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Colui che finalmente si accorge quanto e quanto a lungo fu preso in giro, abbraccia per dispetto anche la più odiosa delle realtà; cosicché, considerando il corso del mondo nel suo complesso, la realtà ebbe sempre in sorte gli amanti migliori, poiché i migliori furono sempre e più a lungo burlati. (da Il Viandante e la sua ombra-wikiquote)

 

 

 

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Macchina da guerra

Post n°536 pubblicato il 16 Dicembre 2010 da mwinani
 

Dal forum del Dragone il dottor Stocca scrive:

Dopo aver saputo che le iniziali intenzioni del buon Paolo erano state portate a termine, la mia curiosità cresceva sempre di più.
Per chi non lo sapesse, Paolo/Mwinani, ha fatto alcune uscite in off con la sua Aprilia SXV 550 in configurazione Motard: gomme liscie e cerchi da 17’; nonostante l’enorme handicap in fatto di trazione, la sua elevata capacità di guida (leggasi ‘manetta’) ed un pizzico d’incoscenza , le sue prestazioni sono state davvero superlative! Chissà cosa farebbe un una moto tassellata?
Sostituire i gomme lisce e cerchi da 17’ con una bella accoppiata da 21’-18’ con tassello enduristico sarebbe stato troppo ovvio! E questo non è da lui.
Per il Posteriore ha optato per un cerchio in lega proveniente da una Honda CBR600 con un canale più piccolo di quello originale, adattato al forcellone dell’Aprilia con boccole e distanziali autocostruiti con il tornio; per la gommatura la scelta è ricaduta su una Mitas 130-80 da 17’ (chissà dove l’ha trovata!)

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Pere l’anteriore ha più semplicisticamente sostituito la gomma liscia con ......... un altra Mitas sempre da 130-80 e da 17’.

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L’effetto visivo è da ......Macchina da guerra totale post-atomica in stile MadMax.

Ovviamente era doveroso metterla alle strette in off.; quindi ....giretto con tanto di hard bagnato!

Alla partenza :
Paolo su Aprilia RXV550 pseudoendurizzata
Alberto su Suzuki DRZ400E
Florence su HM CRF230 Easy
Stefano su Beta RR450

Il giro inizia con sentieri e sterrati vari, con fondo duro: pietra e terra compatta anche se un po’ di ‘smosso’ non è mancato; così come pozze d’acqua ghiacciata.

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Qualche moto ha avuto qualche piccola difficoltà a salire ma non certo l’Apriliona, sempre in tiro ed efficace come non mai; prima impressione di guida di Paolo :” La moto ora va su bene, ma mai dare più di un terzo di gas altrimenti la ruota posteriore va a sorpassare l’anteriore”; infatti delle belle svirgolate sul terreno confermavano questa peculiarità.

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Raggiunta la cima del monte, parcheggiamo le moto sulla sommità per ammirare lo stupendo panorama, vedevamo contemporaneamente il mare e gli Appennini dal Nerone ai Sibillini, fin quando alle nostre spalle giunge un strano rumore : “ ......Vvvvvvvooooooossshhhhhhhhhh....”
Un MRCA-Tornado 
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ci ha puntato passando sopra di noi a bassissima quota in volo rovescio per poi sparire nella valle ......... anche lui volava dare il giusto tributo all’androide tassellato,
daltronde .... tra macchine da guerra ci si intende!

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Dopo quest’esperienza a dir poco eccezionale, riprendiamo il giro alla volta della ....’SALAMANDRA’ : una ‘tranquilla’ discesa nel greto di un torrente tra le rocce, gradoni, pozze d’acqua, tronchi caduti e ostacoli vari; praticamente una passeggiata di salute!

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La collaborazione e l’aiuto reciproco ci hanno permesso di completare la ‘salamandra’ senza inconvenienti ma con diversi litri di sudore persi, anche se la temperatura dell’aria e dell’acqua erano veramente basse.

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L’Apriliona ha digerito ogni ostacolo, grazie alla potenza ma soprattutto alla capacità e caparbietà del pilota, dopo il suo passaggio i vari gradoni si trasformavano magicamente in tranquille rampe, rendendo l’ostacolo più semplice per chi seguiva.

Terminato il giro Alberto e Paolo ritornavano a casa, il primo contento per i posti visitati e il secondo perchè la sua’creatura’ aveva svolto egregiamente il suo sporco lavoro!

Io posso aggiungere solamente “....Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare ....”

Stefano e Florence

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E Mwinani (se moi):

ellissimo resoconto!
Detto così sembro veramente un eroe epico.
Due piccole precisazioni. La mia Aprilia è una SXV (sennò s'offende), l'RXV è già il modello enduro, con diverse ruote (90/90-21 e 140/80-18), forcella,, freno anteriore, forcellone, taratura del mono e credo rapporti del cambio più consoni al fuoristrada.

Io dopo il trapianto di ruota posteriore dal CBR600 del 1987 all'Aprilia, ho potuto montare la gomma Ceca Mitas 130/80-17.
Ho lunghe ricerche che ho fatto dopo essermi reso conto che mantenere un cerchio posteriore da 17 per fare enduro non era stata un'idea eccezzionale per fare Enduro, vista la scarsissima scelta di gomme con quel diametro di calettamento. Alla fine ho trovato alcune foto di KTM motard endurizzati e delle altrettanto interessanti Africa Twin gommate da cross. Ma da nessuna parte c'era l'indicazione di che gomme si trattasse. Dal disegno pensavo Barum, però probabilmente si trattava di una ruota cui era stato sostituito il cerchio soltanto, mantenendo il mozzo originale (c'è una azienda che fa queste trasformazioni a prezzi molto ragionevoli: gli spedite la vostra ruota e loro montano il cerchio che volete, mantenendo mozzo e disco freno originali con raggi appositi).
Quando uno sa che una cosa esiste di sicuro poi la trova.

Per l'anteriore cercavo una gomma più stretta, visto che di solito si monta una 90/90, su un cerchio nato per montare il 120/70 ero indeciso se adottare una 110/90 (col rischio che da montata risultasse troppo piatta) oppure una 120/90. Ho trovato solo la seconda, quindi il problema non si è risolto subito da solo.

Solo che non ho trovato la Mitas che evidentemente da 17 fa solo la 130 adatta alle grosse enduro bicilindriche stradali. Ho però trovato un'ottima Heidenau (che fa anche la 130 ma oltre ad essere più costosa della Mitas ha un disegno che mi pare più adatto a terreni morbidi (fango se sabbia), quindi sicuramente meno resistente e inadatta all'asfalto.

Giovedì ho provato a montarle da solo ma visto che dopo oltre mezz'ora di tentativi non ero nemmeno riuscito a stallonare la prima gomma stradale, ho portato tutto al gommista e mi sono tolto il pensiero.

Per il giro, una volta che Stefano mi ha detto della sua intenzione di andare venerdì mattina ho subito pensato di avvisare Alberto (Suzuki DR400), già nostro compagno di una precedente escursione, che ad una mia uscita di novembre era dovuto mancare perché non stava bene.

Ci siamo messi d'accordo e alle 9 ci siamo incontrati vicini all'ingresso della superstrada di Calcinelli. Io ero bello fresco, lui già surgelato. C'erano circa zero gradi e lui era venuto da Pesaro su strada veloce e scorrevole. Proviamo a cercare un bar per scaldarci, ma alla fine decidiamo di farlo a Bellisio Solfare dove c'è appuntamento con Stefano (e Florence come abbiamo avuto la sorpresa di scoprire poi). Per il riscaldamento opto per uno strappetto che c'è nei pressi di Rupoli poi da Orciano prendiamo la stradina che parte dal cannone della seconda guerra mondiale (località Rafaneto) e arriva fino a Sant'Andrea di Suasa (con l'ultimo tratto, devastato dalle ultime piogge, veramente divertente). A quel punto sembrava più caldo ma i campi ai nostri fianchi che erano coperti di bianca brina sembravano dire il contrario. Infatti i 20 km che mancavano al luogo dell'incontro, per i quali non conoscevo altre scorciatoie non asfaltate, sono risultati più "lunghi2" del previsto e alla fine il calduccio del bar è stato provvidenziale.

Dopo un po' sono arrivati (in macchina) i nostri compagni d'avventura e tempo di prepararsi, siamo partiti per i bei sentieri che ci sono in quella terra di poeti e miniere. Bellisio SOLFARE è infatti famosa per essere sempre terra natìa di famosi poeti locali e per alcune miniere nella zona (credo dalle parti di Percozzone).

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Ho subito notato che le gomme nuove (disastrosa l'anteriore su asfalto, anche perché gonfiata a 0,8 bar) si comportavano benone e pian piano ho preso fiducia. Un paio di volte mi sono fermato per assicurarmi che Flo e Alberto (che è un neofita del fuoristrada "serio"), non avessero problemi a salire e sono stato ostacolo a mia volta, facendoli fermare in punti poco opportuni con la conseguente difficoltà a ripartire. Però senza grosse difficoltà siamo arrivati in cima al monte dove c'era un panorama che da solo valeva la pena. 
Stefano, quest'omone qui
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voleva scendere da quella parte ma quando si è avvicinato al bordo ha detto che era più posto da tornado che da motorette
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e ha scelto una via molto più tranquilla che ci ha portato alla famigerata Salamandra, che evidentemente infastidita dalle abbondanti piogge di Novembre si era parecchio incattivita rispetto a quando c'era passato lui.
C'è infatti un passaggio iniziale che dopo che lui lo aveva parzialmente sorpassato, trovandosi la strada chiusa da un albero caduto, abbiamo provato (tutti e quattro assime con la sola moto di Florence) a superare passando dentro il torrentello (non sapevamo bene quel che stavamo facendo :-) ) e alla fine per venirne fuori abbiamo quasi sollevato la Honda di peso. Appurato che la strada corretta era l'altra, in breve ne siamo venuti a capo. I primi 100 metri li abbiamo fatti in circa 45 minuti.
A quel punto il dubbio se era il caso di tornare indietro o andare avanti era consistente, ma appurato a piedi, che non vi fossero ostacolo insormontabili abbiamo scelto di non avere rimpianti ed abbiamo continuato l'avventura con gran soddisfazione.
Rassicurati dai nostri stessi successi nel superare gli ostacoli più impervi abbiamo "bruciato" il restante chilometro che ci separava da una normale strada sterrata in meno di un'ora e siamo arrivati sull'asfalto con le moto quasi pulite grazie al lavaggio nell'acqua del torrente.
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In 3 ore abbiamo percorso 15 intensissimi chilometri. Il rodaggio è stato più che positivo, ho trovato un paio di difettucci facilmente risolvibili, ed abbiamo deciso di ripetere a breve l'esperienza, magari con tratti più scorrevoli per dar modo ad altra gente che si volesse aggregare senza troppi timori.
In breve abbiamo raggiunto il bar di partenza dove Stefano e Florence si sono rifocillati (scaldarsi al quel punto non serviva visto che eravamo zuppi di sudore). Mentre io e Alberto per improrogabili impegni familiari abbiamo deciso di asciugarci strada facendo con i 5-6 gradi che nel frattempo aveva raggiunto la temperatura dell'aria. Ho cercato di fare le strade più tortuose per arrivare tiepido a Calcinelli ma la Findus ha deciso lo stesso di sponsorizzarci viste le nostre facce violacee.
L'ultima nota piacevole della giornata è stata la faccia della ragazza del nido dove sono andato a prendere in lieve ritardo Andrea che vedendomi tutto bardato ed infangato, ha fatto una faccia che non dimenticherò presto :mrgreen: :mrgreen: 

Un plauso a tutto il gruppetto per la bella giornata, a Stefano e Florence motori dell'iniziativa, e i complimenti ad Alberto che ha voluto essere dei nostri nonostante il freddo. Si è sciroppato 120 km di asfalto e nonostante la poca esperienza nel fuoristrada impegnativo, non si è mai tirato indietro di fronte agli ostacoli pur non indifferenti (io da solo non avrei nemmeno osato pensare di passare per quei posti), con la grinta di una ragazzetto alle prime armi che non vede l'ora di fare progressi ed imparare nuovi modi per superare le difficoltà.

PS.
Le foto sono state scattate nella prima parte fino alla prima metà della Salamandra dopo non c'erano più le forze. Ho rischiato di più con la macchina fotografica di Stefano in mano (per due volte sono caduto e le ho fatto scudo col mio corpo per non rovinarla), che in moto. Dopo il problema era districare la lingua dai raggi della ruota anteriore e la forza di estrarre la macchinetta dal marsupio è venuta meno :-)

 
 
 
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