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Messaggi di Giugno 2016

 

Il social business all’interno dell’Unical

Post n°1118 pubblicato il 15 Giugno 2016 da massimo.maneggio

--- Comunicato stampa ---

 

Il social business all’interno dell’Unical. Grazie all’intraprendenza del montaltese Eugenio Belsito, nei locali universitari ci sarà l’opportunità di approfondire temi come il network marketing e la community commerce. I modelli del business e i mercati più interessanti da gestire saranno tra le tematiche della manifestazione "Network e community commerce - il modello Jeunesse Global", che si svolgerà il prossimo 20 giugno dalle 15 in poi nei locali dell’University Club (collocata nei pressi della biblioteca "Tarantelli"), grazie alla collaborazione dell’ateneo e delle associazioni studentesche Icu e "Unicalmente". Organizzata dalla Global Super Team (il team nazionale della Jeunesse Global), la manifestazione avrà il compito di spiegare ai ragazzi, in maniera chiara ed esplicativa, le funzioni del newtork marketing e del cambiamento economico che si sta vivendo soprattutto negli ultimi anni. Un modo, così, anche per "uscire" dai libri di testo ed entrare gradualmente in un’ottica di lavoro globale, che possa permettere ai ragazzi di addentrarsi con capacità nel mondo lavorativo, grazie anche a dei percorsi formativi di primo livello. Tra gli ospiti di questa manifestazione, spicca Pier Paolo Cuzzoli, emerald director Jeunesse, massimo esperto dei modelli di impresa, che sarà supportato nell’evento da altre figure importanti dell’organizzazione come Filomena Langella, Antonio Ponticiello e Antonio Piscopo. Tra gli obiettivi principali, l’azienda distribuisce le proprie linee sinergiche di prodotti per il ringiovanimento interno ed esterno col sistema del community commerce, offrendo remunerazione e possibilità di carriera alle persone – come potranno essere in questo caso gli studenti universitari - che utilizzando i prodotti se ne faranno ambasciatori e ne condivideranno l’efficacia con altri nuovi potenziali clienti. Una “Generation Young” all’insegna della meritocrazia e della partecipazione, che partirà dunque dall’ateneo avendo come base il modello Jeunesse,

presente in più di 150 nazioni con uffici e magazzini e che conta oltre mezzo milione di collaboratori. Il modello vincente della Jeunesse Global e della Global Super Team torna in Calabria, cercando di appassionare per la prima volta anche gli studenti universitari. Come spiegano gli organizzatori: «Jeunesse Global è stata fondata nel 2009 da Wendy Lewis e Randy Ray, entrambi imprenditori di gran successo negli Stati Uniti d’America e più volte premiati con importanti riconoscimenti, col chiaro obiettivo di portare nel mondo un sistema sinergico ed efficace in grado di migliorare la vita di migliaia di persone con un’attenzione particolare ai bambini nati in condizioni di svantaggio sociale.

Considerata dagli esperti di settore la miglior azienda del momento nel settore del ringiovanimento e quella con il più alto tasso di crescita nel settore del network marketing. Jeunesse Global basa il proprio successo sulla scelta strategica dei fondatori di mettere al centro la soddisfazione delle persone: collaboratori e clienti. Questo obiettivo è stato centrato grazie alla collaborazione coi migliori scienziati nel settore del ringiovanimento che hanno permesso all’azienda di formulare e distribuire in esclusiva prodotti ad alto impatto di efficacia in grado di far sentire ed apparire le persone più giovani, più a lungo».

 

 

Per info e contatti: Eugenio Belsito – cell. 3457640539

 
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Il campo di Ferramonti. Tarsia luogo di memoria

Post n°1117 pubblicato il 10 Giugno 2016 da massimo.maneggio

Gaetano Marrari, Comandante del campo

Gaetano Marrari, Comandante del campo

Il campo di concentramento di Ferramonti, nel comune di Tarsia in provincia di Cosenza, è stato il principale (in termini di consistenza numerica) tra i numerosi luoghi d'internamento per ebrei, apolidi, stranieri nemici e slavi aperti dal regime fascista all'indomani dell'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale. L'inizio dell'attività del campo di Ferramonti cominciò il 20 giugno 1940 quando vi giunse un primo piccolo gruppo di 160 ebrei provenienti da Roma. Nel 1943, al momento della sua liberazione, nel campo si trovavano 1604 internati ebrei e 412 non ebrei. Il campo era costituito da 92 capannoni situati in un perimetro di circa 160.000 mq nei pressi del fiume Crati. Vi erano capannoni di 335 mq, con due camerate da 30 posti, e capannoni da 268 mq, che accoglievano otto nuclei familiari di cinque persone o dodici nuclei familiari da tre persone.

A Ferramonti i prigionieri venivano raccolti e internati, ma non uccisi o deportati. All'interno del campo la vita non era facile, ma rimaneva comunque ben lontana da quella cui erano costretti gli ebrei imprigionati nei campi di concentramento tedeschi, Ferramonti era sì un luogo di prigionia, ma non di violenza né di coercizione, dove si riusciva sopravvivere in relativa sicurezza e salute e senza la preoccupazione di essere deportati. Questo è potuto accadere soprattutto grazie al comandante del campo: Paolo Salvatore, la cui storia è stata raccolta da Gariwo, il quale non affermò mai le rigide regole imposte dal regime, riuscendo a mantenere dignitose le condizioni generali del campo e dei prigionieri. La vita nel campo scorreva quasi “normalmente”: bambini e ragazzi andavano a scuola (dall'asilo alle superiori) fu istituita una scuola talmudica, gli internati si autogestivano nelle attività, si lavorava e si faceva vita sociale, persino teatro. La religione era praticata nelle tre sinagoghe presenti. Nel campo era garantita anche l'assistenza sanitaria, molto importante considerate le condizioni malariche della zona di Ferramonti, grazie all'elevato numero di medici tra gli internati, e si arrivò ad avviare un ambulatorio e un primo soccorso, attivo giorno e notte. 
Dal punto di vista cronologico degli eventi della seconda guerra mondiale, il campo di Ferramonti ha già un suo peculiare primato: fu in assoluto il primo campo di concentramento per ebrei ad essere liberato e anche l'ultimo ad essere formalmente chiuso. Il 14 settembre 1943, quindi a brevissima distanza di tempo dall'armistizio, il campo fu liberato dall'avanzata alleata, venendo raggiunto dalle avanguardie britanniche e riuscendo pochi giorni prima a convincere una colonna nazista della divisione corazzata Hermann Goering a non entrare nel campo stesso inscenando una falsa epidemia di tifo. Molti degli internati si erano comunque sparpagliati per maggior sicurezza nei villaggi circostanti, trovando riparo ed accoglienza tra la popolazione di Tarsia, alla quale va riconosciuto il coraggio e la grande solidarietà avendo provveduto in alcuni casi ad ospitare ed a volte nascondere i prigionieri in fuga. Per questi motivi l’attuale amministrazione sta lavorando affinché al Comune di Tarsia venga riconosciuta la medaglia d’oro al valore civile; d’altronde il motto del Comune è proprio “Tarsia terra di pace e solidarietà”, solidarietà che oggi più che mai Tarsia vuole manifestare con un altro grande ed importante progetto: il cimitero dei migranti, un vero e proprio sacrario dedicato a tutte le vittime dei naufragi.

Dagli anni sessanta in poi, complice l'incuria delle autorità locali, l'intero campo è stato prima utilizzato per attività agricole e poi progressivamente smantellato. Ad oggi rimane aperta e visitabile tutta la zona dove si trovavano le abitazioni dei responsabili del campo (quelle del direttore e del personale addetto alla sorveglianza) e altre strutture tecniche. All'interno di questi edifici, l’Amministrazione Comunale di Tarsia ha allestito numerose mostre fotografiche grazie all’aiuto dei superstiti ancora in vita e dei loro discendenti, i quali puntualmente si recano a Ferramonti per portare la loro viva testimonianza alle numerose scolaresche che giungono da tutto il Sud Italia per conoscere la storia del campo e per partecipare alle numerose iniziative che l’attuale amministrazione sta organizzando, per ultimo il Concerto di musica classica a cura del Conservatorio Musicale di Milano; affinché la storia di Ferramonti possa uscire da quell’ombra nella quale per troppo tempo è stata rilegata.

Tra gli internati famosi ricordiamo: Allan Herskovic, considerato uno dei più grandi campioni mondiali di tennis da tavolo; Michel Fingesten, è considerato da
tutti i critici d’arte il più grande artista degli ex-libris della storia ed il più rilevante incisore del 1900. Evangelos Averoff-Tossizza, nel dopo guerra fu un importante uomo politico greco e ricoprì per molti anni la carica di ministro della difesa. Oscar Klein, considerato fra i più importanti trombettisti jazz del mondo; Richard Dattner, fra i più rilevanti e famosi architetti americani;David Mel, medico jugoslavo, fu più volte candidato al premio Nobel della medicina per la scoperta del vaccino per la dissenteria; Moris Ergas, ebreo greco, fu uno dei più importanti produttori cinematografici degli anni 60.

Marco Cetraro, Assessore Comune di Tarsia

 
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L'alta sartoria di Giuseppe Iaquinta

Post n°1116 pubblicato il 08 Giugno 2016 da massimo.maneggio

Il sarto calabrese che da 60 anni veste l'uomo elegante!
Era il 1957 ed io non ero ancora nato. Giuseppe Iaquinta debuttava in una delle professioni più belle del mondo: il sarto.
Il sarto è un vero artista, un artigiano che esalta la bellezza di un corpo, colui che nasconde i limiti e i difetti. Il sarto non è solo chi cuce e realizza il vestito. Quanto chi crea per una persona quell'unico abito che può perfettamente indossare. Perché ogni uomo ha il suo vestito perfetto. Ma solo un vero sarto riesce a crearlo perfettamente.

iaquinta larattaIl maestro Giuseppe Iaquinta da 60 anni veste migliaia di persone in tutta Italia. 
Ancora oggi, benché l'età avanzi, il maestro continua a realizzare il vestito più bello per ogni uomo, giovane o vecchio che sia, con una delicatezza ed un tocco che solo un'artista possiede.
Sono andato a fargli visita qualche settimana fa nel suo laboratorio creativo nel centro storico di Bisignano (Cs), a poca distanza dal santuario che conserva i resti del francescano calabrese Sant'Umile. E mi ha raccontato 'scampoli' della sua vita e della sua straordinaria professione. Tantissime storie che raccontano le vicende di un Paese che ama l'arte e la bellezza.
Le sue creazioni hanno attraversato tutte le stagioni e tutte le mode, hanno vestito imprenditori, giovani sposi, professionisti, intenditori. 
Lui con molta umiltà e tanta pazienza, ha sempre accontentato tutti. Ogni vestito è costato settimane di studio e di prove, fino ad arrivare al prodotto finito: un vero capolavoro di eleganza e stile italiano, puro ed esclusivo artigianato, interamente realizzato a mano.
Il maestro ha voluto che facessi da 'modello' ( benché non ne abbia assolutamente il fisico!) per un abito estivo, elegante nella sua semplicità. L'esperimento è in via di realizzazione!
iaqIl Maestro è pienamente soddisfatto della sua lunga attività. Ma ha un solo rammarico: non trovare più un ragazzo, un apprendista, al quale trasmettere l'arte più bella del mondo! Per poi trasformarlo nel suo degno erede.
Ma, si sa, i tempi cambiano. Quelli di oggi sono tempi rapidi, fatti per gente sbrigativa, spesso banale. In 140 caratteri devi raccontare tutto. La soddisfazione la danno i like e le condivisione dei social. 
Ma pure in un'epoca di decadenza, c'è sempre qualcuno che cerca l'abito perfetto per il suo corpo imperfetto.
A Bisignano c'è ancora chi sa raccontare la bellezza e l'armonia di un vestito realizzato a mano. Un pezzo unico al mondo che non passerà sicuramente inosservato nei momenti felici della vita di una persona.
Su gentile concessione

Franco Laratt

 
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Al "Siciliano" il dibattito sulla prima guerra mondiale e il 2 giugno

Post n°1115 pubblicato il 06 Giugno 2016 da massimo.maneggio

 BISIGNANO La cultura, il dibattito e la storia passano sempre più attraverso l’istituto “Enzo Siciliano”. Ieri mattina, nell’aula magna della struttura scolastica si è svolto un convegno sulla Prima guerra mondiale e l’inaugurazione della mostra curata da Matteo Fusaro con la collaborazione di Rosario Turco, già fruibile nello scorso weekend per l’edizione di “Chiese aperte”. A scuola, invece, il dibattito si è allargato, soprattutto prendendo spunto dal 2 giugno vissuto a Roma dal dirigente scolastico Franco Murano, dal professore Rosario Turco e dalle studentesse Paola Gagliardi e Arianna Jennifer Turco, ospiti della seduta parlamentare presieduta dal presidente della Camera, Laura Boldrini, e da quello del Senato, Pietro Grasso, che ha avuto modo di apprezzare, ancora una volta, l’operato della scuola bisignanese nell’ambito del progetto “Dalle aule parlamentari alle aule di scuola – lezioni di Costituzione”. Proprio il professore Turco è stato intervistato in diretta giovedì da Rai3, spiegando il lavoro svolto con gli studenti sull’opera e la missione di Costantino Mortati, costituzionalista di origine calabrese che è stato tra i 75 membri incaricato di redigere la Costituzione. Tornando all’attualità, il dirigente scolastico Murano ha così riepilogato l’ottima avventura romana, spiegando poi ai ragazzi come il valore della storia deve essere tramandato nel prossimo futuro, in modo da onorare al meglio la memoria di quanti hanno partecipato alle guerre. Oltre agli interventi delle studentesse del liceo scientifico e dell’istituto industriale, si sono registrati quelli del professor Turco e soprattutto dei docenti Roberto Stancati e Nadia Cersosimo. Il primo ha ricordato con grande maestria quanto avvenuto in passato e le sofferenze patite soprattutto da chi partiva dal Sud per la prima volta, la professoressa Cersosimo ha fornito poi un’interessante chiave letteraria. Sono emerse anche delle curiosità, come la storia del periodico “Hurrà Juventus”, utilizzato dai calciatori proprio per comunicare in tempi di guerra trovando l’escamotage calcistico. E, non a caso, sul finale della manifestazione sono state premiate le ragazze della squadra di calcio femminile, un’altra grande novità vinta dall’istituto.

 

Massimo Maneggio

 
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