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La potatura dell'olivo

Post n°19 pubblicato il 05 Aprile 2010 da terremalaspiniane
 

Il periodo ideale per effettuare la potatura di un olivo è a fine inverno e comunque prima della ripresa vegetative (germoglio delle piante), non sottovalutare, e quindi interrompere l’intervento, nel caso in cui vi è un possibile ritorno di periodi di gelate poichè il freddo gelido ostacola il processo di cicatrizzazione dei tagli effettuati sul legno.
Se non si intende eseguire una  potatura di ringiovanimento, è consigliabile di non effettuare tagli troppo intensi e decisi per evitare una limitata produzione.
In generale si parla di tre tipi di potatura: la potatura di formazione, la potatura di produzione e la potatura di ringiovanimento.
Prima di procedere è necessario iniziare con la localizzazione dei tagli, in funzione delle finalità che ci siamo prefissata, tenedo conto anche dell’intensità di potatura che vogliamo eseguire.
Da uno sguardo sullo stato complessivo della pianta e dalle sue condizioni vegetative bisogna cercare di acquisire tutti quei dati utili e tutte le indicazione della massa complessiva di fronda/chioma che si vuole asportare.

In base all’intensità di chioma esportata si può definire in termini percentuali, l’intervento eseguito:

  • sotto il 20% di chioma asportata possiamo definirlo un intervento leggero
  • tra 20% e 35% intervento medio
  • sopra il 40% intervento pesante ed di intensità elevata

La potatura che rientra tra il 15% e il 30% di fronda/chioma asportata, è considerata leggera, consigliata in modo particolare durante la fase di allevamento e negli anni di annata scarica.
La potatura sopra il 35%, è da attuarsi in caso di ricostituzione o ringiovanimento dell’albero, eseguita in particolar modo quando si vuole dare nuova vita all’ulivo e a l’emissione di germogli nuovi.

E’ fondamentale adeguare la potatura in funzione dell'età dell'albero, nel particola deve essere più leggera su alberi giovani mentre su alberi più vecchi bisogna andare decisi con una potatura più severa. Iniziare sempre dall'alto e procedere verso il basso della chioma, i tagli più grossi si devono effettuare prima di quelli piccoli.
Tutti gli strumenti adoperati per il taglio (Accetta, Coltello, Forbici, Innestatoio, Roncola o pennato, Segaccio) debbono essere di acciaio temperato e ben affilato, così da permettere un taglio netto senza sbavature.

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Commenti al Post:
a.francoise
a.francoise il 05/04/10 alle 10:23 via WEB
Una domanda sulla potaura dell'olivo; ho sentito dire che l'olivo non andrebbe potato tutti gli anni per dar modo di non ridurre troppo la produzione ma alternare cicli di potatura ogni 2 o 3 anni.
E' giusto tutto ciò?
 
 
aguastini0
aguastini0 il 05/04/10 alle 10:28 via WEB
Alcuni studi in Italia ed anche all’estero, che dimostrano che la produttività e la resa in olio non si riduce (in alcuni casi addirittura aumenta, anche se di poco) se si pota con cadenza biennale, anziché annuale. L’aspetto che comunque ci sembra fondamentale sottolineare è che quando si pota con turni biennali, non si deve esagerare schiarendo eccessivamente la chioma, non si deve consentire “al cappello lanciato di attraversare la chioma”, quanto piuttosto eliminare solo quei rami che non hanno quasi più foglie o le cui foglie non sono più in grado di contribuire alla produzione. Per valutare l’opportunità di allungare ulteriormente il turno, dovranno essere considerati anche gli altri interventi agronomici che si effettuano nell’oliveto, la produttività ottenuta e soprattutto la quantità di crescita dei rami fruttiferi. Sarà quindi la fertilità del suolo e le più o meno favorevoli condizioni climatiche che determineranno la vigoria vegetoproduttiva dell’oliveto e come conseguenza, il tempo massimo che si potrà attendere prima del nuovo intervento di potatura. Quando l’olivo vive in ottime condizioni nutrizionali, si potrà potare anche ogni tre anni ad eccezione di quelle cultivar o meglio di quelle singole piante, che presentano una forte tendenza a crescere verso l’alto. In queste ultime, infatti, è necessario ridurre lo sviluppo delle porzioni vegetative poste in posizione più alta perché il deperimento delle formazioni inferiori favorisce lo sviluppo di alcuni patogeni quali l’occhio del pavone (Spilocaea oleaginea).
 
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