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« Messaggio #62IL GIORNO DEL SUO COMPLEANNO »

l'amico americano

Post n°63 pubblicato il 01 Novembre 2006 da guendalinarossa
 

L’amico americano

 

La nuova Via Appia, nel tratto che attraversa per circa due chilometri il paese, coincide perfettamente con il tracciato dell’antica consolare che il censore Appio Claudio iniziò a costruire nel 312 a.C. per collegare Roma a Capua e, successivamente, a Brindisi. Si sovrappone alla millenaria Regina Viarum, il cui basolato giace perfettamente conservato sotto una coltre di circa due metri di terreno, con un nastro di asfalto nerissimo che corre, in direzione  del capoluogo partenopeo, in linea retta ed in modo perfettamente perpendicolare al Verde Fiume, di dantesca memoria, che segna il confine tra il Lazio e la Campania.

Dalla sua destra, per il viaggiatore che procede in direzione sud, si dirama una serie di traverse che vanno verso il Tirreno e che muoiono alle spalle della duna costiera. D’estate poi, quando il sole picchia di brutto e si genera l’effetto fata morgana, sembrano i brevi rami di un immenso delta che, come accade a quei corsi d’acqua temporanei che si generano nei deserti australiani, si perdono nel nulla.

In una di queste strade, dedicata ad una santa che la tradizione popolare vuole essere stata martirizzata proprio da queste parti, in un appartamentino al secondo piano di una palazzina costruita in originalissimo  stile liberty abita la mia famiglia composta da sei persone. Nei locali di fronte  a quelli occupati da noi quella di un impiegato comunale. I due genitori e quattro figli.

Silvano ha venti anni ed è il maggiore dei due figli maschi del mio dirimpettaio di pianerottolo. Io ne ho solo sette .

E’ una fresca e limpida mattina di primavera quando, inaspettatamente, Silvano chiede a mia madre il permesso di condurmi con sé a fare compere. Ha sempre mostrato una spiccata simpatia per me, mi ha sempre riempito di dolciumi ed attenzioni e  gode della completa fiducia dei miei. Non ha difficoltà nell’ottenere l’assenso. Scendiamo in strada ma non ci dirigiamo verso il centro del paese.

Ci avviamo verso il mare  e di lì a poco guadagniamo le dune. Lui mi tiene per mano, mi conduce per un viottolo tracciato nella sabbia e che dovrebbe sfociare sulla spiaggia dove, mi sussurra, mi aiuterà a raccogliere le conchiglie che la mareggiata notturna ha depositato sulla battigia. Poi, d’un tratto, deviamo verso sinistra e raggiungiamo un gruppo di grosse agavi poste alla base di una  duna. Silvano dice di essere stanco, di voler riposare un po’ e fumare una sigaretta. E si sdraia sulla sabbia soffice ed asciutta. Mi invita a fare altrettanto. Le agavi ci proteggono da sguardi indiscreti. Non accende alcuna sigaretta, si sbottona i pantaloni e tira fuori il suo sesso grosso e turgido mettendosi a carezzarlo. Io credo che abbia voglia di orinare e faccio per allontanarmi quando afferra la mia mano e mi costringe a giocare, così afferma, con il suo pene che di lì a poco erutta uno strano liquido cremoso e biancastro. Resta con gli occhi chiusi per qualche minuto. E’ visibilmente rilassato. Con un fazzoletto pulisce  la mia mano ed il suo sesso, si ricompone e mi riporta a casa. Ha fretta e si vede. Non si cura di farmi raccomandazioni di alcun genere. Non so perché ma è sicuro del fatto suo. E’ certo che non farò parola dell’accaduto. E così accade.

Nei due anni successivi e fino al giorno in cui Silvano emigra negli Stati Uniti non si verificano altri episodi simili.

Sono trascorsi venti anni, abbiamo cambiato casa e l’amico di famiglia non fa più parte dei miei ricordi . Vivo una vita serena e sto per laurearmi. Ho una ragazza e penso che diventerà mia moglie.

In un piccolo paese, dove tutti si conoscono, le notizie volano di bocca in bocca in un battibaleno. Silvano F. ha fatto fortuna. Silvano F. sta per rientrare al paesello carico di gloria e dollari. Silvano F. è uno stilista di grido la cui fama va ben oltre i confini della cittadina a nord ovest di N.Y. in cui si è trasferito venti anni or sono. Silvano F. sarà accolto con tutti gli onori dal nostro primo cittadino. Anche i cronisti locali che di solito hanno ben poco da raccontare allo sparuto drappello di lettori che li seguono, si impadroniscono della buona nuova gonfiandola oltre ogni dire nella speranza di guadagnare un titolo a più di una colonna sulla pagina provinciale dei quotidiani ai quali collaborano.

L’episodio da me vissuto riemerge imperiosamente e fastidiosamente dal dimenticatoio nel quale era stato accantonato ma non, evidentemente, definitivamente sepolto. Un brivido attraversa le mie membra. Avverto una strana sensazione, sento che la “cosa” non è finita là su quella duna che, ormai, non esiste più in quanto vittima di ruspe ed escavatori che l’hanno spianata per far posto ad uno dei tanti condomini abusivi che ormai devastano la costa..

I computer sono la mia passione, Internet il mio pane quotidiano. Navigo spesso e so destreggiarmi nella rete con estrema facilità. Non ho difficoltà a collegarmi con il sito della cittadina statunitense dalla quale il mio amico, si fa per dire, dovrebbe rientrare. E’ ben strutturato, molto intuitivo e dotato di un motore di navigazione interno. Risalgo senza problemi al sito della polizia locale ed ho immediata conferma di ciò che “sentivo”: negli ultimi venti anni ben quattro bambini sono morti ammazzati, presumibilmente, da un pedofilo. E la polizia, come si suol dire, brancola nel buio. Due di essi poi, abitavano nello stesso quartiere.

Mi avvalgo del motore interno del sito. Digito il nome ed il cognome di Silvano ed ottengo il risultato che mi attendevo: anche lui abita nel quartiere delle sue due, ne sono ormai convinto, vittime.

E’ notte fonda quando ho terminato le mie ricerche, gli occhi bruciano come se li avessi stropicciati con dita che hanno maneggiato un peperoncino ma evito di cedere alle lusinghe di Morfeo e mi sforzo di pensare al da farsi. L’idea di rivolgermi alla locale stazione dei carabinieri viene subito messa da parte ché, non ho dubbi, sarei giudicato un visionario da chi, ove le mie congetture si dimostrassero inesatte, collezionerebbe una figura barbina. Decido di imboccare la strada più ovvia: contattare, on line, la polizia della cittadina statunitense.

Pensato e fatto. Invio una dettagliata e-mail a chi di dovere esponendo i miei dubbi, raccontando la violenza di cui anni fa sono stato vittima ed allegando anche i  miei dati personali. Sarebbe inutile aprire un nuovo indirizzo di posta elettronica fornendo dati fasulli poiché la qual cosa, oltre a dare minor forza alle mie supposizioni, non mi garantirebbe l’anonimato. Un buon tecnico informatico risalirebbe in poco tempo al mio numero di telefono e quindi a me. Soddisfatto ed a posto con la mia coscienza precipito in un sonno profondo e ristoratore.

Sono trascorsi  quattro mesi dall’invio della missiva elettronica quando un giovane carabiniere mi contatta e mi invita a seguirlo in caserma. E’ gentilissimo, mi tranquillizza dicendomi che il maresciallo comandante la stazione vuole solo parlarmi e passarmi comunicazioni che mi riguardano. Non ho nulla da temere e non ho bisogno di essere tranquillizzato. Non collego la convocazione alla e-mail spedita ai poliziotti della cittadina statunitense e nella quale avanzavo l’ipotesi che il tale noto stilista poteva essere colpevole di pedofilia ed omicidio. Ormai non ci penso più da tempo anche perché alla lettera ha fatto seguito solo e solamente una risposta di ricezione. In automatico. E ciò non mi garantisce affatto che ne sia stata presa visione. Comunque, mentre seguo il milite chiacchierando con lui del più e del meno, non posso esimermi dal pensare al fatto che del rientro in patria del mio illustre compaesano non si parli ormai più. Mi sfugge un sorriso di soddisfazione.

Il maresciallo mi accoglie con estrema cortesia. Lo conosco solo di vista, lui, ovviamente, sa tutto di me. Mi invita nel suo ufficio e mi porge una sedia. Apre una cartellina di colore blu, ne estrae un fax appena ricevuto e me lo porge. Il contenuto del documento, inviato dal comando generale dell’arma con preghiera di darmene immediata visione, conferma che le indagini avviate, a seguito della mia denuncia, dalla polizia della cittadina americana hanno avuto esito positivo: Silvano F. è stato incastrato ed arrestato. E’ lui il pedofilo omicida. Mi spetta addirittura anche un premio in denaro.

Il maresciallo si complimenta per il mio alto senso civico e, tra le righe, mi rimprovera per averlo scavalcato. Non lo avessi fatto avrebbe avuto anche lui la sua fetta di gloria. Non lo avessi fatto, penso tra me e me mentre allungo il braccio e gli porgo la mano per salutarlo e congedarmi, non saremmo a questo punto.

La giornata è splendida, la soddisfazione tanta ed il pensiero che il mio primo concittadino, uomo estremamente antipatico, abbia perso un’ottima occasione per pavoneggiarsi mi rende ancora più felice.

Accendo una sigaretta  e, mentre mi allontano dalla caserma, aspiro una lunga boccata di fumo.

E’ finita, ora sì.

 
 
 
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INFO


Un blog di: guendalinarossa
Data di creazione: 28/09/2006
 

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