*Serendipity*
Casuale e inattesoPoniamo il caso che X abbia bisogno di un certificato medico ma:
-è prefestivo e non c'è il medico di base, il quale dice che deve andare dalla guardia medica;
-chiamata la guardia medica che dice di andare in ospedale;
-in ospedale dicono che, ovviamente, la guardia medica è altrove e loro non possono prestarti attenzione e/o cure perché c'è sempre qualcuno più bisognoso di entrambe;
- si va altrove ma, stupore e meraviglia, il dottore di turno, quel dottore, COME SEMPRE non è in postazione;
-si richiama la guardia medica che si incazza perché l'idiota dottore è dove non si sa (come sempre);
-l'idiota alla fine raggiunge telefonicamente il "paziente" (si fa per dire, perché la pazienza...) e gli dice che deve tornare in ospedale... (col cavolo!)
Vabbe', poi fa la diagnosi via telefono e dice che manderà il certificato online.
Qualche ora più tardi ti richiama per: codice fiscale errato, cap errato, indirizzo di posta elettronica errato e numero dei giorni di malattia errato. (Che uno condannato a un tot di mesi patteggiati per molestie sessuali durante una visita ginecologica dovrebbe stare a spalare merda nei cessi pubblici otturati...)
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Quanto tempo è passato dal mio ultimo post nel blog... e soprattutto quanto ne è trascorso dal primo! Ogni tanto mi capita di riaprire un mese di un anno a caso (cavolo, Lbero, ma inventare un calendario più veloce per tornare indietro nel tempo, no, eh?) e ritrovo cose che la mia mente ha perso, altre riemergono appena sotto un leggero velo di oblio, altre ancora sono lì, belle vivide e presenti tuttora nel presente... Molto è cambiato da allora, poco è cambiato. Io sono cambiata. Un po' più forte, un po' più fragile. Un po' più insicura e un po' più decisa. A volte un po' più incupita, altre decisamente sorridente. Un po' delusa e un po' contenta di come sono "cresciuta" in tutti questi anni. Qualche certezza è caduta, qualcun'altra è rimasta bella solida così com'era già. Ah, c'è ancora Berlusconi sulle prime pagine. Alcune cose sono rimaste invariate, forma e sostanza...
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Er gladiatore der terzo millennio se ne sta fermo lì, all'ombra dell'ulivo de fronte ar Colosseo. La plastica dell'armatura se scioje quasi sotto l'afa pomeridiana ma lui no, resiste, impavido e coraggioso, co' solo 'na goccia de sudore che j'emperla er viso. Gladio e scudo, tutto 'mpettito, se guarda 'ntorno circospetto, manco fossero leoni i turisti intorno a lui. "Uàn foto, miss? Roman gladietor? Uàn foto uid de suord?", ma a quelli nun je ne pò frega' de meno, non se curano de lui ma guardano e passano.
Oltre, ovviamente.
Offeso nella sua dignità de figura famosa nei libri de storia e ner cinema ollivuddiano, er gladiatore der terzo millennio li guarda allontanasse, poi se gira, appoggia er gladio alla ringhiera, se stira e esplode in un rutto de vesuviana memoria. E io sto lì a due passi che aspetto l'80, zozzone, ma nun te vergogni?
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Ricordo il pullman pieno di persone e io ero la più piccola.
Ricordo l'enorme piazza affollata sotto il sole inclemente di inizio estate.
Ricordo i canti, i pugni levati in alto, le bandiere rosse, le lacrime di molti.
Ricordo che mi mancò l'aria e svenni, facendo prendere un colpo a mia madre.
Ricordo, anzi, so, che sei stato un grande Uomo.
So, e purtroppo ricordo, che dopo di te non c'è stato più nessuno.
Ciao Enrico
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Una mia amica, dializzata, in preda a febbre altissima da una settimana e con un'infezione ad una cisti al fegato, viene portata al pronto soccorso di un grande ospedale romano. E' un codice verde, ha bisogno di ricovero ma non ci sono posti letto. Caricata su una barella, dopo ore di attesa, viene portata in quella bolgia infernale che è lo spazio antistante quella che sarebbe dovuta essere la "reception" dell'ospedale, adibita ormai a ricovero "temporaneo" per i codici verdi, in attesa che si liberi un posto in reparto. La situazione è tragica: saranno 30 o 40 persone stipate, tutti sulle barelle che ti spezzano le ossa; tra una barella e l'altra c'è una distanza di meno di mezzo metro, credo; non c'è posto nemmeno per le aste delle flebo, tant'è che il muro è tappezzato di bottigliette attaccate con del nastro adesivo. I neon enormi al soffitto sono accesi 24 ore su 24. Il vocìo, i lamenti, i cellulari che squillano, il viavai degli infermieri che passano lì davanti con altre barelle con altri malati; mi pare 3 o 4 bagni a disposizione...
La privacy non esiste, devi subire gli umori, i dolori e gli odori di tutti. Se ti rode il culo, per dirla come si fa dalle mie parti, manco te lo puoi grattare, ecco...
Poi ti portano a fare una Tac e quando torni il tuo posto-barella è occupato e non sanno dove metterti. Alla fine capita che ti piazzano proprio in mezzo allo stanzone, chiunque passa deve schivarti, sei lì, in mezzo... Se in ospedale sei solo un numero, in questa condizione non hai nemmeno quello.
Nel Lazio la situazione è drammatica: hanno ridotto all'osso i posti letto, chiusi ospedali, ma i pazienti aumentano sempre di più.
Esci da quell'inferno e ti viene da piangere. Di rabbia.
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Ciao, angelo anarchico. Sei stato il prete della gente, degli ultimi, davvero.
Ho davanti agli occhi le immagini di te che canti Bella Ciao in chiesa, dopo la messa, con i fedeli. Sei stato un grande uomo che ha avuto SEMPRE il coraggio di manifestare le proprie idee al costo di mettersi contro i poteri, le gerarchie di Stato o Chiesa. Il Don Gallo dei lavoratori, di Carlo Giuliani, dell'impegno sociale, dell'ideale politico...
Mi mancherai, Don Ga'... io che ti vedo cantare e piango posso dirti qualcosa come...
iHASTA SIEMPRE, DON!
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A te, automobilista cittadino che, come sempre, ti sei fermato a un centimetro dalle mie scarpe con il fiore giallo mentre ero sulle strisce, che poi t'ho guardato e hai mimato un grugnito... dico anche a te, signorina di Castroni, che quando ti ho chiesto gentilmente di spostarti perché volevo acquistare un prodotto, me l'hai passato con la grazia che contraddistingue gente da Cassano in giù e senza nemmeno guardarmi in viso... e anche te, giovin signore che ho trovato piazzato davanti alla porta del 175 quando sono salita a via del Corso e sei rimasto attaccato lì fino a una fermata dal capolinea (ventiminutidopo!!!), che t'ho dovuto toccare un braccio per chiederti di spostarti, visto che quei minchia di auricolari sparati nelle orecchie ti stavano proiettando come minimo ad un concerto di Gigi D'Alessio (dico così perché secondo me Lambroso non è tutto da butta'!)...
beh, io devo chiedervi scusa per aver visto in voi nient'altro che maleducazione... E vi chiedo scusa perché quando alle 6.45 di mattina sto aspettando il treno per andare a Roma e sento che già ci stanno tot km di coda sulla diramazione Roma sud e incolonnamenti sul tratto urbano della A24 Roma-L'Aquila, ce credo che come minimo ve rode il culo tutto il giorno. Comunque grazie lo stesso, eh...
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Leggo da Gramellini di un signore campano che, in una lettera semplice e toccante, parla con tono disarmante della sua solitudine. Un po' portata dal destino, altra da scelte altrui, comunque sempre e solo solitudine.
Un uomo anziano che convive con i disagi e i malesseri della sua età, che vive con un citofono muto, la tv sempre accesa, il giornale sulle ginocchia.
E a quel giornale affida tutta la pesantezza della sua anima e chiede un piccolo favore: che almeno nel giorno del suo onomastico, il 17 maggio, si possa sentire meno solo. Vorrebbe ricevere bigliettini d'auguri. Un piccolo gesto, compiuto da mani sconosciute, mani che fanno parte di questo meraviglioso mondo bastardo.
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Roma centro, piazza vicinissima ai "palazzi" di potere, qualche estate fa.
Esco dal lavoro di corsa, mi soffermo sul portone perché c'è una lunga macchina nera, lucidissima, parcheggiata proprio lì davanti.
Indugio un attimo cercando di capire se stia ripartendo o se devo "circumnavigarla" e mi accordo che il finestrino posteriore si sta lentamente abbassando, facendo emergere dall'interno dell'auto una sagoma inconfondibile, vuoi per le orecchie e la famosa gobba.
Resto un attimo come paralizzata mentre osservo Andreotti tutto piegato su se stesso.
"Cavolo, ESISTE DAVVERO!", ecco cosa ho pensato in quel momento.
E' stata una sensazione incredibile, un po' la stessa che provai vedendo Paul McCartney suonare al Colosseo. Cioè delle figure che avevo anche sul manuale di storia contemporanea, persone che non "vivono" ma semplicemente "fanno parte" della storia.
E Giulio se n'è andato. Paradossalmente pochi giorni dopo Agnese, la moglie di Paolo Borsellino. E penso che, come lei, molti altri l'abbiano aspettato con ansia per fare tutti, più o meno, le stesse domande.
E, cosa strana, non riesco nemmeno a provare compassione, pietà, nulla, per l'uomo.
La notizie mi è arrivata ed è scivolata via, così. Comunque, pace (se l'avrà meritata) all'anima sua.
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... niente, esattamente niente.
Vedo il paese che va allo sfascio, serenamente, pacatamente, inciuciamente.
Vedo che da venti anni urliamo contro berlusconi e puntualmente ce lo ritroviamo più fresco che mai.
Vedo che la gente si impicca, si spara, si butta dalla finestra perché NON ha più un lavoro, e, come diceva qualcuno, "senza il diritto al lavoro la persona perde la sua dignità".
E questo era Rodotà.
Appunto.
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