ASCOLTA TUA MADRE

LE LACRIME DI UNA MADRE NON ASCOLTATA

 

FERMIAMO LA LEGGE CONTRO L'OMOFOBIA

 

TELEFONO VERDE "SOS VITA" 800813000

CHE COSA E' IL TELEFONO "SOS VITA"?
 
È un telefono “salva-vite”, che aspetta soltanto la tua chiamata. E' un telefono verde, come la speranza la telefonata non ti costa nulla,
Vuole salvare le mamme in difficoltà e, con loro, salvare la vita dei figli che ancora esse portano in grembo.
E quasi sempre ci riesce, perché con lui lavorano 250 Centri di aiuto alla vita.
 
Il Movimento per la vita lo ha pensato per te
 
Puoi parlare con questo telefono da qualsiasi luogo d’Italia: componi sempre lo stesso numero: 800813000.
 
Risponde un piccolo gruppo di persone di provata maturità e capacità, fortemente motivate e dotate di una consolidata esperienza di lavoro nei Centri di aiuto alla vita (Cav) e di una approfondita conoscenza delle strutture di sostegno a livello nazionale. La risposta, infatti, non è soltanto telefonica.
 
Questo telefono non ti dà soltanto ascolto, incoraggiamento, amicizia, ma attiva immediatamente un concreto sostegno di pronto intervento attraverso una rete di 250 Centri di aiuto alla vita e di oltre 260 Movimenti per la vita sparsi in tutta Italia.

 
DUE MINUTI PER LA VITA

Due minuti al giorno è il tempo che invitiamo ad offrire per aderire alla grande iniziativa di
preghiera per la vita nascente che si sta diffondendo in Italia dal 7 ottobre 2005 in
occasione della festa e sotto la protezione della Beata Vergine Maria, Regina del Santo Rosario.
Nella preghiera vengono ricordati ed affidati a Dio:
 i milioni di bambini uccisi nel mondo con l’aborto,
 le donne che hanno abortito e quelle che sono ancora in tempo per cambiare idea,
 i padri che hanno favorito o subito un aborto volontario o che attualmente si trovano accanto ad
una donna che sta pensando di abortire,
 i medici che praticano aborti ed il personale sanitario coinvolto, i farmacisti che vendono i
prodotti abortivi e tutti coloro che provocano la diffusione nella società della mentalità abortista,
 tutte le persone che, a qualsiasi livello, si spendono per la difesa della vita fin dal concepimento.
Le preghiere da recitarsi, secondo queste intenzioni, sono:
 Salve Regina,
 Preghiera finale della Lettera Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II
 Angelo di Dio,
 Eterno riposo.
Il progetto è quello di trovare 150.000 persone, che ogni giorno recitino le preghiere. Il numero corrisponde a quello - leggermente approssimato per eccesso – degli aborti accertati che vengono compiuti ogni giorno nel mondo, senza poter conteggiare quelli clandestini e quelli avvenuti tramite pillola del giorno dopo. Per raggiungere tale obiettivo occorre l’aiuto generoso di tutti coloro che hanno a cuore la difesa della vita.

“Con iniziative straordinarie e nella preghiera abituale,
da ogni comunità cristiana, da ogni gruppo o associazione,
da ogni famiglia e dal cuore di ogni credente,
si elevi una supplica appassionata a Dio,
Creatore e amante della vita.”
(Giovanni Paolo II, Evangelium Vitae, n. 100)

Ulteriori informazioni su: www.dueminutiperlavita.info
 

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA GIOVANNI PAOLO II

O Maria, aurora del mondo nuovo, Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere, di uomini e donne vittime di disumana violenza, di anziani e malati uccisi dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio sappiano annunciare con franchezza e amore agli uomini del nostro tempo il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà, la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.
Giovanni Paolo II


 

AREA PERSONALE

 

Messaggi del 01/07/2012

DALMA RUSHDI MALHAS NON ANDRA' ALLE OLIMPIADI PERCHE' UNA DONNA SAUDITA NON HA ALCUN DIRITTO

Post n°7276 pubblicato il 01 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

È stato accolto con cinismo piuttosto che con festeggiamenti il provvedimento che permetterebbe alle donne saudite, per la prima volta nella storia, di partecipare alle Olimpiadi di Londra 2012.

«Il regno attende una ricca partecipazione», conferma una dichiarazione del governo saudita di qualche giorno fa, peccato che la “ricca partecipazione” comprenda un’unica donna, Dalma Rushdi Malhas, campionessa di equitazione che vinse il bronzo alle Olimpiadi Giovanili nel 2010. La ragazza, appena ventenne, nata in Ohio negli Stati uniti, sarebbe stata perfettamente in grado di qualificarsi per i Giochi del mese prossimo, ma, a causa di un infortunio del cavallo, ha dovuto rinunciare all’impresa.
«È solo una manovra politica, che è stata messa in atto per evitare che l’Arabia Saudita fosse espulsa dal Comitato Olimpico Internazionale (Cio) per discriminazione di sesso», scrive Barry Petchesky nel Deadspin Sport Site, accreditando la convinzione internazionale che il capovolgimento improvviso di Riyad sia stato avviato per tenere buona il Cio, illudendo un qualche sviluppo nella questione, ma di fatto non cambiando in alcun modo la penosa condizione di abuso e oppressione delle donne saudite.

Non più tardi dell’aprile scorso, infatti, il presidente del Comitato Olimpico Nazionale d’Arabia, il principe Nawaf bin Faisal, aveva deciso di non promuovere alcuna partecipazione femminile ai Giochi Olimpici. Poi, in seguito alla minaccia di espulsione cha aveva colpito il Sud Africa nel 1964, reo di aver presentato una squadra olimpionica rigorosamente composta da atleti bianchi, anche l’Arabia si è mossa per evitare la stessa pena.
La partecipazione femminile negli sport in Arabia Saudita è sempre stata puramente teorica. Non c’è ginnastica promossa dallo stato per le ragazze nelle scuole e i pochi club sportivi presenti sul territorio sono spesso spogliati della loro licenza ad operare dalle menti conservatrici religiose che sorvegliano l’andamento sportivo nel paese.

«Le donne dovrebbero stare in casa. Non c’è alcuna necessità che gareggino in attività sportive, anzi gli sforzi richiesti dallo sport provocano danni alla salute delle giovani vergini». La visione del Gran Muftì Abd al-Aziz al-Shaikh, simile a quella dei molti conservatori della società arabica, ribadisce come in un paese in cui le donne non possono guidare né tantomeno votare, anche la pratica sportiva deve occupare una posizione molto bassa nella lista delle priorità.

ECCO L'OPINIONE SULLA VICENDA DI SOUAD SBAI, GIORNALISTA ITALIANA DI ORIGINE MAROCCHINA

È stato tutto progettato e voluto. Sarebbe assurdo che l’Arabia Saudita permettesse alle donne di partecipare alle Olimpiadi quando non gli è concesso nemmeno di uscire di casa senza un tutor. La condizione della donna saudita, come quella afghana o iraniana, è di una creatura senza alcun diritto. Serva di dei minori che non ha deciso di servire, non le è concesso di testimoniare, non può pitturarsi le unghie (pena la mozzatura delle mani), non può nemmeno prendere un taxi per andare in ospedale. Una delle poche donne che si è ribellata alla sua condizione, durante le doglie del parto, è uscita di casa da sola per chiedere di essere portata in ospedale ed è morta perché nessuno le ha voluto dare ascolto.

Si parla tanto oggi di “democrazia” in Libia, ma bisogna ricordare che le donne libiche hanno tutto un altro statuto di libertà rispetto a quelle di altri stati. Vergognoso è il silenzio della comunità internazionale. Le Nazioni Unite dovrebbero farsi sentire, ma il petrolio vale più di una vita umana.

Non mi sorprende che il Cio non abbia eseguito la squalifica prevista, perché nessuno difende le donne se rischia di perdere il proprio potere. Ancor più assurdo è che lascino che l’Arabia Saudita partecipi al G20 quando è il primo paese che non rispetta i diritti umani. Che mondo andrà a crearsi se le decisioni fondamentali sono prese da uomini che ripudiano e picchiano le proprie donne secondo il loro umore?

Non ci sono stati veri cambiamenti in questi ultimi anni, la situazione continua a peggiorare. In Arabia, in Afghanistan e in Iran, non c’è più respiro. Quando è stato l’ultimo articolo scritto sulle donne afgane? Nessuno ne scrive perché loro non fanno notizia, perché continuano il loro supplizio senza fiatare. L’unica vera rinascita la conquistano quelle ragazze che hanno la possibilità di fuggire dal paese all’esterno, che possono finalmente lavorare senza essere schiave, smettere di nascondersi dietro ad un velo che le separa dal resto del mondo.

Non è stata la vittoria delle donne, era il minimo indispensabile per soddisfare una commissione inefficace come il Cio, era la conquista della giovane atleta Dalma Rushdi Malhas che ha avuto la fortuna di nascere negli Stati Uniti e di crescere in Europa, lontano dalle costrizioni domestiche di un paese che anche nella partecipazione alle Olimpiadi vede un affare di soli uomini, come sempre.

- Sara Caspani - Tempi.it -

 
 
 

"FUORI DAL BUIO", LA DOLOROSA STORIA DI UNA BAMBINA CRESCIUTA CON UN PADRE GAY

Post n°7275 pubblicato il 01 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

«La mia speranza è che, leggendo la mia storia, tutti i lettori, e in particolare quelli che occupano posizioni influenti o autorevoli, siano meglio informati e guidati nell’assumere decisioni che possono incidere profondamente sulle nostre famiglie e sui nostri bambini, che sono il futuro e la speranza delle prossime generazioni». A parlare è Dawn Stefanowicz, che ha scelto coraggiosamente di scrivere un libro sulla sua vita di ragazzina cresciuta con un padre omosessuale. Fuori dal Buio, la mia vita con un padre gay (edizioni Ares, 240 pagine, 14 euro) è una storia che condanna l’omosessualità in quanto pratica accettata come normale e che al tempo stesso critica non solo coloro che ne parlano come di una tendenza innocua, ma anche chi la considera solo come una scelta da condannare e non un disagio da alleviare. Per l’autrice questi due atteggiamenti sono entrambi facce della stessa medaglia. Quella di chi non vuole affrontare il problema, accontentandosi di un sentimento superficiale: «Non conosco molti omosessuali o ex omosessuali che sceglierebbero una Chiesa come il luogo più confortevole e accogliente in cui aprirsi», scrive infatti la donna, che ugualmente condanna chi per cercare consensi o «bisogno di fondi è deciso a negoziare sui princìpi fondamentali».

Sfogliando il libro si capisce il perché e si rimane impressionati dal coraggio dell’autrice che ha messo sul piatto una storia di sofferenze indicibili «per difendere i bambini innocenti che non possono difendersi da soli», come scrive nella dedica del volume, e per lottare, come si legge nella prefazione, «contro una nuova, inaudita forma di abusi sui minori, legalizzata e promossa dagli Stati che hanno abbracciato un’ideologia del tutto falsa, per la quale ogni tipo di vissuto e ogni forma di convivenza vengono considerati leciti ed equivalenti». Dawn, infatti, racconta di un’infanzia che le rovinerà per sempre la vita, in cui «senza un attaccamento sicuro a lui (il padre, ndr) non riuscii per anni a relazionarmi a nessun uomo (…), a non ricordare nulla di alcune spiegazioni; mi ritrovai del tutto incapace di gestire la tensione quotidiana, sia a scuola sia a casa».

La ragazza descrive poi un’adolescenza fatta di «doppi sensi in tutte le amicizie. Vivevo una situazione familiare tanto incerta che davo per scontato e insieme temevo che sessualmente avrei dovuto fare esperienze diverse per scoprire quale fosse la mia identità (…). Non riuscii a legare con nessuno, maschio o femmina (…). Con papà, naturalmente, non c’era scampo: se uscivo con le femmine diceva che ero lesbica (…), la promiscuità mi sembrava la cosa più normale». Crescendo la ragazza si accorge di avere «un’autostima bassissima, e avevo cominciato a non mangiare (…) volevo essere libera e indipendente da qualsiasi legame affettivo». Essere in compagnia di papà aumentava i miei conflittuali sensi di curiosità e di colpa in campo sessuale (…), i suoi occhi (del padre, ndr) erano alla continua ricerca di qualcosa in più da possedere e da toccare mentre io cercavo solo il suo amore (…). Ciò che importava era stare insieme a papà, nonostante tutti gli ambienti degradanti nei quali mi portava e verso i quali mi toglieva sensibilità». Perché anche «se ne vede e se ne sente abbastanza di qualsiasi cosa, si finisce per crederci e accettare tutto come parte della convenzione». Ma a peggiorare le cose fu «l’audacia di papà nella sua condotta omosessuale sempre più evidente», dovuta al fatto che «non c’era più nessuno a cui sentiva di dover rendere conto (…) una nuova aria di permissivismo permeava la società».

Ma come può l’omosessualità portare a tutte queste conseguenze negative, che hanno segnato profondamente anche i fratelli dell’autrice? Per Dawn la società preferisce «fermarsi all’apparenza». Invece la frustrazione profonda del padre che «cercava di colmare con i rapporti omosessuali», era enorme, «sebbene quella che presentava al mondo fosse un’immagine di sicurezza, intelligenza, efficienza e benessere economico». «Era una persona insicura», perché l’omosessuale, spiega l’autrice raccontando dei tantissimi incontrati con il mondo gay, è come suo padre: «Narcisista, concentrato su se stesso e tanto bisognoso di conferme e di affetto da parte di altri uomini». Infatti, «lui portava dentro una grandissima rabbia irrisolta, che ribolliva e traboccava in scene spaventose». Anche se «riteneva di avere sempre ragione. Il problema era sempre di qualcun altro, non suo». «Di tanto in tanto – scoprirà la Stefanowicz – lottava anche contro la depressione e qualche volta pensava al suicidio (…). Viveva una vita tormentata, il suo modo di affrontare il proprio disagio era seppellirsi negli straordinari di lavoro e poi la sera e nei fine settimana, fuggire verso attività sessuali compulsive».

L’autrice racconta anche dei tanti uomini del padre, «molti dei quali si suicidarono» perché incapaci di colmare «la frustrazione che vivevano quando lui li lasciava» e dello psichiatra del padre che peggiorò le cose spronandolo a continuare per la sua strada di «automedicazione». L’autrice parla di due incontri che le hanno donato speranza. La sua vicina di casa, da cui spesso si rifugiava da piccola e che «mi aiutò a discernere». La donna, infatti a differenza di tutti gli adulti che «in nome dell’ideologia politically correct fingevano di non vedere (…), parlava delle cose così com’erano, non come apparivano», spiegando alla piccola che «il papà fa delle cose che non dovrebbe fare perché sono sbagliate». Il secondo incontro di Dawn è con la famiglia di un altro vicino di casa, che la aiutò durante gli anni della adolescenza in cui viveva stati depressivi importanti: «Conoscendo i suoi genitori ebbi finalmente un’idea di quello che dovesse essere una famiglia», intuendo che l’amore eterosessuale era possibile, non era una chimera.

Oggi se Dawn Stefanowicz è sposata lo deve «alla fede in Dio», che si è palesata nella sua vita in modo affascinante («gli affidai la vita»), grazie anche «all’incontro con mio marito», un pastore protestante. Anni di analisi, invece, l’hanno aiutata a sentirsi finalmente donna e ad avere due figli e, grazie alla fede, Dawn è riuscita anche a perdonare il padre, convertitosi prima di morire di Aids: «L’inferno che vivo è molto reale (…) Gesù è tutto quello di cui ho bisogno. Lui ha spezzato le mie catene e mi ha liberato». Leggendo questo libro non si trova un filo di rancore o di odio (anzi si parla di perdono e di riscatto), ma solo il tentativo di spiegare a «chi governa» che è necessario «fare del bene ad altri bambini che hanno subìto famiglie come la mia». Purtroppo, come è successo ai suoi fratelli, troppo spesso i figli hanno paura di parlare e semplicemente «sopportano per anni la tensione di non dire praticamente niente a nessuno (…). Anche ora mi sento in colpa come se tradissi i miei genitori e i miei fratelli rivelando a tutti i nostri segreti familiari. Ma ho ponderato le conseguenze del mio voler dire la verità, ponendole sul piatto della bilancia di un obiettivo più alto: quello di mostrare a tutti quanto le strutture parentali e familiari possano incidere negativamente sullo sviluppo dei bambini».

Antonio Righi -Tempi -

GRUPPO DI SCIENZIATI CONFERMA LO STUDIO SUI DISTURBI DEI FIGLI DI GENITORI GAY

Il mese scorso la rivista scientifica “Social Science Research” ha pubblicato due studi molto interessanti sulle problematiche dei bambini cresciuti all’interno di una relazione omosessuale. Il primo, quello del sociologo dell’Università del Texas, Mark Regnerus, si è basato sul più grande campione rappresentativo casuale a livello nazionale, facendo parlare per la prima volta i “figli” (ormai cresciuti) di genitori con tendenze omosessuali, dimostrando un significativo aumento di disturbi psico-fisici rispetto ai figli delle coppie eterosessuali. Il secondo studio è stato realizzato da Loren Marks della Louisiana State University, con il quale è stata confutata la posizione (politica) ufficiale dell’American Psychological Association (APA), secondo la quale i figli di genitori gay o lesbiche non sarebbero svantaggiati rispetto a quelli di coppie eteorsessuali. La studiosa ha analizzato i 59 studi citati dall’APA per sostenere la propria tesi, dimostrando la loro scarsa attendibilità.

Entrambi gli studi sono stati accolti in modo positivo dalla comunità scientifica dal punto di vista della correttezza procedurale, come abbiamo già avuto modo di segnalare. Sono arrivate normali critiche sulla metodologia, ma le risposte fornite dai due ricercatori sembrano essere state esaustive. Al contrario, la prevedibile reazione della lobby gay è stata animalesca. Avendo a disposizione la quasi completa platea mediatica, si sono avventurati in insulti e accuse personali ai due ricercatori (si parla anche di minacce di morte). Alcuni hanno chiesto la censura dei due studi, altri hanno creato appelli perché siano ritirati dalla rivista scientifica, altri hanno chiesto che i due studiosi vengano licenziati, altre associazioni omosessuali hanno invece detto di essere pronte a finanziare alcuni scienziati (complici, ovviamente) perché pubblichino risultati opposti, e così via.

E’ così interessante l’iniziativa di un gruppo di scienziati e docenti universitari,  i quali hanno deciso di difendere i due ricercatori dall’aggressione omosessualista. L’appello di difesa è comparso sul sito della Baylor University, classificata nel 2011 da US News & World Report come la 75° miglior università nazionale su di 262. I 18 scienziati e ricercatori hanno scritto: «Sebbene l’articolo di Regnerus non sia privo di limiti, in quanto scienziati sociali, pensiamo che gran parte delle critiche ricevute siano ingiustificate». Innanzitutto, hanno continuato, «la stragrande maggioranza degli studi pubblicati prima del 2012 su questo tema hanno fatto affidamento a piccoli campioni non rappresentativi, al contrario, Regnerus per raggiungere le sue conclusioni si è basato su un campione di grandi dimensioni, casuale, di oltre 200 bambini allevati da genitori che hanno avuto relazioni omosessuali, confrontandoli con un campione casuale di oltre 2.000 bambini cresciuti in famiglie eterosessuali». Questo è stato riconosciuto anche dagli specialisti, come Paul Amato, W. Bradford Wilcox, Cynthia Osborne ecc.

Inoltre, chi ha criticato lo studio affermando che i problemi dei “figli” dei gay sono dovuti alla stigmatizzazione della società (incolpare gli altri è la classica via di fuga), non ha riconosciuto che «le scoperte di Regnerus relative all’instabilità dei rapporti sono coerenti con recenti studi su coppie gay e lesbiche in paesi come l’Olanda e la Svezia, i quali trovano modelli altrettanto elevati di instabilità tra le coppie dello stesso sesso». Cioè, i disturbi persistono anche in società fortemente gay-friendly, come abbiamo già avuto modo di sottolineare anche noi.

Insomma, concludono, «noi riteniamo che lo studio di Regnerus, che è uno dei primi a fare affidamento su un ampio campione, casuale e rappresentativo di bambini di genitori che hanno avuto relazioni omosessuali, ha contribuito notevolmente ad informare la conversazione in corso tra studiosi sulle famiglie dello stesso sesso in America».

- www.uccronline.it

 
 
 

TESTIMONIANZA DI SILVIA BUSO/LA GRAZIA PIU' GRANDE: RISCOPRIRE DIO

Post n°7274 pubblicato il 01 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

I primi giorni di novembre, si è svolto un incontro di preghiera organizzato dall’amico Willy e come ospite d’onore c’era Silvia Buso.
La ragazza padovana, ha offerto volentieri la sua testimonianza al centinaio di persone presenti, raccontando come improvvisamente è stata colpita dalla malattia, come l’ha affrontata e come la Madonna a Medjugorje sia stata artefice della sua conversione e guarigione . Ecco la trascrizione della testimonianza e a seguire il video:

«Mi chiamo Silvia, ho 23 anni e sono di Padova. La prima volta che sono andata a Medjugorje era il 24 giugno 2005, avevo 17 anni ed erano nove mesi che ero in carrozzina, paraplegica senza poter camminare, né muovere le gambe. Fino ai primi di ottobre del 2004, all’età di 16 anni, ero una ragazza normale che andava a scuola, amici, danza, nuoto. Improvvisamente nel giro di pochi giorni, si è bloccato tutto, pur avendo tutti gli esami medici negativi.

Sono nata e cresciuta in una famiglia cristiana, cattolica. Andavamo ogni domenica a Messa, però da parte mia era vissuta come un’abitudine, senza che sentissi la Messa con amore. Quando mi sono ritrovata in carrozzina, io e la mia famiglia abbiamo vissuto momenti duri e dolorosissimi. Nei mesi successivi sono peggiorata perdendo peso e sono incominciate le crisi epilettiche, limitando ancor di più la mia vita, e delineando anche un crollo emotivo.

Mia madre è stata la nostra forza: non trovando risposte dai medici, si è rivolta ad un sacerdote che aveva un gruppo molto devoto alla Madonna. Così abbiamo incominciato a seguire il gruppo ogni venerdì, pregando insieme il Santo Rosario, andando a Messa e all’Adorazione. Seguivo i miei genitori però, solo perchè non potevo stare da sola a casa. Una sera, poco prima di Pasqua, si avvicina una signora e mi dona una medaglietta Miracolosa, benedetta durante un’apparizione a Medjugorje. Tornando a casa l’ho appesa al collo.
 
Dopo le vacanze di Pasqua - all’epoca frequentavo la terza liceo scientifico ma a causa della malattia, avevo interrotto le lezioni -, mi sono fatta dare il programma e da aprile a maggio ho studiato a casa. Nel mese di maggio, dedicato alla Madonna , mia madre decide di frequentare il gruppo tutti i giorni e non solo al venerdì, pregando almeno il Rosario e andando a Messa. All’inizio non è stato facile per me, ma dopo qualche settimana, ho incominciato a sentire il bisogno di andarci, perchè solo lì riuscivo a sentire un po’ di pace. Il non poter fare le stessa cose che facevano i miei coetanei, in quel luogo mi pesava di meno.

A giugno ho superato gli esami. Il 20, la mia fisiatra, mi comunicò che la settimana successiva non ci sarebbe stata, dovendo accompagnare sua madre a Medjugorje. Ho chiesto se potevo andar anch’io con loro, e dopo tre giorni, mi ritrovai sul pullman per Medjugorje, insieme a mio padre. Siamo arrivati la mattina del 24, festa di Giovanni Battista, ma anche anniversario della prima apparizione. Siamo andati subito a Messa e al pomeriggio, abbiamo ascoltato la testimonianza di Ivan Dragicevic.

Siamo venuti a conoscenza che la sera il veggente avrebbe avuto un’apparizione sul monte Podbrdo. Sentendo la parola monte, ho subito detto che non ci sarei andata, essendo impossibile salire con la carrozzina. Le persone che erano con me, insistevano nel farmi venire, dicendomi che magari potevo salire sulla sedia gestatoria portata dai ragazzi della Comunità Cenacolo. Ma anche in questo caso ho rifiutato, proprio perchè con la sedia sarei stata più in alto e quindi più in vista, commiserata dagli altri. Altre persone si sono offerte per portarmi in braccio e allora ho accettato: ai piedi della collina, ho lasciato la carrozzina e a due a due, mi hanno portato fino in cima. Erano circa le otto di sera quando siamo arrivati, mentre l’apparizione era alle dieci. Mi sono inginocchiata tra le pietre come potevo, ed ho iniziato a pregare.

Quello è il primo ricordo di preghiera fatto veramente con il cuore. Quelle due ore sono volate via. Non ho pregato per me: ritenevo che ci fossero altre persone ben più meritevoli di ricevere un miracolo da Dio, più sante, più brave, molto devote. Pregavo per le persone lontane che stavano male. Il mio capo gruppo, seduto vicino a me, mi ha detto di rivolgermi alla Madonna, perchè di lì a poco, sarebbe scesa dal cielo ascoltando ognuno di noi. Allora Le ho chiesto la forza per accettare ed affrontare serenamente una vita in carrozzina, perchè a diciassette anni, un futuro così mi spaventava.

Durante l’apparizione a Ivan, alla mia sinistra ho visto una luce. Bianca, bellissima, molto accesa e forte, però si poteva guardare perchè non mi accecava. Quando l’ho vista, ho preso paura ed ho abbassato gli occhi per non guardarla, ma era troppo bella e non riuscivo a non guardala. Così, durante tutta l’apparizione, con la coda dell’occhio ho sempre guardato questa luce. Finita l’apparizione, quando sono iniziati i canti e le preghiere, non ho più visto questa luce. Mi sentivo chiamare da tutte le parti, sentivo il mio nome intorno a me. Allora mi hanno preso in braccio per portarmi giù, ma dopo qualche metro sono caduta, sbattendo la testa, il collo e la schiena sulle pietre, senza però farmi niente.

Mi ricordo di essere stata su un materasso morbidissimo e non su quelle pietre così dure e spigolose. Ricordo anche una voce dolcissima, che mi parlava e calmava come coccolandomi. Dopo qualche minuto, non so quanti, ho aperto gli occhi e c’era mio papà che piangeva. Però per la prima volta dopo nove mesi, riuscivo a sentire le mie gambe, le sentivo che si appoggiavano su qualcosa. Allora ho detto a mio papà: “sono guarita, cammino” e così grazie a Dio, è stato. Ricordo che c’era una mano tesa davanti a me. L’ho afferrata e mi sono ritrovata in piedi come se fosse la cosa più naturale. Sono scoppiata a piangere, perchè era una cosa più grande di me, mai potevo immaginare questo.

Mi hanno sorretto fino a giù e poi ho iniziato a camminare. Avevo le gambe molto sottili, però ero tranquilla che non sarei mai caduta, perchè sentivo dei fili invisibili alle spalle che mi tenevano, ed ero certa che non mi avrebbero lasciato cadere e farmi male. Il mattino dopo, verso le cinque, siamo saliti sul Krizevac per la Via Crucis. Sia per salire che per scendere, ero la prima del gruppo. Le gambe si sono pian piano rafforzate.

Verso settembre i fili non li ho più sentiti. Continuavo però ad avere crisi epilettiche, ma grazie a Dio poi sono passate. All’inizio ero molto timida e non facevo testimonianze e poi avevo tantissime crisi durante la giornata. Padre Ljubo Kurtovic, presente a Medjugorje, era venuto verso Torino per un incontro di preghiera e mi hanno detto di andare per dire grazie a Dio e rendere lode del dono che mi ha dato. Titubante, sono andata sapendo che avrei fatto il Rosario, la testimonianza e poi sarei subito andata via. Così è stato, ma prima di andar via, padre Ljubo ha pregato su di me, mi ha benedetta e da lì a pochi giorni sono scomparse tutte le crisi epilettiche. Dopo un anno ho smesso di prendere i farmaci e adesso, grazie a Dio , sto benissimo.

La grazia più grande che Dio potesse fare a me, ma anche alla mia famiglia, è stata la grazia di riscoprire Dio, della fede, della conversione. Il cammino è molto lungo: abbiamo iniziato e poi continuerà per tutta la vita. Le difficoltà ci sono e nessuno è immune a questo, ma con la forza della fede e delle preghiere, si riescono a superare ed affrontarle. Adesso, almeno un Rosario in casa lo preghiamo insieme e questo ci unisce tantissimo e ci dà tantissima forza. Siamo molto più sereni e gioiosi in casa. Nella gioia ringraziamo e nel dolore, offriamo, cerchiamo di offrire a Dio.

Con la conversione, è come se Dio avesse acceso un fuoco dentro di me, ma come il fuoco va alimentato con la legna, così la fede bisogna alimentarla con la preghiera. Con la Messa, l’Adorazione, il Rosario, con la confessione almeno una volta al mese, la lettura della Bibbia, il digiuno. Sono un po’ anche questi i cinque sassi che a Medjugorje la Madonna ci chiede. Con tutto questo, anche se soffia un po’ di vento, il fuoco non si spegne. Per me è veramente questa la cosa più importante e bella della vita. Vi auguro con tutto il cuore di sentire sempre, ogni giorno, l’amore di Dio e della Madonna che è immenso e uguale per ciascuno di noi. Grazie.»
 
Fonte: http://www.guardacon.me - [Info da Medju] -

 

 
 
 

EX ATEO MILITANTE: VI RACCONTO LA MIA CONVERSIONE

Post n°7273 pubblicato il 01 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Ero contento di essere un attivista pro-life, almeno nei primi due anni, ma a mano a mano che mi coinvolgevo nell’attività di volontariato mi sentivo sempre più a disagio nell’attaccare sul mio blog le convinzioni di tante persone con cui stavo invece lavorando. Così ho deciso di smettere di criticare la religione e ho approfondito gli argomenti in favore di Dio...

L’autore del blog The Raving Atheist (ateo furioso, Ndr), per anni ateo militante e citato dal film “The God that wasn’t there” di Brian Flemming, racconta la sua conversione al cristianesimo. L’avvocato americano che si cela dietro lo pseudonimo ha deciso di cambiare il sito web in The Raving Theist, proprio per indicare la sua conversione. Il sottotitolo del blog oggi recita: “Dedicato a Gesù Cristo, ora e per sempre”.

Lei è sempre stato ateo fin dall’infanzia?

Al contrario. Mio nonno, suo padre e molti dei miei antenati da parte materna erano ministri del culto cristiani e, fin dall’infanzia, ho avuto una educazione religiosa nella chiesa adiacente la casa dei miei genitori. Per di più, mia madre ha cantato nel coro della chiesa per circa cinquant’anni e in casa pregavamo prima di ogni pasto. Quindi, il mio interesse per la religione è un esito naturale della mia educazione.

Poi cos’è successo?

Sono cresciuto nella New York degli anni ’60, quando molti americani mettevano in discussione autorità e religione. La rivista più diffusa a livello nazionale, il Time Magazine, uscì nel 1966 con una copertina in cui si dichiarava: “Dio è morto.” Quando avevo dieci anni, il mio migliore amico era ateo e le sue idee hanno influenzato le mie. Da adolescente, andai in biblioteca a leggere “Perché non sono cristiano” di Bertrand Russel e anche questo libro cambiò il mio atteggiamento verso la religione. Inoltre, la famiglia di mio padre era composta soprattutto da socialisti e comunisti atei o agnostici. Anche se evitavano di discutere di questi argomenti di fronte ai bambini, io ne ero comunque a conoscenza.

In fondo il suo ateismo era una forma di interesse per la religione, a differenza di quanto avviene per la maggior parte delle persone …

Lei dice che in molti non hanno un grande interesse per la religione. In effetti, credo che vi siano molti più atei in America ora di quando ero ragazzo, ma l’intera vita di molte persone è tutt’ora basata sulla loro Chiesa e sulla loro fede. Forse in Europa la situazione è molto diversa.

I primi dubbi sull’ateismo le sono venuti affrontando il tema dell’aborto. Perché?

Chi si proclama a favore dell’aborto rifiuta di discutere il fatto scientifico di fondo e cioè che il feto è un essere umano non ancora nato. Invece, di solito usano uno dei seguenti argomenti scorretti e non scientifici. In primo luogo, sostengono che il feto è qualunque cosa la madre pensi esso sia: se la madre pensa che sia un bambino, allora è un bambino, ma se pensa che sia un grumo di cellule, allora è un grumo di cellule. Questo argomento è evidentemente non scientifico, dato che la natura reale del feto non cambia a seconda di quello che uno pensa di lui.

Vada avanti.

Un altro loro argomento è che l’opposizione all’aborto è solo un dogma superstizioso cattolico o comunque religioso. Anche questa argomentazione non tiene alcun conto dello stato del feto da un punto di vista scientifico, ma pretende che la sola ragione per cui ci si possa opporre all’aborto sia religiosa, accantonando le motivazioni scientifiche condivise sia da credenti che da non credenti. La Chiesa cattolica e le altre religioni si oppongono anche alla pena di morte, all’omicidio, allo stupro, al furto e ad altri crimini, ma questo chiaramente non significa che l’opposizione a questi misfatti sia esclusivamente religiosa.

E l'ultimo argomento?

C’è chi sostiene che la religione, la Bibbia o altri testi religiosi sono in favore dell’aborto. Ancora una volta si lascia da parte la natura del feto per un’argomentazione di tipo religioso. Val la pena di notare che Planned Parenthood impiega uomini di chiesa per promuovere l’aborto e tiene ogni anno il suo Interfaith Prayer Breakfast, con la partecipazione di ministri dei vari culti. 

C’è una persona che ha rivestito un’importanza particolare nella sua conversione?

Sì, il suo nome è Ashli McCall ed è una madre cristiana dal grande cuore, intelligente e molto attenta alle tematiche scientifiche. Ashli ha dedicato gran parte della sua vita ad aiutare le donne incinte malate a partorire ugualmente. Subito dopo esserci conosciuti su Internet, nel 2004, mi ha coinvolto nella sua attività caritativa e questa esperienza ha cambiato le mie opinioni sull’aborto. Nel 2007, Ashli ha pubblicato “Beyond Morning Sickness” (Al di là della nausea mattutina), una guida esauriente e scientifica di 500 pagine per il trattamento della hyperemesis gravidarum (iperemesi gravidica), una terribile malattia collegata alla gravidanza, che provoca nausea, vomito, disidratazione e sottoalimentazione. Da allora mi sono impegnato nella diffusione del suo libro e nel lavoro con gli altri volontari per dare sostegno e cure migliori a queste ammalate; così abbiamo aiutato centinaia di donne in tutti i 50 Stati americani e in altri 23 Paesi.

C’è stata una fase in cui lei si è definite un “ateo pro-life”, qualcosa di simile ai nostri atei devoti. Perché a un certo punto questa posizione non le è più bastata?

Io ero contento di essere un attivista pro-life, almeno nei primi due anni, ma a mano a mano che mi coinvolgevo nell’attività di volontariato mi sentivo sempre più a disagio nell’attaccare sul mio blog le convinzioni di tante persone con cui stavo invece lavorando. Così ho deciso di smettere di criticare la religione nei miei scritti e ho cominciato, invece, ad approfondire gli argomenti in favore di Dio, anche sul mio sito. Il costringermi a fare questo mi ha condotto alla fine a credere nel cristianesimo.

Lei ha scritto che chi crede è una persona più felice di chi non lo è. Perché ne è convinto?

Chi vive veramente la sua fede cristiana serve Dio aiutando il prossimo. Una gran parte di ciò che fa di un essere umano una persona “buona” o “migliore”, consiste proprio nel dare questo aiuto. Per quanto riguarda la felicità, io ho trovato che la gioia di aiutare gli altri, e l’amicizia che si crea con le persone incontrate facendo questo, è la più grande forma possibile di felicità.

Per quale motivo ha sentito l’esigenza di rendere pubblica la sua conversione attraverso il suo blog?

In quel momento non ho pensato che stavo “pubblicizzando” la mia conversione. Verso il 2008 avevo quasi smesso di scrivere sul mio blog e ormai anche i visitatori del mio sito si erano ridotti di molto. La comunità degli atei aveva dato da tempo per scontata la mia conversione e così io non ho considerato il mio annuncio come un grande evento. In effetti, allora ho pensato che sarebbe stato notato quasi solo dai miei compagni pro-life. In Usa era stato appena eletto un presidente decisamente pro aborto e con quell’annuncio volevo soprattutto dare loro un po’ di incoraggiamento. La ragione per cui ho usato il blog è che attraverso di esso avrei raggiunto tutti i miei amici, anche quelli mai incontrati personalmente, cioè, ho considerato quel messaggio principalmente come una e-mail privata di massa, non altro.

Ha mai avuto dei momenti di ripensamento, in cui si è rammaricato della sua conversione?

Non è possibile rammaricarsi per aver abbracciato un credo che si ritiene vero. Una persona che un tempo era convinta che la Terra fosse piatta non si rammarica poi di credere che è rotonda. Uno può dispiacersi di un tatuaggio, di un taglio di capelli mal riuscito o di un lavoro insoddisfacente, ma le convinzioni di una persona sono quelle che sono e dire che ci si rammarica delle proprie convinzioni significherebbe che non ci si crede realmente. 

Come si sente oggi rispetto a quando era ateo?

Devo ammettere che molti aspetti della mia vita come The Raving Atheist mi piacevano. Apprezzavo, per esempio, la sfida intellettuale dell’esprimere le mie opinioni e dibatterle con altri e mi sentivo nobile nella mia missione di liberare il mondo dalla irrazionalità e dalla superstizione. Sapere di essere “il più intelligente nella stanza” mi dava una sensazione di grande orgoglio e superiorità. Ma alzarmi tutti i giorni per attaccare o prendere in giro altre persone, particolarmente quelle generose e ben intenzionate, era diventato un esercizio ripetitivo e sgradevole. Se guardo indietro, mi accorgo di non aver combinato nulla da ateo. Niente in quell’esperienza può essere paragonato alla gioia che ogni giorno provo lavorando con le donne incinte e i volontari di Beyond Morning Sickness. Non sono mai stato così felice nella mia vita.

-autore: Pietro Vernizzi - ilsussidiario.net - donboscoland.it -

 
 
 

LUGLIO: MESE DEDICATO AL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU'

Post n°7272 pubblicato il 01 Luglio 2012 da diglilaverita
Foto di diglilaverita

Dopo un breve periodo di decadenza, relativo ai secoli XVII e XVIII, la devozione al Preziosissimo Sangue ritrova il suo antico splendore e la sua feconda vitalità ad opera di S. Gaspare del Bufalo che dal Ministero del Sangue trae la ricchezza di santità per sé e per i fedeli, e la forza d'un apostolato diretto al rinnovamento della società del suo tempo, raccogliendo numerosi Sacerdoti e Fratelli nella "Congregazione" da lui chiamata "dei Missionari del Preziosissimo Sangue". Luce e impulso nuovi verranno alla devozione dal Pontificato di Giovanni XXIII, in particolare dalla sua Lettera Apostolica "Inde a primi", primo documento pontificio avente il solo scopo di promuovere il culto al Preziosissimo Sangue.
Ai nostri giorni, la devozione è stata grandemente arricchita dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Il fervore di studio che lo ha caratterizzato, ha favorito un felice ritorno a quelle sorgenti, Bibbia e Liturgia, dalla quale è scaturita la stessa devozione e alle quali per lungo tempo si è riferita come al suo nutrimento più vitale. I Documenti conciliari, nelle loro affermazioni-chiave, menzionano esplicitamente il Mistero del Sangue: la sola Costituzione sulla Chiesa lo richiama 11 volte !!
Il Cristianesimo è la Religione del Sangue di Cristo. Redenzione e Santificazione, Grazia e Gloria non sono che diversi aspetti della sua efficacia. Tutta la storia della Chiesa è storia del Preziosissimo Sangue, perché è quella della predicazione del Vangelo e dell'amministrazione dei Sacramenti. Alla luce di Maria il Preziosissimo Sangue diventa più prezioso, perché solo in Lei raggiunge la sua piena efficacia redentrice.Alla luce del Preziosissimo Sangue, Maria ci diventa più amabile, perché Esso è dono suo, è Sangue suo e Gesù volle affidarle i frutti di quel Sangue che da Lei aveva ricevuto.

 Messaggio del 1 aprile 1983 Venerdì Santo
Io non piango solamente perché Gesù è morto. Io piango perché Gesù è morto dando fino all’ultima goccia del suo sangue per tutti gli uomini, ma molti miei figli non vogliono da questo trarne alcun beneficio.
 
Messaggio del 21 marzo 1989(Messaggio dato al gruppo di preghiera)
Figli cari! Desidero che adoriate incessantemente Gesù insieme a me. Figli miei, donatevi a lui! Donatevi a Gesù che ha accettato di patire atroci sofferenze nel suo corpo fino a versare tutto il suo sangue per il mondo intero. Non lasciate che questi giorni terreni vi conducano alla perdizione, ma accettate tutto quello che Gesù ha patito insieme a me. Io vi benedico. 
 
Offriamo il Preziosissimo Sangue per il bene di tutte le anime e del mondo intero!

 
CORONCINA AL PREZIOSISSIMO SANGUE DI GESU'

SETTE OFFERTE
 
 1 . Eterno Padre, ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla Croce e ogni giorno offre sull’altare, per la gloria del Tuo santo nome, per l’avvento del Tuo regno e per la salvezza di tutte le anime. Gloria...
 
Sia sempre benedetto e ringraziato Gesù che col suo Sangue ci ha salvato!

 2 . Eterno Padre, ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla Croce e ogni giorno offre sull’altare, per  la propagazione della Chiesa, per il Sommo Pontefice, per i Vescovi, i Sacerdoti, i Religiosi e per la santificazione del popolo di Dio. Gloria...

Sia sempre benedetto e ringraziato Gesù che col suo Sangue ci ha salvato!

3 . Eterno Padre, ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla Croce e ogni giorno offre sull’altare, per la conversione dei peccatori, per l’amorosa adesione alla tua parola e per l’unità di tutti i cristiani. Gloria...

Sia sempre benedetto e ringraziato Gesù che col suo Sangue ci ha salvato!

4 . Eterno Padre, ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla Croce e ogni giorno offre sull’altare, per l’Autorità civile, per la moralità pubblica, per la pace e la giustizia tra i popoli. Gloria...

Sia sempre benedetto e ringraziato Gesù che col suo Sangue ci ha salvato!

5. EternoPadre, ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla Croce e ogni giorno offre sull’altare, per la consacrazione del lavoro e del dolore, per i poveri, gli ammalati, i tribolati e tutti coloro che confidono nelle nostre preghiere. Gloria...

Sia sempre benedetto e ringraziato Gesù che col suo Sangue ci ha salvato!

6 .  Eterno Padre, ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla Croce e ogni giorno offre sull’altare, per le nostre necessità spirituali e temporali, per quelle dei parenti, amici e benefattori e dei nostri stessi nemici. Gloria...

Sia sempre benedetto e ringraziato Gesù che col suo Sangue ci ha salvato!

7 . Eterno Padre, ti offriamo il Sangue preziosissimo che Gesù versò sulla Croce e ogni giorno offre sull’altare, per coloro che oggi passeranno all’altra vita, per le anime del Purgatorio e per la loro eterna unione con Cristo nella gloria. Gloria...

Sia sempre benedetto e ringraziato Gesù che col suo Sangue ci ha salvato!

Viva il Sangue di Gesù ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.

GIACULATUORIA PER LE ANIME DAL PURGATORIO 

"Eterno Padre, Ti offro il Preziosissimo Sangue del Tuo Figlio Gesù, in unione alle S. Messe oggi celebrate in tutto il mondo per tutte le Sante Anime in Purgatorio, per peccatori nella Chiesa Universale, per quelli nella mia casa e famiglia."


Fonte e approfondimenti: http://www.innamoratidimaria.it/dedicazione_luglio.htm
 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: diglilaverita
Data di creazione: 16/02/2008
 

 

LE LACRIME DI MARIA

 

MESSAGGIO PER L’ITALIA

 

Civitavecchia la Madonna piange lì dove il cristianesimo è fiorito: la nostra nazione, l'Italia!  Dov'è nato uno fra i più grandi mistici santi dell'era moderna? In Italia! Padre Pio!
E per chi si è immolato Padre Pio come vittima di espiazione? Per i peccatori, certamente. Ma c'è di più. In alcune sue epistole si legge che egli ha espressamente richiesto al proprio direttore spirituale l'autorizzazione ad espiare i peccati per la nostra povera nazione. Un caso anche questo? O tutto un disegno divino di provvidenza e amore? Un disegno che da Padre Pio agli eventi di Siracusa e Civitavecchia fino a Marja Pavlovic racchiude un messaggio preciso per noi italiani? Quale? L'Italia è a rischio? Quale rischio? Il rischio di aver smarrito, come nazione, la fede cristiana non è forse immensamente più grave di qualsiasi cosa? Aggrappiamoci alla preghiera, è l'unica arma che abbiamo per salvarci dal naufragio morale in cui è caduto il nostro Paese... da La Verità vi Farà Liberi

 

 

 
 

SAN GIUSEPPE PROTETTORE

  A TE, O BEATO GIUSEPPE

A te, o beato Giuseppe, stretti dalla tribolazione ricorriamo, e fiduciosi invochiamo il tuo patrocinio dopo quello della tua santissima Sposa.
Per quel sacro vincolo di carità, che ti strinse all’Immacolata Vergine Madre di Dio, e per l’amore paterno che portasti al fanciullo Gesù, riguarda, te ne preghiamo, con occhio benigno la cara eredità, che Gesù Cristo acquistò col suo sangue, e col tuo potere ed aiuto sovvieni ai nostri bisogni.
Proteggi, o provvido custode della divina Famiglia, l’eletta prole di Gesù Cristo: allontana da noi, o Padre amatissimo, gli errori e i vizi, che ammorbano il mondo; assistici propizio dal cielo in questa lotta col potere delle tenebre, o nostro fortissimo protettore; e come un tempo salvasti dalla morte la minacciata vita del pargoletto Gesù, così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità; e stendi ognora ciascuno di noi il tuo patrocinio, affinché a tuo esempio e mediante il tuo soccorso, possiamo virtuosamente vivere, piamente morire e conseguire l’eterna beatitudine in cielo.
Amen
San Giuseppe proteggi questo blog da ogni male errore e inganno.

 
 
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