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Messaggi del 26/04/2015

Giovanna Caracciola (2)

Riporto gli altri sonetti di Giovanna Caracciola

VI.

Al Gran Luigi per la nascita del Duca di Bertagna

D'Alessandro, e d'Augusto i prischi onori,
Che tramandaro a noi l'antiche istorie
Non van pari, o Signor, colle tue glorie:
Solo di te son tue virtù maggiori.

Vasto impero de' Regni, e non de' cuori,
Degni reser già quei d'alte memorie;
Ma che! presto la vita, e le vittorie
Cederno al fato, ed agli altrui furori.

Tu regni invitto al Mondo, e più nell'alme;
Che de' popoli tuoi l'amor, la fede
Fan ferma base al tuo sovrano Soglio;

Ed or propizio il Cielo a te concede
Del gran Nipote al tenero germoglio
Ornar la culla di trionfi, e palme.

Rime degli Arcadi, Volume 5, pag. 366


VII.

Per il Compleanno di S. M. C. Filippo V.

Ecco già riede il fortunato giorno,
Che segnò di Filippo il gran natale;
Man non fu il primo al dì presente uguale,
Se con fasti più chiari ei fa ritorno.

Quello al nato fanciul sol vide intorno
Del sangue Augusto lo splendor reale;
Questo il vede impugnar brando fatale
Di proprie glorie, e di trionfi adorno.

Ma seguan pur gli anni felici il corso,
L'un più dell'altro a lui sarà secondo,
Finch'al suo piè curvi fortuna il dorso.

In giovinetta età reso fecondo
Di prole, e di vittorie, imporrà il morso
A i più rimoti popoli del Mondo.

Rime degli Arcadi, Volume 5, pag. 364


VIII.

Nell'Incoronazione di S. M. C. Filippo V. successore di Carlo II. ne' Regni di Spagna.

Opra è, Signor, del Ciel quel, che a noi scende,
Alto conforto nell'angustie estreme.
Egli Carlo ne tolse, e in un la speme
Di pace, ma la pace in te ci rende.

Egli, da cui ogni gran ben dipende,
E di tutto quaggiù la cura preme,
Ti fe nostro Monarca, e ti diè insieme
La virtude, e il valor, che in te risplende.

Or se t'arride il Cielo, e dà la sorte
Di nuovi imperj, e d'altre glorie i segni,
Seguili pur sotto sì belle scorte;

Che nulla a terminare i gran disegni
Manca, se già per farti e grande, e forte
Ti diè il sangue Luigi, e Carlo i regni.

Rime degli Arcadi, Volume 5, pag. 366


IX.

Or che dee risonar mio rozzo canto
Fra vaghe Ninfe, e nobili Pastori,
Palpita il cor nel sen, sento i rossori,
E di giusta vergogna il volto ammanto.

Poichè basso è lo stil, nè merta il vanto
Di spiegarsi tra Cigni, a cui gli onori
Si devon sol de' più pregiati allori,
Che mai nascesser là presso Arno, e Manto.

Che farò dunque? a te, Febo, mi volgo,
Nume gentil, tu porgi a questo petto
Voce miglior di questa, ch'ora sciolgo.

Tu assicura il timor, tu dà diletto
A chi m'ascolta, onde con quel del volgo
Non resti il canto mio vile, e negletto.

Rime degli Arcadi, Volume 5, pag. 363; Recanati, 1716, pag. 118


X.

Quando il core era mio, tranquille l'ore
Godeva Io sempre con egual diletto;
Non m'usciva sospir giammai del petto:
Nè versava dagli occhi il pianto fuore.

Non turbava i miei sogni ombra d'orrore;
D'Amore, e sdegno non provava affetto;
In me solo vivea, in me ristretto
Cauto passai di verde etade il fiore.

Vivo in altrui, or che non son più mio;
Di me stesso non curo, e ben conosco
Quanto da me diverso ora son'io.

Torbida m'è la notte, il giorno fosco;
Ardo, piango, sospiro, e provo, oh Dio!
Quando meno il dovrei, d'Amore il tosco.

Rime degli Arcadi, Volume 5, pag. 364

 
 
 

Giovanna Caracciola

Le note biografiche sono tratte dal sito Donne in Arcadia.

Caracciolo (Caraccioli) Giovanna
Nome arcadico: Nosside Ecalia (Eccalia)
Colonia: Arcadia, Roma, dal 1696
 
Dati biografici tratti da NATALI 1936, p. 163: "Giovanna Caracciolo (1651-1715), coltivò, oltre la poesia, la storia e la filosofia."

Principessa di Santo Buono, da Napoli. BERGALLI 1726, nell'indice, annota: "Giovanna Caracciolo nacque in Napoli di D. Giuseppe Caracciolo Principe della Torrella e di Donna Costanza di Capua, e non che nella Poesia, fu versata nelle filosofiche materie, e nella Storia Sacra, e profana; ebbe in marito D. Marino Caracciolo Principe di Santobuono, venne annoverata in molte Accademie, fra gli Arcadi col nome di Nosside Eccalia. In età d'anni 64 del 1715 lasciò di vivere nella Città di Roma."

Destinataria dell'opera di Apostolo ZENO, "Statira, dramma per musica da rappresentarsi nel Teatro Tron di S. Cassano il carnovale dell'anno 1705", In Venetia, Appresso Marino Rossetti. In Merceria all'Insegna della Pace, 1705, 60 pp. [dedicato alla nobilissima eccellenza di D. Giovanna Caraccioli [principessa di Santo-Buono; musica: Gasparini, F.; libretto: Zeno, A. e Pariati, P.].

Riporto anche qui di seguito cinque dei dieci suoi sonetti da me conosciuti

I.

Or, che scioglier degg'io mio rozzo canto
tra vaghe ninfe, e nobili pastori,
ond'ha l'Arcadia mia fregi, ed onori;
ben di giusta vergogna il volto ammanto.

Che roca voce mal risuona a canto
a nobil suon di cigni almi e canori:
degni de' più superbi, e verdi allori,
che 'n riva crebber mai d'Arno, o di Manto

ma tu, Febo, che in Pindo a parte a parte
rischiari, e tergi ogni più oscuro stile,
ov'aprì il lume di tua nobil arte.

Tu muovi. e reggi il mio dir tardo umile,
perché nell'altre età chiaro, e 'n disparte,
passi il mio nome, e non negletto, e vile.

Raccolta di rime di poeti napoletani non più ancora stampate e dedicate all'Illustriss. ed Eccellentiss. Sig.Girolamo Onero Cavaniglia de' Principi di Troja, 1602, pag. 19

II.

Tempo già fu, che di mia vita l'ore
godei tranquilla con egual diletto,
senza mai trar sospir di questo petto,
ne degli occhi versare il pianto fuore.

Non turbava i miei sogni ombra d'orrore:
d'ira, o di sdegno non provava affetto:
così, mentre fu Amor da me negletto,
felice corsi di mia etade il fiore.

Or non più in gioia, ma di pena in pena
passa il mio viver tristo, ond'omai caggio
sotto il gran fascio de' miei duri danni.

Così scorgi a diletto, e trai d'affanni,
Amore, e questo pregio ha 'l mio servaggio?
E nel tuo regno il piè distesi appena.

Raccolta di rime di poeti napoletani non più ancora stampate e dedicate all'Illustriss. ed Eccellentiss. Sig.Girolamo Onero Cavaniglia de' Principi di Troja, 1602, pag. 20


III.

Torna, misero cuore, in questo seno,
riedi all'antico tuo fido soggiorno,
ove, se non avrai giorno sereno,
sarai sicuro almen da inganno e scorno.

Fuggi l'aspra prigion, fuggi il veneno
di quel petto crudel, di frodi adorno:
e, se 'l dolor ti sforza a venir meno,
morrai sì ben, ma senza lacci intorno.

Vieni, ch'al tuo gran mal daranno aita
Sdegno, Ragione, e non men forse Amore,
a cui punir convien la fè tradita.

Lascia ancor la memoria a te gradita,
o t'appresenti sol forme d'orrore,
onde senza più amar ti serbi in vita.

Rime degli Arcadi, Volume 5, pag. 365; Raccolta di rime di poeti napoletani non più ancora stampate e dedicate all'Illustriss. ed Eccellentiss. Sig.Girolamo Onero Cavaniglia de' Principi di Troja, 1602, pag. 20


IV.

Occhi, il Sol vostro a voi non dà più lume,
non vi rischiara più, più non v'accende:
per altri, non per voi, fervido splende,
e vuol, che fredda notte a voi consume.

Tempo già fu (ma fu quasi un barlume)
che di voi si compiacque, or se n'offende:
rigido un picciol raggio or vi contende,
cangiato affatto il suo dolce costume.

Ma non v'attristi già la sua incostanza:
seguitel pur, quasi Elitropj: e 'n voi
sia 'l pregio dell'amar fuor di speranza.

Così ne' vostri orror direte poi,
pascendo il bel desir di rimembranza:
pur l'adoriam, se non aggiorna a noi.

Rime degli Arcadi, Volume 5, pag. 365; Bergalli, 1726, parte II, pag. 174; Raccolta di rime di poeti napoletani non più ancora stampate e dedicate all'Illustriss. ed Eccellentiss. Sig.Girolamo Onero Cavaniglia de' Principi di Troja, 1602, pag. 21


V.

In morte della Sig. Duchessa di Medina Celi, Madre del Sig. Vicerè di Napoli.

Non fu di morte lo spietato strale,
ch'al mondo tolse la bell'alma altera:
dolce sonno la trasse all'alta sfera,
a goder colassù gloria immortale.

S'ella appena vestìo manto mortale, d'ogni pondo terren sciolta, e leggiera,
e tutta accesa di se pura, e vera,
pur sempre visse a se medesma eguale;

mal potea d'empia Parca il crudo telo
muover ver lei in aspra usata forma,
e addurre oltraggio in così nobil velo.

Di virtù seguìo sempre i passi, e l'orma,
ond'io poggiando con sue scorte al Cielo
passa la regal donna,e par, che dorma.

Rime degli Arcadi, Volume 5, pag. 367; Bergalli, 1726, parte II, pag. 174; Raccolta di rime di poeti napoletani non più ancora stampate e dedicate all'Illustriss. ed Eccellentiss. Sig.Girolamo Onero Cavaniglia de' Principi di Troja, 1602, pag. 21

 
 
 

Sett'anni de bblogghe

Post n°1543 pubblicato il 26 Aprile 2015 da valerio.sampieri
 

Sett'anni de bblogghe

Quanno che tte ce metti a rraggionà,
tte pare strano de vedé' cch'è stato;
penzi 'n po' a le perzone ch'hai 'ncontrato:
tante só' ite via, ma tu stai cqua.

Arcuni li conoschi da l'inizzio,
de chiacchiere n'hai fatte a nnun finì,
co' arcuni te stai ancora a ddivertì,
ggiocà per artri fu solo 'no sfizzio.

Ciài messo quarche ffrase de latino,
tanto pe' ddì: "Regà, ce stò ppur'io
che ssó ggajardo e ttosto e nun cretino!".

Mica era vero, n'era vero ggnente,
de cose sceme n'ho scritte 'n fottìo,
ma mme só ddivertito veramente!

Valerio Sampieri
25 aprile 2015

 
 
 
 
 

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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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