Creato da Quaaalude il 23/05/2014
.
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Ultime visite al Blog

THEVIRTUALADIEScassetta2B.Moonagefin_che_ci_sonoQuaaaludesols.kjaertobias_shuffleoscardellestelleil_pabloElemento.Scostanteciro.alIrrequietaDbimbayokosoulesoul
 

Ultimi commenti

Impegnatevi di più con i post non posso essere l'unico...
Inviato da: cassetta2
il 12/07/2020 alle 18:16
 
Da oltre sette mesi questo blog langue..
Inviato da: MerveOrhun
il 15/09/2016 alle 18:41
 
I miei complimenti. L'incipit del mio blog/esperimento...
Inviato da: legrillonnoirdestael
il 02/10/2015 alle 19:42
 
Grazie a Te
Inviato da: Quaaalude
il 09/07/2014 alle 18:30
 
non fartene una tomba, mi raccomando.
Inviato da: Quaaalude
il 09/07/2014 alle 18:30
 
 

 

« RebeccaRebecca III »

Rebecca II

Post n°13 pubblicato il 07 Ottobre 2015 da Quaaalude

 







Si erano conosciuti solo superficialmente due anni prima. Loic aveva appena sedici anni
e sballottava pensieri e desideri in silenzio e languore mentre si faceva ospitare dai boschi
nei dintorni della cittadina. Seguiva Rebecca, amica di sua sorella maggiore, con falcate
sottili e il fiato in gola. La sentiva passare ciabattando con classe e l'accompagnava con
lo sguardo sino a quando spariva in fondo alla strada nelle sue piccole incombenze
quotidiane. Poi, passato del tempo, s'erano incontrati, per caso, ai bordi delle ultime
case e Lei gli aveva passato la lingua su tutto il corpo, ansimandogli violentemente
contro. Gli aveva massaggiato il membro ma non aveva voluto portarsi oltre,
lasciandogli quell'odore di ginepro e di fresco addosso, e negli occhi la visione della
sua fica scura e satura di umori. Ancora troppo lontana dalle sue mani adunche ed
erettili. Poi nella vita di Rebecca era entrato Miguel, il rivenditore di automobili. Per
qualche verso la donna sentiva il bisogno di un uomo maturo al suo fianco, qualcuno
della sua età, già posizionato, solido e senza troppi grilli per la testa. Il mezzo spagnolo
faceva per Lei: separato in casa, con un bambino piccolo, modestamente sognatore
e con qualche fissa per i lacci e le manette. Era penetrato nell'esistenza di Rebecca
in maniera dimessa e Lei lo aveva lasciato entrare: per noia, desiderio, pura e semplice
 foia. Loic Li aveva visti scopare una volta nel bosco. Lei gli aveva abbassato i calzoni
fino alle caviglie e s'era messa a succhiarlo con voluttà e discrezione. E il cazzo di
Miguel aveva reagito inastandosi e indurendosi sotto le labbra della donna, fino ad
assomigliare a un cilindro turgido e ben insalivato. Poi Lui l'aveva piegata sulla schiena,
torcendole delicatamente il braccio e se l'era presa così, facendo scivolare l'uccello
avanti e indietro senza il benché mimino attrito. Poi, urlando, le era venuto sulle chiappe
spargendo il seme sul biancore abbacinante della pelle. Loic aveva osservato tutto,
mescolato fra odio feroce e lubrica concupiscenza. Poi era scappato via, torcendosi
le mani e sputando ferocemente a terra in segno di disgusto. Però non aveva potuto
impedire di masturbarsi, ripensando alle labbra voraci di Rebecca e al suo culo ben
solido e piantato per aria mentre veniva ripassata con costanza e dedizione. Un giorno,
mentre tornava da scuola venne accostato dalla macchina della donna, che lo fece
salire. Aveva ormai diciotto anni e si apprestava a concludere il liceo. Era estate
e la leggera brezza che entrava dal finestrino sollevava la gonna corta della guidatrice
mettendone all'aria la fica ben rasata. Quasi in trance parlarono entrambi di banalità
assortite e di luoghi comuni compressi, fino a quando Loic abbassò la mano e la
infilò tra le cosce magre di Rebecca. Senza indugiare troppo introdusse due dita tra le
labbra gonfie e spesse, e prese a farle transitare nel canale carnoso. Lei resistette alla
guida per alcune centinaia, poi fu costretta ad accostare. Si rifugiarono in una radura
poco distante dall'arteria principale. Lei appoggiò la testa sul finestrino e ampliò le
gambe sino a farne un compasso ben lubrificato. Il ragazzo si piegò  spalancando
la portiera anteriore con le gambe e appoggiò la testa pesante nell'afrore di quella
vulva odorosa e umidissima. Avvicinò le dita e gli parve che crescessero come funghi
sul praticello glabro della donna. Poi, deciso, affondò la lingua nel foro ripieno di
pieghe. La titillò e la umettò per bene cercando di non trovare opposizione al suo
colmarsi la bocca mentre dense stille di piacere gli scorrevano sulle labbra e sul mento.
Era mezzogiorno passato da un pezzo, e solo qualche rado uccello punteggiava
l'orizzonte con il suo canto solitario e incantato.





(continua)





 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963