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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram

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« RAMI BUONISILENZIO D'ORO »

LE DUE FACCE DELLA SOLITUDINE

Post n°2600 pubblicato il 10 Novembre 2014 da Praj
 

 

Generalmente quando ci si sente soli, tristi e malinconici è perché avvertiamo una non presenza dell'altro. Quando ci sentiamo isolati, pensiamo all'altro che ci manca, rileviamo il vuoto di una compagnia che invece vorremmo avere.
Ciò causa uno stato d'animo di sofferenza, di disagio, una forma di depressione che ci fa scivolare in una condizione sostanzialmente negativa. Abbiamo il feeling che potrebbe essere diverso, migliore, se avessimo con noi qualcuno con cui condivid
ere spazi e momenti di vita.
Essere in solitudine, invece, è uno stare bene con se stessi; è in realtà uno stato dell'essere molto positivo, appagante. D'altro canto, quando siamo isolati non siamo nella serena solitudine ed è per questo che c'è un'abissale diversità tra il sentirsi isolati e l'essere, per scelta, liberamente soli.
Sentirsi isolati è dunque il sentimento prevalente in chi non ha trovato in sè stesso la sorgente del suo Essere. Quindi, anche in questo caso, come per la ricerca della felicità, non si può prescindere da un "lavoro" interiore che ci liberi da ciò che impedisce di godere dell'Essere soli.
E' soltanto nella solitudine meditativa che possiamo imparare a centrarci nella nostra naturale Essenza e da questa poi espanderci nella comunicazione e comunione con ciò che solo apparentemente è fuori di noi, e ci riconnette al flusso dell'Amore. L'isolamento è perciò una sorta di malattia dell'anima che va prima diagnosticata e compresa con la meditazione e poi sanata esprimendo e condividendo Amorevolezza.



 
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