ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 16/07/2012

LO SCAPOLARE DEL BEATO GIOVANNI PAOLO II E' CUSTODITO A WADOWICE

Post n°7322 pubblicato il 16 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il pezzo si stoffa di Giovanni Paolo II è diventato una reliquia venerata nella sua città natale

Si trova a Wadowice lo Scapolare della Madonna del Carmine indossato da Giovanni Paolo II (ormai una preziosa reliquia) fin dall’età di dieci anni. “A Wadowice, – racconta Karol Wojtyla nel libro ‘Dono e Mistero’, in occasione del 50° del suo sacerdozio – c’era sulla collina un monastero carmelitano, la cui fondazione risaliva ai tempi di San Raffaele Kalinowski.

Gli abitanti di Wadowice lo frequentavano in gran numero, e ciò non mancava di riflettersi in una diffusa devozione per lo scapolare della Madonna del Carmine. Anch’io lo ricevetti, credo all’età dieci anni, e lo porto tuttora. Si andava dai Carmelitani anche per confessarsi. Fu così che, tanto nella chiesa parrocchiale quanto in quella del Carmelo, si formò la mia devozione mariana durante gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza fino al conseguimento della maturità classica”.
 
Secondo quando affermato dallo stesso, Papa Wojtyla non si separò mai da quel duplice pezzetto di stoffa che – secondo la tradizione carmelitana – offre a quanti lo indossano con devozione il cosiddetto “privilegio sabatino” che promette l’abbraccio della Vergine Maria, nel primo sabato dopo la morte. Per una misteriosa coincidenza sappiamo che Giovanni Paolo II spirò alle 21.37 del 2 aprile 2005, proprio nel giorno di Sabato, “mentre in piazza S. Pietro – ricorda il teologo carmelitano P. Antonio Maria Sicari – si cantava la Salve Regina, come si fa ad ogni sabato sera, da ottocento anni, in ogni chiesa carmelitana. Umili e dolci coincidenze agli occhi semplici di chi crede che in Paradiso si coltivi una delicata attenzione ai particolari”.

Karol Wojtyla indossava lo scapolare del Carmine anche al momento dell’attentato del 13 maggio 1981, “Non se ne volle separare – scrive il postulatore della causa di beatificazione, don Oder Slawomir – nemmeno in sala operatoria”. Papa Benedetto XVI, nel corso dell’Angelus domenicale, ha voluto ricordare questa particolare devozione del Papa polacco: “Il segno del personale affidamento a Lei [alla Vergine Maria] – lo scapolare – lo portava e lo stimava tanto il beato Giovanni Paolo II”.

Adesso – come accennavamo prima – lo scapolare di Giovanni Paolo II è custodito nella città natale dell’amato Pontefice, a Wadowice, posto come una reliquia nell’altare della Madonna del Carmine, là dove il giovane Karol l’aveva ricevuto.

 - Michelangelo Nasca - vaticaninsider.lastampa.it -

 
 
 

LA CHIESA CELEBRA LA BEATA VERGINE DEL CARMELO. IL PAPA: MODELLO DI PREGHIERA E DI DEDIZIONE A DIO

Post n°7321 pubblicato il 16 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

“Un modello di preghiera, di contemplazione e di dedizione a Dio”: così Benedetto XVI ha definito più volte la Beata Vergine del Monte Carmelo, che la Chiesa celebra oggi. Il 16 luglio del 1251, infatti, la Madonna apparve al Beato Simone Stock, primo priore generale dei Carmelitani, un Ordine che si ispira al profeta Elia. Al microfono di Isabella Piro, ascoltiamo il padre carmelitano Giuseppe Midili, direttore dell’Ufficio liturgico del Vicariato di Roma:RealAudioMP3

R. – Il profeta Elia è un modello di vita contemplativa e una figura molto attuale proprio perché riesce a coniugare una dimensione contemplativa di comunione con Dio, costruita nel silenzio, costruita nella solitudine, e una grande forza d’animo e un grande coraggio nel denunciare le ingiustizie e nell’essere vicino alle realtà di miseria, di povertà, di sofferenza.

D. – Cosa possiamo dire dello scapolare che l’Ordine dei carmelitani indossa come simbolo?

R. – Lo scapolare è un segno di consacrazione a Maria, imitazione del suo stile di vita, della sua fede. Per noi oggi, però, lo scapolare è un promemoria del Battesimo: così come nel Battesimo abbiamo ricevuto la veste bianca, allo stesso modo la Chiesa – attraverso il segno dello scapolare – ci offre un mezzo per ricordare che siamo stati consacrati a Cristo, che siamo diventati creature nuove attraverso il Battesimo. Prova ne sia il fatto che sullo scapolare troviamo da una parte l’immagine della Madonna, ma dall’altra troviamo l’immagine del Cristo.

D. – Nel corso della storia della Chiesa sono stati tanti i santi carmelitani: li vogliamo ricordare e vogliamo anche evidenziare cosa dicono al mondo di oggi?

R. – La spiritualità carmelitana racchiude grandi figure di santi, molto diverse fra loro. Pensiamo, per esempio, al beato Tito Brandsma, giornalista e martire nei campi di concentramento; pensiamo a Teresa d’Avila; a Giovanni della Croce: grandi figure di contemplativi. I santi del Carmelo hanno caratterizzato la loro vita attraverso un ascolto della Parola. La dimensione contemplativa di Lectio Divina sui testi biblici è sicuramente una caratteristica fondamentale dei santi del Carmelo.

D. – Oggi l’Ordine del Carmelo quale missione porta nel mondo?

R. – Dopo aver ascoltato la Parola e dopo aver compreso che cosa dicono le Scritture in sé, il carisma carmelitano propone una visione profetica e cioè vivere nell’ossequio di Gesù Cristo: quindi una dimensione contemplativa, ma in mezzo al popolo; non una forma di vita eremitica, ma piuttosto una vita contemplativa a stretto contatto con la realtà sociale e ecclesiale.

D. – L’ascesa sul Monte Carmelo simboleggia l’ascesa verso Dio: oggi è facile far comprendere questo all’uomo contemporaneo?

R. – L’uomo contemporaneo ha un anelito profondo verso Dio, ma non riesce a trovare le modalità per esprimerlo. La grande molteplicità di proposte rischia, talvolta, di confondere. Penso che la modalità contemplativa possa essere quella che porta la persona, giorno dopo giorno, a vivere la sua quotidianità alla luce della Parola. Quindi un anelito di Dio che trova risposta in Cristo Gesù e nell’esperienza della comunità ecclesiale.

- radiovaticana.org/it -

 
 
 

LA PREGHIERA, TEMPO SCIUPATO?

Post n°7320 pubblicato il 16 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

La preghiera, tempo sciupato? In un certo senso, sì. Splendidamente sciupato per capire chi siamo, che cosa ci attende, quali desideri abbiamo dentro, e - ancora - perché viviamo. Tempo sciupato che riscatta il tempo impegnato: il nostro tempo che è vuoto senza Dio. Occorre un'altra logica: quella della gratuità, dell'Infinito presente e amato...

Che senso può avere la preghiera nella nostra vita di oggi?

Non è tempo sciupato? Non è un sottrarci alle nostre responsabilità umane per dedicarci ad un esercizio inconcludente? Non è un faticoso e vano raccoglierci, mentre già siamo oberati di incombenze e siamo stanchi del nostro lavoro, mentre abbiamo bisogno più di qualche evasione poiché la catena di montaggio e la routine dell'ufficio o della casa ci tengono legati per interminabili ore?

Gli interrogativi potrebbero continuare. Affrontano un problema enorme anche se apparentemente irrisorio - e scomodo. Ad esempio: dedichiamo noi otto minuti di preghiera al giorno? Ci son persone nascoste nei monasteri che vi dedicano otto ore e più. Non è questo uno scialo di tempo e di energie? Non siamo di fronte a vite sciupate? E non aveva forse ragione quel religioso (oggi càpita di tutto) che disse - ripeto la frase, non la condivido, ovviamente - di non poter perdere tempo a dire la Messa o a recitare il breviario finché anche un solo fratello soffriva nella miseria o moriva di fame?

L'argomento s'allarga, come si vede. E può assumere toni risoluti, quasi drammatici.

Stiamo al tema: la preghiera non è tempo sciupato?

Potremmo presentare qui tutto l'inventario delle esigenze dell'umanità: la guerra, la violenza, il sottosviluppo, la giustizia da attuare, la scienza da sviluppare, la tecnica da far progredire... Tutte voci che ci inquietano, che ci provocano ad un impegno indilazionabile e perentorio.

Oppure - per non giocare con realtà più grandi di noi e per esprimere la nostra problematica di placide persone della società del benessere - forse potremmo semplicemente ammettere che abbiamo altro da fare: che lavorare stanca e vogliamo qualche momento di quiete in cui non pensare a nulla; che siamo costretti a vivere continuamente nello schema d'un orario strettissimo, tra telefoni che squillano, scadenze che incombono, pignatte e pannolini... e non troviamo un istante per questo lusso che è la preghiera. Sono operaio: come posso pregare? Sono studente: come posso pregare? Sono casalinga: come posso pregare?

Mah. Verrebbe voglia di chiedere, così a bruciapelo, di tentare la somma dei vari momenti sciupati. Talvolta ci diam l'aria importante di persone che vivono assillate da chissà quali affari ad orizzonte mondiale, e poi ci scopriamo coi piedi sul tavolo di lavoro a leggerci beatamente il giornale nelle pagine più frivole, o pigramente affondati in una poltrona a sorbirci la lezione televisiva da capo a fondo.

Forse l'osservazione è cattiva. Mettiamo pure. Non vale negare né le istanze della storia né i piccoli compiti della vita d'ogni giorno. E va detto che il riposo è un dovere: stiamo diventando un po' tutti psicopatici.

Eppure la risposta non è data.

C'è ancora da chiedersi se riusciamo a dare un senso a tutto ciò che facciamo, quando manca qualche momento di silenzio e di dialogo raccolto con Dio. C'è da chiedersi se riusciamo a continuare ad impegnarci per la storia o per il fratello, o più semplicemente se riusciamo a vivere senza sapere il perché, il verso dove... Dico vivere: non trascinare stancamente l'esistenza.

La preghiera, tempo sciupato?

In un certo senso, sì. Splendidamente sciupato per capire chi siamo, che cosa ci attende, quali desideri abbiamo dentro, e - ancora - perché viviamo. Tempo sciupato che riscatta il tempo impegnato: il nostro tempo che è vuoto senza Dio. Occorre un'altra logica: quella della gratuità, dell'Infinito presente e amato...

Chiedo scusa di dire queste cose con l'aria di aggredire, mentre sto parlando a me stesso e invitando qualche amico che vuole a una lealtà tanto difficile.

 - Alessandro Maggiolini -notedipastoralegiovanile.it - donboscoland.it -

 
 
 

DANZANDO SULLE STAMPELLE

Post n°7319 pubblicato il 16 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Non vorrei essere non-disabile perché la mia vita è meravigliosa». È approdato a questa certezza il lungo percorso di Claire Cunningham. Percorso iniziato quando a cinque anni, a lezione di danza, «non riuscivo a stare al passo con gli altri ragazzi e, a quell’età, non capivo come mai non fossi in grado di fare le stesse cose che a loro invece riuscivano». Il perché l’ha compreso dopo, quando a 14 anni si è vista costretta a usare le stampelle per potersi muovere. «E sono cresciuta convincendomi che la danza fosse fatta per le persone non disabili». Un po’ di anni come cantante di musical, poi nel 2005 la svolta.

«Mi sono avvicinata alle performance aeree, quelle con il trapezio o la corda, adatte a me che, usando le stampelle, avevo molto sviluppata muscolarmente la parte superiore del corpo. E mi sono accorta che anche quella era danza. Mi sono esibita con la compagnia inglese Blue Eyed Soul Dance, dove mi ha notato il coreografo americano Jess Curtis: lui, che già lavorava con danzatori disabili, mi ha fatto conoscere la tecnica Contact Improvisation e mi ha aiutato a capire che cosa avrei potuto fare col mio corpo».

Oggi la scozzese Claire è coreografa e danzatrice. Balla sulle stampelle, caratteristica che le è valsa l’appellativo di «Pistorius della danza». Il suo modello è «Bill Shannon, l’artista statunitense pioniere nella danza con l’utilizzo di stampelle». Racconta la sua storia in scena, perché «in quanto disabile mi capita di essere osservata spesso in pubblico. E la società proietta su di me un suo personale “progetto narrativo”, facendo ipotesi su quale possa o non possa essere stata la mia storia». Ecco allora Evolution, coreografia che il 19 e il 20 luglio – insieme ad un altro suo lavoro, Mobile – porterà a Torino, alla Cavallerizza Reale, nell’ambito del festival Teatro a Corte. Per dire, ballando in punta di stampella, «che la mia vita è meravigliosa».

Da dove arriva questa certezza?

Dal fatto che quando danzo sento che non ho altre opzioni perché sono certa che sono nata per questo. Mi sento più a mio agio su un palco che da qualsiasi altra parte e ho sempre qualche nuova idea, qualcosa di nuovo da dire, un’altra persona incredibile con la quale lavorare e così tanto da imparare.

Come ha scelto la danza come linguaggio privilegiato per comunicare?

A volte penso sia stato indotto dal fatto di essermi “esibita” per tutta l’infanzia davanti ai dottori, esaminata continuamente per mostrare il mio modo di camminare. Ma penso che sia anche una sfida a confrontarmi con la curiosità del pubblico trovando allo stesso tempo confidenza con il mio corpo in un ambiente, quello della danza, in cui poter dettare i termini e le regole attraverso il mio punto di vista in maniera differente da ciò che avviene di solito nel mondo.

Che cosa significa per lei confrontarsi con il limite?

Vuol dire imparare quotidianamente i modi in cui il mio corpo funziona e allenarsi a percepire fino a che punto poter forzarlo. Limiti fisici che, con la disciplina quotidiana, riesco a superare nonostante questi si evolvano continuamente. E vuol dire accorgerci di come nei nostri rapporti quotidiani siamo soliti applicare agli altri i nostri stessi limiti con il risultato che essi diventano totalmente infondati.

Quali i limiti più grandi che si è trovata ad affrontare?

La fatica più grande è dover in continuazione far intendere al mondo quale sia il nostro vero potenziale. Un ostacolo che a volte mi sembra insormontabile è rappresentato dalle poche aspettative che la gente ha su di me in quanto disabile perché c’è ancora chi crede che i disabili siano meno dotati di esperienza, non possano contribuire allo sviluppo della società e debbano sempre essere aiutati.

Lei che modello di bellezza propone in un mondo, quello della danza, dove il corpo è valore fondamentale?

Non ho un modello specifico, ma sto offrendo una sfida a chi è abituato a relazionarsi esclusivamente con i canoni estetici tradizionali. Credo che tutto riguardi il contesto in cui il corpo è visto e trovo che la natura dei corpi così come vista oggi in teatro, al cinema o in tv sia davvero noiosa: sono le differenze che rendono la vita interessante e noi ci stiamo perdendo un’enorme ricchezza di diversità di lavori, talenti e prospettive confinando la nostra prospettiva nell’ammirare solo una piccola percentuale di persone convenzionalmente “belle”.

Oggi il “diverso” è spesso ai margini della società e se arriva, vedi Oscar Pistorius che si conquista l’accesso alle Olimpiadi, fa notizia: qual è la sua opinione?

Penso che un tale atteggiamento possa essere definito pornografia. Quello che credo debba cambiare è la graduale realizzazione che la disabilità non è una cattiva condizione, ma un naturale modo d’essere. Ogni persona di fatto diventerà disabile: è il naturale progresso della vita umana. Per molti, però, il nostro è uno stato umano orribile e non semplicemente una condizione differente di progredire nel mondo: dobbiamo smettere di vedere la disabilità come una malattia da curare ed accettarla come un valido modo di vivere nel mondo. Per questo non vorrei essere non-disabile.

 -Pierachille Dolfini - avvenire.it - donboscoland.it

 
 
 

IL PARLAMENTO SDOGANA IL TABU' DELL'INCESTO

Post n°7318 pubblicato il 16 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Lo scorso 16 giugno il Forum delle Associazioni Familiari, il network cattolico che opera dal 1992 e oggi raccoglie l’adesione di una cinquantina di organizzazioni, ha emesso un allarmato comunicato stampa, con cui la Camera dei Deputati della Repubblica italiana viene fermamente invitata ad un ripensamento.
Questo il testo del comunicato:
Il Forum delle associazioni familiari esprime grande preoccupazione per il disegno di legge contenente «Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali», che, nell’affermare identico trattamento giuridico ai figli legittimi e ai figli naturali, rende possibile il riconoscimento anche dei figli nati da rapporti incestuosi. Al testo già approvato dalla Camera il 30 giugno 2011, il 16 maggio 2012 il Senato ha aggiunto, tra altre modifiche, un nuovo testo dell’art. 251 C.C. che autorizza, seppur con il filtro valutativo del giudice, il riconoscimento del «figlio nato da persone tra le quali esiste un vincolo di parentela in linea retta all’infinito o in linea collaterale nel secondo grado» (cioè generati da padre con figlia, da madre con figlio, nonno con nipote, da fratello con sorella, tanto per intendersi), «ovvero un vincolo di affinità in linea retta» (suocero con nuora, suocera con genero).
Nessuno ha rilevato la gravità di questo disegno di legge che torna ora alla Camera per l'approvazione definitiva.
Ammettere il riconoscimento dei figli incestuosi è un grave vulnus alla concezione della famiglia come convivenza ordinata e strutturata, in cui l’istinto sessuale trova espressione all’interno della coppia e il rapporto tra generazioni ne è esente; per tutte le culture evolute l’incesto è un disordine inaccettabile ed è, nella stragrande maggioranza dei casi, frutto di violenza, fisica o psicologica.
Né può ritenersi che sia nell'interesse dei figli sapere, vedere certificata e pubblicamente conclamata la propria origine incestuosa: che percezione della famiglia, che educazione al rispetto di sé e dell'altro ne può derivare? Il Forum auspica che i deputati sappiano evitare questo passo indietro nella convivenza civile.

In realtà il provvedimento che torna alla Camera dei Deputati per essere approvato costituisce un ulteriore devastante colpo di piccone all’istituto familiare. Del resto, la liberalizzazione progressiva dell’incesto è sempre stata vista come l’efficace grimaldello per far saltare il concetto di famiglia tradizionale, quella che qualcuno ha considerato una «gabbia anacronistica». Lo scriveva esplicitamente Jean-Paul Sartre in un articolo redazionale pubblicato sul n.12 della rivista Tout nel 1969: «Quanto alla famiglia, scomparirà (...) soltanto quando avremo cominciato a sbarazzarci del tabù dell'incesto (tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle); la libertà deve essere pagata a questo prezzo».
In effetti, è dagli anni ’70 che esiste un tentativo ideologico di sdoganare il tabù dell’incesto in nome della liberalizzazione sessuale. Già l’attivista Shulamith Firestone, una canadese di origini ebraiche icona del movimento radicale femminista in quegli anni (fu tra i fondatori del New York Radical Women, del Redstockings, e del New York Radical Feminists) nel suo famosissimo best seller The Dialectic of Sex (1970), sintesi in salsa femminista delle idee di Sigmund Freud, Wilhelm Reich, Karl Marx, Frederick Engels, e Simone de Beauvoir, riteneva che con l’erosione della famiglia e l’eliminazione dei tabù relativi all’incesto ed alla repressione sessuale (considerati conseguenze inevitabili della vita familiare), sarebbe finalmente nato qualcosa di nuovo.
La psicosessualità al potere – secondo la Fireston – avrebbe dato vita ad un nuovo tipo di amore, un amore veramente libero, e con esso la possibilità di una vera felicità. Più esplicito è stato lo psicologo Americano Wardell Baxter Pomeroy nel suo controverso libro A New Look at incest (1977), una nuova visione dell’incesto, in cui la teoria a favore dei rapporti sessuali tra consanguinei si spinge davvero avanti:

    Possiamo registrare molte relazioni sessuali serene e reciprocamente appaganti tra padri e figlie. Questi possono essere occasionali o duraturi, ma non hanno alcun effetto negativo (…). L’incesto tra adulti e giovani può rappresentare un’esperienza capace di soddisfare ed arricchire (…). Quando sussiste una mutua e sincera attenzione per l’altra persona, piuttosto che un atteggiamento di egoistico possesso focalizzato sul proprio godimento sessuale, allora la relazione incestuosa può davvero funzionare perfettamente. L’incesto può arrivare ad essere una piacevole, innocua e persino arricchente esperienza.

Alquanto significativo, poi, è che il libro del dottor Pomeroy sia stato promosso e consigliato dall'International Planned Parenthood Federation (IPPF) – di cui lo stesso Pomeroy è stato prestigioso membro –, una potente organizzazione abortista mondiale con sede a Londra e presente in 189 Paesi, specializzata, fin dal 1952, nella pianificazione familiare (rectius contraccezione ed aborto), che riceve finanziamenti pubblici per progetti speciali dalla Commissione Europea e dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, e che collabora con diverse istituzioni internazionali, tra cui l’UNICEF, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’Organizzazione per lo Sviluppo e la Cooperazione Economica, e così via.
Questo il clima culturale e la potenza di fuoco che sta dietro chi sponsorizza la legalizzazione dei rapporti sessuali tra consanguinei.
Eppure l’incesto – il cui nome deriva dal latino in-castus, impuro – è pratica ripudiata pressoché da tutti i popoli di ogni latitudine, periodo storico e cultura, un tabù prevalentemente dettato dalla preoccupazione per la difesa della specie umana, in senso sociale piuttosto che biologico. Per questo la Chiesa cattolica, ad esempio, ha sempre condannato l’incesto per la sua intrinseca capacità di corrompere le relazioni familiari e segnare un regresso verso l’animalità. Ed è per questo che la società può ben difendersi con l’arma della sanzione penale.
Nel suo saggio Le strutture elementari della parentela (1949) l’antropologo e filosofo francese Lévi-Strauss affronta questo delicato tema legandolo alla relazione che corre tra l’esistenza biologica e l’esistenza sociale dell’uomo, ed arrivando ad affermare che «la proibizione dell’incesto costituisce il passo fondamentale grazie al quale, per il quale, e soprattutto nel quale si compie il passaggio dalla natura alla cultura». Quest’ultima affermazione la dice lunga sul passaggio evolutivo della società che i liberalizzatori dell’incesto intenderebbero propugnare. Perciò occorre sostenere l’appello lanciato dal Forum delle Associazioni Familiari e battersi perché la Camera dei Deputati riveda la propria posizione e non approvi il riconoscimento dei figli incestuosi.

- Amato Avv. Gianfranco - CulturaCattolica.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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