Creato da robertocass il 22/03/2011
Storie di Vita Ordinaria e di Controinformazione

Area personale

 
 

Archivio messaggi

 
 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

Cerca in questo Blog

 
  Trova
 

FACEBOOK

 
 
 

I miei link preferiti

 

Ultime visite al Blog

 
amorino11robertocassm12ps12solitudinesparsadony686cassetta2amici.futuroieriDott.Ficcagliamarabertowgprimicerisurfinia60terrybrevilucylla_sdtempestadamore_1967
 

Ultimi commenti

 
Citazioni nei Blog Amici: 2
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

Tag

 
 

Chi può scrivere sul blog

 
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
 
 

 

 
« Diario di una Giovane AlienaDiario di una Giovane Aliena »

Diario di una Giovane Aliena

Post n°113 pubblicato il 04 Aprile 2017 da robertocass
 

02 - Un ragazzo siriano

 

 

 

L'altro giorno ho conosciuto un ragazzo siriano, eravamo tutti al parco e lui ha cominciato a raccontarci la sua storia.

Eravamo intorno a lui ma poi piano piano sono andati via tutti e sono rimasta da sola ad ascoltarlo, una storia di fame, di guerra, sembrava un film, invece è storia, storia vissuta sulla pelle di un ragazzo della mia età.

Sono nato ad Aleppo dove vivevo con la mia famiglia, mio padre tecnico informatico e mia madre insegnante, eravamo una famiglia agiata, avevamo due domestici ed abitavamo in una villetta appena fuori dal centro.

Purtroppo tutto cambiò nel 2011 e niente rimase come prima, scoppiarono delle rivolte contro il governo, rivolte che degenerarono presto in una guerra civile che dura ancora oggi, una guerra senza fine dove tutti combattono contro tutti, i pro Assad, gli anti Assad, l'Isis, la coalizione anti Isis, in una guerra mondiale non dichiarata con le grandi potenze schierate a difesa di uno o dell'altro, una guerra che fino ad oggi ha causato più di 800.00 morti.

Una guerra di cui non parla nessuno, la mia gente muore e nessuno sembra interessarsene.

La città era divisa in due e si combatteva casa per casa.

Tutti cercavano di scappare, chi poteva , chi aveva soldi, cercava il modo di raggiungere l'Europa.

Anche mio padre cominciò ad organizzare il viaggio, ci mise due anni, sia per prendere i contatti giusti, sia per mettere da parte i soldi, vendendo tutto quello che avevamo e che ci era rimasto.

La nostra casa venne bombardata e siamo vissuti quattro mesi fra i ruderi, con la gente che ci moriva vicino.

Vedi ho visto tanti morti, sono morti tanti miei parenti e amici, ragazzi con i quali giocavo da bambino.

Siamo partiti a piedi a maggio del 2015, la nostra meta era la Germania, la nostra terra promessa.

A tappe forzate avremmo dovuto percorrere più di 3500 km, passando attraverso la Turchia, la Grecia, risalire i paesi balcanici, per arrivare in Ungheria e poi in Austria e finalmente in Germania.

Siamo partiti leggeri solo con qualche indumento di ricambio, dell'acqua e delle tavolette energetiche per affrontare la fatica.

Mia madre si era dovuta tagliare i capelli e vestirsi da uomo, arrivare in Turchia era la parte più difficile e pericolosa, si viaggiava solo di notte, di giorno si veniva attaccati da tutte le parti in lotta che quando andava bene ti derubavano di tutto e violentavano le donne.

Mio padre camminava con lo smartphone sempre acceso e collegato ad internet, in contatto con parenti ed amici per verificare le strade da percorrere, comprare i vari passaggi e le informazioni sui percorsi da seguire per evitare i controlli alle frontiere e per non finire nei campi profighi dove si rimane bloccati anche per molti mesi.

Passare la frontiera turca fu facile, mio padre già sapeva quale guardie doveva corrompere ed arrivammo senza grossi problemi ad Instanbul, dove dovevamo attendere il camion che ci avrebbe portato in Grecia.

Siamo rimasti in attesa più di 20 giorni ed abitavamo in un quartiere tutto abitato da migranti in attesa di partire per l'Europa.

Il viaggio fu massaccrante, tutto il tempo nascosti nel sottofondo del camion senza aria e senza poter parlare, ma arrivammo, eravamo in Europa e già ci sembrava di toccare il cielo con un dito.

Proseguimmo a piedi per la Macedonia e poi in treno attraverso la Bosnia e la Slovenia, paesi dove siamo accettati e ci lasciano passare.

Tutto abbastanza tranquillo fino al confine con l'Ungheria dove un'enorme barriera di filo spinato e una rete bloccavano il passaggio.

Eravamo stanchi, affamati e sporchi ed eravamo in tanti fermi davanti alle barriere, non posso dirlo con sicurezza, ma sicuramente eravamo qualche migliaio di disperati che urlavano e piangevano, bloccati così quasi vicino al traguardo.

La polizia ungherese attaccava e picchiava, siamo rimasti fermi quasi un mese, alla fine mio padre è riuscito a corrompere un poliziotto che di notte ci ha permesso di passare.

Siamo arrivati a piedi e ci siamo incamminati lungo l'autostrada che da Budapest porta in Austria, camminavamo in fila indiana, nessuno parlava e ci nascondevamo appena sentivamo il rumore di una macchina che si avvicinava.

In Austria siamo stati accolti bene, ci hanno fatto mangiare, sono anche riuscito a farmi una doccia e ci hanno dato dei panni puliti.

Abbiamo pianto, mia madre si è potuta togliere gli abiti maschili e non hanno voluto nulla.

Siamo rimasti nel centro di accoglienza 20 giorni, nell'attesa del treno che avrebbe dovuto portarci a Berlino, dove mio padre aveva già trovato lavoro in un'azienda elettronica.

Sono arrivato alla fine della mia storia, di un viaggio durato più di sei mesi.

Un viaggio della speranza che mi ha cambiato.

Vedi cara amica mia, se tu sei un'aliena, allora lo sono anch'io, nemmeno io mi ci trovo in questo consumismo sfrenato, in tutta questa gente che finge di non sapere delle guerre, della fame, di tutto quello che succede a poca distanza o dietro l'angolo.

Finge di non sapere che il benessere che voi avete per la gran parte del mondo è un enorme lusso che nemmeno possono immaginare, per loro talmente lontano da sembrare assurdo e impossibile.

Anche questa storia che ti ho raccontato sembra assurda e forse appartiene davvero ad un altro mondo, un mondo dove vivono gli alieni come me e te.

Ti posso abbracciare?

Grazie per avermi ascoltato.

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/RobertoRacconta/trackback.php?msg=13517697

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963