine, di angeli vendicatori e di ragazze in pericolo, di re bambini e di principesse ribelli. E, come in un piccolo teatro dove la scenografia è povera e scarna e dove tutto viene lasciato all'immaginazione del pubblico, recito in silenzio. Un potere così grande e inutilizzato. Una forza travolgente che è in grado di guarire ferite profonde e mortali. Ma nessuno fantastica più. Tutti vogliono gli effetti speciali, vogliono vedere quanto realistico sia il mostro del lago oscuro, come le sue squame computerizzate riflettano il mondo circonstante, come i milioni di poligoni vengano gestiti da computer potenti e silenziosi.
Io, con in mano una spada di legno e un piccolo mantello dorato, in uno scontro disperato contro la sedia-drago, piango per il mio pubblico assente.
Il teatro scricchiola sotto i colpi della mia Nehima, l'unica spada dove l'antica e perduta magia e stata incisa con la maestria di antichi miniatori medievali. Il drago, esausto e ferito, sputa le sue ultime fiamme danzanti e letali cercando di fondere la mia corazza d'argento, ma è troppo lento. Aggiro le sue difese e con un colpo deciso, trancio di netto il suo collo nero e sottile. Il pesante corpo crolla in preda alle convulsioni. Dalla ferita, il nero liquido infiammabile misto al sangue si sparge sul terreno corrodendo anche le rocce, un ala nera come la notte si spiega per un movimento involontario e poi il silenzio invade l'ingresso della grotta. Finita. Esausto uso la mia spada magica come bastone per poi crollare a sedere goffamente in preda al fiatone. Da dietro una roccia annerita dal fuoco, la testa della principessa fa capolino, gli occhi rossi per il pianto della disperazione , le mani tremanti per la troppa adrenalina. Guarda me e poi il cadavere del suo carceriere e un sorriso di vera gratitudine si allarga sul quel volto così bello e regale. La guardo sorridendo a mia volta e finalmente, uscendo dal suo nascondiglio, applaude la mia vittoria.
Ma il battito delle mani non è una mia fantasia, dal teatro vuoto una figura si alza in piedi e continua ad applaudire, le luci m'impediscono di vedere chiaramente, ma so che è lei, una principessa un pò diversa da quella delle favole, ma pur sempre una principessa. Sorrido e le dedico il più bell'inchino che riesco a fare.

 
 
 
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