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Tacchinardi definisce la parola “juventinismo”. “Una cosa che prende i tifosi, la squadra e la società e li rende un blocco unico contro tutto e tutti. E che si esprime nella voglia di vincere sempre, di essere i più forti sapendo di ricevere in cambio odio da ogni altro elemento esterno al mondo Juve. Un odio che nutre la fame di vittorie, e che rende i nostri successi ancora più belli. Conte ha perfettamente ragione: da una parte ci sono gli juventini, dall’altra tutto il resto. Prima di diventare un calciatore bianconero ero un semplice tifoso, all’interno dello spogliatoio ho capito meglio il senso della Juve. All’inizio non capivo le facce dei compagni quando si pareggiava, mi dicevo che in fondo avevamo fatto un punto. Poi ho capito che se giochi nella Juve, il pareggio equivale ad una sconfitta. Conta unicamente il successo, esattamente come dice Boniperti”. Definita la parola juventinismo, ora sia passa a spiegare l’altro termine, “l’anti-juventinismo”. “La critica costante. L’invidia verso il più forte. Quando le altre squadre cambieranno mentalità, potranno risolvere il senso di inferiorità rispetto alla Juventus. Smettendo di pensare che vinciamo grazie ai presunti aiuti. Semmai i trionfi arrivano perché ogni componente è perfetta. Città compresa. A Torino, quando esci e vai al ristorante, la gente non viene a salutarti, ti lascia vivere. Questo, per un professionista, è molto importante. Decisivo, poi, è il fatto che la società sia tornata in mano ad un Agnelli. Con la gestione Cobolli Gigli – Blanc, l’identità bianconera si stava perdendo”. Dopo la spiegazione in stile professore universitario, Tacchinardi va sul personale, gli si chiede se fosse più amato dal popolo bianconero oppure inviso agli altri, lui risponde così: “Il secondo. Anche perché giocavo in una Juve di calciatori che in campo non guardavano in faccia nessuno: Conte, il sottoscritto, Davids e Montero, per dirne alcuni. Tra gli avversari, ci facevamo pochi amici. Ma abbiamo vinto tanto”. Poi l’ex centrocampista racconta anche un aneddoto curioso. “L’anno scorso sono stato ad un passo dall’allenare una squadra giovanile di una società importante. Sono stato bocciato perchè bianconero. E ne vado fiero” FONTE: TUTTOJUVE.COM
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