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Mondo Jazz

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IL POLSO DELLA SITUAZIONE

Post n°3002 pubblicato il 24 Settembre 2013 da pierrde

Terza parte dell'inchiesta condotta da Enrico Bettinello su All About Jazz Italia. Dopo aver tastato il polso ai musicisti e ai direttori artistici ora è la volta del management. Ovviamente cosi' come per artisti e direttori, a rispondere è solo un piccolo gruppo scelto senza nessun criterio particolare.

Hanno risposto Vittorio Albani [Pannonica, management di Paolo Fresu, Gianluca Petrella e altri], Toti Cannistraro [Caleidoscopio Jazz, agenzia di booking che segue tra l'altro i Bad Plus e Kurt Rosenwinkel], Mario Guidi [MGM, management di Enrico Rava, Stefano Bollani e altri], Alberto Lofoco [Akamu, management di artisti come Anthony Braxton e Wadada Leo Smith], Andrea Scaccia e Enrico Iubatti [Around Jazz, agenzia di booking di jazzisti come Charles Lloyd, Gregory Porter o Franco d'Andrea].

Rimando ovviamente al link per la lettura dell'intero articolo, piuttosto corposo, mi limito a sottolineare solo alcuni passaggi interessanti:

Come giudica mediamente il panorama dei Festival italiani? Quali sono solitamente le ragioni per cui alcuni musicisti della sua agenzia non trovano lo stesso spazio di altri?

Albani: Decisamente mediocre e in mano a situazioni discutibili spesso ostaggio del mondo politico locale. La risposta "negativa" raccolta maggiormente in questi anni è stata "perché fanno musica troppo difficile". Difficile - a quel punto - è però anche aprire un dialogo, una volta possibile, ma oggi pressoché negato.

Guidi: Non molto stimolante. Basta fare il confronto con quanto avviene nel resto d' Europa. Generalmente i promoter hanno paura che la musica cosiddetta difficile allontani il pubblico. Io sono del parere opposto, trovo che se nella musica c'è quella che io chiamo la "verità," poi il pubblico risponde. Il problema è che il grosso pubblico viene messo raramente di fronte alla possibilità di formarsi un gusto e di poter cercare la "verità". Mentre anni fa era difficile trovare posto ai concerti diPaul Motian, Lester Bowie, Steve Coleman, oggi le sale si riempiono per le cantanti reduci da Sanremo o al massimo per Gregory Porter. Quelle che per i promoter sembrano delle ghiotte opportunità (la commistione con artisti del pop e del rock, i tributi studiati a tavolino, il continuo rivolgersi al passato in cui sono impegnati anche tanti artisti di altissimo livello) stanno portando ad un appiattimento preoccupante. Aspetto da un momento all'altro la prima collaborazione tra una cantante di "Amici" e il giovane jazzista rampante. La conseguenza è che chi invece cerca di esprimere una propria musica originale, chi vuole proporre una propria visione del futuro, oggi ha pochi spazi agibili a disposizione. Ovviamente in molti la pensano in modo diametralmente opposto e lamentano invece l'assenza dalle scene italiane degli alfieri del mainstream e la troppa invadenza dei "soliti noti," oppure contestano la presunta "jazzità" di taluni artisti.

Lofoco: Tra il deprimente e lo squallido. In Italia la cultura è vista come un lusso e vige ad ogni livello clientelismo, malaffare e incompetenza. Le ragioni sono storiche e diverse e sarebbe troppo lungo elencarle tutte qui. Tra le più gravi tra quelle recenti citerei la quantità di festival affidati dalle amministrazioni a musicisti (in questo l'Italia non ha paragone al mondo, dove vengono perlopiù diretti da musicologi o da persone di ampie competenze) che nella migliore delle ipotesi chiamano i loro amici e nella peggiore fanno scambi con altri direttori di festival/musicisti. Poi ci metterei l'incompetenza (mi è capitato anche chi non conosceva la musica di Anthony Braxton, Wadada Leo Smith o Roscoe Mitchell...) e le loro fonti sembrano essere il Festival di Sanremo, qualche programma televisivo o radiofonico d'intrattenimento. Infine il jazz nazional-popolare che spopola in Italia, estromettendo grandi musicisti che meriterebbero di suonare di più quali ad esempio D'Andrea, Gaslini, Trovesi, Actis- Dato, D'Agaro, Schiaffini, i Nexus, Giovanni e Bruno Tommaso etc., tutti musicisti ri/conosciuti all'estero ma pressoché ignorati in Italia dai festival e dai media.

http://italia.allaboutjazz.com/php/article.php?id=9423

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 24/09/13 alle 17:15 via WEB
Ok, tutto giusto o quasi e noto, ma mi sembra che si sia imparato dai videomessaggi di Berlusconi a tirarsi fuori, dove con una faccia tosta senza precedenti si lamenta dei mali della politica italiana come se lui nell'ultimo ventennio ne fosse stato al di fuori. Io credo che bisognerebbe farsi tutti quanti della sana autocritica e soprattutto essere un po' più sinceri con se stessi, perché il problema non è che non si sa chi sia Braxton o Roscoe Mitchell, fosse solo quello, non si sa nemmeno cosa sia la musica di Armstrong, Roy Eldridge e Dizzy Gillespie. Nessuno ne è responsabile? Serve un capro espiatorio, un untore? Troppo comodo...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Gianni M. Gualberto il 24/09/13 alle 17:18 via WEB
Ho letto l'inchiesta. Divertente. Insomma, alcuni fra i principali ed esclusivi fornitori dei festival italiani si lamentano che la qualità di questi ultimi non è all'altezza. Un bell'ossimoro, non v'è che dire... Diceva Oscar Wilde che la fedeltà è per la vita sentimentale ciò che la coerenza è per la vita intellettuale: semplicemente la confessione di un fallimento.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 24/09/13 alle 17:38 via WEB
Non sono volutamente entrato nel dettaglio di alcune cose che ho letto per non innescare vespai in casa del buon Roberto, ma dico solo che qualcuno che ci pensa tutti dei Jo Condor, dovrebbe cominciare ad avere difficoltà a riconoscersi allo specchio per certe patetiche, ridicole ipocrisie che racconta, sorta di Zelig che farebbe al caso di una aggiornata versione del noto film di Woody Allen.
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Enrico Bettinello il 24/09/13 alle 17:26 via WEB
Caro Roberto, grazie per la segnalazione e la puntualità con cui segui l'inchiesta. Una sola precisazione: sebbene come per le altre puntate, la scelta degli interpellati non voglia e non possa essere "esaustiva" nè in alcun modo "rappresentativa" di tutto il settore, essa non è avvenuta comunque "senza alcun criterio particolare", ma, come scrivo nelle prime righe dell'articolo, in base a "esperienza, rilievo nazionale e varietà del roster". Grazie ancora e un caro saluto
 
 
pierrde
pierrde il 24/09/13 alle 18:36 via WEB
Precisazione opportuna, mi sono sicuramente espresso in maniera parziale...
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 25/09/13 alle 11:20 via WEB
Guidi dice: "Basta fare il confronto con quanto avviene nel resto d' Europa." questa frase però bisogna applicarla a tutta la realtà italiana. un paese invecchiato a litigare pro e contro un imbroglione priapesco, gran corresponsabile del rimbambimento culturale nostrano.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 25/09/13 alle 11:43 via WEB
Magari il problema fosse solo Berlusconi. Troppo semplice e troppo comodo, come ho già scritto, e ormai è una foglia di fico che serve a mascherare le manchevolezze di un modo di essere italiani che è stato assorbito anche da chi (ma soltanto a parole) si contrappone a lui. Mi pare chiaro che si continui a giocare a passarsi la palla, facendo finta di essere estranei al problema. E' un modo di comportarsi ormai diffuso in ampi settori professionali, poco serio, che fa riconoscere gli italiani più per i loro difetti storicamente riconosciuti che per i loro pregi, ossia consolidando quella generica immagine da irresponsabili, inaffidabili, patetici cialtroni per la quale ci riconoscono pregiudizialmente da sempre in tutto il mondo. In questo senso Berlusconi ha sdoganato ed esaltato questa "difettosa" italianità spacciandola per caratteristica virtuosa, ma in questo ultimo ventennio ci si è accodati in molti e la ricerca del capro espiatorio di turno a poco serve. Quanto al discorso della qualità delle proposte il nocciolo della questione è in realtà molto semplice e noto a chiunque abbia fatto del management nella propria vita professionale: la qualità è correlata al target indispensabile della soddisfazione del cliente circa il servizio fornito. Vi sembra che in questo ambito si operi tutti con la freccia puntata verso questo target o piuttosto i target siano altri?
 
   
Utente non iscritto alla Community di Libero
loopdimare il 25/09/13 alle 12:27 via WEB
Berlusconi ha sdoganato tante cose, dal bullismo sessuale all'innato istinto anti-stato degli italiani ma ha sopratutto sdoganato la Lega e tutti gli impulsi più beceri, che da sempre covano in ogni popolo, dando loro voce e spazio. Anche prima molti italiani avevano idee squallide ma erano consci di quello, se ne vergognavano un po' e trovavano nella Dc il mediatore che un po' li blandiva ed un po' li faceva sentire in colpa. Adesso tutto viene urlato davanti a tutti (grazie anche allo stile delle sue tv che poi sono state velocemente copiate), il pudore (non soo sessuale ma sopratutto quello dei sentimenti) è considerata una colpa. Le opposizioni hanno avuto la colpa di inseguirlo e di scendere sul suo terreno per combatterlo ed ala fine lo hanno legittimato, anche perchè gestire un'opposizione anti-qualcuno è molto più facile di gestire un'opposizione pro-qualcosa.
 
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