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Messaggi del 03/07/2016

Piazzale der Giannicolo

Foto di valerio.sampieri

Piazzale der Giannicolo
(All' arba)

Ammalappena s'arza su er sipario
e 'r giorno s'accavalla a la nottata,
da qui se vede tutto lo scenario
de 'sta Città magnifica, incantata.

È propio un quadro for de l'ordinario!
Se sbianca tutto e pare che 'na fata
co' un soffio smorza er faro. Monte Mario
s'indora e guarda in fonno a la vallata.

Sôneno le sirene e le campane
come de dì: sbrigateve ch' è l'ora
d' annasse a guadagnà de nôvo er pane.

Pare che Garibbardi da la sella,
rimmira soddisfatto chi lavora
pe' la grannezza de l' Italia bella.

Natale Polci
Piazze de Roma - Sonetti romaneschi - Roma, Editrice: Tipografia "Saturnia", 1929, pag. 7

 
 
 

Fungando

Fungando

Se qualcuno avesse usato con me tale termine, avrei probabilmente estratto la mia Durlindana, iniziando a rotearla vorticosamente, sì da mozzare senza pietà gambe, braccia e teste!!! Per fortuna nessuno lo ha fatto, sicché non ho dovuto raccogliere i pezzi disseminati qua e là, ricomponendo alla meglio ciò che avevo spezzettato improvvidamente! Meno male!!!
Orbene, i vocabolari contemporanei non recano traccia del lemma "fungare" e lo stesso è a dirsi dei primi quattro Vocabolari della Crusca, eppure il lemma non è sconosciuto in italiano e di esso abbiamo più di un riscontro letterario. Il Volume 6 della 5^ Edizione del Vocabolario della Crusca, a pag. 610 riporta infatti: "Neutr. Cercar funghi: ma non è d'uso comune - Frescobaldi M. Rim. 75: Due foresette ... bionde, Belle, gaie, gioconde Meco fungando vengon per le selve.".
Il Dizionario della lingua italiana del Tommaseo riporta, invece: "V. n. [Rig.] Mettere la funga, la muffa. Anche Infungare; e così Funghire e Infunghire. T. L'ire direbbe piuttosto il principio del mutamento; come ai Lat. la desin. escere, e sim.".
Et de hoc satis, direbbero i latini, basta così, vediamo qualcosa al contempo più ampio e più specifico a proposito di "fungando".
Ventura Monachi fu un Notaio fiorentino, cancelliere della repubblica dal 1340, che morì di peste nel 1348. Di lui si conserva un sonetto irregolare (16 versi) che riecheggia "non senza goffaggine e residui arcaici, i modi degli stilnovisti" [La letteratura italiana. Storia e testi, Vol. 10, Poeti minori del Trecento, a cura di Natalino Sapegno - Riccardo Riciardi Editore, Milano-Napoli, 1952]. A lui inviò un sonetto -metricamente alquanto strano- Giovanni di Lambertuccio Frescobaldi. Detto sonetto fu "mandato al Monachi quando questi si trovava a Pisa, nel 1341, per trattarvi la cessione di Lucca. Giovanni di Lambertuccio Frescobaldi è ricordato da Donato Velluti (Cronaca, ed. Del Lungo-Volpi, pp. 95-96) come 'sonettiere di forti [difficili] rime'" [La letteratura italiana, cit. pag. 25]. Ecco il testo "incriminato"!

Due foresette, ser Ventura, bionde
belle gaie gioconde
meco fungando vengon per le selve:
l'una cantando, l'altra le risponde,
mostrando ch'aggian donde,
sì dolce 'l canto da lor si divelve.

Con lor ghirlande di verdette fronde,
alzate alle ritonde,
dicendomi: - Ve' 'l fungo, -talor- ve 'l, ve' -;
ciascuna a mia richiesta si nasconde
tra quelle macchie fonde
in quella parte dove 'l più bel v'è.

E così in questa vita mi dimoro,
né alto argento od oro
desio infin che 'l lor viso non crespa;
ch'altr'ago che di vespa

punto m'ha il cor Amor d'ambedu' loro.
Tanto ricco tesoro
so ben che voi in Pisa non avvespa,
ch'ogni femmina v'è, per lor ber, crespa.

Note (i numeri indicano il verso):
3. fungando: cogliendo funghi.
5. donde: di che esser liete.
6. si divelve: si svelle, erompe dalle loro gole.
8. alzate, ecc.: tenendo le gonne alzate in giro, succinte.
9. ve 'l, ve'. Rima all'occhio; come pure al verso 12. [Rima per l'occhio: un caso particolare della rima composta; è una rima nella quale l'identità della parte  finale  di  due  versi  è  grafica,  ma  non  fonetica. Per  l'occhio è  la  rima  in  cui  si  richiede  lo spostamento dell'accento di parola. (VS: vedi definizione)].
15. non crespa: non si increspa di rughe, non invecchia.
19. non avvespa: non punge, non alletta.
20. per lor ber: per l'acqua cattiva che là bevono.
20. crespa: invecchiata anzitempo.

 
 
 

Alfredo Casini e Gioia

Post n°2943 pubblicato il 03 Luglio 2016 da valerio.sampieri
 

Er gnocco

Peppina mia ... me sento u’ gnocco quà
che me tormenta più de ... chissà chè:
si senti che fastidio che me dà ...
mannaggia come sbatte ... hai da vedè! ...

Peppina mia ... pe’ fallo un po’ carmà! ...
bisognerebbe che ce fussi te ...
annamo, dunque, nun te fà pregà,
viè da l’amore tuo ... sbrighete viè! ...

Solleveme ’sto gnocco che ciò quì,
e doppo sentirai si che te fó,
vedrai che rigaletto ... ha’ da sentì!

Nun fà la smorfiosetta, annamo ... sù,
er tutto è a ’ncomincià, che doppo po’,
ce piji gusto, e nu’ la pianti più!! ...

Alfredo Casini

Note di Valerio Cruciani:
Er gnocco! ...: sta in Il Marforio I, 9 - 17-18 Giugno 1902. Sonetto di endecasillabi tronchi, schema: ABAB ABAB CDC EDE.



Verità

È mezzo giorno, e giù pe’ porta Pia,
Giulio er facocchio e Nino er SAGRESTANO
stanno a litigà drento l’osteria
co’ tanto de cortello uperto in mano!

La gente aridunata pe’ la via
cerca ’na guardia, che starà lontano
senza caricatura un par de mija
Mentre que’ le du berve piano piano.

S’infocheno de più. «Si tu ci hai core
je dice Giulio, eh sorte viè’ de fora
invece de sta lì tanto a discore.»

E come du pantere inferocite
s’attaccano pe’ strada a cortellate
tra l’urli de le donne impaurite.



Er fatto, è fatto! ... er corpo der facocchio
sta steso irrigidito sur serciato
er sangue score e forma un corpo d’occhio
che si lo guardi resti disgustato! ...

Intanto le donnette fanno un crocchio
ariccontanno er fatto com’è stato.
Du’ monichelle stanno li ’nginocchio
preganno per quer poro disgraziato.

Doppo un par d’ora un bravo delegato
Come un avutomobbile a benzina
viè lì corenno tutto trafetato,

E pe’ fa er bullo aresta un po’ de gente
trattandola da boja e d’assassina ...
e mette drento chi nu’ ne sa gnente! ...

Alfredo Gioia

Note di Valerio Cruciani:
Verità: sta in Il Marforio, I, 4 - 30-31 Maggio 1902. Coppia di sonetti, schema: ABAB ABAB CDC EFE e ABAB ABAB CDC EDE. Parte I, vs. 1 mezzo giorno invece di mezzogiorno. Vs. 2 facocchio, carrozziere, fabbricante di carri (Vaccaro, Vocabolario belliano, op. cit.). Vs. 8 Mentre la maiuscola è probabilmente refuso, così come il punto in fine verso.

Alfredo Gioia, 1874-1933, idraulico, collaborò anche a «Er Conte Tacchia» e a «Rugantino» (il Possenti non dà invece notizia della sua collaborazione al «Marforio» (Possenti, op. cit. vol. I, p. 379).

 
 
 

La fontanella dello studio mio

La fontanella dello studio mio

La fontanella de lo studio mio,
che pare ciabbi sempre un tono uguale,
eia 'na parlata sua tutta speciale
che solamente la capisco io!
L'acqua è acqua nun e' è da fa' eccezione:
sia che pìscioli lenta
o che rimbarzi drent' a la vaschetta
è sempre lei, lo so,
quanno sento però que la vocetta,
ciò come l'impressione
che me stia accosto 'na parente stretta
che, nun solo me vede
ma s'interessa a quer che me succede.

Er giorno che sposai, 'sta fontanella
ciebbe un getto violento e mattacchione;
pareva che volesse dì' ar padrone:
"Benché sia corta godi:
la vita è tanto bella!"

Chi scorda l'accorato singhiozzà',
tra 'na lagrima e l'antra,
quanno morì Mammà?
Fu lei che un giorno intese
un diluvio de baci e che coprì,
col rumore dell'acqua, quer ... sì ... sì
rumore che durò pe' quarche mese.

Forze nun era lei che m'avvisava:
"Quell'è 'n'amico finto, è 'n'imbrojone
che va in cerca de micchi" e ... se fermava
come per avvertimme
che studiassi un po' mejo le perzone?

È lei che m'ha tenuto compagnia
quanno che me so' inteso solo ar monna
ne li momenti de malinconia:
"Tira a campà' - diceva - perchè in fanno
ancora nun sei morto!
Cerca, se poi, quell'oncia de conforto
che la vita riserva a ogni età;
cerca e la troverai
però, nun crede' mai
d'esse' arrivato a la felicità!"

Oh fontanella mia te vojo bene
perchè dai tutto senza chiede' gnente.
Chi t'ha inzegnato a dà' spontaneamente
la vita che te scorre ne le vene?
Ma che domanno io?
Te l'ha inzegnato Dio!

Tu m'hai dato riposo, sonno e quiete
nell' ora der cordojo,
tu m'offri, quanno ho sete,
tutta l'acqua che vojo!
più semprice e più pura
d'una bocca innocente de cratura,
ieri m'hai detto: "Ogni anno
l'acqua viè' meno e manca:
spesso ciangotta stracca, intorpidita
come l'acqua d'un pozzo.
È inutile so' vecchia e arimbambita:
nun canto più ... singhiozzo!"

- No, fontanella, no,
unica amica mia!
Nun me dì' che t'invecchi.
Tu resti eterna e giovane
come la poesia!
Er giorno che te secchi
io puro sparirò.

Augusto Jandolo
da Strenna dei Romanisti 1943, pag. 14

 
 
 

L' istruzzione ar giorno d' oggi

L' istruzzione ar giorno d' oggi

Io nun ho detto mai, sori fanatichi,
che in oggi l'istruzzione nun ce stìa,
ché er Maggisterio ha mille e una scanzìa
piene zeppe de libbri e d'incunatichi.

E manco troverete caristìa
de professor de lettre e mattematichi,
pelacochi ordinari o cattedratichi
da ciancicà su 'gni fisolofìa.

La mi' proposizzione è stata questa:
che un povero fijolo de scolaro,
co' tante intruserie drent'a la testa,

smorto che fusse, ve diventa vivo;
ma quer che perderà come somaro,
ve lo guadambierà come cattivo.

Armando Fefè
Da Strenna dei Romanisti 1959, pag. 70

 
 
 
 
 

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Un blog di: valerio.sampieri
Data di creazione: 26/04/2008
 

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