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Messaggi di Aprile 2017

 

Coltan: il materiale maledetto da cui nascono i nostri telefoni cellulari.

Post n°115 pubblicato il 16 Aprile 2017 da robertocass
 
Foto di robertocass

 

 

 

 

Gli smartphone sono l'oggetto del desiderio dei nostri tempi, è un mercato di enorme importanza e nessuno parla mai di cosa c'è dietro la produzione forsennata di questi oggetti.

Una produzione monopolizzata dalle multinazionali che la gestiscono interamente sino dalle materie prime, come in questo caso estremamente costose, ma calcolate non in soldi ma in vite umane.

Uno dei componenti fondamentali di tutti i nostri telefonini, videocamere, videogiochi è un conduttore chiamato coltan.

Il coltan è un minerale di superficie che si estrae molto facilmente, è molto raro e si trova in abbondanza nelle giungle del Congo e in pochi altri paesi.

Facile e prezioso, il vero bancomat della giungla, disponibile per chiunque abbia a disposizione un piccolo esercito privato e i giusti aggangi internazionali.

Nessun problema trovare la manodopera della disperazione, basta razziare nelle provincie vicine, uccidere, violentare.

La gente scapperà e verrà a scavare proprio per il signore della guerra che controlla la miniera e tutto senza che lui investa un centesimo per allestirla.

La gente è abituata e si organizzerà subito in gruppi di 30/40 persone: gli uomini estrarranno le pietre con le vanghe, le donne e i bambini le laveranno a mano nell'acqua e le trasporteranno a piedi fino al mediatore più vicino.

A volte cammineranno anche due giorni nella foresta con più di trenta chili sulle spalle e spesso non arriveranno a destinazione, uccisi dalla fame e dalla fatica.

Molti pensano che molte guerre africane siano a causa di conflitti tribali, ma non è così.

Quasi nessuno lo sa, ma questo minerale è la causa principale della guerra che dal 1998 ha ucciso più di 4 milioni di persone in Congo ed è oggi un metallo più prezioso dei diamanti.

Il coltan è la combinazione fra colombite e tantalite e la percentiale di quest'ultima che determina il prezzo del coltan, dal coltan si estrae la tantalite, che è quello che serve in tutti in nostri prodotti tecnologici.

Il coltan ha l’aspetto di sabbia nera e rappresenta un elemento fondamentale in video camere, telefonini e in tutti gli apparecchi hi tec, serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione.

Il Congo con più di mille miniere, talvolta situate nel profondo della giungla in posti inaccessibili raggiungibili solo a piedi, è pieno di schiavi volontari che lavorano almeno 15/16 ore al giorno.

Milioni di disperati, senza neppure la dignità dii una statistica attentibile: bambini analfabeti, orfani, condannati a tramandare da una generazione all'altra la maledizione delle miniere.

Rapporti ONU parlano di 11 milioni di morti legati al controllo di questo prezioso e maledetto minerale.

Di chi è la colpa?

Di un paese troppo ricco di risorse e troppo povero di capitale umano?

Del post colonialismo?

Delle grandi multinazionali?

Della corruzione?

Dei nostri smartphone e della nostra voglia di tecnologia a basso prezzo e a tutti i costi?

Quasi l’80 per cento del minerale per i telefonini arriva da qui e l’intero paese, invece di arricchirsi, ne è sconvolto e per di più boicottare oggi l’uso del metallo sarebbe come condannare alla fame milioni di persone.

I signori della guerra controllano così milioni di operai in schiavitù volontaria.

Stupri di massa e abusi di ogni genere sono la regola.

E chi non scava o spara muore di fame.

Bambini di 5 anni in miniera, bambine di 11 nei bordelli delle bidonville minerarie, madri abbandonate con 5 o 10 figli che muoiono di fatica a trent'anni, orfani, schiavi volontari per un uovo al giorno.

Questi minatori dentro la giungla guadagnano 3/4 dollari al giorno, le donne 2 e i bambini anche meno, ma è l'unico modo per mangiare.

Il cibo in Congo è carissimo, viene tutto importato e spesso chi compra il minerale è lo stesso che vende da mangiare, chiudendo così un cerchio senza fine.

Basterebbero piccoli allevamenti ed un minimo di agricoltura a dare un’alternativa.

Ed inoltre estrarre questo prezioso minerale ha i suoi effetti indesiderati, solo per i minatori ovviamente.

Il coltan contiene una parte di uranio, quindi è radioattivo, provoca tumori devastanti e viene estratto dai minatori a mani nude, scavando e spaccando la roccia.

I soldi che le multinazionali spendono per estrarre il coltan non servono per alimentare la popolazione, costruire scuole o ospedali, ma servono solo per finanziare altre guerre, comprare altre armi e conquistare altre miniere, in un giro vizioso senza fine

Pochi sanno quali sono esattamente le società che comprano il coltan, non è facile scoprirlo, perché ci sono decine di intermediari che passano dall’Europa, in particolare dal Belgio.

I principali responsabili di questo che sta diventando un vero e proprio genocidio sono la Nokia, la Eriksson e la Sony e tutto nel completo silienzio e omertà, ma non basta ad alimentare il traffico c'è anche un florido mercato nero per le bande di guerriglieri che lo rubano e attraverso mediatori ugandesi, ma amche europei e americani, lo vendono ad aziende compiacenti soprattutto cinesi.

Il prezzo del coltan varia a seconda della percentuale di tantalite, nel 1998 costava in media 2 dollari al kg, oggi arriva a costare a seconda delle richieste dell'occidente anche più di 600 dollari al kg.

Nonostante i controlli sono tante le aziende che ignorano qualsiasi procedura e comprano coltan da chiunque senza voler sapere come è stato estratto.

Il problema è enorme, un paese come il Congo con 80 milioni di abitanti completamente devastato, dove non c'è più niente e niente si produce.

Un paese in mano ai signori della guerra con un governo implicato in questi traffici miliardari, completamente assente quando si tratta di difendere i diritti delle persone, dei bambini, delle donne.

Il risultato sono intere generazioni perdute, un popolo intero ridotto in schiavitù.

Una storia assurda di cui non si parla.

Per quanto tempo ancora il terzo mondo dovrà pagare in questo modo i lussi del nostro modo di vivere?

Coltan, la sabbia nera: quante vite costano i nostri telefoni cellulari?

 
 
 

Diario di una Giovane Aliena

Post n°114 pubblicato il 15 Aprile 2017 da robertocass
 
Foto di robertocass

03 - La Volontaria

 

 

 

Sono stata in ospedale a trovare un parente e sono rimasta affascinata dai ragazzi che fanno volontariato, tutti preparati affrontano situazioni spesso disperate, dai malati terminali ai bambini spesso malati sieramente che loro cercano di far sorridere con i loro vestiti da clown e il naso coperto da una pallina rossa.

Ho scoperto l'importanza di stare vicino ad una persona che soffre e quanto conta riuscire a far sorridere, quanto conta una nmedicina che tocca l'anima e non costa nulla.

Una ragazza mi ha raccontato la sua storia.

Vedi eranoi anni che non mi sentivo soddisfatta, erano anni che non riuscivo a confrontarmi con la gente, ma a rapportarmi davvero, a cercare di aiutare chi soffre,a cercare di comportarmi come Cristo, a stare vicino senza parlare ma solo per far sentire che io sono qui, ti sono vicino, sappi che se avrai bisogno ci sono e ci sarò sempre.

Ho saputo per caso del corso per divenatre clown per l'assistenza ospedaliera ai bambini ma non solo, è il corso base, l'inizio di un percorso difficile che deve consentirti di rapportarti con serenità con il male e talvolta anche con la morte.

Sono tre giorni di corso, tre giorni che ti cambiano la vita, tre giorni dove parole come gioia, abbraccio, amicizia, condivisione, accettazione, serenità, gioco, sorriso assumono una dimensione diversa, la dimensione che avevano quando non ne conoscevamo il significato, quando eravaamo spensierati, quando il tempo non era ancora tiranno e gli impegni erano solo i nostri giochi.

La cosa veramente unica che accade in quei tre giorni è che tutti ritrovano la voglia di giocare.

Ci si rende conto che esistono tante altre persone che come come te hanno bisogno di scollarsi di dosso troppi anni di bugie, troppi anni durante i quali si è stati costretti a nascondersi, anni in cui ci si è vergognati dei propri difetti e delle proprie paure, difetti e paure che poi all'improvviso diventano la nostra forza.

Difetti e paure con cui finalmente ora puoi giocare e ridere di cuore.

E così, forte di questa nuova dimensione ti senti piena di coraggio e fiera di aver imboccato questa volta la strada giusta.

Questa è l'essenza del nostro volontariato.

Tutto è già nelle motivazioni che ci hanno spinto a partecipare al primo corso ed è da queste motivazioni che dobbiamo trovare tutta l'energia e l'entusiasmo necessari a percorrere questo cammino.

Qualche volta è pesante ma tutto passa quando vediamo i bambini che ci guardano e giocano con noi, bambini che stanno soffrendo e che con noi ritrovano la serenità.

Tutto passa quando i genitori vengono a ringraziarci perché il bambino grazie a noi ha ripreso a sorridere.

Sì spesso basta un sorriso per cambiare e per veramente aiutare anche a guarire.

Vado anche nelle case di riposo e l'unica cosa che l'anziano vuole è essere ascoltato.

Mi raccontano la loro vita, parlano tanto, talvolta anche in dialetto e non sempre capisco tutto quello che dicono, ma basta star loro vicino e tenergli la mano.

Non faccio altro ma per loro è tanto e mi aspettano e mi ringraziano e mi aspettano, ma sanno che arrivo, sanno che arrivo e gli porto le paste che mangiamo tutti insieme, sanno che arrivo e che con me possono parlare e che li ascolto.

Racconti di vita, di esperienze belle e brutte, racconti che ascolto davvero volentieri, non sai cosa perdi a non parlare con gli anziani che conosci o che solamente incontri.

Troppe volte la frenesia di una vita che ora non mi appartiene ti fa perdere il contatto con queste realtà, realtà di dolore ma anche di guarigioni, di incontri dopo che è tutto è passato.

Ma anche di delusioni alle quali non ti abitui mai, arrivare e la persona che avevi visto giorni prima non c'è più, ma è solo un attimo, ce ne sono tante che ti aspettano e che hanno bisogno della tua assistenza.

Questo è quello che facciamo noi volontari.

Mi parli di alieni, sì penso che lo sono anch'io, sono talmente diversa dai ragazzi della mia età che penso davvero di esserlo.

Lo siamo tutti noi che cerchiamo delle risposte diverse e che non vogliamo essere catalogati.

E poi mi piace esserlo, perché non vieni a trovarci?

Siamo in tanti, troverai tanti alieni come me e te.

Ti aspetto.

 
 
 

Diario di una Giovane Aliena

Post n°113 pubblicato il 04 Aprile 2017 da robertocass
 
Foto di robertocass

02 - Un ragazzo siriano

 

 

 

L'altro giorno ho conosciuto un ragazzo siriano, eravamo tutti al parco e lui ha cominciato a raccontarci la sua storia.

Eravamo intorno a lui ma poi piano piano sono andati via tutti e sono rimasta da sola ad ascoltarlo, una storia di fame, di guerra, sembrava un film, invece è storia, storia vissuta sulla pelle di un ragazzo della mia età.

Sono nato ad Aleppo dove vivevo con la mia famiglia, mio padre tecnico informatico e mia madre insegnante, eravamo una famiglia agiata, avevamo due domestici ed abitavamo in una villetta appena fuori dal centro.

Purtroppo tutto cambiò nel 2011 e niente rimase come prima, scoppiarono delle rivolte contro il governo, rivolte che degenerarono presto in una guerra civile che dura ancora oggi, una guerra senza fine dove tutti combattono contro tutti, i pro Assad, gli anti Assad, l'Isis, la coalizione anti Isis, in una guerra mondiale non dichiarata con le grandi potenze schierate a difesa di uno o dell'altro, una guerra che fino ad oggi ha causato più di 800.00 morti.

Una guerra di cui non parla nessuno, la mia gente muore e nessuno sembra interessarsene.

La città era divisa in due e si combatteva casa per casa.

Tutti cercavano di scappare, chi poteva , chi aveva soldi, cercava il modo di raggiungere l'Europa.

Anche mio padre cominciò ad organizzare il viaggio, ci mise due anni, sia per prendere i contatti giusti, sia per mettere da parte i soldi, vendendo tutto quello che avevamo e che ci era rimasto.

La nostra casa venne bombardata e siamo vissuti quattro mesi fra i ruderi, con la gente che ci moriva vicino.

Vedi ho visto tanti morti, sono morti tanti miei parenti e amici, ragazzi con i quali giocavo da bambino.

Siamo partiti a piedi a maggio del 2015, la nostra meta era la Germania, la nostra terra promessa.

A tappe forzate avremmo dovuto percorrere più di 3500 km, passando attraverso la Turchia, la Grecia, risalire i paesi balcanici, per arrivare in Ungheria e poi in Austria e finalmente in Germania.

Siamo partiti leggeri solo con qualche indumento di ricambio, dell'acqua e delle tavolette energetiche per affrontare la fatica.

Mia madre si era dovuta tagliare i capelli e vestirsi da uomo, arrivare in Turchia era la parte più difficile e pericolosa, si viaggiava solo di notte, di giorno si veniva attaccati da tutte le parti in lotta che quando andava bene ti derubavano di tutto e violentavano le donne.

Mio padre camminava con lo smartphone sempre acceso e collegato ad internet, in contatto con parenti ed amici per verificare le strade da percorrere, comprare i vari passaggi e le informazioni sui percorsi da seguire per evitare i controlli alle frontiere e per non finire nei campi profighi dove si rimane bloccati anche per molti mesi.

Passare la frontiera turca fu facile, mio padre già sapeva quale guardie doveva corrompere ed arrivammo senza grossi problemi ad Instanbul, dove dovevamo attendere il camion che ci avrebbe portato in Grecia.

Siamo rimasti in attesa più di 20 giorni ed abitavamo in un quartiere tutto abitato da migranti in attesa di partire per l'Europa.

Il viaggio fu massaccrante, tutto il tempo nascosti nel sottofondo del camion senza aria e senza poter parlare, ma arrivammo, eravamo in Europa e già ci sembrava di toccare il cielo con un dito.

Proseguimmo a piedi per la Macedonia e poi in treno attraverso la Bosnia e la Slovenia, paesi dove siamo accettati e ci lasciano passare.

Tutto abbastanza tranquillo fino al confine con l'Ungheria dove un'enorme barriera di filo spinato e una rete bloccavano il passaggio.

Eravamo stanchi, affamati e sporchi ed eravamo in tanti fermi davanti alle barriere, non posso dirlo con sicurezza, ma sicuramente eravamo qualche migliaio di disperati che urlavano e piangevano, bloccati così quasi vicino al traguardo.

La polizia ungherese attaccava e picchiava, siamo rimasti fermi quasi un mese, alla fine mio padre è riuscito a corrompere un poliziotto che di notte ci ha permesso di passare.

Siamo arrivati a piedi e ci siamo incamminati lungo l'autostrada che da Budapest porta in Austria, camminavamo in fila indiana, nessuno parlava e ci nascondevamo appena sentivamo il rumore di una macchina che si avvicinava.

In Austria siamo stati accolti bene, ci hanno fatto mangiare, sono anche riuscito a farmi una doccia e ci hanno dato dei panni puliti.

Abbiamo pianto, mia madre si è potuta togliere gli abiti maschili e non hanno voluto nulla.

Siamo rimasti nel centro di accoglienza 20 giorni, nell'attesa del treno che avrebbe dovuto portarci a Berlino, dove mio padre aveva già trovato lavoro in un'azienda elettronica.

Sono arrivato alla fine della mia storia, di un viaggio durato più di sei mesi.

Un viaggio della speranza che mi ha cambiato.

Vedi cara amica mia, se tu sei un'aliena, allora lo sono anch'io, nemmeno io mi ci trovo in questo consumismo sfrenato, in tutta questa gente che finge di non sapere delle guerre, della fame, di tutto quello che succede a poca distanza o dietro l'angolo.

Finge di non sapere che il benessere che voi avete per la gran parte del mondo è un enorme lusso che nemmeno possono immaginare, per loro talmente lontano da sembrare assurdo e impossibile.

Anche questa storia che ti ho raccontato sembra assurda e forse appartiene davvero ad un altro mondo, un mondo dove vivono gli alieni come me e te.

Ti posso abbracciare?

Grazie per avermi ascoltato.

 
 
 
 
 

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