Tra i ricordi più belli che ho di mio nonno c'è una chitarra nera con davanti una ragnatela su sfondo bianco e con un ragno di madreperla cangiante incanstonato. E' vecchia, in parte rovinata, la cassa in alcuni punti leggermente sconnessa. Ma me la guardo e sono felice di averla ora nella mia casa, con la scusa del trasloco di mia madre ("ma', questa per ora me la prendo io, non vorrei che si rompesse..."). Non so se vi capita mai di guardare le vostre cose non dico con soddisfazione, ma con un senso di affetto, con l'occhio di chi sa che quell'oggetto per te significa veramente qualcosa. Ne parlavo qualche giorno fa con un mio amico, da quando ho letto "Domani nella battaglia pensa a me" di Marias per me è diventato una specie di chiodo fisso.
Quello degli oggetti, intendo.
Delle cose che accumuliamo e che quando non ci saremo più torneranno ad essere semplici oggetti, privi di significato e dei simboli dei quali li abbiamo caricati.
"... Non ha senso che le mie gonne rimangano vive su quella sedia se io non potrò più metterle, o che i miei libri respirino ancora sugli scaffali se non potrò più guardarli, i miei orecchini e collane e anelli aspettino nell'astuccio il loro turno che non arriverà mai; il mio spazzolino da denti comprato appena oggi pomeriggio dovrebbe finire nella spazzatura perchè l'ho già usato, e tutti i piccoli oggetti che ognuno accumula durante tutta una vita andranno nella spazzatura uno per uno o forse andranno distribuiti in giro, e sono infiniti, è incredibile ciò che ognuno tiene per sè e quello che può entrare dentro una casa, per questo nessuno fa l'inventario di quello che possiede a meno che non debba scrivere il testamento, cioè, a meno che non stia già pensando a loro abbandono e alla loro inutilità imminenti. ...ciò che era inutile e faceva parte della storia di qualcuno in quel momento unico diventa inutile e privo di storia, nessuno più sa perchè, o come, o quando sia stato comprato quel quadro o quel vestito o chi mi abbia regalato quella spilla, da dove o da chi provenga quella borsetta o quel foulard, quale viaggio o quale assenza lo abbia portato, se sia stato la ricompensa per l'attesa o l'annuncio di una conquista o l'acquietamento di una cattiva coscienza; ciò che aveva senso e valore lo perde in un solo momento e tutte le cose che mi appartengono rimangono rigide, di colpo incapaci di rivelare il loro passato e la loro origine;..." (Domani nella battaglia pensa a me, di Javier Marias)
Haydee
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il 24/07/2008 alle 10:26
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