Creato da robertocass il 22/03/2011
Storie di Vita Ordinaria e di Controinformazione

Area personale

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

FACEBOOK

 
 
 

I miei link preferiti

 

Ultime visite al Blog

 
amorino11robertocassm12ps12solitudinesparsadony686cassetta2amici.futuroieriDott.Ficcagliamarabertowgprimicerisurfinia60terrybrevilucylla_sdtempestadamore_1967
 

Ultimi commenti

 
Citazioni nei Blog Amici: 2
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Tag

 
 

Chi può scrivere sul blog

 
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
 
 

 

 
« Il BluesIl Country Rock: da Jim ... »

Il Jazz

Post n°48 pubblicato il 01 Febbraio 2014 da robertocass
 
Tag: jazz

 

 

 

Il jazz è caratterizzato dalla preminenza dell'interprete sul compositore e da un forte ricorso all'improvvisazione e dall'uso delle blue note.

Nasce come musica di intrattenimento di dubbia reputazione, si dice nata nei bordelli di New Orleans, ma arrivò ad occupare il posto d’onore fra i generi leggeri tra gli anni 20 e 30 nell'era dello Swing.

I caratteri di musica d'arte che erano presenti fin dagli inizi andarono accentuandosi per diventare dominanti ed essere riconosciuti attorno agi anni 50, quando gli anni dei grandi successi commerciali erano ormai finiti.

Come detto caratteristica peculiare della musica jazz è senza dubbio l'improvvisa- zione ,che partendo dalla semplice variazione sul tema iniziale, ha assunto via via sempre maggiore importanza, fino ad assumere, nella forma chiamata Free Jazz, la completa preminenza sul tema.

Le blue note hanno origine dalle scale pentatoniche (a cinque note) utilizzate dagli schiavi afroamericani, note di accordi maggiori abbassati di un semitono e suonate e cantate in modo leggermente calante. 

Queste note, come detto utilizzate in una cornice armonica di accordi maggiori, creano quell'atmosfera indefinita, “stonata” tipica del blues e quindi del jazz.

L'aggettivo blue in inglese è connesso al senso di nostalgia e di tristezza tipico della musica afro-americana.

Una jazz band oggi, finite le grandi orchestre, che entrarono in profonda crisi alla fine degli anni 30, è un gruppo di dimensioni limitate. 

La combinazione più frequente è il quartetto costituito da una sezione ritmica composta da batteria, basso e pianoforte e da una solista sassofono o tromba. Nell'ambito della piccola formazione sono possibili cambiamenti, per quello che riguarda la consistenza numerica, e si trovano esempi di performance solistiche (spesso, ma non sempre, si tratta di pianoforte), fino ad arrivare al nonetto formazione che comincia già ad assumere caratteristiche orchestrali.

Si hanno anche diverse combinazioni per quello che riguarda la qualità degli strumenti coinvolti: si hanno esempi di jazz suonato solista con la maggior parte degli strumenti orchestrali, perfino oboe e arpa.

Per lungo tempo territorio privilegiato dei musicisti afro americani è oggi suonato, composto e ascoltato ovunque in tutto il mondo.

Per questo il jazz oggi è diverso, i contatti con le diverse culture e tradizioni hanno dato vita ad una musica che ha perso la sua tipicità afro americana per diventare molto world music, dove viene accentuata l'improvvisazione e la caratteristica di musica colta.

Il mio jazz, il jazz che ascolto, è quello che arriva fino al free jazz,un genere che non mi piace e che ha condizionato comunque la musica che dopo gli è succeduta.    Ornette Coleman lo inventa nei primi anni 60, non ha nessun riscontro commerciale, ma crea una scuola che sancisce definitavamente la caratteristica imposta al jazz di musica colta, di musica d'elite che non tutti possono ascoltare e capire.

Il mio jazz non è questo, è una musica che nasce nei bordelli di New Orleans, inventata e suonata dalla comunità nera americana e che è rimasto legato, come il blues, a questi musicisti, a questa cultura, ai campi di cotone, alle difficoltà che trovava un nero ad imporsi ed a realizzarsi.

La storia del mio jazz quindi parte dagli anni 20 e si ferma appunto ai primi anni 60, un periodo meraviglioso, ricco di personaggi e talenti unici.

Se volete seguirmi in questa mia piccola storia della musica, potete cliccare sul link a sinistra, su La Musica Che Sento.

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/RobertoRacconta/trackback.php?msg=12632969

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963