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Rebecca IX

Post n°19 pubblicato il 23 Settembre 2016 da Quaaalude









Da quel giorno la guardò allontanarsi. Rebecca per Loic era diventata
un ectoplasma, una presenza remota eppure vicina. Qualcuno da
evocare nelle sere d'agosto, quando un temporale improvviso
esplode sopra la testa e inonda la baracca di campagna nella quale
Lui si sta masturbando furiosamente. Lei aveva preso il volo ed era
approdata in un monastero buddhista zen sulle rive dell'Arno. La
aveva accolto il monaco anziano. Un gagliardo ultrasessantenne
con i pettorali ancora scolpiti sotto il leggerissimo vestito di seta.
L'aveva fatta sedere sulle sue ginocchia e l'aveva convinta a
sbottonarsi spiritualmente oltre che fisicamente. Quando era
rimasta nuda, Lui, visibilmente scosso, l'aveva percorsa con un
dito dal piede sinistro fino alla testa e aveva mormorato :"Davvero
se v'è perfezione nella Rinuncia questa è la prova suprema!" E
senza porre nel mezzo nessun indugio aveva accostato le porte
di bambù ed era tornato verso la donna con una ben visibile,
imponente erezione a sollevargli la veste. Lei aveva sorriso e
aveva abbassato pudicamente il viso ma il Reverendo Owei
glielo aveva sollevato dicendo che era assurdo nascondere
al mondo una simile bellezza, evanescente certo, ma non per
questo meno preziosa. Detto questo si era sbarazzato di tutti
gli abiti e vestito solo del suo cazzo ben duro aveva toccato
Rebecca sul didietro. Il reverendo padre aveva cominciato ad
ansimare e a diventare rosso come la cresta di un gallinaccio
mentre solcava la perfetta fessura delle natiche e l'attaccatura
delle stesse al dorso. Poi si era chinato con in volto in fiamme
e aveva iniziato a leccare il rugoso buchino del culo della donna
mentre con la mano destra manteneva sollecito il suo piacere.
Dopo avere saziato a volontà il proprio bizzarro desiderio si
era seduto sulla terra spoglia nella posizione del loto e aveva
imposto a Rebecca di sistemarsi sopra di Lui e di lasciare
scorrere la verga già unta di sperma nel proprio canale
anteriore. Lei così aveva fatto ben sapendo che quella era
la Via che il sant'uomo Le stava indicando per la remissione
dei propri peccati e per iniziare il giusto cammino sulla via
della perfezione. Invero era stata sorpreso della robustezza
del monaco e del suo infaticabile pigiare. Si sentiva come un
tino d'uva splendidamente calcato da una dozzina di piedi,
tanto forte era il procedere nella sua carne di Owei. Si era
abbandonata fra le braccia del reverendo, che la sostenevano
perché non avesse da soffrire alcun dolore durante il solido
amplesso. Era andati avanti nell'altalena per diverso tempo
finché (complice forse l'età del venerabile e la sua inevitabile
debolezza alla lunga distanza) Lui Le si era riversato dentro
con tutto il suo succo spremuto e L'aveva fatta singhiozzare
dal godimento. Poi, concluso il congiungimento carnale, si
erano messi a discutere della Sacra Dottrina.








(Continua)










 
 
 
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