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Riflessioni, meditazioni... la via dell'accettazione come percorso interiore alla scoperta dell'Essenza - ovvero l'originale spiritualità non duale di Claudio Prajnaram
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Messaggi di Aprile 2015
La realtà di una coscienza risvegliata non ha niente a vedere con il sentimentalismo e la mielosa compassione. Essa induce non ad essere apparentemente gentili, ma a gettarsi nelle fiamme dell’amore del vero, della compassione reale, nel teatro delle relazioni umane senza paura e ipocrisia. Senza fingere.
In alcune circostanze la compassione ci chiede di dire di no, di esternare la "verità", di turbare, scuotere... Per questo ci scuote e ci cura. Non è la verità compassionevole che è terribile, ma il reale, in particolar modo quando si cerca di evitarlo. La lucida compassione ci obbliga a non trascurare nessun aspetto delle nostre vite, in specie quelli che ci sembrano i più brutti e inaccettabili.
Questo modo di affrontare direttamente la cruda realtà delle cose, senza titubanze, di gettarci nella confusione per dissolverla, può sembrare una pazzia, mentre invece è il gesto più creativo che ci sia.
Rimuovere il ciò che è, questa è la codardia. Rifiutandolo, esso ritornerà in altre forme spaventose, sotto l'aspetto di altri fantasmi.
Si dovrebbe invece tuffarsi totalmente nel ciò che è. Ma noi invece non vogliamo guardare in faccia la realtà. Facciamo piuttosto il possibile affinché ogni cosa sia in linea alle nostre aspettative e così siamo diveniamo schiavi del sogno, della speranzosa fantasticheria.
Invece sarebbe importante non rifiutare nulla di quel che è, di quel che siamo. Se siamo irati, lasciamoci ardere dalla rabbia. Questo è il solo modo di osservarne la chiarezza implicita. Gli altri atteggiamenti che ci portano a smorzarla, capirla, mostrarla, ovvero disfarsene e negarla in ogni maniera, ci fanno restare incatenarti ad ogni genere di timore.
Tutti i nostri tentativi per migliorarci, per essere più corretti o giusti, ci allontanano
dall’essenziale. Ogni sforzo di migliorare la situazione dove siamo è fuorviante, rischia di farci allontanare dal ciò che è.
E, per essere lì con il ciò che è, occorre entrare in una dimensione meditativa.
Ma la meditazione, orientata verso uno scopo, ci svia. Voler cercare la vacuità, la pace, rilassarsi, essere più amorevoli… sono dei modi per evitare di entrare in uno spazio veramente meditativo, per aiutarci ad avere una apertura incondizionata, uno spirito di accettazione.
Accettarsi non vuol dire però non cambiare. Ciò sarebbe una interpretazione strumentale egoica, di comodo, della faccenda.
Riconoscersi e accettare di essere irosi, per esempio, non significa che si debba indulgere in questa condizione. Vuol dire piuttosto vedersi onestamente per quel che si è, ora, ma anche diventare consapevoli del perché siamo in quel modo.
Tutto questo senza colpevolizzarci, senza condannarci. Dovremmo perdonare e perdonarci, ma non certo per dirci che andiamo bene così. Altrimenti questa sarebbe una pesante distorsione di un messaggio che è in realtà molto più profondo del: è così e basta!
Accettare l'ira d'accordo, ma non necessariamente questa esternata e riversata sugli altri. Cosa c'impedisce allora di non riversarla sugli altri? La non consapevolezza, l'umiltà, l'ascolto...
Va ricordato che con la nozione egoica del distacco compassionevole, dell'accettazione mal compresa del proprio negativo... fiorisce il cinismo della mente, se non c'è il cuore aperto ad accompagnarci.
In sostanza, la spiritualità autentica implica un balzo fuori dagli schemi del pensiero ordinario, ci invita a guardare tutto in un altro modo, cioè dal punto di vista del non ego, a superare il senso del “io”. Se non c'è quest'approccio consapevole e aperto con il ciò che è, rischiamo di non entrare in un rapporto autentico con la vita con il mondo. Perché più forte è il “senso del “io”, più è problematico entrare in relazione con qualsiasi cosa, compresi noi stessi.
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Ciò che non ci uccide fortifica, ha detto qualcuno. E' vero però solo se il processo che ci ha salvato diventa esperienza elaborata in comprensione.
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Chissà perchè i Maestri della non dualità, in India come altrove, invece di fare satsang per favorire il Risveglio della Coscienza, non creano mense per i poveri, costruiscono case per i senza tetto?
Che siano egoisti? Non credo. Penso invece che abbiano una Visione profonda, sensibilità e consapevolezza più ampie e sottili, che non il solo sentimento caritatevole sulla realtà umana.
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Se proprio credi d'avere un angelo custode che veglia su di te sulla tua spalla destra, sappi allora che, inevitabilmente, avrai anche un demone sulla sinistra.
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Vuoi davvero licenziare l'ego? Non farlo, non serve a niente. Per cui tienitelo in casa, lascialo lavorare, senza farti troppe seghe mentali e menate per eliminarlo. Osserva il suo comportamento ma non reprimerlo, frustrarlo.
Ogni sforzo fatto in quel senso lo ingigantisce, lo esalta, e poi ti fa menate, casini... Tienitelo dunque, senza dargli troppa o poca importanza. Tienilo a servizio e pagagli i contributi, quando fa bene il suo mestiere e fatti anche delle belle risate alle sue spalle. Sii dunque un buon datore di lavoro con il tuo dipendente. Ricordati anche che ha dei forti sindacati che lo sostengono e tutelano. Un buon rapporto con lui perciò fa bene anche a Te.
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Non trattengo nessuno, qualcosa, e neppure posso essere trattenuto… fluisco con ogni istante godendolo per quel che è, per quel che da, per quel che toglie. Solo così vivo appieno e con gratitudine tutto ciò che sono chiamato ad incontrare. Non cerco meriti, quindi non conosco colpe. Non aspiro alle cime, tanto meno alle valli. Intanto, aperto allo sconosciuto celebro l’abbraccio materno che mi regala il mistero, sia quando è bianco sia quando è nero.
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La divisione delle cose in sacre e profane è una caduta dualistica nella coscienza. L'unità perduta si ritrova piuttosto andando oltre la scissione inventata e interiorizzata dalla cieca mente egoica. Lo si fa sacralizzando anche il profano e profanando anche il sacro che nega l'integrità essenziale della dimensione naturale e spirituale umana. Lo si fa sorridendo e lasciando andare quella patetica separazione indotta dall'esterno, causa di tante sofferenze e infelicità... e diventando anche strumento di potere sugli uomini. Nell'Uno senza secondo, o tutto è sacro o tutto è profano, aldilà della mente...
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La musica e la danza del palpito umano
tentano il capolavoro
nel concerto profano dell'unità nella carne,
ma solo nell'invisibile silenzio dell'anima
vi è l'eterno legame.
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La tendenza abituale è immaginare che il nostro compito sia di migliorare le cose, migliorare noi stessi, migliorare il mondo. C'è la propensione a ritenere che, se non fate qualcosa, non c'è miglioramento. Ma lo dzogchen inizia con questa affermazione secondo cui tutto è sin dal principio perfetto, cosicché non c'è nulla da migliorare. Se avete esperienza di una qualsiasi arte creativa, converrete che quando dipingete o scrivete una poesia o create un vaso, e volete migliorare ciò che avete fatto, allora ne viene fuori un pasticcio. Dobbiamo avere fiducia nella nostra relazione intuitiva con la cosa, che ci fa dire: «Oh, è perfetta!», e fermarci lì. Lo dzogchen riguarda lo sviluppo di un'intuitiva relazione estetica col mondo. E qui il mondo include noi stessi, il mondo in cui cerchiamo di rilassarci, di lasciare che ogni cosa diventi libera. Ma ovviamente non abbiamo bisogno di lasciare che ogni cosa diventi libera, perché è già libera; tuttavia immaginiamo che non lo sia, così cerchiamo di renderla libera. È difficile imparare ad abbandonare lo sforzo inutile, perché gran parte della nostra identità si basa sull'attività, sul fare cose.
Dal libro: "Esserci" di James Low - Ubaldini Editore
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Quanto prima riconosci la tua ignoranza riguardo alla dimensione spirituale e smetti di mascherarla con concetti e idee raccattate qua e là, tanto prima accedi alla silente Sapienza.
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Più che ascendere ancora, si dovrebbe invece scendere dal piedistallo su cui ci si è posti, da quando ci si è illusi di essere entità speciali, elette, superiori.Solo l'ordinarietà autentica è in grado di smontare l'ambizioso e arrogante trip dell'ego spirituale. Meno si cerca d'ascendere verso presunte altezze immaginarie più si cresce dentro... come uomini e come anime. La semplicità è un efficace antidoto all'orgoglio e alla vanità, sempre in agguato.
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IL REALIZZATO
D - Lei è un Liberato in vita?
R - Si comprende quanto la sua mente voglia confrontarsi con simboli molto alti, è gratificante poter dire che si pratica il cammino con un Realizzato.
E' successo a molti e, ancora, alle volte succede. Che importanza ha se questo ente abbia sciolto o meno l'individuazione?
D - Quando parla usa parole che non vengono dai libri e che manifestano quanto lei conosce ciò che dice perchè l'ha sperimentato e non certo perchè l'ha saputo o letto.
R - Perchè si occupa dell'altrui realizzazione? Lei ha bisogno di credere in qualcuno, di appoggiarsi, di sgravarsi della responsabilità di discriminare da solo: "Ecco faccio quello che dice Tizio, così sono a posto." Cosa le interessa sapere chi o cosa sia l'essente che ha di fronte? Se anche le si rispondesse "Si", che riscontro potrebbe averne? Potrebbe trattarsi di un furbo o un millantatore abbastanza abile nel gabbarla. Se lo si negasse e, invece, questo ente fosse ciò che il mondo chiama "Realizzato", cosa cambierebbe?
Alcune delle più grandi anime erano considerate folli dai loro contemporanei o conterranei. Dicono che solo chi ha esperito il Sè possa riconoscere chi ha esperito il Sè. Dicono che muti la consapevolezza, che l'io scompaia e, agli occhi degli uomini, l'io che si vede, sia solo apparente. Dicono che un Realizzato sia esattamente uguale ad ogni altro uomo. Come vede non è dato mezzo per comprendere se chi le sta di fronte abbia sperimentato il Sè. Occorre una predisposizione, occorre discriminazione, occorre che sia lei a realizzare ciò che é.
D - Chiunque ha sperimentato il Sè è un Liberato?
R - La Dottrina afferma che il Realizzato è colui che sia fermamente stabilizzato nel Sè.
dal libro: "Dialogo dIstruzione" di Premadharma - Edizioni I Pitagorici
tratto dal forum: Pitagorici.it
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Pur partecipando con commozione e solidarietà alle tragedie a cui cui siamo costretti ad assistere, i continui sbarchi d'immigrati sono sostanzialmente un'invasione sistematica, che però non si vuole e si ha paura ad ammettere. Questa realtà, possiamo chiamarla come vogliamo, aldilà di ogni giusta e doverosa considerazione umana... è invasione. Siamo disposti ad accettarla in questo modo solo perchè s'impone con la forza dei fatti e della disperazione?
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Illusione: ne vedi due. Nei fatti appaiono opposti ma sono sempre inseparabili. In realtà sono Uno, e sei Tu a tenere vivi i due fantasmi.
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Mi racconti che era un tipo solare... però tu non sapevi che il suo sole era malato, accecava l'occhio della mente, inaridiva il cuore e portava poi a sparare...
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Si dice sempre che siamo responsabili di quel che diciamo e non di quello che l'interlocutore capisce. E' forse vero invece, al contrario, che siamo noi spesso responsabili per la comunicazione non avvenuta: in base alla chiarezza con cui ci siamo espressi e per come abbiamo tenuto conto del livello empatico e comunicativo nel rapporto con l'altro.
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(Chuang Tzu)
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È inappropriato volersi conformare al Tao e cercarlo per mezzo della vista, dell’udito, della forma e della sapienza. Quando lo si contempla davanti, ecco che subito è dietro, più si dispende più è pieno, [...] non si sa dove sia. Non è cosa che chi vi mette intenzione possa allontanare e chi non vi mette intenzione possa avvicinare. Vi si perviene solo nel silenzio e vi perviene solo chi lo perfeziona nella propria natura. Sapere e obliare le passione, essere capace e non agire, è la vera sapienza e la vera capacità.
Chi nel suo interno ha le cose facili non le trova difficili all'esterno.
Il sommo parlare è evitare di parlare, il sommo fare è il non fare. Chi ha una sapienza superficiale lotta per cose insignificanti.
dal "Lieh Tzu"
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Meglio ancora se non mostrato pubblicamente.
Ilbuonismo ideologico è in molti casi la maschera dell'indifferenza emotiva reale, una sceneggiata che vorrebbe celare l'ipocrisia di cuici si vergogna.
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Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:42
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:33
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:31
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:28
Inviato da: lenteris
il 09/07/2023 alle 12:24