SFIDA... DI... AMORE

e qui invece una "pseudopoesia" ... non triste ma dolcemente malinconica, scritta in una delle mie evasioni procidane...

Ricordo che uscivo dall'ufficio e con la musica in cuffia ... invece di dirigermi alla Funicolare per risalire al Vomero... cambiavo rotta e mi dirigevo al Beverello...

In quegli anni, con Francesco, avevamo fittato a Procida una casetta graziosissima tutta circondata da giardino ed orticello con tanti alberi di limoni - come del resto un po' ovunque a Procida -  e due amache su cui abbandonarsi a contare, tra le foglie, le stelle...

Uscivo dall'ufficio e in poco più di un'ora ero già lì da sola... e quando Francesco mi chiamava sul cellulare mi piaceva dirgli... no... me ne sono venuta a Procida non torno a casa... ci vediamo domani in ufficio...

Era l'inizio della primavera e le giornate, anche se belle, erano ancora freddine. Spesso c'era vento e appena scendevo dall'aliscafo la sensazione della salsedine sulla pelle e del vento tra i capelli mi dava una vibrazione sottile mentre passeggiavo sulla banchina verso il faro...

Poi mi dirigevo verso le stradine interne immerse nel profumo  di agrumi e nel fruscio delle foglie... proseguivo senza meta precisa, spesso fino alla bella spiaggia del cimitero e solo quando ormai il Sole era già tramontato da un bel po', ma ancora non si accendevano le luci nelle strade, con un senso di appagamento mi dirigevo verso casa.           

Al supermercato all'angolo compravo  latte e pane e appena dentro il giardino iniziavo a pregustare il mio isolamento poetico...

A volte ero costretta a cambiare le lenzuola troppo umide per dormici e mi ripromettevo di non lasciarle più al letto senza per questo mai riuscire poi, la mattina dopo, a mantener fede al buon proposito.

Mi sedevo un po' nell'amaca ma il freddo e l'umido della sera non mi consentivano ancora di restare lì a contar le stelle e così rientravo in casa ed al tavolo in cucina, sempre con la compagnia discreta della musica, iniziavo a fissare le emozioni con schizzi a matita o con qualche verso sparso che poi avrei ricomposto oppure abbandonato...

Un dolce isolamento con la nastolgia del mio amore a Napoli ed il desiderio della sua telefonata prima di addormentarmi...

Di quel tempo mi rimangono delle foto, tanto ben custodite che ormai non trovo più... qualche sassolino o conchiglia raccolti sulla spiaggia ... disegni e versi sparsi che di tanto in tanto ritrovo... e le emozioni che non si cancellano mai...

Credo che ogni nuovo amore dovrebbe essere grato al precedente per l'arricchimento lasciato alla persona che si ama...

Ognuno di noi, nel bene e nel male, è il pane che ha mangiato... non esiste Passato Presente e Futuro... proprio come dice il terzo simbolo del Reiki "on sha ze sho nen"

Il mio futuro è già qui mentre lo scrivo ed è alimentato dal mio passato che un'attimo fa era il mio presente.

E così non esistono tanti Amori ... c'è un unico grande Amore che è quello che riusciamo a sentire dentro di noi, grazie anche agli incontri fortunati che facciamo e che ci fanno scoprire sempre qualche altra sfaccettatura della nostra capacità di amare... Finchè vivremo scopriremo sempre nuovi insospettati aspetti del Nostro AMORE...

Lo stato d'animo di oggi, reduce da una bellissima giornata invernale al mare, mi ha riportato, ad esempio, l'emozione di allora, un'emozione già nota e che sempre si potrà manifestare e che prescinde da Francesco o da Ciro o da Tizio o da Caio è la mia... scoperta in me anche grazie a loro... ma è parte di me... 

Stasera, mentre guidavo verso casa, sorridevo con la musica in sottofondo e pensavo alla poesia che avrei cercato... e ancora una volta mi sentivo sì "malinconicamente felice", "dolcemente appagata".

"Eremita dell'amore"

Randagia
erro nel sole
tra strani sentimenti,
allegrie
dell'ultima ora,
entusiasmi oppiati
e fili sottili di precarietà.
La memoria
vagabonda con me
nella brezza marina
e nel profumo intenso
dei limoni in fiore;
poi fugge via
e mi abbandona,
infine,
alla mia natura,
eremita dell'amore,
fino all'ultimo
raggio di sole.

                                            ( Procida, aprile 1993 )

                                " Spiaggia "

                 Tra le vecchie
                     barche sgangherate
                     l'ossessione
                     è fuggita.

                     Sull'umida spiaggia bruna,
                     nel grigio ventoso,
                     tra cinguettii lontani
                     e gruppi di cani
                     randagi e giocosi
                     che spruzano
                     sabbia nei capelli,
                     il corpo, infine,
                     si è abbandonato.

                     Ho dormito, ho sognato,
                     ho respirato l'aria salmastra,
                     ho vissuto un attimo
                     o un'eternità.
                                                
                                  ( Procida. marzo 1993 )