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IL FESTIVAL DELLE CASTAGNE

Post n°3780 pubblicato il 14 Novembre 2014 da pierrde

PERUGIA – Non è ancora ufficiale. Ma la voce gira con insistenza. I soliti bene informati la danno ormai per sicura. E la notizia è di quelle che fanno il botto. Ad aprire Umbria Jazz 2015 sarà un a band d’eccezione. Una delle più importanti e longeve della storia del rock.

Sì, del rock, non del Jazz, ma non sarebbe la prima volta che ciò accade e che il festival “sconfina” in terreni contigui o anche lontani. Per Umbria Jazz, anche se il rock degli Who c’entra poco con il jazz, se non per certe atmosfere cupe, che rendono simili i sobborghi di Chicago a quelli di Londra o Leeds o Manchester, il concerto degli Who sarebbe certamente un gran colpo.

Fonte: 

http://www.primapaginachiusi.it/2014/11/saranno-gli-ad-aprire-umbria-jazz-2015/

 

Lady Gaga e Tony Bennet a Umbria Jazz? Lo scrivono alcuni giornali e, Carlo Pagnotta, direttore artistico di Umbria Jazz, contattato telefonicamente da Umbria24, spiega come stanno realmente le cose. La notizia ha un’origine, «l’occasione – dice Pagnotta – è stata quella della conferenza stampa che i due artisti hanno avuto un po’ di tempo fa a Bruxelles. Hanno detto che vorranno essere nei 15 festival più importanti d’Europa. Essendo che Umbria Jazz di certo non è il festival delle castagne, per intenderci, ecco che alcuni giornalisti hanno fatto due conti e hanno buttato giù questa ipotesi»

Fonte: http://www.umbria24.it/lady-gaga-a-umbria-jazz-il-direttore-artistico-mi-piace-ecco-come-stanno-le-cose/331853.html

A Perugia negli ultimi anni si svolgono contemporaneamente due festival: quello Jazz, il più importante in Italia, che nel corso dei decenni ha ospitato i migliori esponenti della musica afro-americana. Negli ultimi tempi non si è brillato per innovazione e varietà (ronf...) ma i nomi sono comunque quelli "giusti".

Poi, in simultanea, ce n'è un'altro, non meno importante, anzi, addiritura di maggior visibilità mediatica, che, sempre nel corso degli anni ha ospitato nomi di jazzisti importanti come Pino Daniele, Santana, Sting, Elton John, Giorgia, Fiorella Mannoia, Eric Clapton, Randy Crawford, Gotan Project, Ray Gelato, Kool and the Gang, MIlva and Tangoseis, Alicia Keys, Chic, The Great Salsa All Stars, Peter Cincotti, Eumir Deodato, Mario Biondi, Simply Red, Steely Dan, Gino Paoli, Mark Knopfler, La note della taranta, Liza Minnelli, Rita Marley e il DJ Ralf. Solo ora apprendiamo la differenza: il primo è Umbria Jazz, il secondo è il Festival delle Castagne.

Domanda: Lady Gaga e gli Who, probabili ospiti per il 2015, dove li dobbiamo incasellare?

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Commenti al Post:
Utente non iscritto alla Community di Libero
rodolfo il 14/11/14 alle 12:42 via WEB
Un mio amico mi parlò della Hiunday Jazz. Pensavo avesse a che fare con la musica e scoprii, invece, trattavasi di un'automobile. Allora capii che quando il termine jazz viene usato come brand non necessariamente può attenere alla musica o alla musica afroamericana. Diventa un marchio. Stop. Non mi sembra il caso che ad ogni edizione di Umbria Jazz si debba fare un articolo per lamentarsi che anzichè Sonny Rollins suonano gli One Direction. Mettiamoci una pietra sopra, dai...
 
 
pierrde
pierrde il 14/11/14 alle 13:18 via WEB
Personalmente la pietra ce l'ho messa da anni, anche se va detto che comunque all'interno della manifestazione c'è sempre del buon jazz. Rimpiango però le edizioni in cui si sperimentava con il Kronos Quartet o l'Hilliard Ensemble o, ancora, la David Parson's Dance Company invece che con i nomi di cui sopra.....
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
riccardo il 15/11/14 alle 10:32 via WEB
intorno alla parola "jazz" si mistifica in modo ambiguo ormai da decenni e da diverse direzioni e forse i primi a farlo non sono nemmeno stati quelli che organizzano piazzando certe stelle ormai spente del Rock, ma che garantiscono un riscontro certo di pubblico, cosa che evidentemente è la loro priorità, cosa di cui si può anche prendere atto. Il che certo non li giustifica, ma quella parola, quella etichetta, ha fatto comodo e fa comodo a tanti anche tra certi apparenti difensori della purezza artistica in materia di musiche improvvisate e non, che ci propongono cose che col jazz hanno altrettanto poco o nulla a che fare, spacciandocele per delle colte "evoluzioni" quando forse non sono nemmeno della buona musica. Quindi la polemica a me pare davvero ormai stucchevole e sostanzialmente inutile, che fa solo il solletico e se davvero si vuole essere efficaci, la si dovrebbe fare parlandone a 360 gradi, evitando di dare la solita impressione di quelli con la puzza al naso, del tipo: "noi si che siamo l'élite dei veri intenditori e amanti della buona musica, mica quei poveracci musicalmente grezzi che vanno a sentire gli Who"...
 
 
pierrde
pierrde il 15/11/14 alle 17:57 via WEB
Da parte mia nessuna polemica, contando come il due di picche non sarei in grado di fomentare alcunchè: mi limito a osservare e denunciare nel mio piccolo la deriva della maggior parte dei grandi festival jazz. Debbo poi precisare che personalmente non credo che uno stile musicale possa essere considerato "superiore" ad un altro, discorso in partenza assurdo e pericoloso e mi scuso se invece ho dato l’impressione contraria. Non mi sono mai sognato di etichettare come "inferiori" coloro che si vanno a sentire stelle (per me) bollite o invece emergenti del pop. Questione di gusti, di costume, di cultura, di ambiente. Semplicemente riesco ancora a indignarmi quando storici festival buttano nell'immondizia la propria storia gloriosa per adeguarsi a sponsor e mode. Mi rendo conto che si tratta di un fenomeno globale e, purtroppo, irreversibile per molte ragioni e quasi tutte di natura economica. Ovviamente do per scontato che dicendo queste cose sono automaticamente etichettato come un bacchettone purista; meglio allora lasciar perdere e unirmi ai peana dei media che lodano le svolte "coraggiose" ? Qui si confonde il coraggio con lo svaccamento, io ne parlo con molti amici e mi rendo conto di interpretare l'opinione di moltissimi appassionati e di nessun altro. I magazine dedicati al jazz al massimo te lo fanno intuire tra le righe o comunque in toni smorzati, ma loro sono tra la botte e il cerchio: difficile mettere i piedi nel piatto e le loro motivazioni le comprendo benissimo. Il resto dei media non distingue Allevi da Bahrami figuriamoci capire qualcosa di jazz. Detto questo naturalmente gli organizzatori dei vari festival sono pienamente legittimati ad invitare chi vogliono in (spero) assoluta libertà da condizionamenti. La stessa libertà che invece mi spinge a scrivere quello che penso delle loro scelte.
 
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Gianni M. Gualberto il 16/11/14 alle 07:47 via WEB
Non è che fra Allevi e Bahrami ci sia tutta questa differenza: di pie illusioni abbonda ormai anche il campo della musica accademica. Bahrami è un mediocre interprete e un mediocre esecutore, applaudito ben oltre i suoi meriti non esaltanti. Del resto, la situazione del concertismo contemporaneo, che sia jazz o altro, è piuttosto complessa e le sponsorizzazioni private, purtroppo, impongono tagliole che i contributi pubblici non imponevano. Il ruolo delle case discografiche è, more solito, discutibile e difficilmente il sol dell'avvenire si prevede che possa tornare a brillare in tempi veloci.
 
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rodolfo il 16/11/14 alle 18:18 via WEB
Personalmente starei attento a sostenere che i motivi di queste commistioni di generi sia di origine esclusivamente economica. E' soprattutto di origine culturale e tocca il modo di fare e intendere la musica, di definirla. Non è più il secolo scorso e non si può restare ancorati al jazz che è musica morta che si ripete ostinatamente uguale a sè stessa. Il mondo musicale è friabile, permeabile, i confini sono venuti meno. Bisogna anche saper vedere il subbuglio che c'è nel mondo musicale, figlio del subbuglio universale. Music is changing...
 
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Gianni M. Gualberto il 16/11/14 alle 19:56 via WEB
Le commistioni di genere esistono ormai da tempo e certamente nascono da necessità culturali, su questo siamo tutti d'accordo. Ma non confondiamo programmazioni e mutamenti culturali, non sempre vanno di pari passo.... Gli occhiali con le lenti rosa non sempre sono utili...
 
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loopdimare il 19/11/14 alle 11:17 via WEB
Da quando il jazz ha perso il suo grande pubblico per diventare musica di élite, ci sono sempre stati tentativi di riprendersi una parte del suo grande pubblico con operazioni più o meno disinvolte. Il vero problema è stato il grande cambiamento che ha avuto la musica pop col contributo inglese e con successivamente il rap e l'hip hop. Una volta pop e jazz confinavano e le discussioni che avvenivano sul fatto che Sinatra o Tony Bennett fossero o meno cantanti jazz fanno ridere oggi, visto che si usa Bennett come metro jazzistico per squalificare Lady Gaga.
 
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