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L'Universalismo di Shakespeare

Post n°166 pubblicato il 01 Agosto 2008 da mjkacat

Nessuno, prima di lui, riuscì a creare altrettanti io autonomi.
Come Kierkegaard, Shakespeare allarga la nostra visione degli enigmi della
natura umana.

Inseguendo il vano desiderio di diventare scienziato, Freud mise il proprio
genio al servizio del riduttivismo.
Shakespeare non riduce i propri personaggi alle loro presunte patologie o ai
loro presunti romanzi familiari.
In Freud siamo condizionati ma sempre nello stesso modo.  In Shakespeare
siamo condizionati in così tanti modi contrastanti che il semplice
patrimonio dei condizionamenti in così tanti modi contrastanti che il
semplice patrimonio dei condizionamenti si trasforma in volontà.

Forse Amleto, come Kierkegaard, venne alla luce per salvare il mondo dal
riduttivismo

Se Shakespeare ci dona una salvazione secolare, ciò si deve in parte al
fatto che ci aiuta a tenere lontano i filosofi che desiderano annullarci con
le loro spiegazioni formaliste e storiciste come se fossimo tanti pasticci
da cancellare.

Nessuno scrittore occidentale e nessuno degli autori orientali che conosco
regge il confronto con Shakespeare sul piano dell'intelletto, nemmeno se si
prendono in considerazione anche i principali filosofi, teologi e psicologi
da Montaigne a Freud.

I nostri presunti progressi nel campo dell'antropologia culturale o in altri
aspetti della "teoria" non sono progressi su di lui.

Shakespeare imita la natura umana ESSENZIALE, che è un fenomeno universale e
non sociale

Le opere di Shakespeare sono state soprannominate "Scritture secolari" o più
semplicemente il centro definito del CANONE OCCIDENTALE.

Quello che la Bibbia e Shakespeare hanno in comune è molto meno evidente di
quanto pensino molte persone, e io ritengo che tale elemento sia una sorta
di UNIVERSALISMO GLOBALE e MULTICULTURALE


Valore della personalità.:

La rappresentazione del carattere e della personalità umana è il valore
letterario supremo in tutti i tipi di scritti siano essi drammatici, fisici
o narrativi.
L'idea del personaggio occidentale, dell'io come agente morale, ha molte
fonti: Omero e Platone, Aristotele e Sofocle, la Bibbia e Sant'Agostino,
Dante e Kant e tutti gl'altri uomini che volete aggiungere.

La personalità come la intendiamo noi è un'invenzione shakespeariana e non
rappresenta solo la maggior originalità del drammaturgo, ma anche la vera
causa della sua perenne pervasività.

Nella misura in cui apprezziamo o deploriamo la nostra personalità siamo
eredi di Falstaff e Amleto e di tutte le altre persone che riempono il
teatro shakespeariano di quelli che potremmo chiamare "i colori dello
spirito"

Shakespeare è stato capace di regalare a un ruolo un'interiorità umana.

"Liberi artefici di se stessi", come Hegel definì i personaggi
shakespeariani.

L'interiorità diventa il cuore della luce e delle tenebre in maniera più
radicale di quanto la letteratura abbia permesso in precedenza.

Gli ideali sociali e individuali rivestivano forse una maggior importanza
nel mondo di Shakespeare di quanto sembrino fare nel nostro.
Ne derivò una certa ansia o tensione e Shakespeare divenne abilissimo nello
sfruttare il vuoto esistente tra la persona e l'ideale personale.

Amleto che litiga di continuo con se stesso, non sembra derivare la sua
travolgente realtà da una confusione di conoscenze personali e e ideali.
Shakespeare ci regala piuttosto un'Amleto che è un'agente, non un'effetto di
tante consapevolezze contrastanti.

I suoi personaggi, vivi, vitali come il suo autore, contrastano e stridono
con il pensiero "risentito" moderno che parte dall'ideologia per adattarvi
il tutto, dove il tutto è già saputo, deciso dai determinismi vari,
inconfutabilmente, dove non può esserci accrescimento di coscienza perchè il
tutto è ridotto a sesso e potere preventivamente.
Shakespeare è utile se gli permettiamo di insegnarci a pensare bene
Shakespeare ci indica come e che cosa percepire, mostrandoci anche come e
che cosa provare a vivere come sensazione.
Gli esseri umani di oggi continuano ad essere plasmati da Shakespeare in una
maniera sempre più postnazionale.
Il drammaturgo è diventato il primo autore universale nella coscienza
secolarizzata.

Anche ora, poi,  in un'epoca in cui la nostra istruzione vacilla e
Shakespeare viene attaccato e bistrattato dagli ideologi alla moda, gli
stessi ideologi sono caricature delle energie shakespeariane.  La loro
presunta politica riflette le passioni dei suoi personaggi nella misura in
cui essi possiedono energia sociali, il loro segreto del sociale è, strano a
dirsi, shakespeariano e, ahimè i loro paradigmi ideologici sono Jago ed
Edmund oltre ad essere molto meno interessanti di Falstaff e Cleopatra ma
anche meno vivi e convincenti delle figure shakespeariane che traboccano di
vita a differenza loro..

Shakespeare non è soilo il canone occidentale ma è diventato il canone
universale, forse l'unico in grado di sopravvivere alla attuale degradazione
delle nostre istituzioni accademiche.
Plasma la nostra lingua, i suoi personaggi principali sono diventati la
nostra mitologia e lui, non Freud, il suo seguace involontario, è il NOSTRO
PSICOLOGO !!


Liberamente tratto da:

Hartold Bloom

SHAKESPEARE
L'invenzione dell'uomo

Rizzoli

 
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