Creato da pensieroinespresso il 01/02/2005

Essere e pensiero

E' stato già scritto tutto, per fortuna non tutto ancora pensato.

 

 

Post n°87 pubblicato il 29 Dicembre 2007 da pensieroinespresso

Siamo sempre in cammino
incerti e instabili
ma mai in ritardo 
nel flusso
del tempo
e della vita

"Non chiedere la strada a chi la conosce, ma a chi, come te, la cerca."

Edmond Jabès
Il libro dell'ospitalità
Raffaello Cortina Editore, p. 62.

"Rendiamoci dunque conto delle nostre possibilità: noi siamo qualcosa, ma non siamo tutto; quel tanto di essere che possediamo ci nasconde la vista dell'infinito. [...] Questa è la nostra vera condizione, la quale ci rende incapaci di sapere con certezza e di ignorare assolutamente. Noi navighiamo in un vasto mare, sempre incerti ed instabili, sballottati da un capo all'altro. Qualunque scoglio a cui pensiamo di attaccarci e restare saldi, viene meno e ci abbandona e, se l'inseguiamo, sguscia alla nostra presa, ci scivola di mano e fugge in una fuga eterna. Per noi nulla si ferma. Questa è la nostra naturale condizione, che tuttavia è la più contraria alla nostra inclinazione: desideriamo ardentemente trovare un assetto stabile e una base ultima per edificarvi una torre che si levi fino all'infinito, ma ogni nostro fondamento si squarcia e la terra s'apre in abissi." (fr. 72).

Blaise Pascal
Pensieri, fr. 72

"Non si é mai in ritardo sulla nostra vita.
La clessidra, il libro, ogni volta ci indicano l'ora esatta."

Edmond Jabes
Il libro della condivisione
Raffaello Cortina Editore, p. 21.

 

 

 Roosevelt Sykes
1906 - 1983
pianista e cantante
uno dei pionieri del
rhythm and blues

 
 
 

Sentirsi liberi, per essere liberi...

Post n°86 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da pensieroinespresso

"Liberarsi dalla convinzione che non ci sia libertà

significa essere davvero liberi."

Martin Buber

Otis Rush  (1934)
personaggio chiave
del blues elettrico di
Chicago

 
 
 

Liberi di parlare... Liberi di essere... 

Post n°85 pubblicato il 13 Dicembre 2007 da pensieroinespresso

La parola si nutre della libertà che é la condizione, nella specie umana, del suo nascere e del suo esplicarsi.

L'uomo non nasce predeterminato geneticamente ad essere quel che é, come gli animali ed i vegetali, ma diventa ciò che sarà, in rapporto al contesto culturale e sociale in cui si sviluppa e dal quale assimila un determinato codice linguistico.

All'interno dello stesso contesto sociale, però, l'uso che gli individui umani fanno del linguaggio é molteplice e variegato, cioè fondamentalmente libero, a differenza del mondo animale, nel quale ogni specie é legata geneticamente e rigidamente a determinati codici espressivi. 

La libertà é la condizione ed il fondamento della varietà dell'espressione linguistica. 

La libertà nel linguaggio rivela la libertà nell'essere ed é la sua più alta espressione.

Al riguardo ecco le parole di Martin Heidegger, uno dei più grandi filosofi del Novecento:

"Ai vegetali e agli animali manca il linguaggio perchè essi sono sì ognora imbrigliati nel proprio ambiente, ma non sono mai posti in libertà nella radura dell'essere".

Martin Heidegger,
Lettera sull' "Umanesimo",
Adelphi, Milano, 2000, p. 49.

Otis Spann
1930 - 1970
il più grande interprete
del blues urbano alla tastiera

 
 
 

Il piacere di esistere...

Post n°84 pubblicato il 01 Dicembre 2007 da pensieroinespresso

La speranza in una felicità duratura spesso ci porta ad essere insofferenti nei momenti in cui la percezione soggettiva di felicità non sembra essere presente. 

Piacere e dolore, felicità e sofferenza ci appaiono condizioni irrimediabilmente antitetiche. Esperienze lontanissime, separate nettamente le une dalle altre. Da desiderare fortemente le une, da detestare altrettanto fortemente le altre. 

In effetti, questa é solo la nostra rappresentazione semplificata della realtà che, invece, accoglie in sé, in modo complesso e indistinguibile, le esperienze di piacere e di dolore, di felicità e di sofferenza.

E' possibile sperimentare una condizione solo perchè esiste l'altra, e viceversa, e non si può mai parlare di piacere e felicità allo stato puro, come anche di dolore e sofferenza.

Se la sensazione di piacere e felicità fosse costante nel tempo e non intervallata da momenti in cui si sperimenta la loro mancanza, subentrerebbe un senso di noiosa assuefazione che impedirebbe di riconoscere ed apprezzare lo stato di benessere unico che da essa discende.

Nell'alternanza degli stati e delle condizioni fluisce la nostra vita, bella proprio in quanto vita, nonostante tutto. La felicità é nella vita stessa, nel piacere d'esistere che ci accompagna dall'inizio alla fine, nell'attaccamento alla vita che troviamo in noi come un dono da parte di chi la vita ha voluto donarci.

 

A tale proposito, suggestiva, come sempre, e calzante mi pare la lettura del brano del Fedone di Platone nel quale l'autore narra la condizione in cui viene a trovarsi Socrate quando é liberato dalle catene per essere preparato alla morte. Socrate si solleva sul letto, piega a sé la gamba che era stata incatenata e, massaggiandosela energicamente, afferma:

"Che strana cosa, o amici, sembra essere questo che gli uomini chiamano piacere! E che meravigliosa natura é la sua relazione a quello che sembra essere il suo contrario, il dolore! Che tutti e due non vogliono trovarsi insieme nell'uomo, ma poi, se taluno insegua l'un d'essi e lo prenda, ecco che costui in certo modo si trova costretto sempre a prendere anche l'altro, come se fossero attaccati a un unico capo essendo due. E a me sembra, disse, che se a questo caso avesse posto mente Esopo, ne avrebbe composto una favola: come cioè, volendo il dio riconciliare cotesti due esseri in guerra tra loro e non riuscendovi, legò tra loro le teste ad un medesimo punto;  e così a quello cui capiti vicino l'uno dei due ecco che subito dopo gli vien dietro anche l'altro".

Platone,
Fedone, 60b sgg.

Junior Wells (1934)
armonicista e cantante
uno dei più importanti esponenti
del blues di Chicago

 

 

 
 
 

Lo sguardo dal basso...

Post n°83 pubblicato il 24 Novembre 2007 da pensieroinespresso

In un mondo ferito da profonde ineguaglianze e segnato da strutturali dipendenze economiche qual é la prospettiva migliore per guardare le vicende storiche?

Tutte le ottiche sono equivalenti o é possibile scegliere una posizione privilegiata che riveli dall'interno le dinamiche reali dei processi storici?

Propongo, per stimolare la riflessione riguardo a questo tema, un testo tratto dall'opera Resistenza e resa del teologo luterano Dietrich Bonhoeffer, nato a Breslavia il 4 febbraio 1906 e morto, impiccato, nel campo di concentramento di Flossemburg il 9 aprile 1945.

"Resta un'esperienza di eccezionale valore l'avere imparato infine a guardare i grandi eventi della storia universale dal basso, dalla prospettiva degli esclusi, dei sospetti, dei maltrattati, degli impotenti, degli oppressi e dei derisi, in una parola, dei sofferenti...

Tutto sta nel non far diventare questa prospettiva dal basso un prender partito per gli eterni insoddisfatti, ma nel rispondere alle esigenze della vita in tutte le sue dimensioni; e nell'accettarla nella prospettiva di una soddisfazione più alta, il cui fondamento sta veramente al di là del basso e dell'alto."

Dietrich Bonhoeffer,
Resistenza e resa,
Lettere e scritti dal carcere
Edizioni Paoline, p. 74.

 

 

 

Albert King
1923 - 1992
chitarrista e cantante
uno dei più grandi esponenti
del blues moderno

                

 
 
 

MUDDY WATERS BLUES

 Muddy Waters: voce e chitarra
personaggio leggendario del blues elettrico di Chicago
1915 - 1983

 Jerry Portnoy:  armonica
live 1976 Dortmund Germany

 

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