Creato da counseling_ardea il 22/11/2010

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LE DINAMICHE UMANE COMUNICATIVE E RELAZIONALI AFFETTIVE

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Quando si parla di comunicazione tra gli esseri umani, non si può fare a meno di considerare anche gli aspetti relazionali che la caratterizzano.
Inoltre, si devono sempre tener conto gli strumenti comunicativi e i linguaggi che l’essere umano adotta per trasferire un messaggio da un individuo ad un altro o, per comunicare interiormente con se stesso.

Nelle nostre azioni quotidiane comunicative e relazionali interpersonali e intrapersonali, usiamo sia i codici verbali, che conosciamo molto bene e che sono attribuibili alla nostra capacità di razionalizzare, che quelli non verbali, di cui non ne conosciamo il linguaggio, né la struttura e che sono attribuibili al nostro sistema inconscio. 

Questi ultimi, spesso, trasferiscono messaggi difformi da quelli che vorremmo inviare, sia verso noi stessi (dialogo intrapersonale) che verso gli altri (dialogo interpersonale), minando altresì, la qualità del rapporto con noi stessi che, con i nostri simili. 

Conoscere il linguaggio dell’inconscio, ci permette di migliorare, sia la qualità della comunicazione interiore che esteriore e la qualità delle nostre relazioni interpersonali: familiari, di coppia, nel lavoro, nelle amicizie, ecc..

Lo scambio comunicativo e relazionale tra umani, è, inoltre, il modo attraverso il quale nutriamo emotivamente il nostro inconscio.

Sembrerebbe che questo processo inizi già dal momento del nostro concepimento e i primi contatti comunicativi di rilevante significatività, per lo sviluppo della nostra personalità, sono con le figure importanti della nostra esistenza, quelli che vengono definiti: Caregivers. 

La qualità di questi nutrimenti, ossia, dei “bisogni emotivi” di cui ci alimentiamo fin dal nostro concepimento, determinano le caratteristiche della nostra personalità, dando vita ad un nostro personale modello del mondo interiore, che sarà la nostra bussola con la quale ci muoveremo ed orienteremo nel mondo rispondendo positivamente o negativamente a specifiche situazioni e per le quali, sentiremo attrazione o repulsione: contesti, ambienti, persone, cose, animali, ecc..

Spesso, accade che una relazione venga interrotta, solo perché non siamo attenti ai messaggi che riceviamo, o meglio, siamo troppo attenti alle verbalizzazioni, ma, soprattutto, pesiamo molto di più gli aspetti negativi della relazione stessa, anziché far emergere gli aspetti positivi di un rapporto ed i punti in comune che abbiamo con l’altro/a/i.

Le conseguenze di tali dinamiche, generalmente, innescano un processo di chiusura delle parti in causa nei quali è attivo un conflitto, anche se non si può escludere che la chiusura al dialogo, possa essere voluta solo da una delle parti in causa e ciò avviene, sia a livello razionale che psicoemotivo ed affettivo, inconsciamente.

Solitamente, da questi conflitti relazionali affettivi, non ne esce mai un vincitore, ma, bensì, due perdenti o più perdenti (in quest’ultimo caso laddove il conflitto interessi più persone).

Il problema si ingigantisce quando, poi, viene eliminata qualsiasi opportunità di dialogo, magari anche dai toni aspri e accesi, nonché la possibilità di un confronto che possa permettere alla rabbia repressa di essere tirata fuori dalle parti coinvolte nel conflitto.

La rabbia, è uno dei tanti sentimenti ed emozioni che gli esseri umani provano, strettamente collegata, spesso, ad un altro stato emotivo: l’odio.

Tutti è due questi stati, nel caso di una relazione conflittuale, hanno però qualcosa in comune: sono l’alterazione di uno stato emotivo più nobile che conosciamo come “Amore”.

L’essere umano, ha bisogno di nutrirsi di emozioni positive per vivere serenamente ed in pace con Sé stesso, i suoi simili ed il resto della realtà che lo circonda.

Non soddisfare i propri bisogni emotivi, secondo le nostre esigenze, altera il nostro sistema psicoemotivo che ci spinge, ancora di più, verso la sofferenza, alimentando il conflitto che si è creato dentro e fuori di noi. 

È bene prendere coscienza, quindi, delle dinamiche comunicative e relazionali inconsce che siamo in grado di mettere in atto, per sviluppare una qualità comunicativa “intra” e “interpersonale”, che più si confà alle nostre esigenze personali di autodeterminazione e autorealizzazione, favorendo lo sviluppo di sempre migliori relazioni tra umano e umano, in una sorta di mediazione e, non negoziazione, dove a vincere, se così vogliamo definire il risultato finale di un rapporto conflittuale, sono tutte le parti in causa e non una a dispetto dell’altra (delle altre). 

Etimologicamente la mediazione deriva dal latino “mediare” = essere a metà; la transazione (negoziazione) deriva dal verbo latino “transigere” = spingere oltre. Da qui, si può ben capire che, spesso, laddove ci sia la possibilità di un confronto, tra persone coinvolte in un conflitto relazionale affettivo, la differenza tra mediare e negoziare è sostanziale e determinante per il buon fine della relazione sessa. 

Con la “MEDIAZIONE”, favoriamo i rapporti tra due o più parti fino ad arrivare ad una soluzione che soddisfi entrambi considerando le esigenze dell’altro (altri), rispettando le sue (loro) scelte. Qui non c’è un vincitore, ma, tutti vincono; 

con la “NEGOZIAZIONE”, invece, facciamo leva su tutto ciò che ci permette di riuscire ad ottenere il massimo per noi stessi, al di la delle esigenze dell’altro. L’obiettivo, in questo caso, è uscirne vincitori a discapito di uno o più perdenti. E purtroppo, laddove, naturalmente, vi è la possibilità di confrontarsi, spesso, la “Negoziazione” è quella che viene pratica maggiormente, a discapito di una più sana pratica volta alla “Mediazione”. 

Cordialmente

Dott. Massimo Catalucci Cr.

www.massimocatalucci.it

 
 
 

CRISI ECONOMICA: QUALI EFFETTI PRODUCE SUL NOSTRO STATO PSICOEMOTIVO?

Foto di counseling_ardea

L’attuale precaria situazione socio economica, sta diffondendo nella popolazione mondiale, una destabilizzazione psicoemotiva, che si riflette anche sugli aspetti fisici e relazionali di ognuno di noi: intrapersonali, interpersonali e con l’ambiente a noi circostante.

Questa destabilizzazione, non ci permette di avere il giusto equilibrio per affrontare con serenità e lucidità, i problemi che ci si presentano giornalmente in questo periodo di forte crisi economica.

L’insufficiente offerta di lavoro, in una società, comunque, ormai fondata sul consumismo, (file interinabili di persone che attendono giornate intere davanti i negozi di telefonia mobile per accaparrarsi l’ultimo modello di “i-Phone” sono un esempio della nostra dipendenza dal consumismo), non spegne il desiderio di possesso di tutti quei bisogni che abbiamo “identificato” come elementi del nostro Benessere, ma, aggrava ulteriormente la nostra situazione già precaria e ci porta ad essere vittime di un sistema fondato su valori effimeri, quali l’APPARIRE più che l’ESSERE, che ci fa ancora più sprofondare in una insofferenza esistenziale cronica, tra ciò che vorremmo avere e ciò che non possiamo ottenere.

Allora, cos’è che fa la differenza tra chi riesce a trovare il giusto equilibrio in questo stato di cose confusionali e precarie e chi invece tende ad arrendersi passivamente davanti al problema esistenziale, sociale ed economico che vive?

In sintesi, qual è la differenza tra chi ha “successo personale” nella vita e chi lo desidererebbe ma, non lo raggiunge?

Per rispondere a questa domanda, forse, dovremmo prima chiederci cosa intendiamo per “SUCCESSO PERSONALE”.

Un luogo comune, dettato da un sistema oramai radicato, è quello per cui, il termine “SUCCESSO”, viene rilegato spesso, esclusivamente, al BENESSERE ECONOMICO.

Il benessere economico è sicuramente un elemento che contribuisce al nostro SUCCESSO e alla nostra AUTOREALIZZAZIONE nel contesto sociale in cui viviamo, ma, siamo sicuri che solo una buona base reddituale ci procuri quella sensazione di SUCCESSO e di BENESSERE cui noi esseri umani naturalmente aspiriamo?

Siamo sicuri che il nostro BENESSERE è dato principalmente da una buona base economica?

Se consideriamo questa accezione come risultato di un BENESSERE esclusivamente legato al nostro STATUS ECONOMICO, come mai, molte persone con tanti soldi e famose, finiscono per trovarsi in situazioni disagiate da un punto di vista esistenziale che le portano a “compensare” i propri disagi in comportamenti distruttivi che trovano sfogo, purtroppo, nella tossicodipendenza, nella delinquenza o addirittura nel suicidio?

Solo per citare alcuni esempi, ricordiamo: Diego A. Maradona (campione del Mondo di Calcio), Mike Tyson (campione del Mondo di Boxe), Elvis Presley (mito di tutti i tempi del Rock and Roll), Michael Jackson (indiscussa Rockstar), Whitney Houston (famosissima Rock Star e attrice internazionale), Robbie Williams (altra indiscussa Rockstar), Marco Pantani (campione di ciclismo).

Probabilmente, il vero SUCCESSO PERSONALE e SOCIALE e la ricerca di esso, sono qualcosa di diverso rispetto l’attuale modello di un SISTEMA SOCIALE che tutti noi abbiamo in qualche modo contribuito a creare negli anni e che fa rima con RICCHEZZA ECONOMICA.

Per raggiungerlo, occorrerebbe allora sviluppare una coscienza critica costruttiva, transitiva e dialogica per potenziare le nostre risorse personali. 

Ne consegue che, se prestassimo più attenzione al disagio, non opponendoci ad esso, ma, considerandolo come un pretesto per attivarci nella ricerca di nuovi elementi e risorse, anche se è comprensibile considerare che in alcuni casi la base di partenza può essere più che precaria ( es.: ho perso tutto; mi hanno tolto la casa; il mio compagno/a mi ha lasciato/a;   fisicamente non ce la faccio; ecc.ecc.) allora, forse, potremmo cominciare ad immaginare di costruire un futuro migliore per noi.

Sappiamo inoltre che, la soddisfazione ordinaria dei nostri bisogni umani primari (fisiologici) e affettivi (emotivi), conformemente alle nostre individuali esigenze e potenzialità attuali e aspettative psicofisiche ed emotive: sesso, età, status socioeconomico e culturale, capacità cognitive e fisiche, ecc..,  può portarci alla nostra completa autorealizzazione come persone soddisfatte nel contesto sociale in cui viviamo.

Il SUCCESSO PERSONALE e SOCIALE può quindi essere visto come l’apice di un progetto individuale di  “AUTOREALIZZAZIONE”?

Credo di “SI”!!!

Tale obiettivo è molto probabile raggiungerlo se, siamo in grado di AUTODETERMINARE CONSAPEVOLMENTE le nostre LIBERE SCELTE, anche e maggiormente, all’interno di un contesto avverso di crisi economica mondiale, come quello attuale in cui ci troviamo.

Sviluppare, quindi, una coscienza critica costruttiva, transitiva e dialogica, potrebbe aumentare di molto, in primo luogo, le probabilità di finalizzare il nostro progetto di LIBERAZIONE (inteso come distacco emotivo) dal possibile DISAGIO ESISTENZIALE, nel quale potremmo essere caduti e, in secondo luogo, darci la possibilità di ricercare con maggiore lucidità, trovare ed utilizzare risorse e strumenti adeguati con cui edificare il nostro futuro.

Se saremo in grado di guardare con occhi diversi lo stesso problema, ma con strumenti adeguati, saremo anche in grado di accogliere il disagio e trasformarlo secondo le nostre reali potenzialità, relativamente alle risorse che saremo stati in grado di produrre e mettere in campo nel raggiungimento del nostro personale obiettivo individuale nel contesto sociale in cui viviamo.

Cordialmente

Dott. Massimo Catalucci Cr.

 
 
 

SERVIZIO GRATUITO DI COUNSELING A ROMA - RICERCA PROFESSIONISTI COUNSELOR

Post n°12 pubblicato il 07 Settembre 2011 da counseling_ardea
Foto di counseling_ardea

 

L'articolo riportato in data 06/09/2011 dal sito web TODAY all'indirzzo seguente :

http://montesacro.romatoday.it/tufello/ti-ascolto-sportello-anagramma-tufello.html?utm_source=newsletter&utm_medium=email

potrebbe essere una bella notizia per i Counselor (Counsellor) italiani (per leggere l'articolo cliccare sul link di cui sopra).

Ora bisogna però capire se i professionisti che cercano sono "Counselor con una laurea in Psicologia" e iscriti all'Ordine o "Counselor" con un Diploma specifico di Counseling  che si sono formati esclusivamente in una delle scuole costituitesi in Italia per la formazione di questa figura professione e che sono registrati presso una delle Associazioni Nazionali di Categoria Professionale. Credo che, se la ricerca di professionisti specializzati in tale area (Counseling) sia aperta ai Counselor non Psicologi, può essere considerata una buona notizia dai molti porpfessionisti counselor che svolgono questa professione nel rispetto delle normative fiscali e previdenziali, oltre che nel rispetto di un Codice deontologico proprio del Counseling, in attesa altresì di vedere riconosciuta formalmente il proprio profilo professionale secondo quanto indicato dalla Direttiva Europea 2005/CE/36 "riconoscimento delle qualifiche professionali e libera circolazione dei professionisti nei paesi membri della comunità europea".
Se così non fosse, allora ci troveremo, come accade oramai da diverso tempo, a vederci negata la nostra identità professionale di Counselor, Ma voglio ben sperare che queste posizioni oppositive siano oramai superate e si cominci a parlare di integrazione e condivisione, ovvero collaborazione tra le varie figure professionali che si occupano di servizi alla persona concentrati sull'orientamento psicofisico ed emotivo della stessa ed al mantenimento di uno stato generale di benessere nel contesto personale, sociale e culturale in cui la persona vive.   
       

Nel frattempo, in qualità di Coordinatore d'Area della S.I.A.F.  , ho inoltrato oggi (07/09/2011), sotto forma di commento all'articolo pubblicato dalla redazione di Today, la proposta di cui sotto Vi allego il testo e che è in attesa di essere pubblicata dopo l'approvazione del moderatore delle pagine TODAY nel loro sito:

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Spett.le Roma Today (Montesacro Today),

Gent.ma Dott.ssa Maria Sole Lancia,

 

Con riferimento al Vs. articolo "Boom di richieste per "Ti ascolto": il servizio apre anche al Tufello" pubblicato sul Vs. portale, sono con la presente per indicarVi che la nostra Associazione Nazionale di Categoria Professionale S.I.A.F. ha molti professionisti Counselor sul territorio di Roma che potrebbero far parte del Team che state costituendo.  Qualora fosse di Vs. gradimento, potremmo inoltrare la Vs. richiesta ai nostri associati. Nel caso la nostra proposta dovesse essere formalmente indirizzata nello specifico ad un dipartimento del Comune di Roma e/o ad un responsabile del servizio, rimaniamo in attesa di conoscere Vs. indicazioni in merito al contenuto della presente.

 

Cordialmente.

Massimo Catalucci

 

Coordinatore Area S.I.A.F. per il Centro Italia

Counselor Supervisor

tel. 06-89.82.83.50 - cell. 328.95.90.875

Via Savuto 31 - Tor San Lorenzo - ARDEA (RM) 00040


http://www.massimocatalucci.it 

http://siaf-centro-italia.beepworld.it

http://www.siafitalia.it 

 

 

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In attesa di Vg. graditi commenti Vi saluto cordialmente

Massimo Catalucci

 

 
 
 

PEDAGOGIA E SOCIETA’

Post n°11 pubblicato il 23 Agosto 2011 da counseling_ardea
 
Foto di counseling_ardea

È possibile attraverso l’attuazione di processi pedagogici sviluppare una nuova umanità per lo sviluppo sociale?

Le diverse concezioni pedagogiche sono strettamente legate ai contesti storico-sociali. La Pedagogia nasce tra il IV e V Sec. a.C. in Grecia e per la filosofia classica, era chiamata in origine “Paideia” e stava ad indicare “Educazione e guida del fanciullo”.

I fattori che entrano in gioco nell’educazione di un individuo sono diversi. Tutti noi apprendiamo per mezzo di esperienze dirette, casuali e/o occasionali, per mezzo di esperienze tramandate, per propria volontà di ricerca della conoscenza delle cose e/o per induzione obbligata.

La formazione di un individuo passa attraverso tre processi: Formale (o istituzionale), Non formale, Informale.

Per motivi di spazio non è possibile qui approfondire tutti quegli Enti che rappresentano la Formalità; Non Formalità; Informalità. Mi limiterò quindi ad indicare alcuni esempi.

La famiglia, la scuola, sono Enti Formali (Istituzionali) che imprimono i primi messaggi educativi ad ogni individuo e svolgono un ruolo importantissimo per lo sviluppo della personalità di ogni essere umano; I gruppi dei pari, sono un esempio educativo scelto liberamente dall’individuo il quale, tende a staccarsi da un’educazione troppo formale e quindi considerata obbligatoria, per scegliere di condividere liberamente le proprie idee in contesti privi di regole troppo costrittive. Qui le regole vengono dettate naturalmente dal gruppo stesso che si avvale delle opinioni di coloro che ne fanno parte; esiste poi un’educazione meno evidente, che viene veicolata dai mass-media, quella informale e che spesso condiziona l’individuo oltrepassando la soglia di coscienza.

Qualsiasi comunità, piccola o grande che sia, laddove intende evolversi e rispettare un processo di sviluppo dell’individuo sano e conforme alla sua natura, in un contesto etico che rispecchi il vero valore che la politica sociale deve esprimere, dovrebbe applicare il concetto universale intrinseco alla  Pedagogia, ossia “la responsabilità dell’adulto nell’orientamento del fanciullo nel contesto in cui vive e finalizzato allo sviluppo globale della sua natura umana”.

Chi è quindi l’educatore? Se pensiamo ad un modello educativo che consideri la struttura sociale di una comunità formata da diversi attori: famiglia, scuola, amministrazioni pubbliche, attività produttive, sanità, amicizie, cinema, TV, radio, stampa, ecc.; l’educatore è ognuno di noi, senza distinzione di ruoli e mansioni.

Certamente c’è chi svolge attività prettamente destinate alla ricerca ed allo studio in campo pedagogico e questi professionisti, vanno considerati come perni su cui far girare la ruota pedagogica di una società e  dalla quale ognuno può attingere per sviluppare le proprie capacità di educatore: FORMALE; NON FORMALE; INFORMALE.

La pedagogia è una scienza sempre in evoluzione e tende ad adeguarsi di pari passo con l’evoluzione umana, ricercando tecniche e modelli di apprendimento efficaci e a misura d’uomo, affinché lo stesso possa realizzarsi in modo globale al meglio, all’interno del contesto in cui vive ed in armonia con tutto ciò che lo circonda, accrescendo le sue conoscenze in ogni campo.

Secondo una massima filosofica, per mezzo dell'educazione l’uomo nasce natura e diventa cultura. Spetta ad ognuno di noi farci carico del processo educativo ed evolutivo della nostra specie umana.

Rimango in attesa dei Vs. Graditi Commenti.

Cordialmente

Massimo Catalucci

 
 
 

AMORE: PURA ESSENZA DEL CORPO

Foto di counseling_ardea

E' possibile Razionalizzare l'Amore?

Credo che la "limitazione" di ogni essere umano stia proprio nel fatto di tendere a razionalizzare sempre tutto anche ciò che non ha niente a che vedere con la ragione. L'Amore, ad esempio, quello allo stato Puro, inteso come sentimento del "dare" e non del "ricevere", è uno stato difficile da raggiungere, probabilmente proprio per quella "limitazione" che ci distingue dalla perfezione delle cose nel mondo che viviamo e che è, probabilmente, una riproduzione di un mondo perfetto di cui da sempre tentiamo di provarne l'esistenza. 

Sarebbe sicuramente bello riuscire a spiegare razionalmente in modo certo e dettagliato l’Amore e cosa si prova quando questo sentimento è corrisposto o al contrario, non corrisposto. 

Spiegare a qualcuno cosa proviamo nella magica esperienza d'amore è sicuramente un compito arduo, forse è più facile vivere l'esperienza, provarla, perchè le parole, spesso sono anch'esse una limitazione dell'Amore. 

Se proviamo ad esempio ad osservare due persone innamorate o se ci è capitato di vivere direttamente questa esperienza, sappiamo che tutto quelo che rappresenta il sentimento che stiamo provando, passa attraverso canali sottilissimi che sono "vibrazioni dell'animo" non percepite dalla ragione ma dalla nostra emotività.

Chi ci è vicino in quel momento, percepisce l'energia positiva (o negativa.... perchè spesso l'amore è mascherato dall'odio) e non ha bisogno di nessuna spiegazione razionale per comprendere cosa stia accadendo. 

Dal mio punto di vista  l’Amore Puro, è la rappresentazione dell’idea di perfezione che abbiamo dell’Amore, quel senso innato di Amore che non ha bisogno di qualcosa indietro per quello che offre. Se parliamo di Amore, liberi da ogni condizionamento, quello ai massimi gradi, non possiamo confonderlo con nient’altro che con quello che lo stesso rappresenta, ossia dare incondizionatamente………….st​op!!!

Se poi vogliamo fare altri "logici ragionamenti"……allora dovremmo parlare di surrogati dell’Amore.

Capisco che per chi è portato a dare sempre una spiegazione razionale a tutto, non applicare la Ragione e la Logica anche al concetto prettamente Spirituale dell’Amore sia difficile (della serie….…uno più uno deve fare sempre due).

Ma il sentimento, l’emozione, il respiro dell’anima umana, che è forma e motore del corpo, non sono possibili da misurare con i numeri e con sequenze sistematiche, che abitualmente producono i ragionamenti sensati e logici delle menti razionali.

L’Amore è qualcosa che l’uomo conosce in un’altra dimensione che non viene compresa dalla mente razionale, è qualcosa che fa parte del suo stesso Essere: nasce prima di lui, nasce con lui, vive con lui, muore con lui e vive oltre la sua morte fisica. Si pensi ad esempio al sentimento di Amore che potremmo provare nella visione di un dipinto di un artista del passato. In questo caso l'Amore che manifestiamo per l'Arte e per quello specifico dipinto che stiamo osservado, ci arriva a distanza di secoli, a dimostrazione che l'Amore stesso che l'artista ha impresso nella tela, va oltre l'aspetto fisico e limitato della materia. Ma anche l'esistenza passata di un nostro caro e l'Amore che proviamo tutt'ora per lui, rimane intatta come se la persona fosse ancora presente fisicamente. L'Amore è Pura Essenza....

E' possibile, davanti ad una Pura Essenza Eterna, parlare di razionalità, se ancora la scienza non ha svelato come siamo arrivati sulla terra e perchè ci siamo?

Per quanto mi riguarda, l’Amore Puro, sicuramente difficile da praticare, è dare……non ricevere!!!!!!

Certamente siamo deboli e come tali cediamo spesso alle “allucinazioni” della vita quotidiana.

L’essere umano poi, visto che è abituato a dare un senso razionale a tutto ciò che vive, scordandosi che esiste dentro di sé una parte ben più estesa e profonda, tende a razionalizzare tutto e dare a tutto una conclusione che abbia un senso logico: se faccio “X” deve accadere “y”.

Se questo vale per qualsiasi formula matematica (quindi per la scienza), credo che non valga in egual misura per ciò che fa parte di forme perfette come l’Amore.

Se caliamo il concetto di Amore nella vita degli esseri umani, inteso come salvaguardia, sviluppo e proseguimento della nostra specie, ci possiamo rendere conto come la matematica, la logica e la razionalità, siano fallimentari.

Mi spiego meglio.

Se ad esempio prendiamo un uomo ed una donna e li consideriamo come numeri, singole unità, potremmo dire che uno più uno fa almeno tre o più di tre, ma non necessariamente due.

Osservando infatti la natura, dall’unione di un uomo ed una donna, nasce almeno un’altra persona.

Possiamo quindi tranquillamente affermare che anche la matematica, la cosiddetta scienza esatta, è fallace.

Questo per dire che molte volte ciò che ci appare non è come sembra, ma diverso.

Ciò che è Vero Amore appare all’animo attento in modo chiaro e distinto. Sono sicuro che abbiamo tutti dentro di noi il concetto di Amore Puro, ma abbagliati spesso da fattori contingenti, interpretiamo i messaggi che riceviamo come Veri quelli falsi e, come falsi, quelli Veri

In attesa dei Vs. graditi commenti e augurandoVi buone vancanze,

Vi Saluto Cordialmente

 

Massimo Catalucci

 
 
 
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ABORTO:

Conoscere, Riflettere, Scegliere come Agire Liberamente


scritto da 

Marilina Ciricillo

giornalista e scrittirce

 

Edito da

Ass. I.N.S.E.U.

 

con il patrocinio del

Comune di Ardea

 

 


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