ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 27/07/2012

IL PELLEGRINAGGIO A MEDJUGORJE LASCIA IL SEGNO

Post n°7342 pubblicato il 27 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ne avevo sentite di tutte su Medugorje. Dal libro di Antonio Socci, alle trasmissioni Tv di Paolo Brosio, passando per lo scetticismo, per usare un eufemismo, di alcuni secondo i quali questi impostori bosniaci sono solo dei traditori dello spirito di Fatima al servizio – Consapevole? Inconsapevole? – di Satana. Ma è come quando siamo di fronte ad una tavola imbandita. Chiunque può raccontarti quanto siano buoni quei manicaretti o quanto male si mangi in quel ristorante: finché non assaggi, è difficile capire.
Personalmente sono ripartito da Medugorje con la pancia bella piena, dopo essermi messo a tavola, lo ammetto, con più di qualche dubbio. La mia via alla Fede, impervia, da ripercorrere ogni giorno, piena di ostacoli e inciampi, si è sempre nutrita di ingredienti razionali. Medugorje è stato un piatto di un sapore quasi ignoto, per me che ero stato a Lourdes quando ero un ragazzino; quel sapore di Soprannaturale che in una vita frenetica troppo spesso si è portati a trascurare. Un gusto fondato su alcuni ingredienti, se vogliamo anche semplici, che non possono che destare stupore.

Lo stupore di vedere quelle file ai confessionali, quelle migliaia di persone in adorazione di fronte al Santissimo Sacramento, quel popolo che assiste ogni giorno alla Santa Messa celebrata in più lingue.
La meraviglia delle vite dedicate al Signore – e quindi al prossimo – di persone consacrate, come suor Emmanuel e suor Cornelia, ma anche di uomini e donne laici, padri e madri, come i fondatori della Comunità Sollievo di Yahweh (http://www.missioniba.it/lacomunita), che vendono tutto quello che hanno e Lo seguono. Partono dall’Italia con due tende ed un Wc chimico e dopo due anni si ritrovano a guidare un centro di carità ai bisognosi riconosciuto a livello statale e capace di sfamare migliaia di persone. Mentre li ascolti raccontare la loro esperienza non puoi fare a meno di pensare che chi si aspetta “segni” – apparizioni, il Sole che gira, la statua che lacrima – dovrebbe riconoscere in questa umanità “trasfigurata” dall’Amore di Dio e per Dio le prime prove della presenza di Quello che cerca.

Molto gustosa si è rivelata anche la “fisicità” di certi gesti: recarsi a piedi alla collina delle apparizioni, laddove i veggenti videro per la prima volta e molte altre ancora la Madonna, raccogliersi in preghiera in ginocchio davanti alla statua che raffigura la nostra Madre; scalare il Krizevac, il monte dove nel 1933 i cittadini di Medugorje salirono per costruire la croce che ancor oggi è lì a ricordarci Chi e come ci ha salvato, arrivare lassù sudati e col fiatone e ancora ringraziare e offrire quella tua fatica per un’intenzione particolare. Sono gesti – questi descritti, come molti altri – che aiutano a riscoprire che anche il corpo chiede una disposizione particolare per la preghiera: la fatica, la ricerca del silenzio, il camminare verso, aiutano ad assumere il giusto atteggiamento spirituale.

Ultima, importante, corda pizzicata a Medugorje è quella della famiglia come fiamma che alimenta la Fede. A più riprese, diverse testimonianze ci hanno ricordato che la famiglia è la prima “comunità di preghiera”, dove far posto a Gesù e Sua Madre. Un’iniezione di coraggio e determinazione non da poco, per chi ogni giorno si trova a dover lottare con i ritmi serrati che lavoro, doveri matrimoniali e di genitore impongono. Dare il giusto peso, e quindi il giusto tempo e il giusto spazio, alle cose, è la strada verso un miglior rapporto con il Signore, Che esige attenzione.

Certo, in conclusione i più scettici e i maliziosi potrebbero chiedere: Medugorje ti ha cambiato la vita, sì o no? E aggiungere: molte delle cose che abbiamo sentito, le sappiamo trovare da soli, senza scomodarsi per andare in Bosnia. Ma se si crede che quanto elencato sia un buon distillato di vita cristiana, il fatto che a Medugorje si possa trovarlo rappresenta già uno di quei frutti da cui si può far discendere il giudizio sull’albero. E se dovessi rispondere alla prima domanda, potrei dire che il pellegrinaggio a Medugorje lascia il segno: si può continuare a cadere, ma aver vissuto quei giorni “diversi” è un buon ricordo e sostegno per ripartire.

- Lorenzo Schoepflin - libertaepersona.org -

 
 
 

DIECI CONSIGLI UTILI PER UNA VACANZA DA CRISTIANI

Post n°7341 pubblicato il 27 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Il cattolico si distingue anche dal modo in cui si riposa e si diverte: anche sotto l'ombrellone o in cima a una montagna, la meta della vita non è un pacchetto turistico, ma il Paradiso.

Arriva l'estate e l'uomo moderno si misura con un appuntamento obbligato quasi per tutti: le vacanze. Faccenda profana, ma che ha a che fare con i temi della fede e dell'apologetica. Perché il cattolico si riconosce anche dalle vacanze che fa. Ovviamente, c'è una grande libertà di scelta tra le molte opzioni che abbiamo a disposizione, in una forbice che va da Borghetto Santo Spirito alle Antille. Ma dentro questa libertà ci sono alcuni punti fermi che ci dovrebbero guidare anche durante le nostre ferie. Proviamo a stilare un piccolo vademecum per "la vacanza cattolica".

1. CONTINUA A ESSERE CRISTIANO ANCHE IN VACANZA

Questo dovrebbe essere il punto di partenza di ogni cattolico che progetta il suo tempo di riposo e di divertimento. Andare tre settimane in Patagonia non è un delitto per un cristiano. Ma lo diventa se uno nemmeno si pone la domanda: e la Messa? In tempi di turismo globale, e di pacchetti turistici che ci portano agevolmente ovunque, bisogna stare attenti a non dimenticarsi l'essenziale: che non è il passaporto, ma Gesù Cristo. Che si incontra innanzitutto a Messa, almeno la domenica e nelle feste comandate.

2. RIPOSA MA NON OZIARE

Vacanza è, semplicemente, cambiare attività. Questo è vero anche solo dal punto di vista umano. C'è qualcosa di patologico nell'idea di "bruciare" il tempo delle ferie nel nulla assoluto, in un'abulia senza costrutto che è, notoriamente, l'anticamera del vizio e del peccato. Per questo motivo anche una giornata di vacanza richiede una certa disciplina, cioè un programma di vita nel quale ci siano tanto riposo e divertimento, il fermo proposito di lasciare da parte il lavoro di ogni giorno, ma anche il tempo per gli altri, a cominciare dai nostri familiari.

3. STAI ALLEGRO, DIVERTITI MA NON PECCARE

Era uno dei consigli fondamentali di don Bosco. La vacanza è un grande privilegio, che i nostri antenati non hanno praticamente conosciuto. Chi dice che è un diritto, esagera. E' piuttosto un grande dono, un talento, a patto di saperlo trafficare bene. E' innanzitutto un tempo di rigenerazione, e quindi di meritato riposo. E' legittimo anche divertirsi, purchè questo obiettivo non travolga il primo: infatti, quale riposo è possibile se cerchiamo solo la confusione, la folla assordante, il rumore; se, in altre parole, ricreiamo a centinaia di chilometri di distanza lo stesso scenario confuso e dissipato in cui siamo costretti a vivere ogni giorno? Ci sono ambienti e divertimenti che in sé non sono illeciti, ma che costituiscono l'humus ideale per il peccato. Sono le famose occasioni, e già ricercarle e non fuggirle diventa una colpa grave.

4. DATTI DELLE NORME DI VITA

Sappiamo benissimo che in vacanza è molto più difficile rispettare un certo ordine nella giornata. Paradossalmente, il lavoro, la scuola e la famiglia impongono un ritmo, degli orari, e dentro questa cornice il cattolico può inserire le sue pratiche di pietà, la Messa, il rosario. Con le vacanze, questi schemi inevitabilmente saltano, e c'è il rischio – spesso la certezza – che vada a farsi benedire anche la vita di fede. Invece che avere più tempo per il Signore, ci dimentichiamo di lui. Anzi: potremmo addirittura aver vergogna di mostrare a parenti e amici che, anche a Cortina o a Ischia, vorremmo andare a Messa in settimana, o prenderci un quarto d'ora per l'orazione. Tenendo sotto controllo l'eccesso opposto – l'ostentazione – dobbiamo invece difendere questi spazi sacri, senza essere d'ostacolo ai legittimi progetti di svago della nostra compagnia.

5. FAI LA VACANZA PROPORZIONATA AL TUO TENORE DI VITA

Non è una questione di dottrina ma di buon senso. Quanti soldi è giusto investire nelle nostre vacanze? Ovviamente non esiste una tabella o una soglia dell'esagerazione. C'è però un criterio sempre buono: evitare gli eccessi, mantenendo una proporzione fra il nostro tenore di vita ordinario e l'investimento per il viaggio di piacere o la settimana al mare o ai monti. Inseguire una vacanza al di sopra delle proprie normali possibilità può essere il sintomo di un'esistenza triste, nella quale si passa l'anno aspettando quei quindici giorni come se fossero l'unica ragione per cui vale la pena vivere. Gli eccessi sono sempre ingiustificati, per ragioni morali e di stile. Inoltre, chi esagera si priva della possibilità di fare, con quel denaro, qualche opera di bene per la Chiesa e per i poveri.

6. NON LASCIARE CHE I TUOI FIGLI VADANO DOVE VOGLIONO E CON CHI VOGLIONO

Vacanze autonome per i figli? Anche qui, mode e abitudini contemporanee talvolta fanno a pugni con le esigenze della morale. Ad esempio, è assolutamente da riprovare la leggerezza con cui i genitori tollerano o incoraggiano le vacanze congiunte di ragazzi e ragazze; prassi che diviene addirittura "istituzionale" quando due giovani sono più o meno fidanzati. Mandare in vacanza un gruppo di ragazzi e ragazze significa incoraggiarli alla promiscuità; mandarci due fidanzati è "istigazione al peccato". Significa costruire una generazione di persone senza forza di volontà, appassita prima di fiorire nella freschezza degli anni più belli della vita. Pianificare vacanze cristiane significa anche far ragionare i nostri figli sulla opportunità di certe comitive, e sul primato che comunque la famiglia merita – almeno fino a una certa età – anche in materia di vacanze. Si dice: durante l'anno non c'è nemmeno il tempo per guardarsi un po' in faccia. Ma se poi arrivano le vacanze e i figli vanno da una parte, e i genitori dall'altra, quando la famiglia sta insieme? E chi l'ha detto che ognuno deve andare in vacanza solo dove ci sono i divertimenti adatti alla sua età, sennò "che vacanza è?" Non conformarsi alla mentalità del tempo, come ammonisce San Paolo, significa anche spezzare questi luoghi comuni e re-imparare a stare insieme nel tempo delle ferie.

7. FAI LETTURE UTILI ED EDIFICANTI

In vacanza si cerca un po' di evasione, anche nei libri. Naturale. Tuttavia è consigliabile portarsi al mare o ai monti almeno una lettura edificante che ci faccia conoscere meglio la nostra fede: la vita di un santo, un romanzo apologetico, il saggio di un autore cattolico affidabile, un testo sulla preghiera o sulla dottrina, il Vangelo, il Timone. Insomma: c'è molta scelta, basta volerlo.

8. VISITA I LUOGHI DELLA FEDE

Alcuni trascorrono le loro vacanze in un monastero o in un'oasi di preghiera. Bello, ma praticamente impossibile per molti, e certamente per una famiglia. Si può però inserire sapientemente in ogni vacanza la visita ai luoghi della fede più vicini al nostro soggiorno estivo: un santuario, una cattedrale, la città di un grande santo, una comunità di religiosi, un sacerdote amico o il parroco del paesino di villeggiatura. Un modo semplice per insegnare anche ai propri figli che il nostro cuore è con Cristo anche quando ci stiamo rilassando e divertendo.

9. RICORDATI DEGLI ALTRI

La vacanza ci fa pensare che stiamo "incassando" una ricompensa meritata con un anno di lavoro stressante, o di studi faticosi, e guai a chi ce la tocca. C'è il rischio di guardare solo a sé stessi e di abbandonarsi all'egoismo; il mondo ci sussurra suadente che ci meritiamo un po' di attenzione tutta per noi, e gli altri si arrangino. Ma il cristiano non può dimettersi durante le vacanze: San Josemaria Escrivà scriveva che "la santità e l'autentico desiderio di raggiungerla non si concede né soste né vacanze" (Cammino, n. 129). Allora, teniamo lo sguardo vigile e attento sugli altri, chiediamoci che cosa possiamo fare per aiutarli e se possibile mettiamo loro davanti alle nostre aspirazioni. Gesù ci ripagherà con vacanze bellissime, dove la gioia degli altri diventa la nostra gioia.

10. NON TRALASCIARE I SACRAMENTI

Durante l'anno diciamo sempre: non ho tempo. Di pregare, di fare direzione spirituale, di confessarmi, di fare una visita in chiesa. In vacanza non abbiamo alibi, e allora approfittiamone. Non c'è fede cattolica senza sacerdote e senza sacramenti. Parafrasando una vecchia, celebre pubblicità di un'agenzia di viaggi, potremmo concludere dicendo: "Cristiano fai da te? No Chiesa? Ahiahahiahi!"

- bastabugie.it - autore: Mario Palmaro - donboscoland.it -

 
 
 

LA MADONNA DI FATIMA E PAPA GIOVANNI XXIII..........

Post n°7340 pubblicato il 27 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Nell’epoca dell’eresia catara la Francia si riempì di cattedrali dedicate alla Madonna, Notre Dame, “vincitrice di tutte le eresie”. Allora come oggi il culto di Maria è un tratto distintivo della fede cattolica. Con il suo “sì” Maria insegna la fede, e l’abbandono fiducioso alla volontà di Dio; portando Dio nella sua carne, testimonia l’umanità di Cristo e il suo “affidarsi” alla nostra libera volontà; seguendolo sino al Calvario, ricorda a tutti di prendere ogni giorno la propria croce…Non c’è momento della sua vita, insomma, in cui la Vergine non sia la maestra e la guida verso il Salvatore. Proprio alla Madonna sono dedicati tre libri recenti, di notevole valore, tutti legati alla speciale presenza di Maria nel secolo più sanguinario della storia, il ventesimo: “Il segreto di Fatima”, di Giacobbe Elia; “Fatima e la passione della Chiesa”, di Cristina Siccardi (entrambi editi da SugarCo); “Medjugorje, il cammino del cuore”, di Rino Cammilleri (Mondadori).

Giacobbe Elia, autore del primo libro citato, è il discepolo e il successore, a Roma, dell’esorcista, servo di Dio, padre Candido Adamantini (morto il 22 settembre 1992 nella festa di san Candido). Il suo interesse per Fatima, è dunque ben comprensibile, visto che in Portogallo la Madonna mostrò ai tre piccoli veggenti nientemeno che l’inferno. “Il segreto di Fatima” è strutturato come un vero e proprio libro di storia: le apparizioni sono collocate nel contesto storico con grande attenzione alle vicende politiche e religiose. Riguardo al famoso Terzo Segreto, l’autore mette in luce la diffidenza di Giovanni XXIII riguardo alla profezia di Fatima e la sua decisione di non rendere pubblico il segreto nel 1960, secondo le richieste di Lucia. La Madonna in Portogallo, ricorda l’autore, si era dimostrata addolorata per “la caduta delle anime dei religiosi e dei sacerdoti” e anche questo poteva suonare inopportuno. In un paragrafo dal titolo “Il papa buono e i profeti di sventura”, padre Elia identifica i “famosi profeti di sventura” giovannei proprio nei bambini di Fatima (Lucia fu da lui ridotta al silenzio, nel 1959, e “le fu proibito di incontrare persone e di parlare senza autorizzazione”) e in padre Pio (anch’egli, all’epoca, alquanto bistrattato). Inevitabile che il paragrafo successivo sia dedicato ad un altro fatto scabroso: la mancata condanna, al Concilio, del comunismo, indicato proprio dalla Vergine come il male per eccellenza del secolo. Detto questo, il libro, oltre ad affrontare la crisi della liturgia e della pietà popolare, ha anche il compito di sottolineare la missione storica affidata da Dio alla Chiesa ed il ruolo proprio della Fede e della Madonna nella caduta del comunismo.

Il libro di Cristina Siccardi, ha invece sempre come oggetto Fatima, ma il tema è affrontato in maniera diversa, e direi, complementare.

Anzitutto la Siccardi rivoluziona gli studi su Fatima, andando a pescare in archivio un documento inedito, dal quale si apprende che “il 16 ottobre 1454, nel monastero domenicano di Santa Maria Maddalena di Alba (Cuneo), agonizza una monaca veggente di nome suor Filippina de’ Storgi (?-1454) e prima di accomiatarsi dal mondo lascia una profezia: la Madonna apparirà a Fatima”. Cosa si legge in questo documento, riproduzione, datata 1640, dell’originale? Che suor Filippina “parlava de futuri eventi…di un certo mostro d’Horiente (il comunismo?), tribulatione dell’Humanità, ma che sarebbe ucciso dalla Madonna del santo Rosario de Phatima, se tutti gli huomini la avessero invocata con penitentia grande”. Per la Siccardi, che analizza minuziosamente varie profezie, la Madonna a Fatima pianse sulla Chiesa, vittima dei nemici esterni, ma anche della poca fede e dei tradimenti dei suoi stessi membri. Esattamente come a La Salette, nel Diario della beata mistica Elisabetta Canori Mora o nelle parole della Madonna del Buon Successo a Quito, in Ecuador, dove l’infedeltà degli uomini di Chiesa ha un ruolo non secondario nelle rivelazioni della Madonna.

L’ultimo libro, infine, quello di Rino Cammilleri, parte da una esperienza personale: il viaggio dell’autore a Medjugorje, nel 1990. Vi andai, scrive l’autore, sperando come tutti in una grazia, che non ricevetti. Proprio da qui comincia una cavalcata in cui le riflessioni sulla fede si mescolano ad una panoramica di tante altre apparizioni nella storia. Tra piacevoli aneddoti personali, ragionamenti di un uomo che crede, ma che non tace le difficoltà e le durezze, a volte sconsolanti, della vita, Cammilleri arriva a concludere di credere nelle apparizioni di Medjugorje: troppo copiosi, abbondanti, i frutti, i miracoli e le conversioni. Di amici, di conoscenti, ma anche di uomini famosi, da Nek a Paolo Brosio, che lì, in quel piccolo paese slavo risparmiato dalla guerra, divenuto “il confessionale del mondo”, hanno ripreso in mano la propria vita, imprimendole una svolta inconcepibile sino a poco prima. A chiosa del libro di Cammilleri, e della sua lunga lista di convertiti eccellenti, aggiungo parte del post dell’attrice pornografica Sara Tommasi su facebook, qualche giorno fa: “..Proverò a farmi togliere tutto ciò che di diabolico attualmente c’è in me. E in futuro andrò anche in quel di Medjugorje…”.

-  Il Foglio - libertaepersona.org -

 
 
 

ANTONIO SOCCI: FALLISCE L’EUROPA PERCHE’ HA VENDUTO L’ANIMA

Post n°7339 pubblicato il 27 Luglio 2012 da diglilaverita
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Era il giugno 1988, mancavano solo pochi mesi al crollo definitivo dell’Impero sovietico, ma già c’erano tutti i segni del fallimento del terribile esperimento comunista.

A un convegno a Leningrado il cardinale Carlo Maria Martini disse: ogni volta che “si è rifiutato Dio, se ne è perso o sminuito il senso o lo si è presentato in modo scorretto, ci si è incamminati verso forme più o meno larvate di decadenza dell’uomo e della stessa convivenza sociale”.

Il comunismo era stato imposto proprio con questa certezza: l’eliminazione di Dio come premessa per il regno dell’umanità, del benessere e della felicità.

Sappiamo com’è andata a finire. Cancellato Dio è stato distrutto l’uomo. Perché “se Dio non c’è tutto è permesso” (Dostoevskij).

Mi chiedo: non sta accadendo la stessa cosa in Europa? Non si addicono oggi al nostro continente quelle parole che il cardinale Martini pronunciò a Leningrado alla vigilia del crollo del comunismo?

L’Unione europea – che per tanti versi, diceva Vladimir Bukovskij, somiglia all’Unione sovietica – si è costituita proprio, attorno al 2000, estromettendo i popoli europei dalla decisione sul loro futuro e rinnegando sia le “radici cristiane” (cancellate dal progetto di Costituzione europea), sia le origini spirituali del progetto europeista.

Infatti De Gasperi, Adenauer e Schumann, sessant’anni fa, pensarono e vollero la comunità europea sulle basi culturali cristiane, per combattere i totalitarismi e per mettere fine alle guerre che avevano devastato il continente.

Ma appena la tecnocrazia si è impossessata del progetto europeista è ricominciata la guerra.

Stavolta fatta non più con i cannoni, ma una guerra economica, che sta provocando distruzioni e drammi umani paragonabili a quelle delle guerre reali.

Fra l’altro si tratta pure di una tecnocrazia incapace, avendo imposto una folle unione monetaria senza banca di riferimento e senza stato. Così adesso siamo alla frutta. Anzi, alla grappa.

L’Europa è devastata dalla speculazione, l’unione è diventata disunione, dilaga la miseria e la paura del futuro. Faticosamente la famiglia resta una delle poche cellule di coesione, ma è aggredita da ogni parte.

In compenso abbiamo i matrimoni gay, i crocifissi sono banditi dai luoghi pubblici e dai cuori, la finanza che ha provocato la crisi spadroneggia, i milioni di bambini cancellati dall’aborto di stato  sono stati rimpiazzati da colossali ondate di immigrazione e la vuota ideologia politically correct domina incontrastata nel nulla di un continente dimentico della sua anima.

In questo smarrimento generale purtroppo manca la voce profetica di Giovanni Paolo II. Era lui che fin dall’inizio del suo pontificato – proprio contro i totalitarismi e le loro guerre – aveva proclamato l’unità cristiana dell’Europa dall’Atlantico agli Urali.

Quando il suo annuncio profetico si è realizzato, con il crollo del Muro di Berlino, però, è stata imposta un’altra Europa, senza cristianesimo, senza Dio, con poca libertà e con nuovi muri. Uno altissimo si sta erigendo in questi giorni fra Nord Europa e Sud mediterraneo.

Così ora non abbiamo più una casa europea, non abbiamo più una patria perché è stata espropriata della sua sovranità e non abbiamo più nemmeno una moneta.

Non abbiamo (in tutta Europa) leadership politiche all’altezza della situazione, ma piccoli apprendisti stregoni che ci portano nel baratro.

Perché almeno la Chiesa non fa sentire la sua voce? Niente più richiamo alle “radici cristiane” dell’Europa e alla sua missione? Niente più esortazione alla solidarietà tra i popoli?

Niente più monito contro gli egoismi nazionali? E’ stato dimenticato il magistero di Giovanni Paolo II? 

Durante la prima guerra mondiale solo la voce del Papa Benedetto XV si alzò a denunciare l’ “inutile strage”. Nel corso della seconda Pio XII fu il grande faro luminoso nella notte dell’orrore.

Oggi è in corso la terza guerra mondiale e per la prima volta sembra non vi sia più una luce a cui guardare. Perciò il popolo dei semplici, in questa estate d’ansia, affolla Medjugorje, Fatima e Lourdes.

 - Antonio Socci - www.antoniosocci.com - Per discuterne su Facebook “Antonio Socci pagina ufficiale”

 
 
 

IL CATTOLICO OSCAR WILDE, E IL SUO PENTIMENTO PER LA "PERVERSIONE MORALE"

Post n°7338 pubblicato il 27 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«Il cattolicesimo è la religione in cui muoio», così disse il celebre poeta e drammaturgo Oscar Wilde poco prima di morire a Parigi, il 30 novembre 1900. Lo scrittore e saggista esperto del mondo britannico Paolo Gulisano si è concentrato anche sulla conversione di Wilde nel suo libro “Ritratto di Oscar Wilde” (Ancora 2009)  in cui ha definito «un mistero non ancora pienamente svelato» la sua complessa personalità, arrivando a descrivere il profondo e autentico sentimento religioso del celebre poeta.

Il cammino esistenziale di Oscar Wilde è stato un lungo e difficile itinerario verso il cattolicesimo, una conversione -ha spiegato Gulisano- «di cui nessuno parla, e che fu una scelta meditata a lungo, e a lungo rimandata, anche se – con uno dei paradossi che tanto amava- , Wilde affermò un giorno a chi gli chiedeva se non si stesse avvicinando troppo pericolosamente alla Chiesa Cattolica: “Io non sono un cattolico. Io sono semplicemente un acceso papista”. Dietro la battuta c’è la complessità della vita che può essere vista come una lunga e difficile marcia di avvicinamento al Mistero, a Dio». Molte le persone che sono entrate in rapporto con lui e si sono convertite, come Robbie Ross, Aubrey Beardsley, e -ha continuato lo scrittore- «addirittura quel John Gray che gli ispirò la figura di Dorian Gray che diventato cattolico entrò anche in Seminario a Roma e divenne un apprezzatissimo sacerdote in Scozia. Infine, anche il figlio minore di Wilde divenne cattolico». Wilde soleva ripetere: «Il cattolicesimo è la sola religione in cui valga la pena di morire» (R. Ellmann, “Oscar Wilde”, Rizzoli, Milano 1991, pag. 669).

Wilde è oggi celebrato sopratutto come “icona gay”, ma Gulisano ha spiegato che «non può essere definito tout court “gay”: aveva amato profondamente sua moglie, dalla quale aveva avuto due figli che aveva sempre amato teneramente e ai quali, da bambini, aveva dedicato alcune tra le più belle fiabe mai scritte, quali “Il Gigante egoista” o “Il Principe Felice”. Il processo fu un guaio in cui finì per aver querelato per diffamazione il Marchese di Queensberry, padre del suo amico Bosie, che lo aveva accusato di “atteggiarsi a sodomita”. Al processo Wilde si trovò di fronte l’avvocato Carson, che odiava irlandesi e cattolici, e la sua condanna non fu soltanto il risultato dell’omofobia vittoriana». Tuttavia ebbe contemporaneamente diverse relazioni omosessuali, ma verso l’epilogo della sua vita si pentì del suo comportamento. Già nel celebre “De profundis”, una lunga lettera all’ex amante Alfred Douglas, scrisse: «Solo nel fango ci incontravamo», gli rinfacciò, e in una confessione autocritica: «ma soprattutto mi rimprovero per la completa depravazione etica a cui ti permisi di trascinarmi» (Ediz. Mondadori, 1988, pag. 17). Tre settimane prima di morire, dichiarò ad un corrispondente del «Daily Chronicle»: «Buona parte della mia perversione morale è dovuta al fatto che mio padre non mi permise di diventare cattolico. L’aspetto artistico della Chiesa e la fragranza dei suoi insegnamenti mi avrebbero guarito dalle mie degenerazioni. Ho intenzione di esservi accolto al più presto»  (R. Ellmann, “Oscar Wilde”, Rizzoli, Milano 1991, pag. 669).

Mentre si trovava in punto di morte, il suo amico Robert Ross condusse presso di lui il reverendo cattolico irlandese Cuthbert Dunne. Wilde rispose con un cenno di volerlo vicino a sé (era impossibilitato a parlare), il sacerdote gli domandò se desiderava convertirsi, e Wilde sollevò la mano. Quindi padre Dunne gli somministrò il battesimo condizionale, lo assolse dai suoi peccati e gli diede l’estrema unzione (R. Ellmann, “Oscar Wilde”, Rizzoli, Milano 1991, pag. 670).

Ecco anche due siti interessanti per chi volesse approfondire:

 1) www.centrosangiorgio.com/piaghe_sociali/omosessualita/pagine_articoli/oscar_wilde_icona_gay.htm -

 2) http://raivaticano.blog.rai.it/2011/12/15/wilde-lanticlericale-che-dedicava-poesie-al-papa/


- www.uccronline.it -

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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