Ombre di Luce
Davanti a me fluttua un'immagine, uomo o ombra, più ombra che uomo, più immagine che ombra. (W.B. Yeats)
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[Lanci il sasso e ritiri la mano, scrittore? Il significato è dentro di noi, dentro ognuno di noi. Così se hai perduto lì fuori il significato, ecco che si rispecchia, la perdita, dentro di te, di me.] Cioè desidero sapere perché, per quale ragione l'ho perduta. Voglio vedere questa ragione con i miei occhi. Penso persino che se potessi vederla con i miei occhi, non mi importerebbe nulla di perdermi ancor di più di quanto già non sia perso. [A che pro, scrittore, sapere il perché, la ragione? Nella ricerca, così come ci sono molto vie, non c'è una sola ragione. Sì che i tuoi occhi, i miei, vedono, ma per questo ci si perde ancora di più. Si commettono i peggiori delitti verso se stessi, nella ricerca.] Anzi, non so quanto tempo mi resti ancora da vivere, ma sarei pronto a portare per sempre il peso di una tale rivelazione. [Scontato, scrittore: nessuno sa quanto gli resti da vivere. E ancor meno nessuno è pronto a portare il peso di una rivelazione: trovato il significato, e trovata la ragione, puoi solo sperare che il tuo giorno, il mio, arrivi presto.] L'uccello che girava le viti del mondo, Murakami |
Così ora vago per i campi della mente e vibro e racconto i sogni altrui, come fossero i miei poiché sogno una Anima del mondo ché un'anima io più non ho. Tuo, AM |
... e ora guardando in su, in questo fragoroso silenzio, mi sovviene la frase di quel vecchio: quando la nuvola è pronta la pioggia arriva. Ma su, nemmeno una nuvola. Cielo terso, limpido, solare. E la notte è piena di frammenti di luce che, qui dal mio pozzo, piccolo e sabbioso, granello gettato nell'oscurità, vorrebbero indicarmi le mille direzioni da intraprendere. Per uscire, dal fuoco oscuro rinnovarmi nell'acqua, attendo almeno una nuvola, e dopo la pioggia. Osservo l'orizzonte, annuso i venti: nulla, nemmeno una nuvola. Non è pronta. O non sono pronto io? In questo deserto... |
L'uccello che girava le viti del mondo, Murakami.
[Siete mai scesi in un pozzo? Perché, sapete, bisogna scendere per salire. Formula gnostica che racchiude il paradosso della vita interiore. Tant'è, ho avuto il mio pozzo e ho scelto di scenderci. Altri sono stati calati. Ma una volta lì, nel buio, si può trovare il fondo del pozzo, quello interiore - fortuna rara però. Ecco, sapete, ci sono stato e non è facile. Il fatto è che sopra la luce, lassù, non ha la bellezza del buio. E vorrei restare nel pozzo, a guardare le stelle e la Luna, la sua luce, che scorre lì in alto sul pozzo...] |
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Hsiang-shan chuan-chi, 34 [E' stanca la mia mano. Ha accarezzato la mia mano, tanto era bella, ma poi si è capovolta, e capovolta scriveva, e mentre scriveva, pensava la mia mano. Voleva amputare il suo essere mano. Si era capovolta, non sapeva essere solo mano, dopo essere stata palmo e poi essere stata dorso che voleva tornare a essere palmo. Dovrebbe prendere l'altra mano, la mia mano, e unite, in due, non potranno capovolgersi. Le mani. Le nostre mani.] |
Recito, per te?, sull'assito dell'odierno palcoscenico: appaio sempre più un attore ammattito che prende le parole del copione per vere - con quel suo infantile e stupido entusiasmo - e si crede il personaggio che non è. Orribile risultato quello di convincersi che quell'esistenza fittizia è la forma che dovrebbe avere la sua vita quotidiana. Questo attore continua, dal tempo in cui denunciò pubblicamente la sua messinscena, nascosto dalla maschera del saggio, a commettere un errore: non percepisce più le aritmie del suo cuore che dovrebbero rendere una farsa la tragedia che recita. Un Arlecchino nudo, un Amelto con le pantofole, un Otello sbiadito. È dei cuori esulcerati far sgorgare voci e dolori e interpretarsi con commozione, quando poi basterebbe l'amore e tacere per giustificarsi. Mi denuncio, per te?, ma non toglietemi la maschera del saggio. Tuo,
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V. Vosganian, Il libro dei sussurri [ Carissima, in te ho vissuto immensamente; in te la parte che nella stessa misura non ha vissuto. Poiché gli uomini sono pensieri e nella stessa misura azioni, in te ho trovato l'immenso pensiero e azione, in te ho trovato il nulla, pensiero e azione. Maledetto il giorno della mia nascita, e la tentazione ora di non esistere. Benedetto il giorno in cui sei apparsa nel mio cuore, rendendomi quindi la maledizione. E se l'immenso è unico, ché altri immensi mi sono preclusi, molti sono i non vissuti che mi sono toccati nel momento in cui il mio agire agiva per me, così che, come il serpente uroboro, quando per una volta ho deciso di afferrare il mio destino, e ho afferrato te, il vissuto è stato immenso. La fame del futuro è già fame: e si può non avere più fame dopo l'immenso e il nulla. ]
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Vedanta, Sutra IX
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E. M. Cioran, Squartamento
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... no, non l'avresti notata tra la folla, incrociandola su un bus, alla metro, in un bar - solo visi straniti nei luoghi. Ne avresti sentito la voce, ma non annotata. Troppo duro il tratto, troppo profondi gli occhi, ché fondo ancora non eri. L'incrocio si sarebbe perduto - in verità s'è perduto - le trame allontanate per riprendersi poi le loro proprie rivincite. Cosa accade nella psiche, quale formula magica evoca angelo e demone, per cui chi non avresti notato tra tantissimi visi diventa unico, il tuo viso? Qualunque tempo, un tempo che non era e ora è, con te, viso, sono me... |
John Gower, Confessio amantis
[Sono stato chiamato alla guerra, una guerra nell'anima, per amore dell'Anima. Non sono stato un eroe, piuttosto un codardo. Ferito e umiliato ho cercato di porre pace nel cuore, ma il rimorso poggia sulla colpa, e la pace è guerresca.
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Carissima, Strana operazione alchemica la tua, che mi separi dai chicchi per lasciarmi come crusca che intingi nel fiele, da assaggiare per non dimenticare. Così il sapore è amaro: amaro ogni incontro e dialogo, amaro il vento che ti ispira contrario, amaro il silenzio. Non può che essere un futuro amaro. Eppure l'ombra dell'amarezza si giustappone al chiaro senso in cui appari, come cometa nello spazio del tempo, come lapis nella officina dell'anima, come nuova Gerusalemme nella personale apocalisse. L'amarezza non può che essere di eguale densità. Troppa allora per chi, crusca tra i chicchi, è intinto in quest'amaro. Tuo, AM
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Rispose il vecchio, più vecchio della stanchezza: «Nel divenire il movimento è nulla se inconsapevole poiché poi chiederà di essere riparato, ma è colpevole se la consapevolezza ne annulla la volontà in quanto riconosce la vacuità del fine. Allora, essere il divenire».
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Vorrebbe cimentarsi nell'ironia di questa intellettualizzazione - se allunghi le parole accorci la vita - e, se in vena, potrebbe apparire caustico - un clown deve essere malinconico per essere un buon clown. Resterebbe che è una faccenda seria questa vita. Così resta bambino, anche perché della saggezza d'età non vede tracce: inquietudine e parole, qui lo testimoniano, lo rodono e lo irridono. Allora persevera a vivere. Tutto ha un prezzo.
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William Blake, Il sorriso
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ULTIMI COMMENTI
CIÒ CHE ORA LEGGO
A MEMORIA
Si può mancare non solo la propria felicità, ma anche la propria colpa decisiva senza la quale un uomo non raggiunge mai la propria totalità.
- C.G. Jung -
Quando uno ha avuto una volta la fortuna di amare intensamente, passa la vita a cercare di nuovo quell'ardore e quella luce.
- A. Camus -
Il serpente aveva appena guardato quella venerabile immagine quando il re prese a parlare e domandò: «Da dove vieni?». «Dai crepacci in cui abita l'oro» rispose il serpente. «Che cosa è più stupendo dell'oro?» domandò il re. «La luce» rispose il serpente. «Che cosa è più vivificante della luce?» domandò il primo. «Il dialogo» rispose il secondo.
- Goethe -
Quando devi scegliere tra due cammini, chiediti quale abbia un cuore. Chi sceglie il cammino del cuore non sbaglia mai.
- Popol Vuh -
Chiunque prende la strada sicura è come se fosse morto.
- C.G. Jung -
Nel coltivare se stessi non esiste la parola "fine". Chi si ritiene completo, in realtà, ha voltato le spalle alla Via.
- Yamamoto Tsunetomo -
La vita, per compiersi, ha bisogno non della perfezione ma della completezza. Di questa fa parte "la spina nella carne", la tolleranza all'imperfezione, senza la quale non c'è né progresso né ascesa.
- C. G. Jung -
Un uomo che dubiti del suo proprio amore può, o meglio deve dubitare di qualsiasi altra cosa meno importante.
- S. Freud -
Io sono, più di ogni altra cosa, quel che non sono riuscito a compiere. La più vera delle vite che indosso, come un fascio di serpenti annodato a un'estremità, è la vita non vissuta. Sono un uomo che ha vissuto immensamente. E che nella stessa misura non ha vissuto.
- V. Vosganian -
Tutto ciò che teniamo dentro di noi senza viverlo cresce contro di noi.
- M.L. von Franz -
E poi ti voglio bene, nel tempo e nel freddo.
- Julio Cortàzar -
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il 03/05/2024 alle 13:38
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il 24/08/2022 alle 23:47
Inviato da: Un_Knwon
il 18/01/2022 alle 16:12