Creato da ilmiocaffesospeso il 12/04/2012

Il Caffè Sospeso

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"Oi Dialogoi" ovvero i dialoghi del Sig. Caffè : Epicuro e la limonata.

Post n°45 pubblicato il 10 Settembre 2012 da ilmiocaffesospeso
 



Il cielo è limpido, la giornata calda e il Sig. Caffè mi conduce verso una taverna all'aperto, all'angolo della piazza.

"Avevi detto di avere sete", ed io "E' vero, ma folgorata dal nostro incontro mi era passato di mente".

"Cosa desideri? Qui puoi trovare acqua di fonte, vino speziato o al miele e succo di limone, giallo e profumato dono de dio Apollo che li matura col calore del suo Sole".

Guardo attentamente gli orci che contengono le bevande e, dato il caldo, scelgo la limonata. L'oste me la porge in un boccale di terracotta dopo esserci accomodati ad un tavolo in un cortile all'interno della taverna, con teli distesi da parte a parte per riparare dal sole.

"Il bere è un bisogno primario, ce lo insegna la natura, ed anche un piacere come dice Epicuro"

"Epicuro?" chiedo io, "Certo, il grande filosofo diceva che ci sono tre tipi di piaceri: i piaceri primari che sono naturali e necessari, i piaceri secondari, che sono naturali ma non necessari, ed i piaceri vani che non sono né naturali né necessari"

"Oggi non è facile definire quali siano i piaceri necessari dell'uomo moderno", dico con per plessità.

"Egli sosteneva che i piaceri primari sono mangiare, bere, dormire e l'amicizia", "Alcuni onorano questi piaceri con grandi abbuffate e dormite infinite!"aggiungo io.

"No, Epicuro sosteneva che bisogna accontentarsi dello stretto necessario e quindi per piaceri primari intendeva il pane come cibo, l'acqua per dissetarsi ed un pagliericcio per dormire", "Allora", esclamo io, " bevendo limonata contravvengo a questi principi epicurei!"

"Beh", continua il Sig.Caffè, "qui te lo puoi permettere, il cibo è dono degli dei e quindi gratis per tutti, ma nel tuo mondo prima di bere limonata Epicuro dice che dovresti pensare: quanto costa? Non essendo indispensabile se costa poco la compri, se costa molto dirai all'oste: grazie, ma non ho più sete."

Al che con amarezza esclamo: "E infatti nel mio mondo le "limonate" non me le posso permettere....


"Epicuro voleva dire che se tutti fossimo un po' più modesti nelle nostre pretese, non correrremmo il richio di cadere in una crisi economica."

"Ne so qualcosa di crisi...nel mio mondo ne siamo dentro fino al collo!"

"Ma come, a me sembrava che foste in pieno boom economico! E' molto strano ciò che asserisci, caro Passante: poco tempo fa giusero qui di passaggio alcuni abitanti italiani e si fermarono in questa taverna per dissetarsi. Sembravano benestanti, infatti li ho sentiti conversare circa i loro ultimi affari: un uomo in maglione blu e camicia bianca diceva che era molto stressato dai continui viaggi di lavoro che era costretto a sotenere, quasi giornalmente, tra l'Itlia e un nuovo mondo che chiamava America, sempre in affanno per gestire aziendeche producevano mezzi di trasporto a me sconosciuti: le automobili.

"Ah si", replico io "ogni tanto lo vedo in televisione...", "Dove scusa?", "Un giorno ti spiegherò meglio, per ora sappi che si tratta di una specie di parete luminosa in cui si vedono immagini di avvenimenti accaduti, nel caso in questione ho sentito questo signore lamentarsi al telegiornale che gli italiani non sono capaci di essere efficienti e fare sacrifici sul lavoro...".

"Ma l'uomo deve onorare il lavoro con i suoi sacrifici!" sbotta il Sig. Caffè, "Certo, ma in giusta misura. Lui lo diceva a centinaia di operai che dovevano scegliere se sottostare alle sue estreme condizioni o rimanere senza lavoro...e molti hanno accettato responsabilmente sacrifici e riduzioni di salario pur di dar da mangiare alle loro famiglie, dimostrando alto senso del sacrificio."

"Mi dispiace ciò che affermi, ma come siete arrivati a questa situazione? on mi sembra degno di un paese come so essere l'Italia.", "La crisi purtroppo ci chiede questi sacrifici, dicono i potenti, per poter tornare ad essere produttivi."


Per un'attimo il mio mentore si sofferma a riflettere su queste mie ultime parole, poi riprende: "Insieme a quest'uomo ce n'era un'altro che parlava sempre di quei mezzi da te citati poc'anzi: diceva che dovevano fare tempi migliori, cambiare le gomme, andare in pole position. Ma io non ci ho capito niente!" dice guardandomi allibito.

"Poi si lamentava del fatto che alcuni uomini in divisa gli avevano sequestrato una nave, sulla quale viaggiavano sua moglie e suo figlio, e a causa di ciò il piccolo aveva subito un trauma. Ah, ora ricordo: il bimbo aveva un nome particolare, Nathan Falco, forse il padre è un Dio, il dio Falco?"

"No, ti sbagli ancora", replico io, "egli non è un dio, al massimo "un dio a fare soldi". "

Il Sig.Caffè mi guarda perplesso, pare non comprendere come l'impressione del mio Paese che ho non collimi con quella di questi " illustri " passanti. Tento di spiegargli...

"Devi sapere, Maestro, che costoro sono uomini molto ricchi e potenti, come loro vivono in molti è vero, ma la maggioranza del popolo italiano ha ben altri problemi di cui lamentarsi."

"Allora vuoi dire, caro amico, che loro possono permettersi abbondanza di piaceri: primari, secondari..", "Sopratutto quelli vani!", sbotto io, e lui "Ma costoro non conoscono la moderazione allora! Ecco perchè si lamentarono dell'esigua offerta della taverna e, andando via, dissero che non sarebbero più tornati!"

"Esatto, caro amico, hai capito tutto.", "Epicuro non approverebbe un simile stile di vita. Allora, caro Passante, per te e il tuo polopolo italiano, quali sono i piaceri primari, secondari e vani?"

Rispondo: "Per alcuni un piacere primario è possedere il telefonino o la macchina di lusso, per altri sono mangiare una bella pizza con gli amici e il sorriso di un bambino."


E per voi, cari passanti del mondo reale?

Quali sono i vostri "piaceri" e quanto sono epicurei?

                      A presto.


Aneddoti, idee, spunti, riflessioni di questo racconto sono liberamente ispirati alle opere di Luciano De Crescenzo, il nome del luogo e dei personaggi sono di mia invenzione.

Vorrei lasciarmi ispirare e scrivere ogni tanto qualcosa, seguendo umilmente la falsa riga dei suoi libri che adoro.

 
 
 
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