Iosonountulipano

Post N° 291

Questa sera ho un appuntamento. Con me.
Doccia calda. Un bel libro. Abatjour e luce soffusa, così, semplicemente per parlare un pò con me, per pensare a qualcosa che non sia l'università, la laurea (che chi sa quando sarà), gli amici, le chiacchiere, le distanze che ormai mi sembrano verso tutti. Come se viaggiassi in una bolla di sapone e la frenesia dell'esterno, le pretese, i muri che la gente erige mi rattristano a volte o mi lascia semplicemente ferma a guardare, ma già a distanza. Distanze che non ricordo più da dove partano, ma so che sanno di cambiamenti e forse di crescite nel modo più sbagliato in cui si può crescere, ma forse il più comune,voltandosi solo quando proprio non si ha nulla da fare. Poi ci si fa l'abitudine e sai che ci sono tempi che non torneranno, ma lo accetti, anzi ti va bene, perchè sei stanca dell'idea di rincorrere o di dover lasciare porte aperte che quel particolare qualcuno, uomo o donna, possa aprire.
I "ma sì" sono pericolosi, che mentre mi riportano indietro a sorrisi complici , già mi stanno rapendo o proteggendo. Quindi scopro di avere un limite. Scopro che c'è sempre un giorno in cui chiudo la porta e anche chi ha le chiavi deve suonare. In questo non ci vedo nemmeno più troppa tristezza, o forse non ci penso. Poi ti abitui, ti riprendi e giri pagina.
Con te poi c'è tutto un altro discorso. Non hai bisogno di suonare, ma il mio cuore non ce l'hai, lo vorresti, lo so. Ma è chiuso dentro me e non vuole uscire, forse non vuole aprirsi e di battere  non si stanca mai, ma capriccioso decide lui i ritmi, i tempi, guida lui e io non posso farci nulla se non aspettare e studiare, stuidiarmi.
Certezze lo sai, non me ne devi chiedere, che io non so mentire. 
E hai ragione tu quando dici che mi sento una persona e non so proprio "raddoppiare", "raddoppiarmi".
Intanto questa sera, io.

on air. Vinicio. All'1.35 circa.