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Messaggi di Aprile 2018

Dieciànni de blogghe

Post n°4464 pubblicato il 25 Aprile 2018 da valerio.sampieri
 

Domani mi prendo, insieme con mia moglie, una breve vacanza, per cui non potrò essere presente in occasione di una ricorrenza importante per questo blogghetto.
Un caro saluto a tutti e a presto.

Dieciànni de blogghe

Dieciànni, eppuro nu' mme pare vero.
De ggente n'è passata 'n frego e fischia,
quarcuno ce stà ancora che cincìschia,
puro si ce stò io: c'è l'ômo nero!

Scherzo, nun ho magnato mai nisuno
e manco ho litigato: pare strano?
La voce forze l'arzo, mai le mano
(magara le legavo pe' quarcuno!).

Me spiace pe' l'amici che ho perduto;
forse co' certi nun só stato bôno,
però 'n sacco de bene ho ricevuto.

Perciò ringrazzio propio propio a tutti,
incrusi queli che più nun ce sóno:
qui séte tutti belli, 'n ce só' brutti!

Valerio Sampieri
26 aprile 2018

 
 
 

Só fraggile

Post n°4463 pubblicato il 22 Aprile 2018 da valerio.sampieri
 

Só fraggile

Lo so che nun dovrei, ma me scoraggio.
Io ciò er morale fraggile davero,
tu m'hai da créde perché só sincero,
e me dispiace, perché nun só saggio.

Só fraggile da giugno fino a maggio,
in pratica, pe' tutto l'anno intero,
e puro si io só gajardo e fiero,
de la fraggilità resto in ostaggio.

Ma nun è vero che pijo d'aceto,
de fisico ciò grosse arterazzioni
che vanno a renne l'animo inquieto.

Si a criticà ciavrài mille raggioni,
só fraggile, t'ho detto e lo ripeto:
pe' questo nu' mme rompe li cojoni!

Valerio Sampieri
22 aprile 2018

 
 
 

Il tautogramma del Groto

Il tautogramma del Groto

Un tautogramma è una frase o addirittura un componimento, le cui parole iniziano tutte con la stessa lettera. Luigi Groto, poeta del 1500 noto come il Cieco d'Adria, compose un sonetto, servendosi di tale gioco di parole.

Deidamia

Donna da Dio discesa, don divino
Deidamia, donde duol dolce deriva,
Debboti Donna dir. Debbo dir Diva,
Dotta, discretta, degna di Dominio,

Datane da destrissimo Destino
Destatrice, del dì, dove dormiva,
Delle dotti donateti descriva
Demostene, dipingati Delfino.



Distruggemi dolcissimo desio
Di divolgarti. Disperol dipoi,
Diffidato del dur, depresso dire.

Dunque da che dicev al detti Dio.
Dinegomini, discolpami. Dipoi
Dimostra di degnarti del desire.

Luigi Groto
Pagina 71 di
Delle rime di Luigi Groto, cieco d'Hadria, nuouamente ristampate, & ricorrette dal medesimo auttore
https://books.google.it/books?id=rc6JE_aW8QYC
Luigi Groto - appresso Fabio, & Agostino Zoppini fratelli, 1587 - 224 pagine.

Le note al sonetto (pag. 188) recitano:
La Signora Deidamia ... Comandò all’Autore, che se voleua impetrare la grazia sua, le facesse un Sonetto, in cui il capo di ciascun verso fosse la lettera D & egli la ubbidì. Ma ella per non osservar la promessa, potendosi, ritrattò, e finse havergli ordinato che non ogni verso, ma ogni parola cominciasse da cotal lettera. Il perché l'Autor più bramoso della gratia di questa gentil Donna, che della propria vista, di nuouo con questo Sonetto la sodisfece.

 
 
 

Pôra Piazza Mazzini

Post n°4461 pubblicato il 14 Aprile 2018 da valerio.sampieri
 

Pôra Piazza Mazzini

E quinni puro tu ce sei cascata;
eri 'n gioiello co' quer ber laghetto
e queli marmi, da sembrà 'n quadretto.
Te smiccio mó e te vedo aruvinata.

E' come arifilà 'na cortellata
che te procurerebbe 'n tajo netto.
Vorebbe puro dà 'n cazzotto in petto
e 'n faccia annacce co' 'na zaccagnata



a chi è che t'ha mannata a scatafascio.
Li marmi tui só' propio neri neri,
ma no perché a crealli è stato er Fascio.

'Sta bella piazza la sentivo mia
e ce passavo 'n zacco volentieri ...
mó ... passo solo i' mmezzo a zozzeria ...

Valerio Sampieri
13 aprile 2018

 
 
 

Villa Massimo, doppo 60 anni

Post n°4460 pubblicato il 13 Aprile 2018 da valerio.sampieri
 

Villa Massimo, doppo 60 anni

Scriveveno "nun carpestà l'aiole"
e, m'aricordo, c'era er cavalluccio,
sia quelo vero, che sembrava 'n ciuccio,
sia quelli fatti co' de le sediole.

Che belli quei giardini der parchetto!
Me ce portava sempre Mamma mia,
che lì restava e nun annava via,
pe' la felicità der su' bimbetto.



Te vedo doppo 'na caterva d'anni
e nun c'è più 'n'aiola, solo erbacce ...
ma c'è passato 'n barbaro a fà danni?!

Quann'ero ciuco, c'era solo amore
'n de 'sto giardino pieno de cosacce
che mó, a vedélle, danno 'n gran dolore.

Valerio Sampieri
13 aprile 2018

 
 
 

Vincenzo da Filicaja

Post n°4459 pubblicato il 07 Aprile 2018 da valerio.sampieri
 

Quattro Sonetti

Italia, Italia, o tu, cui feo la sorte
Dono infelice di bellezza, ond'hai
Funesta dote d'infiniti guai,
Che in fronte scritti per gran doglia porte;

Deh fossi tu men bella, o almen più forte,
Onde assai più ti paventasse, o assai
T'amasse men chi del tuo bello a i rai
Par, che si strugga, e pur ti sfida a morte!

Che giù da l'Alpi non vedrei torrenti
Scender d'armati; nè di sangue tinta
Bever l'onda del Pò Gallici armenti;

Nè te vedrei del non tuo ferro cinta
Pugnar col braccio di straniere genti
Per servir sempre o vincitrice, o vinta.

2

Questa, che scossa di sue regie fronde
Sol coll'augusto Tronco ombra facea,
Gran Pianta eccelsa, e tanto al Ciel s'ergea;
Quanto fur sue radici ampie, e profonde:

Quella: ove nido facean gl'Ingegni, e donde
Virtù sostegno, e nudrimento avea,
E che di gloria i rami alti stendea
- Dal Caspio lido alle Tirintie sponde;

Ecco cede al suo peso, ecco da l'ime
Parti si schianta, e ciò, che un tempo resse,
Colla cadente Sua grandezza opprime;

E come il Mondo al suo cader cadesse,
Strage apporta sì vasta, e sì sublime,
Che han maestà le sue ruine istesse.



3

E ben potrà mia Musa entro le morte
Membra ripor lo spirto; e viva, e vera
Mostrar lei, qual fù dianzi, e dir qual'era;
E parte tor di sue ragioni a Morte.

Dir potrà, che fù giusta, e saggia, e forte;
Onor del sesso, e di sua stirpe altera;
Donna, che fuor de la volgare schiera
Il Ciel già diede al secol nostro in sorte.

Donna, che altrui fù norma; e norma solo
Di se dando a se stessa, in se prescrisse
Legge a gli affetti, e frenò l'ira, e 'l duolo.

Donna, che in quanto fece, e in quanto disse,
Tanto levossi sovra l'altre a volo,
Che mortal ne sembrò, sol perchè visse.

4

Vivrà l'Arcadia. Un di Talìa mel disse,
Mel disse Apollo, e mel giurò per quella
Sempre ostinata gioventù sua bella,
E in verde Lauro di sua man lo scrisse.

Nè Stoa mai tanto, nè mai tanto visse
L'Accademia, e 'l Liceo, di cui favella
De l'antica non men l'età novella.
Nel gran bollor de l'erudite risse.

Vivrà l'Arcadia; e la fatal congiura
Degli anni edaci, che sì ratti vanno,
Fia, che a lei di far fronte abbia paura.

E fin quando a morir le cose andranno,
Ne l'angonia del Mondo, e di Natura,
Arcadia i boschi risonar sapranno.

Vincenzo da Filicaja
Raccolta di rime italiane, tomo 1 - Parigi 1744, pag. 298-300

 
 
 

Paranza

Post n°4458 pubblicato il 03 Aprile 2018 da valerio.sampieri
 

Paranza

Noi famo presto a dì semo paranza,
ma nun vôr dì che semo amici veri,
queli che fra de loro so' sinceri,
queli che nun ce n'è grann'abbonnanza.

Nun sempre è amico chi te trovi appresso,
bigna vedé si cià de l'intenzioni
che je faranno fà le bône azzioni,
oppuro si lui vôle fatte fesso.

L'amico è quanno che nun te l'aspetti,
quanno che er caso te lo sbatte in faccia
e, quanno fà, nun lo fà a denti stretti.

Tu pôi cercallo a propio tutte l'ore;
si ciài bisogno, è certo nun te caccia
e nun te dice mai: "Sei debbitore".

'Ndò trovo 'sto signore?
Nun è poi così semprice trovallo,
si nun sei tu che sei disposto a fallo.

Valerio Sampieri
3 aprile 2018

 
 
 

Er romano

Post n°4457 pubblicato il 01 Aprile 2018 da valerio.sampieri
 

Er romano

Me fa, dice: - Er romano è strafottente,
baccaja sempre, cià brutte maniere
e, quanno che je gireno le sfere,
diventa fumantino e prepotente.

Dico: - Ma statte zitto, fa' er piacere
e nu' roppe le scatole pe' gnente,
ch'io so' romano e t'hai da mette' in mente
che 'ste frescacce l'hai da di' ar portiere.

Si a 'sto monno ce sta' un ômo gentile,
fine, educato, docile e modesto,
come un fiore che sboccia quann'è aprile,

questo è er romano e, si t'abbisogna,
sai che te dico? Squajatela presto
sinnò te gonfio come 'na zampogna!

Goffredo Durantini
Possenti, Francesco - Roma e i suoi poeti - Aldo Martello Editore Milano, 1972 (Pagine 343) - Pag. 10

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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